I Grilli nel Piatto in Salsa Vaticana. Vincenzo Fedele.

8 Febbraio 2023 Pubblicato da 4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, che cosa unisce le assurde norme dell’UERSS sugli insetti nei cibi e la messa vetus ordo,la messa di tanti santi? Ce lo spiega Vincenzo Fedele, con questo ironico articolo di cui lo ringraziamo di cuore. Buona lettura, meditazione, e condivisione…

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I grilli nel piatto in salsa vaticana 

Le delizie della campagna sono infine arrivate sulle nostre tavole e dentro i nostri piatti. Grilli e cavallette, vermiciattoli e scarafaggi sono stati finalmente sdoganati e potranno allietarci mentre ingurgitiamo le loro proteine.

Basta girare sul web ed ammirare succulenti piatti di maccheroni da cui spuntano le vispe antennine di insetti non meglio identificati. Pizze guarnite con simpatici animaletti che i pomodorini li distruggevano direttamente dalla pianta, invece di affiancarli in una esplosione di novità culinar-progressista. I vermicelli non sono più gli spaghetti un pò ruvidi e corposi per tenere meglio il sughetto, sono direttamente il frutto della terra che ha smesso di strisciare per corroborare i nostri occhi, prima che il nostro palato. Molti propongono, oltre alle delizie nostrane, anche le specialità esotiche importate.

Spero di non disilludere molti affermando che, almeno per questa nostra  generazione, i succulenti patti a cui sto accennando, non li vedremo nei nostri ristoranti, ma saranno limitati ai fotomontaggi per deliziare gli occhi nelle esagerazioni informatiche, o per indignarsi con questi puntelli per i timori culinari.

Ho visto anche io, in mercati rionali di località lontane, montagnole di cavallette fritte, o cotte con altri metodi su cui non ho indagato, e ragazzotti che andavano a comprarne dei cartocci da sgranocchiare passeggiando. Il nugolo di mosche che rendeva la montagnola di un grigio uniforme si alzava all’avvicinarsi dell’improbabile cuoco, scoprendo una fantasia di colori più o meno vivaci per deliziare anche gli occhi degli acquirenti divoratori. Dopo che la nuvola di mosche si era alzata il venditore riempiva i cartocci o i vassoietti e, subito dopo, le mosche tornavano a posarsi sulla montagnola per non infastidire i passanti.

Ecco, queste scene da noi non le vedremo ancora. Almeno non a breve.

Larve, cavallette, grilli e vermicelli entreranno a far parte direttamente dell’impasto e non delle guarnizioni aggiuntive. La delizia non sarà la ciliegina sulla torta, sarà la torta stessa.

Quello che serve sono le proteine di sostentamento che, a quanto dicono, mancano dopo che si è distrutta l’agricoltura.

Dopo che si è limitata la coltivazione dei campi, dopo che ci hanno fatto credere che il 99 % del grano mondiale arriva dall’Ucraina, dopo che con le quote latte hanno distrutto i nostri allevamenti multando chi pretendeva anche di mungere le mucche, le proteine occorre pure trovarle da qualche parte.

Gli insettini e gli insettoni, perciò, saranno ben triturati e sostituiranno le farine nostrane che, a causa di Putin, non possono più arrivare dalle fertili ed ubertose pianure ucraine. Se il 99 % manca, l’uno per cento residuo deve essere additivato con qualcosa: nuove farine per un nuovo mondo più prospero ed inclusivo.

I simpatici animaletti, quindi, entrano nei piatti dalla porta principale, come materia prima di base, non come guarnizione decorativa. Gli occhi, certamente, ne soffriranno, la il gusto ne godrà a dismisura.

Qualcuno pensa di valorizzare l’etichettatura dato che la libera scelta si addice molto ad un popolo libero, quale noi siamo.

Sono già andate alle stelle le vendite di lenti d’ingrandimento e vedo tantissimi girare tra le corsie dei supermercati utilizzandole, ma ho avuto l’impressione che si guardi attenti all’etichetta del prezzo e la scelta cade spesso su quella che riporta un centesimo in meno dell’altra. Come “la moneta cattiva scaccia quella buona”, a lungo andare il cibo cattivo scaccerà quello genuino e le nostre eccellenze saranno un ricordo per pochi intimi. Penso, inoltre, che non si tenga conto della fantasia dei comunicatori.

Come per l’olio extravergine d’oliva, venduto come proveniente da molitura di olive nostrane, dove su molte etichette si può ammirare la dicitura che proviene da olive “della comunità europea”. Ultimamente si nota la modifica in “provenienti  principalmente dalla comunità europea” senza indicare percentuali, o facendo riferimenti a “convenzioni della comunità europea”, visto che alcuni paesi, tra cui la nostra Italia, ha fatto accordi con la Tunisia ed altri Paesi africani per equiparare i loro prodotti a quelli nostrani e permetterne l’importazione. Aiutarli “a casa loro”, come suol dirsi, è cosa buona e giusta, ma non dovrebbe essere fatto a scapito della chiarezza. Ma questo è solo un esempio. 

Ritornando ai nostri amati vermiciattoli ci sono già esotiche diciture che occultano la reale provenienza delle farine sotto improbabili pseudonimi che solo novelli Sherlock Holmes potrebbero far risalire alle cavallette. 

La cultura, inoltre, aiuta molto anche in questo. Riportare il nome scientifico, latino, delle specie utilizzate, oltre ad una presa d’atto dello stato di fatto, è, allo stato attuale, una presa per i fondelli. Se il latinorum aiutava già nelle memorie manzoniane, figuriamoci se tradisce adesso. 

