La chiesa di Bergoglio perseguita i religiosi. Viganò a sostegno delle carmelitane di Arlington.

19 Agosto 2023 Pubblicato da 11 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro blog, a Dio piacendo, ricomincerà il suo lavoro di informazione e commento lunedì prossimo, 21 agosto. Ma abbiamo ricevuto con preghiera di pubblicazione urgente questo messaggio da parte dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, e lo offriamo subito alla vostra attenzione. Buona lettura e e diffusione.

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Descrizione: stemma-viganò.jpg

L’Arcivescovo Carlo Maria Viganò

a sostegno della Dichiarazione delle Carmelitane Scalze

del Monastero della Santissima Trinità

di Arlington, Texas

I ripetuti abusi di potere da parte di chi detiene l’Autorità ecclesiastica nei riguardi di Comunità religiose – specialmente femminili e di vita contemplativa – fanno parte di un disegno eversivo ad opera di Prelati corrotti e eretici, finalizzato a privare la Chiesa delle Grazie che le anime Consacrate fanno scendere su di essa. Aldilà delle scuse pretestuose che caratterizzano i singoli casi, il fil rouge che unisce la cacciata delle Benedettine dal loro Monastero di Pienza alle Domenicane di Fognano o di Marradi e alle Carmelitane di Arlington emerge in tutta la sua evidenza: da una parte, la furia ideologica del Dicastero vaticano per i Religiosi, retto da un Prefetto ultramodernista e da un Segretario corrotto e spietato, entrambi protetti da Bergoglio; dall’altra, gli interessi immediati – di natura principalmente finanziaria – della stessa Santa Sede e degli Ordinari del luogo.

Sono proprio questi elementi ricorrenti – ideologico ed economico – a dimostrare la pretestuosità delle accuse, delle diffamazioni e delle falsità che vengono usate da Prelati senza scrupoli morali e senza carità, i quali usurpano l’autorità di Cristo per lo scopo opposto a quello per cui Nostro Signore l’ha voluta: la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Usurpano l’autorità magisteriale per insegnare eresie; usurpano l’autorità in campo liturgico per sopprimere la celebrazione della Messa Apostolica; usurpano l’autorità disciplinare per costringere sacerdoti, religiosi e religiose all’indottrinamento conciliare e all’apostasia della chiesa bergogliana. Tutti gli strumenti spirituali di cui la Chiesa dispone per combattere il Nemico del genere umano sono impediti e proibiti da chi invece dovrebbe incoraggiare a farvi ricorso. Questa Gerarchia corrotta sopprime i Conventi e i Monasteri decisi a ripristinare la Tradizione e l’antica osservanza della Regola, mentre si lascia indisturbate le comunità progressiste in cui si diffondono errori dottrinali e deviazioni morali, o dove la Regola è sistematicamente violata e tradita. Sono puniti i buoni e premiati i cattivi: il caso di Marko Ivan Rupnik è esemplare.

In un clima di intimidazione e di vera e propria persecuzione, le Comunità che resistono alla furia persecutoria da parte della Gerarchia si possono contare sulle dita di una mano. Invito tutti a sostenere la coraggiosa resistenza delle Carmelitane di Arlington con la preghiera e con l’aiuto materiale, anche per dare un chiaro segnale a chi, nella Chiesa, crede di avere un potere assoluto, che può addirittura contraddire impunemente l’Autorità di Cristo, Capo del Corpo Mistico. Resistere è un dovere a cui i Cattolici di tutti i tempi non si sono sottratti, quando la maggioranza dell’Episcopato aderiva all’eresia ariana, o quando i Vescovi tedeschi si schieravano con Lutero, o i Vescovi inglesi con Enrico VIII per non perdere le proprie rendite. Non è la prima volta che la Gerarchia tradisce il proprio mandato per interesse; ma è la prima volta che questo tradimento è incoraggiato e voluto da colui che si è seduto sul Soglio di Pietro.

Come agire dinanzi a questo sovvertimento generale, a questo tradimento dell’Autorità ecclesiastica? L’obbedienza a costoro implicherebbe disobbedire a Nostro Signore; disobbedire espone queste comunità all’aperta persecuzione e ad abusi di potere inauditi.

Ecco perché, in uno stato di evidente necessità, è necessario anzi doveroso che le Comunità che vogliono rimanere fedeli a Cristo e alla perenne Tradizione della Chiesa si rendano canonicamente indipendenti da chi nella Chiesa agisce contro la Chiesa, da chi in nome di Dio agisce contro Dio. Una resistenza, questa, limitata nel tempo: essa riterrà assolto il proprio compito quando questa fase di generale sovversione della Gerarchia avrà fine.

