Interesse Nazionale e Azione di Governo. Piero Laporta.

4 Maggio 2023 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione la prima parte di uno studio che sta compiendo sulla politica del Paese e i suoi principi ispiratori. Buona lettura e condivisione.

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Vorrei sottoporre ai lettori di Stilum Curiae una serie di riflessioni su principi che potrebbero apparire elementari, non di meno smarritisi nella accozzaglia del vociare corrente, dando per scontato concetti invece niente affatto chiari tanto alla gente comune come pure ai politici.

Oggi sarebbe importante rispondere a una domanda: «Qual è la strategia più opportuna per l’Italia?» Oppure, mentre i dubbi incalzano: «Che cosa fare?» Sarebbero domande sensate nel costrittivo scenario internazionale. L’incertezza politica è tuttavia ingravescente dal 1978, senza distinzione fra i governi, succedutisi a vulnerare l’interesse nazionale a vantaggio di altri Stati e, quel che è peggio, a vantaggio di privati: gruppi finanziari, industriali, organizzazioni non governative ecc. sono unite dal comune interesse ad approfittare della fragilità degli Stati nazionali per i propri scopi.

Mentre ci inoltriamo in questa indagine, è indispensabile che le parole siano ben definite, allo scopo di essere rigorosi.

L’Interesse Nazionale-IN

Che cos’è l’Interesse Nazionale? Secondo l’Enciclopedia Treccani[1]:

«L’interesse nazionale è ciò che uno Stato non può evitare di perseguire senza creare un danno alla collettività. Spetta ai governi definirne il contenuto. Questi sono responsabili del loro operato di fronte ai Parlamenti e, in ultima analisi, ai cittadini. La definizione in negativo di interesse nazionale si presenta come quella in assoluto più ampia. Consente di ricomprendervi una gamma illimitata di azioni e inazioni delle Autorità di governo, definita solo in base alla loro dannosità rispetto alla condizione preesistente. Una definizione in positivo presuppone, invece, delle scelte a monte che portano a restringerne l’ambito, escludendo a priori talune determinazioni governative rispetto ad altre a seconda dei criteri di valutazione assunti. […] Tra i fattori immodificabili e costanti nel tempo sono la collocazione geografica di un Paese, la sua storia, la cultura e la tradizione nazionale, la sua articolazione territoriale, le etnie che lo popolano, i livelli diversificati di sviluppo sociale ed economico. Essi coesistono e interagiscono con una pluralità di fattori contingenti, rappresentati da minacce e opportunità. Le minacce mutano nel tempo. A quelle tradizionali, di tipo prevalentemente fisico, politico-militare, si aggiungono – ormai preponderanti – le sfide nuove, dal terrorismo jihadista, ai flussi migratori, alle minacce cibernetiche, ai tentativi di interferenza esterna, a quelle che riguardano il patrimonio economico, industriale, finanziario, tecnologico.»

Treccani, al vertice della cultura nazionale, ignora che cosa sia l’IN. Treccani non dà infatti una definizione, peggio, parte da una tautologia «L’interesse nazionale è ciò che uno Stato non può evitare di perseguire senza creare un danno alla collettività», per poi sbrodolare in uno svarione, includendo fra “i fattori immodificabili e costanti nel tempo” dell’IN, elementi invece cangianti – come tutti possono osservare persino dalle cronache quotidiane – perché soggetti al mutare dei rapporti di forze, sia fra gli Stati, come pure fra questi ed entità non statali e transnazionali.

Basti osservare come siano mutevoli, anziché cristallizzati “la collocazione geografica d’un Paese, la storia, la cultura e la tradizione nazionale, la sua articolazione territoriale, le etnie che lo popolano, i livelli diversificati di sviluppo sociale ed economico”.

Sì, persino la “collocazione geografica” è mutevole, a dispetto della geografia, perché un paese si colloca a margine dei limitrofi attraverso la complessità degli interscambi, dell’estensione delle acque territoriali, del rispetto dei suoi confini marittimi e terrestri, cioè attraverso una rete di relazioni il cui punto di equilibrio è nei reciproci rapporti di forze. Per intenderci, la Finlandia, avendo aderito alla NATO, oggi è separata dalla Russia non solo dal confine geografico.

L’IN, a dispetto della dotta Treccani, è un dato molto concreto. L’IN è costituito da tre sicurezze concernenti i cittadini d’uno Stato: sicurezza sociale, sicurezza economica, sicurezza personale. Sono sicurezze interconnesse; esse danno legittimità allo Stato e ai suoi organismi. Se lo Stato non garantisce ai cittadini tali sicurezze, l’istinto di sopravvivenza induce i cittadini a cercare differenti forme statali. La secessione va quindi a costituire un nuovo Stato; la criminalità organizzata costituisce un anti Stato nell’insufficiente Stato.

Possiamo quindi dare la definizione: «L’Interesse Nazionale è costituito da tutte le risorse – materiali e immateriali – concorrenti alla sicurezza sociale, alla sicurezza economica, alla sicurezza personale.»

