Porfiri: il Mega Dogma è la Mitologia del Concilio. Guai se lo Tocchi…

2 Agosto 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il M° Aurelio Porfiri ci offre in questo articolo una disamina lucida e impietosa di come il Politically Correct ecclesiastico possa essere disastroso. Non che non ce ne fossimo accorti, ahimè, ma Porfiri lo conferma con sincerità e autorevolezza. Buona lettura.

§§§

L’accoglienza di maniera

 

In questi ultimi tenpi, in cui il mondo del tradizionalismo cattolico è in fermento per via del Motu Proprio Traditionis Custodes, mi è venuto in mente un episodio di alcuni decenni fa che mi riguarda. Ero un adolescente e frequentavo la parrocchia. Credo che in quel tempo ero stato richiesto di dare lezioni di musica ai novizi carmelitani del convento di Santa Maria della Scala. Ora, per qualche motivo che non ricordo, mi fu detto che nello stesso convento in quel periodo erano ospitati alcuni sacerdoti che erano appena usciti dalla Fraternità di san Pio X per ritornare in comunione con Roma. Dovevamo essere attorno alla metà degli anni ‘80, mi sembra che il motu proprio Ecclesia Dei (1988) non era stato ancora promulgato.

Per me che ero cresciuto in parrocchia, tenuto completamente all’oscuro della tradizione della Chiesa, questi sacerdoti erano un mistero che però mi affascinava, grazie alla musica e al mio amore che in quel tempo si rafforzava per il canto gregoriano. Ho voluto conoscerne uno, ricordo si chiamava padre Franz e chiesi al mio parroco di poterlo portare in parrocchia per farlo parlare anche con i miei amici. Ricordo che ero affascinato di quello che diceva, sentivo che c’era un senso dell’identità cattolica molto forte. Poi, forse, dopo vari percorsi, quella esperienza adolescenziale mi ha portato ad amare la Tradizione cattolica nella sua grandezza e luminosità.

Ma tornando a quell’esperienza, ricordo che questi sacerdoti erano visti, specie dagli altri sacerdoti, come “strani animali”. Eppure quelli erano tempi in cui la parola d’ordine era “ecumenismo”, quindi il rapporto con coloro al di fuori della comunità ecclesiale ufficiale, era visto come qualcosa cool: se ti accompagnavi ad un ebreo facevi commuovere il parroco, se affermavi che non avevi nulla contro i protestanti, anzi molti tuoi amici lo erano ti facevano gli applausi a scena aperta, se pregavi al modo buddista eri comunque in ricerca e quindi sulla strada giusta…ma se ti beccavano con un sacerdote tradizionalista, ti guardavano come se si stessero strozzando con una fetta di prosciutto.

Eppure tutte quelle religioni oggetto di fervido ecumenismo a cui si aprivano porte e portoni negavano tutto quello a cui noi dobbiamo credere, i dogmi di fede erano eliminati uno ad uno. Questi sacerdoti tradizionalisti volevano solo essere cattolici, perché se pure vivevano una situazione irregolare non si applicava anche a loro una certa forma di accoglienza così presente nell’ecumenismo? In realtà, come aveva detto il Card. Cassidy nel 1994, i membri della fraternità san Pio X erano nella Chiesa, anche se gli veniva richiesta una riconciliazione. Allora perché tanto odio?

Ho capito poi, dopo anni di peregrinazioni (che mi sono state molto utili per avere una visione panoramica della realtà) che per molti nella Chiesa il problema non è quello che pensi di Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore, dei Sacramenti, della Vita Eterna e via dicendo.

Importante è che non si metta in discussione il mega dogma: il Concilio. E non dico il Concilio Vaticano II inteso come uno dei Concili della Chiesa, ma la sua mitologia che sovrasta la vita ecclesiale e la cui adesione ti dona il green pass per la vita esterna, nel senso di poter essere cattolico senza doversi nascondere o doversi continuamente giustificare, come capita a molti tradizionalisti. Se oggi sant’Agostino fosse vivo, gli sarebbe imposto di mutare il suo ama et fac quod vis in “ama il Concilio e fa quello che vuoi, il resto non ci interessa”. Un sacerdote teologo che è molto ascoltato in alto loco, mi ha detto che “il Concilio” è l’evento più importante della storia della Chiesa. E la Pentecoste? La controriforma? Insomma, anche nel recente Motu Proprio il problema era sempre lì, in quanto dimostri di amare la mitologia del Concilio, perché poi se gli rinfacci la Sacrosanctum Concilium e quello che veramente dice sulla Messa ti dicono che sei chiuso alla voce dello spirito.

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13 commenti

  • Rosa Rita La Marca ha detto:

    Stavo cercando danze e musiche brasiliane che… mi piacciono così tanto che me le sto ascoltando a palla da due ore.
    Oddio!!! Persone solari che sorridono felici!!
    Non ne vedevo così da quando mi sono dedicata ai video educativi dei moralisti repressi che stanno lì a frugare nella vita altrui per vedere dove possono colpire.
    Siamo tutti tradizionalisti col modernismo degli altri.
    Per questo se conosci i progressisti, comprendi le remore contro i tradizionalisti. Se ascolti i tradizionalisti comprendi perchè non seguire i progressisti.
    Io sono cattolica. Lo riscrivo. Smettiamola di creare sette interne di fanatici.

