Ritratto d’Interno di un Seminario Italiano degli Anni Ottanta. Testimonianza.

8 Maggio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico di Facebook – per cui una persona reale, riconoscibile e non un personaggio virtuale – mi ha inviato questa sua testimonianza. Si riferisce alla sua esperienza in seminario negli anni ’80; e da quello che ho sentito nel corso degli anni temo che la sua vicenda sia tutt’altro che isolata, anzi; non solo nei seminari diocesani, ma anche in quelli religiosi, e in particolare negli ordini una volta fiorenti e ora in via di sparizione, e perciò tutt’altro che selettivi nell’accoglienza. Buona, triste, lettura.

§§§

Quando leggo certe orribili notizie sul clero odierno non mi meraviglio più, oramai, perché mi sono ampiamente vaccinato già molto tempo fa, essendo entrato in un seminario dell’Italia del nord attorno alla metà degli anni ottanta.

Quando vi entrai ero molto idealista: pensavo ad una realtà di seminario, di prete e di Chiesa che già allora stava scomparendo. Se, da una parte, vedere la realtà mi ha fatto bene perché mi ha ricondotto con i piedi sulla terra, dall’altra mi ha fatto molto riflettere. Già allora mi ponevo la domanda: dove sta andando la Chiesa cattolica? Cito una breve storia per farle capire come raggiunsi rapidamente una sofferta consapevolezza che mi fece formulare quella domanda, ben prima di molti altri.

Al mio secondo anno di studi seminaristici, entrò un personaggio stravagante, proveniente dal Sud che chiameremo Enzo, un nome di fantasia. Ne fu dato l’annuncio dal rettore, in un giorno di ottobre, mentre tutti i seminaristi, me compreso, stavano finendo di pranzare in refettorio: “È arrivato Enzo. Ha fatto un lungo viaggio per arrivare fino a noi. Ora sta riposando nella sua camera. Mi raccomando, dategli il benvenuto ma non disturbatelo ora”. Un piccolo gruppo tra i più chiassosi chierici (ovviamente tutti vestiti in borghese, che la talare si metteva solo a carnevale!), capitanato dal più curioso tra loro, un giovane quasi calvo con occhiali a effetto fondo di bottiglia, appena finito il pranzo salirono velocemente al piano delle camere e, in men che non si dica, penetrarono nella camera di Enzo praticamente senza bussare. Ovviamente lo sorpresero a letto. Io ero dietro a loro, piuttosto infastidito di apparire indisponente.

Visto che la frittata era già stata combinata, con l’irruzione nella camera e il risveglio del nuovo seminarista, mi avanzai. Che vidi? Qualcosa di assolutamente strano che mi parve come dissonante, disarmonico e antiestetico: un grassone coperto da un lenzuolo dal quale s’intravvedevano delle gambette mingherline e corte. Enzo aveva un faccione largo, un volto che sembrava quello di un ubriaco, rosso, illuminato da un dolce sorriso ebete, dei capelli disordinati e lunghi. Come se non bastasse aveva un barbone completamente incolto che gli dava l’aria di un vero e proprio fauno. Le gambette piccole e striminzite lo rendevano grottesco poiché il resto del corpo era grosso e fin troppo nutrito. Per completare il quadro, tali gambette erano disposte con una morbidezza e vezzosità da apparire quelle di una ragazzina. Era la prima volta che vedevo qualcosa del genere ed ero esterrefatto. “Un fauno effeminato!”, mi suggerì una voce interiore, al che mi ritrassi in preda ad una sorta d’incredulità, sgomento e ripugnanza.

Non dico che in un seminario debbono necessariamente entrare i migliori tra gli uomini, ma qui era in ballo qualcosa che andava ben oltre la semplice estetica, come ognuno può ben capire. Allora mi era incomprensibile come si potesse accettare in un seminario un essere così strano. Il tutto mi inquietò perché lo vidi per ciò che era: strano, stravagante… anormale! Come ci era entrato e con quali raccomandazioni? A tutte queste domande ricevetti risposta molto lentamente, anche grazie all’osservazione del comportamento e delle scelte dei cosiddetti superiori. Al momento ero obbligato a digerire il mio sconvolgimento ma ci misi molti mesi, non senza essere talvolta sgridato poiché manifestavo troppo chiaramente l’idea di non accettare quel nuovo seminarista.