Non si tratta di ribellarsi all’autorità dei Pastori, bensì di riconoscere quanti tra essi sono in realtà lupi travestiti da agnelli o mercenari, ai quali non importa nulla delle pecore (Gv 10, 13), e che disobbediscono per primi a Nostro Signore; poiché bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 5, 29).

Le Monache del Carmelo di Arlington possono avere un esempio di eroica resistenza ad un potere corrotto nel martirio delle Carmelitane di Compiègne, che seppero affrontare il patibolo per non sottostare al Giuramento costituzionale di un governo rivoluzionario. Non saranno dei Prelati senza dignità e senza fede a piegare la fiera resistenza di anime innamorate di Cristo.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,

    già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

18 Agosto 2023

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11 commenti

  • Mara ha detto:

    È stucchevole che durante le preghiere dei fedeli rarissimamente si preghi per i cristiani perseguitati nel mondo in vari modi: l’Occidente ha i suoi, l’Oriente altri. Il primo, più subdolo, in forma legale e mass-mediatica, il secondo anche attraverso persecuzioni fisiche. All’indomani della distruzione di tante chiese in Pakistan e incarcerazione di cristiani per quella che gli invasati islamici definiscono impropriamente “blasfemia” mi sarei aspettata preghiere pubbliche durante le Messe festive. Silenzio. Anche nelle chiese più tradizionaliste. Segno evidente che c’è un problema di fondo: noi cattolici abbiamo deposto il senso vero della comunità, quello che si respirava agli albori, e ci comportiamo in modo campanilistico. Una banalità (ma neanche tanto): quando ci sono sagre parrocchiali, raramente i parroci chiamano alla partecipazione confratelli e fedeli delle chiese vicine. Dal piccolo si vede il grande. Se c’è qualche presbitero che legge, cortesemente mediti su questo. Grazie.

  • giovanni ha detto:

    Nulla di nuovo sotto il sole. Il ” di bianco vestito e la sua gerarchia arcobaleno hanno altri propositi rispetto a quelli di Fede delle tenaci e , sicuramente invitte, ( perche’ Dio e’ con Loro ) Carmelitane di Arligton. Esse possono vantare Consorelle incrollabili nella fede a cui ispirarsi. Viceversa la gerarchia arcobalenante romana non ha passato da cui attingere e nessun fulgido futuro a cui mirare, per cui ha gia’ perso. Li aspetta il nulla, proprio come piace al capataz.

  • Acido_Prussico ha detto:

    Va a Lisbona.
    Lo spaccia-slogan spaccia il solito confettino rosa: “Todos… todos…todos…”.
    Lo slogan diventa virale e te lo citano nelle omelie i prezzolati suoi leccacalzini.
    Lo aggiorno secondo il mio spiritello:
    “Todos… todos.. todos… Tutti, tutti, tutti… MENO UNO (lui..lui)”.
    Lo dico al mio parroco…
    Mi guarda truce.
    Santa e buona domenica a TODOS (meno che a uno).

  • operazione mangusta ha detto:

    SERVE UNA NUOVA CROCIATA
    Nota sulla crisi e sulle strategie di risoluzione. Chi la condivide agisca di conseguenza.
    *******
    Breve sintesi.
    I) Premessa. I punti fermi: non può esistere un papa non cattolico; Bergoglio è un antipapa, in quanto apostata; Benedetto XVI non ha mai rinunciato al papato; Il Concilio è parte del problema; se non si capiscono le cause della crisi non si può trovare la soluzione.

    II) Le cause della crisi: le aberrazioni tradizionali (fatalismo; obbedienza assoluta ai superiori; pseudomistica della sofferenza e della passività; giuridicismo). Queste aberrazioni impediscono di agire in modo adeguato e aggravano la situazione.

    III) La soluzione della crisi: una crociata di riconquista, che parta dalla purificazione individuale e dalla purificazione del tradizionalismo dalle varie aberrazioni. Bisogna riunificare le forze tradizionali e passare al contrattacco. Resistenza e attesa non sono più sufficienti.

    IV) Le narrazioni politiche e della tragedia: concezioni errate della crisi (chiesa come partito/stato; crisi come destino voluto da una divinità crudele e contraddittoria). Sono complementari al modernismo e lo rafforzano.

