Elogio della normalità. Per raddrizzare il mondo. Matteo Castagna.

30 Settembre 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla realtà attuale, e la sua distorsione operata dalle prevalenti correnti culturali; e su come combatterle. Buona lettura e diffusione.

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di Matteo Castagna
 
Rubén Dario, giornalista, poeta e diplomatico nicaraguese (1867-1916) scrivendo della questione americana in El Triunfo de Calibàn (1898) giunse a questa conclusione: “No, non posso, non voglio stare dalla parte di questi bufali dai denti d’argento. Sono miei nemici, sono gli odiatori del sangue latino, sono i barbari. Così rabbrividisce, oggi, ogni nobile cuore, così protesta ogni degno uomo che conservi qualcosa del latte della lupa”.
L’Occidente contemporaneo, costituito da Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi, satelliti atlantisti, ha perso progressivamente ogni afflato ideale, nella secolarizzazione religiosa e nell’incapacità di esprimere una politica che torni a dirigere l’economia, a causa della globalizzazione liberista. Ma il liberalismo ha prodotto, nell’arco di tre secoli, la castrazione di un autentico “pensiero forte” che, al di là della potenza militare e finanziaria, sia in grado di esprimersi, almeno alla pari con l’ideologia progressista woke o con le religioni e filosofie orientali. 
 
Parafrasando G.K. Chesterton (1874-1936): è nella Chiesa Cattolica, ovvero nel suo Magistero tradizionale, che tutte le verità si danno appuntamento. Mentre, per il liberalismo è nell’esaltazione dell’ego che ogni pensiero o desiderio soggettivo, quindi parziale, settoriale ed effimero, non riesce neanche a sedersi allo stesso tavolino del bar assieme agli altri, senza litigare. Figuriamoci se può accettare un mondo multipolare! Continuando di questo passo, tutta la galassia del Patto atlantico rischia l’eutanasia, magari senza accorgersene, tra un hamburger e una gretinata.
 
O si torna ai valori veri, oggettivi, reali della metafisica classica (platonico-aristotelico-tomista) secondo cui l’uomo è composto di carne e spirito, creato per conoscere la verità e amare il bene, nonché creatura finalizzata al Creatore, ma infinitamente distinta da Lui, che può raggiungere una certa felicità su questa terra solo se vive secondo le leggi della natura creata da Dio: “cercate prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Lc. 12, 31). Oppure si cade nel perfetto nichilismo, non solo distruttivo, ma con deliri di onnipotenza: “cercate il potere o la volontà di potenza e tutto il resto verrà da sé”.  
 
L’uomo per conoscere la verità oggettiva deve conformare il suo pensiero alla realtà. La post-modernità, per tranquillizzare l’uomo nella falsa verità concepita come la pigra comodità quotidiana del singolo individuo, riconosce tutto come soggettivo, in una realtà sempre più virtuale, quindi irreale, surreale, distopica, folle e totalmente deresponsabilizzante.
Prima dell’elogio del buon senso e della normalità, che rimangono i messaggi principali del libro di Roberto Vannacci, fu G.K. Chesterton a parlare del “mondo al contrario”. E’ il titolo del IV capitolo del testo “La Chiesa Cattolica” (ed. Lindau, 2010). L’analisi chestertoniana osservava, più di cento anni fa, che un’umanità la quale rifiuta la verità oggettiva, degenera consapevolmente e volontariamente nel mondo al rovescio. Esso gli appare una “nuova normalità” più libera, trasgressiva, permissiva, mentre è solo una strabica deformazione della realtà e certa distruzione della verità, nell’ozioso disinteresse borghese.
 
Per raddrizzare il mondo, ci viene in aiuto, alle pag. 91-93, il saggio “La sintesi del Tomismo – sua attualità e suoi valori” (Ed. Effedieffe, 2017): “si deve tornare alla dottrina e pratica delle quattro navigazioni: la prima che lascia il mondo puramente sensibile dopo averlo sperimentato, poiché l’uomo non è una pura bestia, ma ha un’anima razionale fatta per conoscere il “meta-sensibile”. la seconda giunge alla “sostanza” delle cose (Aristotele) e al concetto di “partecipazione” del mondo sensibile da quello delle Idee (Platone). La terza giunge all’essere come ultimo atto di ogni sostanza ed essenza (S. Tommaso d’Aquino). La quarta, ci indica la Croce come unico mezzo per attraversare in pace il mare burrascoso della vita, senza naufragare nel mare del nulla. Nonostante i liberali la ritengano un mero simbolo culturale, quindi un soprammobile in memoria delle nostre radici, che, poi, ogni giorno si permettono di calpestare, come i peggiori farisei. 
 
Ognuno può farla finita col nichilismo ed il relativismo liberale, che portano solo alla società dell’apparire, mai dell’essere, e ad identificare se stessi con Dio. Finalmente si potrebbe guardare alla realtà per quella che è, e non per come ci appare, vivendo onestamente e conoscendo la verità: “Fa il bene ed evita il male, questo è tutto l’uomo” (Sal. XXXIV, 15) 

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2 commenti

  • Per chiarezza ha detto:

    La negazione della verità fa parte anche della nostra letteratura.
    E mi sia consentito di ricordare all’estensore dell’articolo che forse Platone, Aristotele e Tommaso non fanno parte del bagaglio di tutti noi mentre , forse , molti hanno sentito parlare di Pirandello . O forse hanno visto qualche sua opera teatrale.
    Ora se c’è una costante nell’opera di Pirandello è la negazione della verità oggettiva. In tutta la sua opera la verità diventa soggettiva e quindi totalmente variabile a seconda dell’osservatore.
    Negare la verità oggettiva e’ porsi al servizio non di Cristo ma del signore di questo mondo

    • Matteo Castagna ha detto:

      Platone, Aristotele e San Tommaso fanno parte delle basi del pensiero classico e poi cristiano.
      È vero che Pirandello vedeva nel soggettivismo delle mille verità il frutto della decadenza esistenziale del mondo borghese di fine ottocento e del Novecento. Frutto del liberalismo. Il lettore che conosce Pirandello sa che non fu un liberale…

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