In realtà, la mia mancata accettazione nasceva dall’aver istintivamente capito che personaggi di quel genere non avrebbero dovuto trovare luogo in un seminario e chi mi sgridava rappresentava la mentalità dei tempi correnti per cui tutto va bene. D’altra parte lo stesso vescovo di allora lo affermava a chiare lettere: fare scelte inclusive, ad ogni costo! Forse lui stesso avrà avuto istruzioni a tal riguardo dall’alto, chissà!

Una delle sere seguenti, salendo dal pian terreno, mi recai al secondo piano dello stabile che ospitava le camere dei seminaristi e quindi la mia. All’ingresso di quell’ala, era disposta una cappellina assai squallida: sul pavimento era stata stesa una moquette con una deprimente tonalità di marrone; al centro, quale altare, era stato disposto un tavolinetto classico da salotto, coperto a mala pena da una tovaglietta bordata con un microscopico pizzo. Dietro, su una colonnetta di legno a tortiglione, era appoggiato qual tabernacolo uno scatolotto metallico postmoderno; a fianco di esso, “impiccato”, c’era un turibolo aperto dentro il quale era stato inserito un cerone acceso per fungere da lampada. Intorno a tutto il muro perimetrale di quella squallida stanzuccia c’erano semplici sedie da auditorium. Ovviamente quel posto era privo di inginocchiatoi o qualsivoglia immagine o statua devozionale. Enzo era lì, nell’oscurità, mentre versava lacrimoni con sonori singhiozzi che risuonavano lugubri per tutto il corridoio abissalmente lungo e semibuio fuori dalla cappella, corridoio che aveva, a destra e a sinistra, numerose camere in gran parte vuote per seminaristi.

“Che hai, posso fare qualcosa per te?”, gli chiesi, contrastando una certa naturale ritrosia nei suoi riguardi. “Nulla, non puoi fare nulla, oramai è tutto finito!”, mi rispose con un fare   melodrammatico. Sembrava che gli fosse morto chissà chi o avesse perso un’immensa cifra al gioco. Insistetti e ricevetti la medesima risposta ma ancor più lacerata dal pianto. A pelle, tutto ciò mi parse a dir poco stravagante ma di lì a qualche giorno ebbi modo di capire il motivo di tanta tristezza.

 

La risposta arrivò senza che mi scervellassi di capire, anche perché non c’era nulla da capire in un essere così stravagante e poco normale, come lentamente sarebbe apparso. I seminaristi erano soliti fare bisboccia per quaranta minuti dopo il pranzo quotidiano, in una saletta disposta sullo stesso piano dei dormitori detta “camera del caffè”. Quella camera, originalmente una stanzuccia da letto come tutte le altre, era stata fornita di un vecchio armadio da cucina, qualche fornello a gas e il solito lavandino di cui ogni camera su quel piano era normalmente fornita. Al suo centro c’era un tavolo con delle sedie da cucina. Dalla fine del pranzo, chi non dava qualche calcio al pallone, ossia la maggioranza, si ammassava in quel luogo dando corpo a chiassose adunanze, tra chicchere sporche, caffè sempre da fare e dense nubi di fumo nell’aria. A volte compariva pure qualche bottiglia di grappa o di Vodka ad alta gradazione.

Qualche giorno dopo i teatrali e solitari pianti di Enzo, i seminaristi, finito il pranzo, si ritrovarono nella stanza del caffè a fare le loro solite discussioni, in gran parte fatue, sullo stato della Chiesa, sul bisogno di ammodernarla, ossia secolarizzarla, sull’inutilità di perdere tempo a pregare mentre la gente nel terzo mondo soffre la fame e così via.

Per non annoiarsi ci entrò pure Enzo trovando, tra gli altri, un corpulento e butterato diacono permanente (che poi scoprii essere gay) e un seminarista con gusti sessuali pari ai suoi proveniente, come poi capii, dal battuage.