    V) Sulla strategia di Mons. Viganò. Parte da una descrizione errata del problema: ‘non dobbiamo farci buttare fuori dalla Chiesa’. In realtà Bergoglio è antipapa e non ha alcun potere di farlo.

    VI) Sulla sede impedita: l’ingenuità del neo-conclavismo e della soluzione canonica. Non ci sono le condizioni se prima non si risolvono problemi più gravi.

    VII) Conclusioni: serve una crociata. Bisogna abbandonare le aberrazioni, riunificare le forze cattoliche e riconquistare la sede, cacciando gli usurpatori.

    APPENDICE: la riunificazione delle forze e il principio di benevolenza: le faide interne tra cattolici fanno il gioco dei bergogliani.

    *******
    TRATTAZIONE COMPLETA.

    I) Premessa. Non si può prescindere dai seguenti punti fermi:

    A-Non può esistere un papa non cattolico (neopagano, islamico, massone, ecc) per incompatibilità metafisica:
    il papato è un ruolo spirituale, la fede cattolica non è opzionale;
    un ruolo non può includere la sua negazione: chi opera volontariamente contro la missione del papato sta rifiutando il papato.
    Il ‘papa non cattolico’ è un antipapa: non ha mai accettato il papato, oppure è decaduto automaticamente per apostasia .
    Il papa non cattolico è una assurdità come il vegano carnivoro.

    B-Bergoglio è evidentemente apostata, non cattolico, quindi non può essere papa. E’ un antipapa.
    Tutti i tentativi di legittimazione si basano o sulla negazione dell’evidenza o su sofismi, spesso conditi da minacce o ricatti (siete scismatici, ci scomunica).
    Ad esempio, dire che Bergoglio è papa perché non è stato ufficialmente dichiarato antipapa è come dire che il leone è in gabbia perché ufficialmente non è stata comunicata la fuga, nonostante il leone sia effettivamente fuori dalla gabbia a fare danni.
    Inoltre l’incertezza sul ‘come’ sia uscito dalla gabbia non autorizza a inventarsi che sia ancora in gabbia.
    Allo stesso modo, a prescindere dal modo in cui sia divenuto antipapa (conclave inesistente per assenza di sede vacante, conclave invalido, decadenza automatica), la sua apostasia è l’evidenza che è antipapa.

    C-La rinuncia di Benedetto XVI al papato non è mai avvenuta.
    Se si pensa che era vero papa (cattolico) allora bisogna concludere che non ha mai voluto abdicare ed è rimasto in sede impedita fino alla morte (neo-sedevacantismo).
    Se si pensa che non era cattolico e che ha da sempre voluto sdoppiare il papato creando il papato emerito, allora non è mai stato papa e non aveva nulla a cui rinunciare (errore sostanziale che conduce al sedevacantismo).
    Dire che Benedetto XVI ha validamente rinunciato al papato significa ignorare o falsificare le evidenze macroscopiche.

    D-Il Concilio Vaticano II è parte della crisi e non può essere minimamente la soluzione della crisi.
    Non servono interpretazioni, correzioni di rotta, piccoli aggiustamenti. E’ una strada errata.
    Oggi però ci troviamo in una situazione molto più grave di quella postconciliare.
    Chi rimane fisso solo sul Concilio e non capisce gli sviluppi ulteriori non può affrontare adeguatamente il problema.

    E-Se non si capisce in cosa consiste la crisi e quali sono le cause della crisi allora non si può risolvere la crisi.

    II) Le cause della crisi
    Si devono capire le vere cause della crisi e del perché non si riesce ancora a risolvere la situazione.
    La causa della crisi non è Bergoglio, ma neppure il Concilio Vaticano II.
    Questi sono effetti. La causa è l’infiltrazione massonico-satanista e modernista iniziata dall’800 e la reazione insufficiente a contrastarla.

    Da una parte c’è stata una una reazione forte, ma molto minoritaria, dall’altra una grande massa di tiepidi o moderati che ha fatto poco o nulla, e dall’altra ancora una reazione parziale dovuta a varie aberrazioni.
    E qui c’è il punto chiave: ci sono problemi gravi nel tradizionalismo, e questi sono la vera causa della crisi, perché hanno permesso l’infiltrazione e continuano a permettere agli infiltrati di avere il potere, bloccando o ostacolando le azioni necessarie a fermarli.

