Viaggio in un Paese Sconosciuto, da Stranieri, in Ricordo del Padre.

30 Dicembre 2022 Pubblicato da Lascia il tuo commento

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sono imbattuto, navigando su Internet, in questo scritto, che, ringraziando gli autori che non conosco, vorrei offrire alla vostra attenzione. Buona lettura.

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Da quando papà è morto, ogni anno io e mio fratello il 13 dicembre partiamo con la macchina e andiamo in un paese che non conosciamo, nel quale ci sentiamo due stranieri.

Perché papà aveva solo 14 anni quando prese il treno, il 13 dicembre 1945, ed arrivò in un paese straniero in cerca di una vita migliore.

Mangiamo solo pane, olio e sale, perché papà poteva permettersi soltanto quello.

A 15 anni si ritrovò a vivere in una piccola baracca di lamiere con degli sconosciuti, perché non poteva permettersi una casa. Era sceso dal treno là dove gli avevano detto che c’era lavoro, e a 14 anni divenne muratore.

Ma aveva iniziato a lavorare a 5 anni, quando accompagnava la madre Maria giù per la collina e poi su per la montagna, a raccogliere la legna per riportarla in paese e venderla in cambio di cibo. All’epoca non pagavano con i soldi.

Mia nonna era stata una donna veneta molto ricca, ma poi era stata fatta prigioniera dagli austriaci e le avevano tolto tutto. Innamoratasi di un lucano, era scesa a vivere in Basilicata. Unico ricordo, un libretto della messa con un bottone d’oro “a forma di fagiuolo”, che dovette vendere per sfamare i figli. Non l’ho mai conosciuta, ma quando papà ne parlava gli brillavano gli occhi.

Allora aveva un solo vestito per l’estate e per l’inverno. Mi raccontava che a 5 anni nella montagna c’era la neve e ogni tanto dovevano fermarsi e il mio piccolo papà prendeva gli zoccoli della madre e li sbatteva tra loro per rimuovere la neve che le ghiacciava le dita, prima di riprendere il cammino.

Una volta all’anno io e mio fratello vogliamo ricordarci di quando la nostra famiglia non aveva niente, ed era straniera in terra straniera.

Così cerchiamo una chiesetta di paese, o un fiumiciattolo, o un cantiere abbandonato, ci sediamo su una panchina, o su un tronco di legno, e prepariamo le nostre fette di pane con l’olio e il sale.

Anche se oggi abbiamo di che mangiare e un tetto che ci protegge, mai dimenticheremo cosa significa avere la fame vera, mai ci monteremo la testa. Ci ricorderemo sempre dell’importanza del sacrificio e del nostro amatissimo padre, Amedeo Pesce (1931-2005).

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