Ovviamente, ero ben lungi dall’aver capito questi personaggi, le loro propensioni e il loro mondo, ma ne dovetti prendere atto pian piano e con prudenza per non essere, io, il discriminato! Per giunta non ho mai amato compagnie chiassose e vacue. Così, preferivo lasciare i seminaristi tra loro a far bisboccia, per rientrare nella mia camera, di fronte alla stanza del caffè, poco più in là. Quel giorno, non avevo neppure posto la mano sulla maniglia della porta della mia camera che rimasi impietrito: l’aria fu lacerata da un urlo sopranile, meglio, uno strido selvaggio molto simile a quello del pavone (uccello bellissimo ma dal pessimo verso). L’urlo insistette due o tre volte lasciandomi di stucco e atterrito poiché il corridoio in cui stavo lo rimbombava mostruosamente. Veniva proprio da là, dalla sala del caffè. Immediatamente dopo, si spalancò la porta di quella stanza e ne uscirono, tenendosi la pancia dalle risate, il diacono butterato e il suo amico di gusti. Cos’era successo? Lo compresi poi: il diacono, per capire il nuovo arrivato, fece “piedino” a Enzo. Enzo realizzò fulmineamente che quell’ambiente, all’inizio a lui estraneo, aveva dei gay, si entusiasmò e proruppe in urla incontenibili di felicità. In questo modo poi compresi che pure Enzo apparteneva al novero di quei seminaristi gay che pian piano si palesavano, e divenne sempre più assurdo e sguaiato.

Fu così che le mie idealità di seminario iniziarono a frantumarsi. Nel periodo del suo seminario, Enzo fu molto chiacchierato per essere autore dei più stravaganti fatti. Tra i tanti ne menziono uno che contribuisce a mostrarne la personalità. Era consuetudine che, ciascun anno, i seminaristi facessero un ritiro spirituale predicato da qualche religioso. In quell’anno il ritiro si fece in un santuario regionale, circondato da un bel parco e recintato da un muro e una cancellata. Enzo oramai non celava più ciò che gli passava per la testa. Lo faceva sapere ad alcuni che lo diffondevano, tra risate e maligni commenti. Una delle sere del detto ritiro, fu assalito da un irresistibile desiderio sessuale. Non potendolo soddisfare in loco per ovvii motivi, pensò di fare una capatina notturna in città. Una malcapitata suora aveva appena chiuso i cancelli di cinta al santuario, essendo le nove di sera, e si trovò dinnanzi Enzo, sudaticcio e balbettante. “Suora, mi apra il cancello poco poco”, le disse trafelato, “perché devo uscire per fare una telefonata a mammuzza che non sta bbene!”. La suora lo guardò come avesse di fronte un pazzo e, ovviamente, non lo fece uscire. Quella volta Enzo fu scornato ma molte altre volte della sua permanenza seminaristica riuscì a farla franca.

A questo punto nascono domande più che legittime: i superiori che facevano? Si rendevano conto di quanto succedeva? All’inizio almeno in parte credo di sì. Dopo qualche anno sicuramente sapevano bene chi era Enzo. Tuttavia non davano l’aria di preoccuparsene molto. Preferivano lodare il cristianesimo ideologizzato dell’America latina e s’irritavano se c’era ancora qualcuno, come me, che ascoltava canti gregoriani. Di sicuro non volevano essere infastiditi.

Enzo oramai trotterellava allegramente nei corridoi del seminario, emettendo continui gridolini, con la scusa di esser stato a lezione di canto sopranile, agitando i piedini e le gambette grottesche, facendo ballonzolare il corpo tozzo e straripante, e cacciando ovunque il suo visone rosso dal barbone incolto. Lo iniziai a chiamare “cinghiale nella vigna del Signore”. Infatti, si comportava proprio con l’opportunismo di tale animale, lasciandosi sfuggire, per di più, risatine sciocche, battute dementi e ricorrenti frasi piccanti al cui centro c’era sempre il fallo, ora denominato “piccione”, ora “cefalo”; una vera e propria mania!

Fu ordinato sacerdote nella regione dalla quale proveniva e, in questo modo, i superiori lo scaricarono come una patata bollente lasciando ad altri la rogna che rappresentava ma tenendosi ben strette le proprie.