    Le aberrazioni ‘tradizionali’ sono:
    -fatalismo/predestinazionismo (gli eventi sono già scritti, deve passare la nottata, bisogna accettare le disgrazie, la crisi è voluta dalla divinità e non bisogna ribellarsi)

    -obbedienza assoluta ai superiori (anche nel falso e nel male; include ricatti spirituali: se non obbedisci sei immorale, ribelle, scismatico, vai all’inferno; tu osi giudicare il papa, ti fai la tua chiesa personale)

    -pseudomistica della sofferenza e della passività (non difendersi, non combattere il male, dobbiamo solo soffrire e subire in silenzio)

    -giuridicismo (idolatria del diritto canonico, livello metafisico e spirituale subordinato a quello giuridico; per fare il bene serve prima un permesso legale; la soluzione deve per forza venire dal diritto canonico e da dichiarazioni ufficiali).

    Tutte queste aberrazioni poi producono pseudo-dottrine incerenti (es.teoria del papa non cattolico) e pseudo-soluzioni (petizioni; aspettare per secoli; conclavi inciucio o finti conclavi; divisione in ghetti litigiosi; confidare in una soluzione canonica quando i fondamenti metafisici sono negati).

    Questa denuncia delle aberrazioni è molto rara. Paradossalmente il problema viene proposto come soluzione: attesa indefinita, continuare a sopportare in silenzio, confidare in soluzioni burocratiche…
    Il più grande nemico del tradizionalismo non viene dai bergogliani, ma da noi stessi e dalle auto-limitazioni.

    La purificazione dalle aberrazioni deve partire dalla supremazia del divino sull’umano; della verità e della legge divina sui ricatti spirituali, le norme canoniche e gli ordini dei superiori (la Verità rende liberi, non serve un permesso per fare il bene; bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini); dalla supremazia della carità, del bene spirituale e della benevolenza divina sul fatalismo e il masochismo (Dio non vuole il male, quindi non vuole la crisi, ma la sua risoluzione; combattere il male non è immorale, difendersi non è immorale; la crisi non serve per dividere tra eletti e non eletti, ma significa milioni di anime in pericolo).

    III) La soluzione della crisi
    Gran parte delle strategie sono fallimentari o inattuabili perché o non si riesce a inquadrare correttamente il problema, o non si capisce la vera causa, o si nega implicitamente l’azione risolutiva.
    Sono sostanzialmente strategie passive (se non masochiste) o al massimo difensive. Inoltre sono strategie che non riconoscono pienamente lo stato di guerra in cui ci troviamo (ad esempio pensando di risolvere tramite protocollo, canoni, dichiarazioni ufficiali, ecc…). Si aspetta una soluzione normale ad una situazione anormale, oppure ci si rassegna all’orrore.

    Le opzioni contro il bergoglismo/modernismo sono:

    – resa (sottomissione totale e adeguamento)
    – compromesso (sottomissione parziale)
    – catacombe (resistenza e creazione di isole/rifugi)
    – fuga (sette ‘mistiche’; scismatici ortodossi)
    – crociata di riconquista

    I conservatori oscillano tra resa e compromesso (elemosinare il diritto di essere cattolici nel circo bergogliano). I tradizionalisti sono orientati quasi totalmente all’opzione catacombale, cioè una posizione principalmente difensiva, ma non di riconquista e di attacco diretto.
    Quasi tutti sperano in un futuro papa che rimetta a posto le cose, magari tra secoli.

    L’unica opzione vincente è andare oltre la semplice resistenza.
    Per farlo però bisogna partire dalle vere cause.
    Serve una nuova crociata, che parta dalla purificazione individuale e dalla purificazione del tradizionalismo dalle varie aberrazioni.
    La purificazione eliminerà gli ostacoli all’azione e all’unificazione delle forze cattoliche.

    IV) Le narrazioni politiche e della tragedia
    Esaminiamo ora le linee predominanti in campo tradizionale. Sono principalmente di due tipologie, spesso sovrapposte: la linea giuridico-politica e la linea spirituale-tragica.
    Queste linee sono prodotte direttamente dalle aberrazioni (fatalismo, obbedienza assoluta, giuridicismo, culto della sofferenza).

