Didattica del prestito evangelico. Giovanni Lazzaretti.

1 Luglio 2023 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul Vangelo, e sui soldi. Buona lettura e condivisione.

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Samizdat dal paesello

Didattica del prestito evangelico

 

SORPRESA, QUALCUNO NE HA PARLATO

Sabato 10 giugno nella Messa feriale c’era il Vangelo della vedova povera che butta nel Tesoro del Tempio di Gerusalemme due monetine, che fanno un soldo, e che erano tutto quanto aveva per vivere.

Il frate fa un’omelia insolita(1). «Il convento si regge sulle offerte dei poveri, non dei ricchi. Se dovessimo aspettare le offerte dei ricchi, a quest’ora non ci sarebbe pietra su pietra.»

Poi si sbilancia in un’interpretazione. «Forse al ricco il denaro piace, e fa fatica a staccarsene. Il povero invece, quando ha messo a posto le cose di famiglia, ha ancora l’animo sensibile per pensare ai bisogni altrui.»

Smorzando un po’ gli estremi, posso dare una conferma statistica a questa frase: registro da 33 anni la contabilità della parrocchia e della scuola materna e certamente le offerte nominative provengono prevalentemente da persone con reddito medio-basso piuttosto che da persone con reddito medio-alto(2).

Si potrebbe pensare che, semplicemente, i redditi medio-alti sono pochi e i medio-bassi sono tanti. Vero, ma la sproporzione sta anche nell’entità delle singole offerte, non solo sul numero delle offerte.

Ovviamente, nessun giudizio da parte mia sulle persone: è possibile infatti che il reddito medio-alto dia grandi somme ad altri enti che non sono la parrocchia o la scuola materna.

Mi limito ad osservare che parrocchia e scuola, essendo l’ambito dove crescono figli e nipoti, dovrebbero sempre essere uno sbocco stabile e privilegiato della generosità.

***

Ma non era tanto il ragionamento del frate che mi interessava, quanto piuttosto il semplice fatto che ha parlato di soldi in un’omelia, avvenimento del tutto insolito.

Se dovessi indicare dei preti che parlano liberamente di soldi, mi verrebbero in mente solo il don GiusePPe di lunga frequentazione(3)e il don Roberto parroco di San Rocco in Venaria(4).

Sentite don Roberto, ad esempio.

 

O IL CRISTIANO HA UN APPROCCIO QUANTITATIVO, O E’ VELLEITARIO

GIOVANNI (dopo aver ascoltato una sua omelia) «Raro sentir parlare di soldi in omelia.»

DON ROBERTO «Io ne parlo ogni volta che il Vangelo mi dà l’occasione, cioè molto spesso.»

G «Molto spesso, davvero?»

DR «Gesù, quando non parla del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, del Cielo, della preghiera, del Regno,… parla essenzialmente di due cose: di soldi e di diavolo. Amministratori, argento, banche, beni, cambiavalute, credito, debito, decima, denaro, elemosina, frode, monete, oro, prestito, remissione, ricchezza, talenti, tributi,… SOLDI. E poi Beelzebul, o Colui che può perdere l’anima, o i Demoni, o il Maligno, o Satana… DIAVOLO. Due cose così vicine che con la parola Mammona le puoi ricomprendere entrambe.»

G «Parlarne spesso può aiutare?»

DR «Ma certo che può aiutare! La comunità è lontanissima sia dalla decima delle entrate, sia dalla decima finanziaria per i prestiti. Parlarne spesso vuol dire interrogarsi spesso. E soprattutto smettere di essere velleitari!»

G «Cioè?»

DR «Cioè non sopporto i “bisognerebbe” “sarebbe bello” “si dovrebbe” “ci sarebbe bisogno”. Quantificate, perbacco! Pensi che ci sia una bella cosa da realizzare in parrocchia? Primo, fai i conti. Secondo, la proponi alla comunità. Terzo, la comunità prende l’impegno scritto di quanto può dare di offerta e di deposito di liquidità. Quarto, se gli impegni raggiungono un buon livello, si fa. Se no, l’idea viene relegata nel libro dei sogni.»