Da questo racconto cosa se ne può trarre? In un seminario come quello da me conosciuto in gioventù se una persona intuisce un pericolo e lo chiama con il suo nome, viene immediatamente ostracizzata con la scusa di “non accettare” il prossimo. In compenso, il pericolo veicolato da tali esseri viene lasciato circolare perché i superiori, di fatto, non se ne interessano. Già allora eravamo davanti ad un crollo delle istituzioni cattoliche e ci meravigliamo di quanto succede oggi? Chi saprà leggere questo racconto capirà che quanto sta in gioco, non è tanto l’esistenza di un gay sfasato divenuto prete, ma che costui ha trovato un ambiente dove si è potuto esprimere e giungere all’ordinazione senza minimamente cambiare se stesso. Se non fosse stato così, se ne sarebbe allontanato, visto che all’inizio era molto triste perché gli pareva di non essere nel posto giusto.

Siamo dunque di fronte a qualcosa di molto più ampio e drammatico di una grottesca storia personale: la struttura stessa di molti seminari, per opera di chi la dirige e ne è responsabile, è marcia. In definitiva: se i gay oggi si sentono padroni nella Chiesa esistono fondati motivi. Un tempo, pur essendocene sempre stati, non si sarebbe mai fatto quanto accade oggi dove si sbandiera con fierezza e sfacciataggine la propria tendenza sessuale, infischiandosene di tutto e tutti e si cercano pure di cambiare i riferimenti morali e dogmatici tradizionali della Chiesa.

Cordialmente.

§§§




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31 commenti

  • Don Ettore Barbieri ha detto:

    Non conosco l’ambiente della Fraternità S. Pio X o quelli sedevacantisti. Sono portato a credere che siano senz’altro più sani sotto questi aspetti. Non direi la stessa cosa di tutto quel sottobosco che ruota intorno alla Ecclesia Dei e soprattutto di tutti quei “tradizionalisti” accolti da certi vescovi che al mattino celebrano in rito di Pio V e al pomeriggio vanno alla sauna e alla sera in discoteca (ora no, perché sono chiuse) e magari sono sulle chat gay.

  • Fucerna ha detto:

    Posso testimoniare che, in un seminario del Sud Italia, nel 2004, la situazione era esattamente ribaltata: su una trentina di seminaristi, eravamo otto…forse dieci i NON effeminati, e cinque-sei gli eterosessuali casti. La maggior parte di noi normali non è arrivata all’ordinazione, mentre degli “altri” se n’è perduta una frazione insignificante. Potrei raccontare un’infinità di episodi raccapriccianti, ma preferisco non rivangare. La situazione è in netto peggioramento.

  • Nord Sud ha detto:

    Il gaio seminarista , dopo un lungo viaggio era approdato in un seminario del nord.
    Ritengo che all’epoca, al sud ci fosse una intolleranza verso la gaiezza, maggiore che al nord. Probabilmente era stato espulso da un seminario del Sud, e, per accordi superiori era stato dirottato, per non perdere una vocazione, verso un seminario del nord, magari dopo aver giurato e spergiurato di non cadere più in tentazione.

  • Adriana 1 ha detto:

    Poi uno va a confessarsi da uno di questi esemplari di santità, intuizione umana, misssericordia…Misericordia!!!

    • Diana ha detto:

      Esatto Adriana. Oppure qualche amico che la Provvidenza sta conducendo per mano fuori da quello stile di vita, per avvenuta suppurazione delle ferite, viene a chiederti timidamente aiuto, viene da te a cercare risposte. Tu puoi indicargli la Verità, ma sai che l’unica via d’uscita è la conversione piena, il ritorno a Cristo, la frequenza dei sacramenti, il Santo Rosario, la devozione a San Giuseppe terrore dei demoni. Insomma tu sai che gli serve un prete, un prete vero, perché per combattere il peccato, tanto più un peccato così pervasivo per la persona, per la sua affettività, la sua serenità, le sue scelte, queste sono le armi che il Signore ci ha dato. Non i blablabla, le “pastorali inclusive”(?), ma i Sacramenti, la Verità. Così si fa contro Satana. Ma dove lo indirizzi? Puoi indicargli serenamente la sua parrocchia di zona senza conoscere che tipo di catechesi omertosa riceverà? Senza sapere se riceverà un “Dio ti ama comunque, sei nato così, cerca di fare meglio che puoi”, mentre ciò di cui ha bisogno è di prendere coscienza che quella strada lo porterà alla morte, che è normale che si senta sempre infelice, che non è vero che l’unico posto al mondo per lui è il baraccone della “comunità LGTB”. Isomma ciò di cui ha bisogno è il RISPETTO DELLA SUA DIGNITÀ DI CREATURA DI DIO, per la quale Cristo non ha esitato a morire con atroce sofferenza.
      Perché qui il problema vero non è tanto l’endemica omosessualità del clero, qui il problema sono coloro che nel tempo hanno lasciato che seminari e facoltà teologiche si riempissero di persone inadeguate fino a perseguitare chi inadeguato non era. Quelli lì semplicemente la fede cattolica non ce l’hanno, non credono alla drammatica possibilità che tutti abbiamo di dannarci eternamente, altrimenti, strozzati dall’angoscia, avrebbero fatto di tutto per ricondurre a Dio l’Enrico di turno e di certo non lo avrebbero condotto fino alla consacrazione perché aggiungesse peccato a peccato. Mi scuso per la lunghezza.