    -La linea politica concepisce la crisi della Chiesa principalmente come una anomalia dovuta a influenze esterne (nwo, stati corrotti) e a una maggioranza di eretici, massoni, apostati (ecc…) nella gerarchia ecclesiastica.
    In modo analogo ai governi secolari, si pensa che tali individui siano sempre vere autorità e quindi il problema lo può risolvere solo un ‘cambio di governo’ (=nuovo papa; maggioranza di vescovi cattolici: ‘la chiesa deve “ritornare cattolica” (?!)), qualche conclave-inciucio, qualche potere politico esterno o qualche soluzione canonica ufficiale.
    Di conseguenza i fedeli e i sacerdoti o non possono fare nulla per ‘obbedienza’ (‘non capisco ma obbedisco’, ‘non ho il permesso scritto’) oppure possono limitarsi a resistere, stando attenti a non farsi ‘buttare fuori’ dal gruppo (scomunica).
    Altra mentalità è quella relativistica per cui non importa chi sia veramente il papa perché importa solo chi è considerato tale, chi ha effettivamente il potere. E quindi se i media dicono che quello è vero papa, allora i suoi ordini sono ufficiali e le sue scomuniche sono reali.
    E’ chiaro che questa è una linea profondamente offensiva verso l’essenza della Chiesa, riducendola a una sorta di partito o aggregazione sociale.
    E’ l’introduzione di una mentalità mondana e secolare nel tradizionalismo.

    -La narrazione della tragedia invece afferma che la crisi è un destino già scritto e ineluttabile, perché tutto ciò che accade è predeterminato dalla divinità (fatalismo/predestinazionismo).
    Si afferma praticamente che la divinità vuole ‘punire’ i fedeli e quindi invia il ‘papa apostata’ per corrompere la chiesa e perseguitare il cattolicesimo.
    Ma se la divinità stessa vuole questa mostruosità che stiamo vivendo come possiamo sperare di risolvere la situazione?
    La conclusione proposta infatti è che non si può fare nulla e bisogna solo soffrire, ‘sopportare con pazienza in silenzio’, rassegnarsi, accettare, non ribellarsi, non combattere il male, ecc…
    Ma le implicazioni e le conseguenze di ciò sono mostruose: significa la corruzione globale di varie generazioni, un male spirituale enorme. Questa passività coincide col fregarsene delle conseguenze.

    E inoltre, cosa pensare di una divinità che vuole il male spirituale, la corruzione del mondo e vieta ai fedeli di combattere il male? Che divinità è quella che che concepisce un papato e una chiesa contraddittori: sia cattolici che pagani, sia santi che satanici?
    Si ritorna a una concezione della divinità di tipo gnostico e pagano, un antivangelo delle tenebre (predestinazionismo e culto della sofferenza): la divinità in realtà vuole che solo pochissimi eletti si salvino e che essi soffrano e subiscano il male, mentre la massa è destinata all’inferno.
    Per questo trasforma la chiesa in un mostro guidato dal ‘papa diavolo’, che predica un magistero satanico e pratica riti pagani.

    Se il tradizionalismo propone questo osceno veleno demoniaco, crudele e sadomasochista come possiamo sperare di battere la finta misericordia dei bergogliani?
    E’ chiaro che la massa dovendo scegliere tra una tragedia demoniaca alla saw l’enigmista e una truffa satanica, ma allegra e che li legittima nei loro vizi (paese dei balocchi, caramelle avvelenate) cadrà nell’imbroglio bergogliano.
    Quello che manca qui è proprio il vero vangelo, cioè la benevolenza divina, che è totalmente assente sia nel misericordismo (legittimazione del peccato e finto paradiso per condono universale), sia nella narrazione della tragedia (divinità che non vuole il trionfo del bene per tutti, ma preserva solo pochissimi eletti masochisti che accettano di soffrire riconoscendo come capo il papa diavolo, che conduce agli inferi le masse).
    E’ evidentemente una follia. Solo chi è stato ideologizzato a credere nel fatalismo e nel comandamento della sofferenza (entrambi falsi) può credere che la divinità voglia il papa satanista e la crisi della chiesa.

    C’è infine anche chi ha elaborato una sacrilega pseudo-mistica della resa: la dottrina, la morale e la liturgia cattolica, come i gruppi tradizionali, dovranno essere inevitabilmente distrutti, perché ‘la chiesa deve morire per poi risorgere’. Un imbroglio perfido smentito da millenni di lotte alle eresie e agli antipapi: la chiesa precedente avrebbe sbagliato tutto allora. Guardacaso lo stesso concetto dei bergogliani.
    Se ci deve essere una passione della Chiesa, questa è la persecuzione e la privazione dei poteri materiali (mediatico, economico, politico) per purificarsi e ripartire dall’essenziale (lo spirituale, la dottrina, la liturgia) e vincere miracolosamente l’impostura (la falsa chiesa) che si avvale di poteri materiali enormi.
    Questo è totalmente diverso dal ‘suicidio assistito’ voluto dai bergogliani e propagandato dai mistici dell’estinzione e della rassegnazione.