G «Procedete sempre così?»

DR «No, a volte non c’è modo di preventivare, per cui si parte, si incita la comunità all’offerta, e poi si lavora a consuntivo. Con l’integrazione di due migranti abbiamo fatto così.»

G «Due? Perché due?»

DR «Perché erano gli unici due che sembravano aver scelto San Rocco in Venaria come posto dove stare. Gli altri davano l’idea che potevano stare qui come in ogni altro luogo. Lo scopo era “integrarli”. E per me uno è integrato quando viene in gita con noi a Pavia, la guida mostra la tomba di Boezio e l’integrato non ha paura di chiederle “Ci può parlare di Boezio?”».

G «Quantificando, cosa vi è costata questa integrazione?»

DR «Sono stati 15.877,12 euro a persona. Questo per pagare l’affitto ai due in un appartamento decente (vietato litigare! anche se le vostre etnie si scannano in patria), sostenerli sui bisogni essenziali, insegnare l’italiano, aiutarli a trovare lavoro, far arrivare la famiglia di uno, aiutare l’altro a sposarsi (ha sposato una della parrocchia; una ragazza un po’ disabile, se vuoi aggiungere un tocco di poesia), e piazzarli poi in due appartamenti indipendenti. Non abbiamo risolto i problemi del mondo, ma abbiamo fatto didattica.»

G «Didattica nel senso che adesso ognuno sa cosa costa integrare un migrante…»

DR «Eh, magari… Quella cifra è la base minima. L’appartamento decente è stato dato da un parrocchiano che ha fissato un affitto da sant’uomo. Molti parrocchiani hanno certamente allungato dei soldi ai due ragazzi senza passare dalla parrocchia. Se aumenti da 2 migranti a 200 non è che trovi 100 appartamenti in giro ad affitto calmierato. Anzi, non ne trovi proprio. Come pure trovare lavoro per due è stato faticoso, ma per 200 sarebbe impossibile. La didattica ti dice che l’integrazione non può che essere occasionale, l’integrazione di massa è velleitaria a dir poco.»

 

DIDATTICA

Don Roberto ha usato la parola “didattica”, e ha ragione.

Le parrocchie non possono risolvere i problemi del mondo. Poiché però detengono delle parole preziose e insolite (quelle di Gesù e dell’intera Bibbia, e quelle di 2000 anni di Chiesa) possono costruire dei modelli che il mondo non può creare e che fanno didattica, ossia insegnano agli uomini come comportarsi.

Ci sono alcune parole chiave che percorrono la Bibbia e la vita della Chiesa, su finanza moneta e debito.

  • Decima
  • Prestito a tasso zero
  • Remissione del debito
  • Deposito ai piedi degli Apostoli

Sono tutte voci che “fanno comunità”.

  • Decima, una parte delle mie entrate vanno per il bene comune.(5)
  • Prestito a tasso zero, rendo grazie a Dio di avere del superfluo da accantonare, e lo metto a disposizione di chi è in difficoltà finanziarie.
  • Remissione, quando nel tempo vedo la sproporzione tra il mio avere e il non-avere di colui al quale ho prestato.
  • Deposito, invece di tenere la mia liquidità solo a disposizione di me stesso, la metto anche a disposizione della comunità.(6)
  • Lascito, in morte penso alla mia comunità e non solo alla mia famiglia.(7)

Sembra quasi che il Padreterno ci dica: «Ormai l’avete inventato e non potrete più farne a meno. Ma il denaro può avere due facce: o lo usate secondo il Mio modello, o lo usate secondo il modello di Satana. Scegliete.»

Se lo scegliere fosse fatto da tutta la comunità, ci si riuscirebbe agevolmente. Fatto in solitudine o in poche persone, la rinuncia al denaro proprio per aprire spazi comuni è sempre una faticaccia.