  • Ruggero ha detto:

    Chiedo scusa anticipatamente per lo sgradevole argomento, ma in questo tracollo morale c’entra la vicenda Paolo Carlini? O sono solo calunnie. Qualcuno sa qualcosa a riguardo?

    • Anonimo verace ha detto:

      Non siamo ai primi tempi del cristianesimo quando la predicazione degli apostoli era supportata da costanti miracoli. E i malati venivano portati lungo il cammino di Pietro e degli altri apostoli per essere guariti….

    • franco ha detto:

      Ruggero 8 maggio 19:05

      Basta leggere “Chiesa Viva” di don Villa sacerdote ormai dimenticato come se non fosse mai esistito, che aveva ricevuto il compito negli anni ’60 di smascherare la massoneria all’interno della Chiesa da parte di Pio XII e da Padre Pio il quale gli rivelò che “la Massoneria era arrivata fino alle pantofole del Papa…”.
      Montini oltre ad essere stato massone dei Rosacroce fu anche omosessuale fino alla fine dei suoi giorni. Don Villa scrisse tre libri contro Paolo VI e li distribui a tutte le diocesi italiane ed estere per far conoscere chi era veramente papa Montini e finchè don Villa visse (2014) non si permisero di beatificare e poi santificare questo papa. Il cardinal Palazzini portò alla Congregazione delle cause dei Santi un dossier con i nomi degli ultimi tre amanti di paolo VI, ma invano.
      A differenza dei suoi predecessori pre-conciliari, Papa Montini non era soddisfatto della Chiesa cattolica istituita da Cristo e decise di crearne un’altra piu’ a sua immagine e somiglianza fondando una chiesa progressista, molto diversa da quella tradizionale di S.Pietro con il fine di distruggere la cattolica.
      Non piu’ le categorie cattoliche di sempre e cioè la Grazia, i Sacramenti, la Preghiera, l’Ascesi, la Carità, la Penitenza, i Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso, ma “cambiamento”, “condivisione”, “solidarietà” “rinnovamento” “riforma”, “dialogo”, “ecumenismo”, ”apertura al mondo”, “misericordia senza giustizia per cui tutti si salvano”,” ecc ecc
      Ha trasformato il Cristianesimo in una religione orizzontale legata alla terra e al culto dell’uomo, piuttosto che una religione verticale legata al Cielo cioè a Dio come è sempre stata per duemila anni. In un discorso che fece all’ONU postulò l’incontro tra il Dio-uomo (Gesu’) e l’Uomo fattosi Dio secondo la “nuova teologia” post-conciliare.

      Il Concilio sanci di fatto la fine della teologia Scolastica di S.Tommaso d’Aquino e assurse quella del teologo Ranher e dei vari De Lubac, Congar, Danielou (passati da quasi eretici con Pio XII a cardinali) che deificava l’Uomo. Questa rivoluzione che ci ha portato verso il protestantesimo è passata sopra le nostre teste anche su quelle piu’ acculturate, senza che ce ne accorgessimo. Una rivoluzione non certo venuta dal basso, cioè dal popolo, come spesso è successo, ma venuta da intellettuali consacrati e come quasi tutti gli intellettuali (brutta genia) portatori di disgrazie e di lutti iniziando dalla Rivoluzione Francese fino al Comunismo e al Nazismo, suoi figli bastardi.
      Durante il pontificato, Paolo VI si circondò di collaboratori massoni, come lui, i seminari si riempirono di omosessuali, come lui, che oggi molti sono vescovi e cardinali i quali hanno creato una lobby omosessuale potentissima che oltre a dare l’avvio agli immani scandali di omosessualità e pedofilia, ha sempre combattuto san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI tanto da indurlo a dare le dimissioni nel febbraio del 2013.