I grilli verranno presentati come “Acheta domesticus” mentre il patronimico del verme giallo della farina è “Tenebrio Molitor”. La larva del verme della farina è identificata come “Alphatobius diaperinus”. Ma queste cose, come si sà, sono note a tutte le massaie, quindi non ci sarà da preoccuparsi.

A proposito del latinorum, mi è venuto in mente, ma tu guarda i percorsi tortuosi della mente, alla comunità San Pio X che non ha mai voluto firmare il protocollo d’intesa con la Santa Sede per dirimere le controversie liturgiche, neanche con Benedetto XVI che pure aveva aperto all’utilizzo della “messa di sempre”.

Se manca la chiarezza meglio astenersi, perchè è indubbio che chi viene dopo interpreta quanto scritto prima a proprio uso e consumo. Non avendo firmato neanche per accettare la “prelatura” particolare sotto l’egida del Papa (figuriamoci), potranno continuare ad elargire cibo genuino alla mensa eucaristica. Anche il prossimo giro di vite del Vaticano che, a quanto si dice, arriverà ad aprile, non li toccherà.

Se la soluzione è chiara non occorrono giri di parole che, invece, sono indispensabili se si opera in zone grigie e opache. Se i principi sono “non negoziabili” non ci si deve neanche sedere al tavolo delle trattative. Se sono “non negoziabili” ciò implica, appunto, che non si deve neanche negoziare.

Loro, almeno, si sono limitati a non sottoscrivere.

E’ quello che avrebbero dovuto fare i rappresentanti italiani in Europa, insieme agli altri europei dotati di un minimo di comprendonio, quando si è iniziato a discutere di cibi alternativi. Accettare la discussione porta sempre, alla fine, a dover cedere a compromessi che risulteranno comunque ambigui e lacunosi.

Consentiranno deroghe, forse minime, ma che si trasformano poi in norma accettata. Forellini per il passaggio di un ago che poi si trasformano in autostrade e che faranno crollare la diga ritenuta solida. Che la diga sia Santa Romana Chiesa o le nostre eccellenze gastronomiche, il campo è diverso, ma il ragionamento è identico.

Stiamo accettando segnali di allerta, in negativo, sulla dieta mediterranea con il convincimento che è talmente palese che sia la migliore che qualunque cosa si dica in merito non avrà importanza. Si accetta di discutere sulle proteine della carne o sugli effetti salutari di un buon bicchiere di vino, per poi scoprire che i grilli sono accettati ed il vino e la carne sono già guardati con sospetto sulla base di falsità ripetute all’infinito. Intanto anche i nostri formaggi vengono combattuti nel silenzio assordante delle legislazioni bislacche. Il Castelmagno, uno delle eccellenze mondiali e non solo nazionali, non è riconosciuto perchè la muffa, millenaria, che lo fa stagionare non è catalogabile perchè non riproducibile in laboratorio. I vermi sono accettati, ma se abitano nel Casu Marzu, il famoso formaggio sardo con i bachi dentro, allora sono fuori legge.

Ritornando al latinorum occorre constatare che queste ambiguità sono, in fondo, mutuate dal modernismo della chiesa di oggi. Non è un volo pindarico paragonare le ambiguità del Concilio Vaticano II a quelle propinate da Bruxelles sui cibi. Minime fessure liberatorie che si traformano in porti di mare fuori controllo.

Dove c’è ambiguità c’è il maligno e questo dovrebbe essere già sufficiente per rifiutare tutto in blocco. Ex ante.

Probabilmente è inutile che Confagricoltura faccia, adesso, le campagne per sostenere il cibo italiano e la dieta mediterranea, così come sembra inutile che si facciano le battaglie per contrastare Traditionis Costodes, dopo che si è lasciato campo libero al modernismo sfrenato. Occorreva muoversi prima.

Ma le battaglie non sono mai inutili, anche se la sconfitta sembra, nel breve termine, la conclusione più probabile. Occorre attuare i principi contro-rivoluzionari. Non basta resistere, occorre contrattaccare. In tutti i campi.

Vincenzo Fedele

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4 commenti

  • Milly ha detto:

    Sembra invece che tutti questi insetti abbiano sostanze assai pericolose per la salute degli umani!
    Beh, se lor signori vogliono ridurre la popolazione umana dopo il virus, il v..no, perché non usare pure gli insetti?!!

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    sì, ottimo, sottoscrivo

  • Nicòla ha detto:

    Quello che mi sorprende è il fatto che gli stessi enti e le stesse persone che qualche anno fa hanno fatto (giustamente) delle battaglie contro gli OGM,oggi sembrano tacere o peggio.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Ma carissimo Vincenzo Fedele, suvvia, non pensa anche lei che tutta questa smania di farci mangiare insetti sia indicativa di quanto in poco conto si sia tenuta l’enciclica ecologica “Laudato sì” in cui si eran pur prese le parti di piccoli insetti, vermi e quant’altro?
    I cattolici, stiamone certi, godranno di ogni comprensione se rifiuteranno la malcelata coercizione all’entomofagia…😜

    Considerazione numero 2: sempre carissimo Vincenzo Fedele, ricorda lei chi è Renfield? Noo?! Ma il quasi famiglio zoofago di Dracula!!! E che scorpacciate di insetti non faceva! Lo ricordo bene… Certo che però non beveva il latte di scarafaggio che invece proporrano a noi al posto del latte di mucca o del vino delle nostre vigne!!! Ma il forte sospetto resta, che ci vogliano tutti dei Renfield, o no?? 😵‍💫🤮

    Per oggi ho finito di dire sciocchezze – sento già un poco di pentimento ma…poco poco 🤪- eppure sentivo l’impellente bisogno di sdrammatizzare la follia che ci piomba addosso, ognor di più, con qualche parola leggera, un pelino fuori dal mio seminato.

    Un fraterno abbraccio a tutti e buona prosecuzione di giornata!

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