L’equilibrata gestione di tali risorse garantisce allo Stato il consenso, cioè la partecipata contribuzione dei cittadini alla realizzazione delle tre sicurezze. In altri termini, la contribuzione tributaria e il comportamento civico d’ogni cittadino manifestano il consenso. La fesa dell’IN ha quindi un duplice scopo verso i cittadini: 1) assicurare loro le tre sicurezze fondamentali, 2) per ottenere il loro consenso.

L’Azione di Governo – AdG

L’AdG è la gestione dell’IN. Le regole dell’AdG sono scritte nella Costituzione, il cui contenuto è costrittivo sia per i cittadini sia per gli altri Stati coi quali si entra in relazione. Se così non fosse lo Stato si smembrerebbe, in parte regionalizzandosi in parte consegnandosi a interessi allogeni ovvero alla criminalità organizzata. Interessi allogeni e criminalità organizzata sono quindi contigui e persino sovrapponibili.

Il Parlamento non è un organismo strettamente necessario per l’AdG. Sia le AdG autocefale, sia quelle semidemocratiche, come pure le sedicenti democratiche sviluppano AdG in grado di marginalizzare il Parlamento.

La genuflessione parlamentare all’AdG è più chiara in Italia, grazie al Covid-19; sarebbe tuttavia facile dimostrare che è un dato di fatto a partire da giugno 1981, quando privatizzarono[2] la Banca d’Italia, aggirando ogni mandato parlamentare. La partecipazione di forze italiane ai bombardamenti di Belgrado nel 1998[3] e della Libia nel 2012 avvennero senza mandato parlamentare e sono tuttora crimini perseguibili.

D’altronde i Paesi guida delle Nazioni Unite – Russia, Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna -hanno istituzionalizzato la subordinazione parlamentare, come pure l’Unione Europea, la cui “Commissione”, priva di stigma democratico, prevale sul Parlamento europeo. Con così poca democrazia, esportandola come negli ultimi venti anni, non ne rimane nulla per l’Europa.

In conclusione la Politica – le relazioni fra cittadini, organizzazioni, partiti e istituzioni – è oggi peggio che militarizzata. Le relazioni autoritarie in una caserma sono soggette a norme scritte. La Politica è oggi priva di dialettica, improntata a garantire a soggetti a-costituzionali e anti costituzionali un predominio abusivo, autoritario, costituendo una neo aristocrazia – neppure giustificata dal diritto divino, come in passato – nefasta e ostile all’IN, per comprometterlo a proprio vantaggio.

Demonizzato lo Stato-nazione, rilevanti porzioni della comunità internazionale dimostrano l’impossibilità di tenere in vita aggregazioni regionali oppure imperi, come l’Unione Europea e gli Stati Uniti, perseguendo quindi un cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, NOM, allo scopo di preservare alla neo aristocrazia i privilegi ottenuti rubando nelle casse degli Stati nazionali.

Puntato l’obiettivo sullo Stato italiano, esso si sfarina mentre le formazioni multinazionali cui ha consegnato la propria sovranità – NATO, UE, NU – non garantiscono, semmai compromettono l’IN, in attesa del NOM.

Strategia

La mutazione da Stato nazionale a particella d’una formazione multinazionale è definita “strategica” da molti autorevoli autori. Ma che cos’è “strategia”? È certamente una delle parole più abusate nel lessico politico, calcistico, medico, economico…

Nessuno ha definito sinora che cosa sia strategia. Cerchiamo di giungere a una definizione operativa, attraverso i modi in cui la “strategia” si manifesta. Per il momento diamole un significato intuitivo. Essa, come fosse una donna velata, siamo certi che esista, non sappiamo come sia. Togliamole quindi il velo, definendo che cosa effettivamente sia la strategia.

Un essere inanimato può fare strategia? Un sasso, un legno, un cadavere… possono essere soggetti d’una strategia? Di certo non possono compiere alcuna azione perché incapaci di adattare l’equilibrio interno-esterno. Il “sommovimento interiore”, come lo definiva Popper, l’attività e la ricerca continua d’un equilibrio interno-esterno sono essenziali alla vita, caratterizzandola la informano al destino essenziale: scegliere, quindi decidere e, attraverso le capacità di decidere-scegliere, momento dopo momento, affermare la propria esistenza. Non tutti però la pensano così.

“Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, al contrario, è il loro essere sociale che determina la loro coscienza”

Secondo questo celebre brano di Karl Marx, un essere, sia pure pienamente consapevole, non esiste se non si pone in relazione coi simili, solo questo gli conferisce la misura di quello che egli è. Non è l’uomo che sceglie e decide, ma solo il “soggetto sociale”. Questa riduzione a ingranaggio non è solo marxista.

Le relazioni industriali, l’economia, la sociologia, la scienza politica e l’arte militare fanno riferimento a macro aggregazioni piuttosto che al “soggetto uomo”. In apparenza l’individualità, anche la più intima, inclusa quella sessuale, è salvaguardata se si appartiene a un forte aggregato sociale.