      Ma il piu’ grande tradimento di Paolo VI fu la creazione della sua “nuova messa” e l’eliminazione del tradizionale Santo Sacrificio della Messa. Difatti, i “frutti” derivati da questa nuova messa sono gli innumerevoli sacrilegi, le messe nere, le oscenità commesse dopo il Vaticano II, gli abusi dei preti che sono spesso loro il centro dell’attenzione, non piu’ il Crocifisso, il Tabernacolo che in molte chiese è stato sbolognato in qualche altare laterale, grazie proprio alla nuova liturgia. C’è stata dopo il sessantanove, anno d’inizio di questo nuovo rito, una rivoluzione iconoclastica nelle chiese: cori secolari distrutti, balaustre artistiche divelte, paramenti sacri venduti, altari bellissimi inutilizzati e al posto di questi uno squallido tavolino.

      Montini oltre che essere stato di sinistra e per questo aver tradito Pio XII quando era diplomatico in Vaticano, durante la guerra lavorò per i Servizi di Intelligence militare americana (precursore della CIA). Dette informazioni agli alleati per individuare gli obiettivi strategici per bombardare in Giappone. Teneva oscuri rapporti con la Russia dove segnalava nomi di sacerdoti e vescovi inviati da Pio XII per esercitare clandestinamente il ministero sacerdotale tra le popolazioni oppresse dei paesi comunisti. Questi sacerdoti venivano arrestati, uccisi, o fatti morire nei gulag sovietici.
      Per secoli i capi della Massoneria avevano auspicato “un papa secondo i loro bisogni” che li avrebbe aiutati a compromettere la Chiesa cattolica per inaugurare un nuova era di “democrazia massonica universale”.

      Essi l’hanno trovato in Paolo VI.

      Infatti si è rivelato come il vero distruttore della Chiesa cattolica e dove non arrivò lui oggi è stato portato a termine dall’apostata Bergoglio dissacratore con il Pachamama dei Giardini Vaticani, terra di martiri, ma soprattutto di S.Pietro che a rigor di logica deve essere riconsacrata, come fu riconsacrata nel 2009 da Benedetto XVI la Cappella Paolina dove il 29 giugno del 1963, una settimana dopo la proclamazione a papa di Montini, fu celebrata una messa nera, presenti a quanto pare tra gli altri il segretario di Stato cardinal Villot e mons. Casaroli tutti e due iscritti alla Massoneria.

      A questo proposito leggere il libro di Malachi Martin mai tradotto in italiano “Windswept House”. il consacrato Malachi era il braccio destro del cardinal Bea; nel 1960 si trovarono insieme nella stanza dove Giovanni XXIII leggeva il terzo segreto di Fatima che poi, sbiancato in volto, rimise subito nel cassetto. Malachi che lesse il segreto (passatogli dal card. Bea) capi perchè il papa ebbe quel mancamento, certo non per i vari cataclismi che vi erano descritti , ma perchè vi era rivelato che “l’ultimo papa sarebbe stato sotto il controllo di Satana”. https://youtu.be/cHEyoc9rMsA

      Oggi viviamo in un’epoca dove ci sono molti segni di quanto sta succedendo, che rappresentano a mio avviso insieme a quello di tanti altri, i prodromi del tempo apocalittico.
      Nella II Lettera ai Tessalonicesi di S.Paolo, questi fedeli chiesero all’apostolo delle genti quando ci sarebbe stata la fine dei tempi. S.Paolo rispondeva che prima della fine ci dovrà essere la Grande Apostasia annunciata già da Daniele nell’AT e anche dal Vangelo di S.Matteo.
      Possiamo ragionevolmente affermare che la Grande Apostasia è iniziata con l’ultimo Concilio.