A casa nostra l’ordine temporale (non cercato, è venuto così) è stato questo: decima, poi deposito, poi lascito (nella forma del lascito anticipato(6)), poi prestito a tasso zero. La remissione, ovviamente, presuppone il prestito, ed è quindi stata l’ultimissima.

Il prestito a tasso zero, che dolore. Forse è per questo che Gesù è così perentorio.

Sentite il Vangelo di Luca: «Se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.»

Quindi: tasso zero ovvio (prestate senza sperarne nulla), nessuna valutazione della solvibilità di chi riceve il prestito (se prestate a coloro da cui sperate ricevere…), nessuna valutazione di simpatia o antipatia del ricevente (sta parlando di amare i nemici, altro che gli antipatici).

Allora che prestito è quello di Gesù? Un prestito “ad mentulam canis”? (traduzione a vostro carico).

No, è un prestito evangelico.

Un prestito che si fa ispirare non da considerazioni bancarie (valutazione del debitore, valutazione del rischio, tasso, eccetera), ma dallo Spirito Santo. Semmai durante un’Adorazione Eucaristica notturna dove Gesù, se interpellato, risponde. Lo Spirito Santo suggerirà se è bene aprire un rapporto debitore-creditore con quella tal persona o famiglia.

Difficile da attuare? Sì, anche solo per trovare la misura. Don Roberto (rivedere la nota n.6) l’ha immaginata al 10% del patrimonio monetario, ma parlava dei rapporti tra parrocchiani e parrocchia. Si può andare oltre senza rovinare nessuno.

Tanto, quando dovessi entrare in crisi da eccesso di prestito, potrai chiedere prestiti a tua volta ad altri della comunità. Se la comunità si è formata.

Don GiusePPe, che in certi momenti presta tutto quel che ha e anche il fido bancario, ha fatto così. Ha prestato e ha chiesto prestiti. Ha fatto didattica con la sua esperienza personale.

 

QUINDI, PER FARE DIDATTICA, UN CASO REALE E UNA PROPOSTA CONCRETA

Descriviamo allora una situazione reale.

Zeno ha fatto delle ristrutturazioni per l’abbondante famiglia, ed ha un credito di 25.000 euro con l’erario. Gli rientrerà al ritmo di 2.500 euro l’anno per 10 anni.

Nel frattempo però ha finito la liquidità e deve ancora pagare un fornitore per 15.000 e un finanziamento per 6.000 euro. La banca aveva promesso di acquistare il credito, poi si è piantata per le sciagurate manovre neoliberiste di Draghi.

La sintesi è: Zeno dovrà provare a svendere il credito su qualche piattaforma, 20% di perdita se gli va bene.

Oppure potrà usufruire di prestiti evangelici.

Alberto Biagio e Carlo gli prestano 5.000 euro a testa, Dario gli presta 6.000 euro.

Coi 21.000 euro ricevuti Zeno chiude i suoi debiti, poi restituirà nel decennio ad Alberto Biagio Carlo Dario i 5.000+5.000+5.000+6000 euro, e gli rimarranno 4.000 euro.

Conviene.

«Conviene a Zeno, non a tutti!»

Certo, se uno ragiona come una monade neoliberista.

Se invece uno ragiona come comunità, le cose cambiano.

Alberto Biagio Carlo e Dario sono persone dell’economia reale (ragionano a tasso zero, non sono certo del mondo della finanza), Zeno è dell’economia reale (infatti ha esaurito la liquidità per ristrutturare). La loro comunità salva la somma di 4.000 euro, che sarebbe finita a qualche usuraio sulla piattaforma.

E questi 4.000 euro è giusto che vadano a Zeno, visto che Alberto Biagio Carlo e Dario hanno quantomeno i 5.000+5.000+5.000+6.000 che hanno prestato, mentre Zeno ha liquidità zero.

«E se Zeno millantasse di non avere liquidi, mentre invece li ha?»

Lì interviene Gesù Cristo: «Zeno non deve interessarvi. Zeno se la vede con me. Anche voi, Alberto Biagio Carlo Dario, ve la vedrete con me. Non volgete le spalle a chi chiede.»