    -Sia la narrazione ‘politica’ che quella ‘tragica’ sono complementari al modernismo/progressismo, perché sono solo apparentemente contrapposti ad esso. In realtà lo consolidano e lo rafforzano.
    Da una parte portano i tradizionalisti a ricoprire il ruolo di ‘opposizione’ solamente in senso politico, quindi comunque a legittimare il regime antipapale e limitare le azioni di contrasto.
    Dall’altra negano direttamente qualsiasi soluzione, perché ‘non bisogna opporsi alla volontà divina’ (concepita come fato).
    Chi abbraccia queste narrazioni ha già perso in partenza, perché si sta allontanando implicitamente dalla vera divinità.

    V) Sulla strategia di Mons. Viganò (critica rispettosa e costruttiva)
    La tesi di Mons. Viganò è questa:
    -Bergoglio e i suoi (la ‘deep church’, servi dei mondialisti) vogliono introdurre cambiamenti eretici/immorali e usare il potere per obbligare i cattolici tradizionali alla scelta tra sottomissione e scomunica.
    -La ‘parcellizzazione’: bisogna mantenere una frammentazione in campo tradizionale, per rendere più difficile il tentativo bergogliano di espellere i fedeli cattolici dalla chiesa.

    Questa strategia però si basa su premesse ambigue, se non proprio contraddittorie: l’oscillazione tra il riconoscere gli usurpatori come vere autorità (non ha mai detto che Bergoglio è un antipapa) e occasionalmente lasciare intendere che non siano tali.

    Il prinicipio metafisico dell’impossibilità del papa non cattolico non viene tenuto in considerazione, e la questione dell’invalidità della rinuncia di Ratzinger viene vista come mera ipotesi o illusione.
    Mons. Viganò parla di ‘abuso dell’autorità’ da parte di papa Bergoglio l’apostata, mentre in realtà c’è assenza di autorità (Bergoglio è un antipapa).
    Parla anche di “usurpazione di autorità” (sinonimo di l’abuso di autorità?), mentre sarebbe meglio parlare di usurpazione materiale (=impostori, nessuna autorità).

    Da queste premesse ambigue discende direttamente una descrizione errata del problema: Papa Bergoglio vuole cacciare i cattolici dalla chiesa cattolica.
    In realtà Bergoglio in quanto apostata è un antipapa e fuori dalla Chiesa, e quindi non ha il potere di cacciare nessuno dalla Chiesa.
    Da questa esigenza di resistere senza essere ‘buttati fuori’ discende la strategia della parcellizzazione. Una strategia a metà tra la guerriglia e le prede che si dividono per rendere più difficile il compito al cacciatore.
    E’ una opzione di tipo catacombale che punta giustamente a salvare il salvabile ma si perde dietro un problema inesistente (l’esigenza di non farsi ‘buttare fuori’).

    La frammentarietà inoltre è anche un problema: le forze tradizionali sono divise in quanto una parte è sottomessa all’antipapa, l’altra resiste ma lo riconosce come capo, mentre solo una lo combatte totalmente.
    Mons. Viganò in sintesi oscilla tra strategie politiche e opposizione spirituale parziale (principalmente difensiva).
    Quello che serve invece è la guerra santa.

    VI) Sulla sede impedita
    Gli unici che stanno facendo un’opera di contrasto ancora più attiva rispetto alla resistenza e alla denuncia dell’antipapa sono don Minutella e Cionci.

    Bisogna però fare una critica costruttiva: c’è troppa ingenuità e troppo ottimismo (soprattutto in Cionci).
    E’ irrealistico pensare che il diritto canonico risolva la situazione, come se le norme canoniche avessero il potere di autoapplicarsi.
    Il diritto canonico non garantirà la cacciata del cuculo (l’antipapa).
    Gli infiltrati e i traditori stanno attaccando direttamente la verità divina e la legge divina, ignorando completamente anche l’evidenza e il senso comune, come si può pensare che si sottomettano volontariamente a norme giuridiche?
    Inoltre, molti conservatori e parte dei tradizionalisti sono ingabbiati in ideologie aberranti (possibilità di un papa neopagano; obbedienza assoluta ai superiori; fatalismo; culto della sofferenza e della passività).
    Sono i cardinali pre-2013 che hanno eletto Bergoglio e tra questi pochissimi hanno opposto resistenza in questi anni. Come pensare realmente che la soluzione possa venire da loro?
    Come credere che chi al massimo ha borbottato contro i riti satanici e ha fatto orecchie da mercante sulla rinuncia di Benedetto XVI ora si svegli e faccia un conclave?
    La soluzione neo-conclavista è infattibile.
    Si sta mettendo il carro davanti ai buoi.
    Qui si vuole far vincere una maratona a dei soggetti che a malapena hanno la voglia di alzarsi dalla poltrona.