  • Carmine Napolitano ha detto:

    Immane, la responsabilità di quanti, già allora, dovevano vigilare. Oggi, non possiamo che guardare, con ammirazione e riconoscenza, a chi levò, pressoché solo, un grido di allarme e continuò ad Econe a tirar su sacerdoti, come Dio comanda.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Carmine,
      Legga :https://laici.forumcommunity.net/?t=59729289 : Abusi sessuali e pedofilia tra i lefebvriani ForumCommunity

      • Enrico Nippo ha detto:

        Caro Don,

        mi sembra che il Suo sia un banale qualunquismo. Dovunque, gli uomini sono uomini e sono soggetti alle loro debolezze e passioni.

        Non è corretto cercare sempre il “pari e pari e patta”, anche perché, in questo caso, date le proporzioni, il paragone è improponibile. La proliferazione dell’omosessualità in ambito “ortodosso” è di gran lunga maggiore che fra “i lefebvriani” come Lei li appella con tono, mi pare, non troppo misericordioso (sono o non sono Suoi fratelli in Cristo?).

        Alla fine, poi, quello che conta è il mantenimento di una Liturgia degna di tale nome, cioè che rispecchi integralmente la fede cattolica, e su questo “i lefebvriani” credo possano dare parecchie lezioni alle schiere di epigoni paolosestini bugniniani di cui Lei fa parte.

        Nulla di personale, mi creda, ma, ripeto, il ricorrere sistematicamente al “pari e patta” non è corretto.

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Enrico, lei si è risentito…e perché io non dovrei? Giustamente lei scrive: “Dovunque, gli uomini sono uomini e sono soggetti alle loro debolezze e passioni”. E allora, mi chiedo, perché “guardare con ammirazione e riconoscenza, a chi levo’, pressoché solo, un grido di allarme e continuò ad Econe a tirar su sacerdoti, come Dio comanda”? Non succedono anche tra “questi sacerdoti, come Dio comanda (???) le stesse cose? L’apostolo scrive “Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose”. Se i lefebvriani fossero un po’ più misericordiosi verso i loro fratelli ortodossi, che a più riprese hanno loro teso la mano, sicuramente avrebbero ottenuto più consensi, ma purtroppo ciò non è avvenuto… Mi pare che siano sempre all’attacco, e quindi accetti le giuste reazioni. ” Chi è causa del suo mal pianga sé stesso” . Per quanto riguarda le proporzioni, bisogna che lei le revisioni. Infine, le faccio notare che non sono né un paolosestino bugniano, nè un bergogliano ma un prete cattolico romano che segue e officia nella liturgia della Chiesa che, proprio perché della Chiesa di Cristo, la sua liturgia è sempre degna. Enrico, l’ammiro perché a volte è molto sincero; in questo campo, per niente.

          • Diana ha detto:

            Appunto perché prete pienamente cattolico romano si renderà conto padre di come le nostre chiese siano, da un punto di vista dottrinale, dei campi minati. E venuta giù la dottrina viene giù tutto, anzi è venuto giù tutto, c’è poco da fare. Possibile che quasi tutte le domeniche occorra vagliare l’omelia del celebrante, scegliere di cambiare orario, rincorrere quello che non sembra troppo eterodosso?

          • Enrico Nippo ha detto:

            Caro Don,

            dove abbia visto il mio “risentimento” non saprei. Non è che uno che replica dev’essere per forza “risentito”. Ho semplicemente espresso il mio pensiero.

            E poi, perdoni l’impertinenza, Lei continua con il “pari e patta” e rovescia sui “lefebvriani” che non sarebbero misericordiosi verso gli ortodossi quello che io avevo chiesto a Lei, e cioè della Sua misericordia verso i “lefebvriani”, e ciò in contrasto con il contenuto della Sua citazione dell’apostolo.

            Inoltre, Lei ed io non siamo in sintonia sulla … Liturgia! Un argomento non proprio secondario, visto che la Liturgia esprime la Fede.

            Ritengo, e non sono il solo, che la liturgia “sempre degna” che Lei sostiene (riecco il “pari e patta”), non corrisponda affatto alla realtà. Ho 72 primavere, ed essendo cresciuto con la Liturgia Tradizionale sono perfettamente in grado di percepire l’abisso di sacralità che s’è creato specialmente con il novus ordo, che mi sono sforzato di seguire, ma che alla fine, ho dovuto abbandonare, non trovandoci proprio niente di sacro .

            Con la consueta sincerità.

            Pace e bene.