Il destinatario non ha importanza, come spiega bene il mio “solito” don Milani.

«C’è poi da dire che ciò che essenzialmente distingue la beneficenza cristiana da quella filantropica è che il cristiano agisce per amore di Dio e ama il prossimo solo per interiore obbligo. Il filantropo invece ama il prossimo e basta. Il filantropo dunque è costretto a fare l’elemosina bene: deve guardarsi dai falsi poveri,… perché se alla sua opera mancasse l’efficacia le mancherebbe il motivo d’essere. Non così è del cristiano per il quale l’elemosina è atto interiore che gli sarà pesata solo in misura dell’intenzione che ha avuto e del sacrificio che gli è costata.»

Vale per l’elemosina, vale per il prestito.

Noi non cerchiamo l’efficacia, cerchiamo la retta intenzione.

L’efficacia non mancherà, perché ci facciamo guidare dallo Spirito Santo.

 

Spero che appaiano Alberto Biagio Carlo e Dario.

Se sono 3 invece di 4 è lo stesso, purché coprano i 21.000 euro, in modo da dare completezza didattica alla vicenda.

Parteciperei anch’io, ma nei prestiti credo di aver superato le soglie della ragionevolezza e mi fermo un attimo.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

  • Metto le frasi virgolettate, anche se, fatto salvo il concetto, non sono le sue parole esatte.
  • Il reddito “medio” fate conto che sia il mio: moglie insegnante, il sottoscritto dipendente senza forme di carriera, con esperienza di riduzione di orario, di fallimento della ditta, e di partita Iva.
  • Nome di fantasia. Prete pluricitato e con frequentazione regolare, a partire dal Taglio Laser n.93 “Le domande del bifolco”.
  • Nome e parrocchia di fantasia, frequentazione sporadica. Vedi Taglio Laser n.299 “Lo ZERO, il motore dell’economia. Due chiacchiere con don Roberto”. Di striscio ricompare in Taglio Laser n.335 “Per il clima va bene anche l’asilo chiuso” e n.418 “Lettera di una direttrice (ghostwriter)”.
  • La pia pratica della decima è a disposizione anche per chi non arriva a fine mese. Vedere il Taglio Laser n.77 “La decima stanziata – Ovvero come diventare la ‘banca di se stessi’ ”.
  • Gli Atti degli Apostoli descrivono la forma estrema: deporre TUTTO ai piedi degli Apostoli. Don Roberto, nel già citato Taglio Laser n.299, dice così «Giovanni, lei deve pensare alla prima chiesa di Gerusalemme. La parrocchia è la comunità dei battezzati di un certo territorio, e i loro beni dovrebbero essere TUTTI in comune. Ma io non sono un estremista e chiedo solo il 10%, del patrimonio monetario, su base volontaria, e solo a chi ha davvero capito. A Gerusalemme, pensando a un ritorno vicino di Gesù, sbagliarono metodo(8) e vendettero i beni. Io invece faccio conservare la proprietà dei beni e li faccio mettere a disposizione.»
  • Anche col metodo del “lascito anticipato”. Vedere la conferenza del Circolo Maritain “Le 5 parole dimenticate di Gesù, su finanza moneta e debito”, 6 novembre 2022.
  • Nota 8 sulla nota 6. Avendo letto il libro della defunta Maria Grazia Mara “Ricchezza e povertà nel cristianesimo primitivo”, è possibile che l’affermazione di don Roberto vada corretta. Può essere che la comunità di Gerusalemme abbia agito così pensando a un imminente ritorno del Signore (alcune frasi di Gesù sembravano suggerirlo). Ma è anche possibile che abbiano scelto la povertà. La loro ricchezza era il fatto di essere la comunità di quelli che avevano toccato il Signore. Scelgono come comunità la povertà rifiutata dal giovane ricco, perché la loro ricchezza sta altrove.

25 giugno 2023, San Massimo di Torino // 29 giugno 2023, Santi Pietro e Paolo

 

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