    Si tratta la sede vacante come un problema da risolvere quando è solamente l’effetto di problemi più gravi.
    E inoltre, anche se per miracolo fosse fatto un conclave vero il cuculo non si smuoverà di un millimetro per ‘rispetto del diritto canonico’. Andrebbe cacciato con la forza.
    E’ solo una questione di potere. Soprattutto spirituale. Il giuridico ormai è fuori dai giochi. Si riduce tutto allo scontro tra vera divinità e falsi dei. Siamo già in guerra.

    Giustissimo tentare di convincere i vescovi e i cardinali, ma va tenuto conto dei problemi chiave (le aberrazioni) e va esercitata una pressione fortissima, non solo appelli o lettere. Bisogna andare personalmente, fisicamente, tipo ‘iene’ a metterli davanti alle loro responsabilità.
    Se qualcuno non crede nella sede impedita, almeno ammetta l’evidenza dell’antipapato, in quanto un papa non cattolico è impossibile.

    VII) Conclusioni

    Serve subito una crociata di riconquista.
    O il tradizionalismo si purifica dalle aberrazioni, oppure non possiamo risolvere la crisi.
    Le opzioni ‘catacombali’ di resistenza sono insufficienti.
    Quelle conclaviste sono rischiose o inconcludenti, perché mettono il carro davanti ai buoi: la sede vacante non è il problema, ma l’effetto di problemi più gravi.
    Se parte del mondo tradizionalista non sa cosa è il papato (cfr. teoria del papa non cattolico), come possiamo pretendere di avere un papa?
    Se parte del tradizionalismo professa un fatalismo tragico, nega il combattimento contro il male, come possiamo sperare di vincere?
    Che senso ha sbraitare (giustamente) contro il Concilio Vaticano II e poi avere dei piccoli concili vaticani II individuali, dove si scende a compromessi col mondo e con l’antipapa?

    Bisogna prendere in considerazione l’ipotesi che la soluzione dei problemi non verrà da un papa, perché non potrà esserci un papa fino a quando non sarà riconquistata la sede.
    Non possiamo avere un papa perché la sede è invasa dagli infedeli. Non possiamo riconquistare la sede perché le forze cattoliche sono divise.
    Non possiamo unificare le forze perché il mondo tradizionalista è succube di aberrazioni secolari, le stesse che ci hanno condotto a questo punto: fatalismo, culto della sofferenza, obbedienza assoluta ai superiori, giuridicismo.
    Poi potrebbe anche essere che una volta riunificate le forze si arrivi a un vero conclave e il papa guidi la riconquista. Ma bisogna porre le premesse.

    +APPENDICE: Riunificazione delle forze cattoliche e principio di benevolenza.

    E’ necessario che si adotti il proncipio di benevolenza, per evitare di creare gruppi di ‘eletti’ e faide inutili, che rafforzano indirettamente i bergogliani. Le lotte tra conservatori, lefebrviani, sedevacantisti e neo-sedevacantisti (sede impedita) sono un regalo agli usurpatori e devono cessare immediatamente.

    Gli una cum Bergoglio non sono necessariamente eretici o scismatici: lo sono solo qualora seguano le sue direttive immonde. Molti fedeli sono ignoranti o superficiali e non conoscono la dottrina, e quindi sono vittime dell’inganno bergogliano.
    I gruppi di una cum di ‘resistenza’ (es. lefebvriani) non vanno accusati di eresia e scisma, perché sono realmente cattolici e non seguono Bergoglio. Non sono realmente in comunione con l’antipapa, ma hanno un principio incoerente (dottrina del papa non cattolico) e credono erroneamente che un antipapa a Roma significhi la fine della Chiesa.