          • Adriana 1 ha detto:

            Da quel che ha scritto il “risentito” è proprio lei, don P.P..
            Devo ammettere che lo spettacolo della sua calda suscettibilità è edificante, visto che, esibendola con
            tanto abbondante liberalità, lei si pone sul medesimo piano dell’interlocutore laico, e magari su un piano inferiore, nonostante l’ordinazione ricevuta.
            Ma, attento a non scaldarsi troppo… altrimenti suda.

        • Gian ha detto:

          Pienamente d’accordo con lei Enrico Nippo, una volta tanto.

      • Carmine Napolitano ha detto:

        Rev.mo Don Pietro Paolo, anche il Signore Gesù ebbe tra i Suoi Apostoli un traditore (1/12): il cuore dell’uomo è un mistero. Non mi sembra un solido argomento, il Suo. Non si può però negare, che gli Istituti nati sulla scia di Econe (come anche la Fraternità S. Pietro e l’ICRSS), offrano oggi uno sguardo consolante – per clero e laicato – sull’azione dello Spirito Santo nella Chiesa. Le vocazioni religiose sono fiorenti, giovani sposi con (numerosi) figli al sèguito, riempiono chiese dalla liturgia impeccabile, omelie centrate su Gesù Cristo e non su improbabili agitatori sociali di ONG, laici che si fanno eco fedele della dottrina sociale naturale e cristiana. E poi c’è un argomento – sempre vincente -: sono i moderni perseguitati, dentro e fuori la Chiesa; altri, sono sulle prime pagine di Repubblica e Vanity Fair…Ricorda Lc 6,26?

        P.S.
        Se si trova una domenica a Roma, si faccia un giro a S. Trinità dei Pellegrini alla S. Messa delle 11: non resterà deluso.
        Cordialmente, in Jesu et Maria

  • Iginio ha detto:

    Mah, intanto non è detto che il tipo piangesse per essere finito in seminario. Probabilmente piangeva perché gli era andata male da qualche altra parte dove magari aveva lasciato qualcuno… Chi vuol capire capisca.
    Per il resto, alcune osservazioni:
    1. lo squallore estetico dell’ambiente è tipico di molti ambienti ecclesiastici. Lo confondono con la povertà o effettivamente non hanno i mezzi per dare un po’ più di decoro e eleganza.
    2. Non credo che una volta, quando i seminari erano pieni, fossero pieni solo di santi o aspiranti santi. C’erano, certo (uno era un cugino di mio nonno, un seminarista morto a sedici anni che tutti reputavano un santo e per il quale hanno iniziato un processo di beatificazione). Ma c’era anche molta gente sballata o rozza. Nella biografia del famoso Josemaria Escrivà de Balaguer si racconta di seminaristi che si vantavano di puzzare perché dicevano che era odore da uomo. Non penso che questa gente fosse molto migliore di quelli dell’altra sponda, almeno da un punto di vista sacerdotale.
    3. La rozzezza e l’opportunismo non sono semplicemente frutti del postconcilio. Sono modi di essere che ritroviamo nella società degli ultimi decenni. Inevitabilmente chi finisce in seminario ne è già da prima contaminato, se non è puro di cuore. Una volta un tizio dell’Università Salesiana – che per me è l’epitome della banalità e dello squallore ecclesiastico, ma chissà perché qui non la critica mai nessun altro – mi confessò che aveva imparato da me a far passare prima le donne quando si deve oltrepassare una porta. Nessuno gliel’aveva mai insegnato, evidentemente, né a casa sua né altrove. Costui poi ha fatto carriera grazie a furbizie e opportunismi vari, il che la dice lunga sul livello delle cosiddette università pontificie. E se le università sono così, figuriamoci i seminari o i cosiddetti istituti teologici (vedi quello di Cagliari, per esempio).
    4. Una cosa che trovo estremamente irritante è quando preti e affini si mettono a tutti i costi a fare gli spiritosi come se dovessero dimostrare che un prete non è un tipo serio serio. Sarei anche d’accordo sul fatto che la seriosità non sia indice di santità e nemmeno di buoni costumi, ma trovo ugualmente irritante, sciocco il voler a tutti i costi dimostrare il contrario. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti, non dei simpaticoni che passano il tempo sfottendo il prossimo.

    • Paolo Pagliaro ha detto:

      Quindi dire che il sudore è virile equivale all’accettazione della sodomia.

      • