“Potete cantare un mottetto all’offertorio”? No grazie!

20 Giugno 2023 Pubblicato da 9 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un tema che gli sta particolarmente a cuore, la musica nella messa. Buona lettura e condivisione.

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“Potete cantare un mottetto all’offertorio”? No grazie!

Devo fare una leggera correzione su qualcosa che pensavo in passato ma che ora non penso più. Cioè che il coro si possa e debba accontentare, quando fosse presente nella liturgia, di cantare un mottetto all’offertorio o alla comunione lasciando il resto al cosiddetto “canto del popolo”;  e così tutti si mettono a posto con la coscienza.

Prima pensavo potesse essere una situazione di compromesso ma ora ho proprio un problema con il compromesso come idea.

Già, questa idea che venga fatta una concessione a quei disgraziati del coro ora mi infastidisce molto.

Sembra come se il canto gregoriano o la polifonia abbiano bisogno di sottostare a questa sorta di atteggiamento paternalistico.

Il messaggio è: “visto come siamo buoni che vi facciamo cantare un pezzo? Per il resto fateci fare il comodo nostro!”. È proprio di comodo loro si deve parlare, visto che il Concilio a cui si richiamano (a parole) dice tutt’altro per quello che riguarda la musica sacra.
Poi onestamente, cantare un brano polifonico o in gregoriano mentre per il resto si fanno porcherie non serve a niente. Se non si capisce che la musica sacra non è un’aggiunta alla liturgia ma parte integrante, non si è nemmeno cominciata a capire la musica sacra.

Dire che si può fare un brano di polifonia o canto gregoriano mentre per il resto si può fare ogni porcheria sarebbe come nelle Messe si concedsse una lettura dalla Sacra Scrittura e poi ci si abbandonasse a brani estrapolati   da Marx o da scrittori nichilisti.

Non serve a niente.
In questo modo si aiuta il coro?

A fare cosa?

Chi non comprende che in questo modo sta veramente avvilendo il ruolo del coro nella liturgia non ha capito nulla. Si è passati dal dire che bisogna aiutare le persone dell’assemblea a partecipare al canto (il che è giusto) alla dittatura del proletariato, che come sanno coloro attenti ai processi storici, è dittatura ma di cui il proletariato più che artefice è vittima.

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9 commenti

  • Mara ha detto:

    Si faccia studiare canto e composizione nei seminari e conventi in modo che i futuri presbiteri abbiano la sensibilità di organizzare le esecuzioni canore delle liturgie in modo che queste ultime abbiano la sacralità che si meritano.

  • Mara ha detto:

    A Modena la follia bergogliana di curia e casa generalizia benedettina intendono porre fine a un’esperienza monastica di secoli che, tra le altre cose, ha sempre dato grande importanza e dignità alle esecuzioni canore durante la liturgia. Nell’abbazia di San Pietro c’è un organo del XVI secolo suonato da diplomati al conservatorio e amanti della musica sacra. Mi auguro che vescovo e casa generalizia del glorioso ordine di San Benedetto stiano leggendo e capiscano il madornale errore in cui stanno cadendo per fermarsi finché sono in tempo.

  • Prov ha detto:

    Se nelle chiese ci fosse uno che sa suonare la chitarra sarebbe già grassa. Se poi quello e il celebrante avessero la sensibilità di scegliere brani non ‘sguaiati’ ma profondi e spirituali sarebbe grasso che cola.
    Non demonizzerei la chitarra… dipende da cosa di suona.
    Mancano i preti. Gli organisti sono terminati da un pezzo…

  • ex : ha detto:

    «cantare un brano polifonico o in gregoriano mentre per il resto si fanno porcherie non serve a niente»

    Non è che non serva a niente, verrebbe fuori qualcosa di ancora più orribile; il contrasto sarebbe straziante e svilirebbe il «brano polifonico o gregoriano». Lo dico per esperienza diretta.

  • Massimo trevia ha detto:

    La Domenica del Corpus Domini attendevo in chiesa il rientro dalla processione e doveva esserci l’adorazione del sacramento con il “Tantum ergo”.Il parroco mi disse di suonare qualcosa all’ingresso e io ho suonato una toccata di Frescobaldi ,ma il. Viceparroco che guidava i canti,entrando,ha continuato imperterrito cantare “il tuo popolo in cammino”……mentre io suonavo Frescobaldi…e io dopo la funzione glie ne ho dette…..

  • Marco ha detto:

    Apprezzo molto chi tenta di salvare il salvabile della c.d. “Messa di Paolo VI”. Da oltre un decennio ho avuto la Grazia di ritrovare la Messa di Sempre o “Tridentina”e ho imparato ad apprezzarne la profondità spirituale assistendo alla forma letta un una cappella di oratorio, insieme a pochi giovani. Poi si aggiunge naturalmente tutto il resto, dalla musica liturgica all’apostolato, perfino alla carità vissuta più con l’anima che col sentimento, e l’apprezzare anche il rito bizantino. Sono forme liturgiche insegnate ai Santi dalla contemplazione del Rito Celeste. Altro che “frutto della terra e del nostro lavoro”!

  • Mara ha detto:

    I canti durante la liturgia sono importantissimi. Nella maggior parte delle chiese italiane c’è una sciatteria che fa spavento, non solo perché tanti presbiteri, incomprensibilmente, non danno importanza al tema, ma anche perché non hanno studiato musica, cosa sbagliatissima per una persona consacrata, in quanto deve essere lei la prima a indirizzare e qualificare la celebrazione liturgica in modo da conferirle dignità e, in virtù di tale dignità, renderla capace di dare gloria a Dio. Se si ascoltano brani di Monsignor Marco Frisina ben eseguiti e suonati con l’organo anziché con la chitarra, ci si sente maggiormente vicini all’Altissimo e gli si danno gli onori che Gli spettano. E potremmo anche menzionare repertori appartenenti al Rinnovamento nello Spirito (non al completo), Pierangelo Comi, Padre Buttazzo, ecc. Niente chitarre, niente tamburi, niente battimani, solo sacralità con organo ed esecuzioni ben curate. Non è difficile, è solo questione di volontà. Provare per credere…

  • cristiano ha detto:

    Articolo molti interessante.

    Emargino quanto di seguito che credo sintetizzi bene la questione: “Se non si capisce che la musica sacra non è un’aggiunta alla liturgia ma parte integrante, non si è nemmeno cominciata a capire la musica sacra”

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