Si dimentica così che la dignità individuale è una conquista cristiana. Questa verità soccombe davanti all’esperienza quotidiana, quando l’aggregato di appartenenza, se è sufficientemente forte, consente e legittima comportamenti anche criminali, perseguiti severamente fino a poco tempo fa. La legittimazione è un atto autoritario, attraverso una semplice distorsione del linguaggio.

Oggi, sotto l’ombrello “utero in affitto” è possibile comperare bambini, del tutto legalmente come un tempo accadde al notabilato schiavista.

Oggi, “in nome della scienza”, è possibile imporre sperimentazioni di medicine e terapie forzate, come avveniva nei campi di sterminio nazisti.

Col trascorrere delle ore si percepisce un ingravescente furto di libertà, il cui peso intuiamo sia strategico. Nella prossima puntata vedremo perché è effettivamente “strategico” e che cosa questo comporti. (1- Continua)

[1] https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Interesse_nazionale.html

[2] https://bit.ly/3GEUC0e

[3] Aprile 1988. Belgrado fu colpita con bombe incendiarie, causando 16 morti.

Gen. D.g.(ris.) Piero Laporta

www.pierolaporta.it

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3 commenti

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Dobbiamo muoverci… E in molti si stanno muovendo… Perché l’umanità non è morta, ma dorme. Questo è ciò che direbbe Gesù…

  • Roberto ha detto:

    Sempre interessato a leggere il nostro Generale.
    Fa piacere constare che nelle nostre istituzioni ( non va mai in pensione un semplice Carabiniere figuriamoci un Generale) ci sia ancora chi usa la testa e la tiene attaccata al “collo” della realtà.
    Giro molto su internet e Le farò avere quel poco che riesco a mettere insieme.
    Ultimamente tra terrapiattisti ed ossa di dinosauro che, in realtà, sono le ossa del Golden retriever della sig.a Pina sono un po’ sconcertato. Ma, di sicuro, è colpa mia che non sono abbastanza “a la page”

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Mettendo da parte l’attenzione sui comportamenti di Papa Francesco, dopo l’incredibile presa di posizione su aborto, eccetera, a Budapest, STILUM CURIAE ha giustamente messo l’attenzione sul “fascismo sotto traccia” (tanto per dare una connotazione comprensibile a noi Italiani), che ormai ci sta condizionando politicamente e socialmente, costringendoci ad una scelta guerresca a favore dell’Ucraina neonazista, che a maggioranza noi Italiani non vogliamo, più altre amenità imposte dal Nuovo Ordine Mondiale.
    Giustamente si ricorda il destino individuale che il Cristianesimo ha imposto (tradendolo continuamente nei secoli di dominio). Ma il singolo, se non si aggrega, rischia la sua incolumità, fino alla vita. Quindi, per resistere, ci si deve aggregare. Magari in movimenti cattolici e costituzionali, i quali, pur non vincendo, almeno si pongono come opposizione urlante e come prospettiva al resto dei cattolici privi ormai di un dato stabile politico ideologico.
    Infatti, a cosa servono le trasmissioni televisive (come “Byoblu”) e i fogli, (come “La Verità”), i quali denunciano, denunciano, denunciano, denunciano i misfatti del Potere dominante mondiale attraverso i suoi accoliti (tipo Governo Meloni), ma poi non danno il “dato stabile” elettorale su cui convergere tutte le attenzioni, per essere almeno rappresentati nei Comuni, nelle Regioni, soprattutto in Parlamento e in Europa? Alle prossime Europee chi dovrò votare?…
    Per intanto, le denunce motivate e provate – ascoltate nei vari programmi – altro non fanno che mandare su “collera” e magari su “odio” chi è già contro questo fascismo strisciante. Ma se poi non si indica dove aggregarci “politicamente” per poterci difendere almeno nel territorio nazionale e nel Parlamento nazionale, va a finire che gli ascoltatori e i simpatizzanti vanno giù di tono, vanno su “paura e afflizione” e alla fine in parte vanno su “apatia”, smettendo quindi di vedere (e finanziare) “Byoblu” e di leggere giornalmente “La Verità”.
    Capisco che nelle prospettive politiche dei NO-vax, dei NO-green pass, dei NO-war esiste confusione. Capisco che si temono le reazioni della banda di personalità asociali e di anti-sopravvivenza che stanno stabilendo il nostro futuro. Ma alla nostra azione deve essere messa in conto la reazione, come come mettevano in conto i nostri della Resistenza le reazioni dei nazi-fascisti. Però non si può rimanere fermi… Gli uomini ce li abbiamo e sono pure capaci della loro formazione e nel loro sentire. Manca solo, per ora, la volontà politica di aggregarsi in un’unica forza per una eventuale Seconda Resistenza.
    Sono curioso di leggere ancora il Generale Piero Laporta. E magari avere una sua “luce” sulle mie opinioni. Grazie.

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