  • wisteria ha detto:

    Ho seguito una Messa in latino sabato e una NO il giorno seguente, con particolare sconcerto ho potuto paragonare : qui pridie quam pateretur…” al nuovissimo: “…consegnandosi volontariamente alla sua passione…”
    Quasi osceno.
    Poi due suore indiane hanno intonato il Padre nostro parimenti rinnovato…

  • Luciano Motz ha detto:

    Ma, è poi così sicuro che in quell’ambiente egemonizzato da eretici e apostati, il concilio Vaticano II, lo Spirito Santo abbia messo piede? E che in seguito abbia addirittura dettato la linea? Nella mia ignoranza, con quella poca comprensione di lettura biblica che possiedo, ritengo di no.
    Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione,
    se ne sta lontano dai discorsi insensati,
    e cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia. (Sap 1, 5)

  • EVELPIDE ha detto:

    “mi sembra che il motu… non era stato ancora promulgato”… Tu quoque, Aureli, fili mi! // Ma venendo al merito, mi pare che lei colga nel segno: il Vaticano II è diventato in un baleno IL Concilio, ipostatizzato, elevato a paradigma indiscutibile, atto di fondazione di un nuovo corso, che oggi più che mai dà l’impressione di essere una nuova Chiesa, contrapposta all’antica (cfr. l’ultimo intervento di Monsignor Viganò). Ogni perplessità, magari suffragata con espliciti richiami a documenti conciliari (p. es. alla Sacrosanctum Concilium), venne sin da subito ammutolita con l’arma segreta, lo Spiritodelconcilio, una sorta di fosgene capace di silenziare ogni forma di vita tradizionale nel raggio di parecchi chilometri (in genere il raggio che va dal vescovado all’estremo perimetro della diocesi). // Sin dall’inizio lo Spiritodeconcilio si è manifestato con una furia iconoclasta a dir poco spaventosa, travolgendo tutto ciò che incontrava, dalla musica agli altari, dai paramenti ai tabernacoli, dal latino alle balaustre… L’impressione che mi ha sempre trasmesso è quella di uno tsunami incubato a lungo, qualcosa che gran parte del clero ha vissuto come una sorta di rivolta e di liberazione. Rivolta contro che cosa? Liberazione da cosa? La violenza con cui tutto questo è avvenuto è la stessa che si riscontra nel motu proprio di Bergoglio, con la sua qualità di motus peristalticus, di reazione viscerale. Con delicata metafora potremmo dire che la cerebralità in cui si è espressa la costruzione ideologica postconciliare non è altro che un paio di mutande atte a coprire la vergogna di tale visceralità: oggi, con Francesco e i bergogliolatri, stiamo assistendo allo tristo spettacolo dello smutandamento, che specialmente tra preti e vescovi sembra godere di enorme gradimento (sarà un caso?).

    • alessio ha detto:

      Quando sento parlare dello
      spirito del concilio un
      brivido mi corre lungo
      la schiena .
      Sono sicuro che esso
      non sia altro che lo
      spirito maligno .

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Non c’è ascolto per chi è «chiuso alla voce dello spirito” – correttamente “s” minuscolo, M° Porfiri – e va … tacitato, in ogni modo!!! So bene che questa mia osservazione potrà suonare sibillina o criptica, ma preferisco non specificare per evitare provocazioni del tutto inconcludenti. Aggiungo solo che non smetto di leggere attentamente … costantemente, e conservo precisa memoria di quanto letto…

  • Davide Scarano ha detto:

    Durante l’Omelia della Messa di sabato ho ascoltato quanto segue (vado a braccio cercando di non perdere il senso): “il problema è che il catechismo insegna una serie di regole rigide, come i 10 comandamenti, bisogna andare oltre amare, farsi coinvolgere”. Poi ascolto la preghiera che viene detta prima della Comunione “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa” ed istintivamente la confronto con le parole della Messa vetus ordo “Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum” ed allora mi viene da pensare: cos’è più intenso e coinvolgente? Andare a mangiare insieme con una persona o essere una sola cosa con il cibo che mangiamo? Ecco: credo che osservare e riflettere aiuti a scoprire qual’è l’albero che porta molto frutto da quello che non ne porta che quindi, secondo la parabola evangelica, a suo tempo verrà sradicato.

    • Cornelio ha detto:

      Caro Davide, vede, il problema è che talune formule (quelle che lei cita ponendo un paragone con le formule della Messa di sempre) sono prodromiche alla negazione che nell’ Ostia ci sia Cristo. O che l’ostia sia Cristo. Ne è la conferma il pensiero sessantottino del prete sull’andare oltre le regole. Anzi che non ha concluso la messa con un gutturale “love, love, love”.
      Non c è più Mistero, non c’è più Passione (non quella che intende il suo parroco eh, inteso).
      Si tratta, secondo loro, di un mero banchetto (una mensa, appunto), che serve più a far incontrare le persone in spirito di condivisione che non a rendere presente Dio e la propria anima all’uomo (anzi, alla donna e all’uomo. Perché il neutro è preconciliare e lo declinano i bruti. Bisogna dire sia uomo che donna e sia sorelle che fratelli. E meno male che qualcuno non ha ancora proposto di appellare il Salvatore come “vero uomo e donna, e vero Dio).