    I sedevacantisti classici sono realmente cattolici, se in buona fede credono che la sede sia vacante a causa di antipapi postconciliari.
    Il punto chiave è che si può in buona fede riterenere un individuo papa o antipapa, tenendo fermo il principio dell’impossibilità di un papa non cattolico e il rigetto delle deviazioni conciliari.
    I papi postconciliari (fino a Benedetto XVI) hanno commesso degli errori e non hanno saputo rimediare alla crisi. C’è chi interpreta questo come un errore strategico (papi indegni, inadeguati, o casi limite) o come un difetto di potere pratico (ostracismo, minacce, crisi troppo estesa per agire). Altri, a causa della situazione grave, lo interpretano come un tradimento volontario (antipapi truffatori modernisti).
    Già questo dimostra che, a differenza di Bergoglio, non c’è una forte evidenza ma molta ambiguità e il giudizio fattuale è influenzato dal grado di fiducia verso i vari Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, ecc…
    Ma un errore di giudizio fattuale in buona fede non rende eretici o scismatici, ma solo troppo ingenui o troppo avventati.
    Il fulcro è la dottrina. Il nemico non è il sedevacantista o il neosedevacantista, o il lefebvriano vittima di concezioni incoerenti, ma neppure l’ignorante disinformato che non sa nulla degli atti di Bergoglio.

    Riassumendo: dirigere lo scontro verso altri gruppi cattolici (che possono poi essere eventualmente in errore fattuale o in incoerenza di principi), accusandoli di eresia o scisma, è sbagliare bersaglio e creare un capro espiatorio, che va a catalizzare l’attenzione distogliando dagli usurpatori della sede.
    Queste faide sono una perdita di tempo e una distrazione. Le forze che andrebbero impiegate efficacemente contro gli usurpatori vengono dissipate nell’attacco di altri gruppi. E gli usurpatori giocano sui vari spauracchi (attenti allo ‘scismatico’) per consolidare il proprio dominio.
    Non è improbabile che siano gli stessi bergogliani a voler acuire lo scontro, per frammentare ulteriormente l’opposizione, per sottomettere meglio i conservatori e dissuadere i fedeli incerti dal ribellarsi alle riforme o dalla denuncia dell’antipapato (creazione dei ‘mostri’: il lefebvriano, il sedevacantista, il minutelliano).

    E’ necessaria invece una sospensione delle ostilità per concentrarsi sull’essenziale, sulla risoluzione della crisi e sui veri nemici.
    Questo non significa relativismo: gli eventuali errori (es. dottrina del papa non cattolico, deviazioni conciliari) vanno corretti. Ma non bisogna lanciare anatemi e accuse reciproche di eresia o scisma, trattando l’altro come un infedele.
    Spesso chi sostiene cose incoerenti lo fa per o ignoranza o perché non ha ragionato abbastanza sulle conseguenze.
    E quando la divergenza non è sui principi ma solo sul giudizio fattuale in buona fede su Ratzinger e gli altri papi postconciliari, si deve essere comprensivi. La cattolicità non dipende da un eventuale errore di valutazione su Ratzinger.
    Bisogna essere uniti nella dottrina, nella morale e nella liturgia, e nell’opposizione all’unico antipapa che è assolutamente evidente in quanto apertamente apostata. Bisogna essere uniti nella crociata di riconquista, uniti nello scopo e nell’azione.
    Serve una unità delle forze cattoliche.

    FINE.

    • ex : ha detto:

      Veramente interessante e nel complesso condivisibile.

      Il problema è:

      «E’ necessario che si adotti il proncipio di benevolenza, per evitare di creare gruppi di ‘eletti’ e faide inutili, che rafforzano indirettamente i bergogliani. Le lotte tra conservatori, lefebrviani, sedevacantisti e neo-sedevacantisti (sede impedita) sono un regalo agli usurpatori e devono cessare immediatamente».

      Ecco, vede? Sembra quasi che aspettassero questa sua saggia raccomandazione, tre siti/blog cattolici, per iniziare una «faida» sul tema “Lefebvriani”…

      Ovviamente con gran godimento di chi sappiamo.

  • Marita ha detto:

    Come si può aiutare materialmente alle Carmelitane di Arlington? Dati, per favore.

  • E.A. ha detto:

    Per quanto tempo ancora , Ecclesiastici dalla “ dura cervice “ continuerete a ritenere Papa colui che non lo è?! Quanti flagelli e tribolazioni dovranno compiersi per rendere Gloria soltanto al Signore ed obbedirGli tramite un vero e legittimo Papa, Suo Vicario sulla Terra?

  • Carlo Massone ha detto:

    Può un papa vero comportarsi così? Ma lui non ha colpe,sono quelli che lo circondano la causa della liquidazione di questa falsa Chiesa. Che ipocrisia!!!

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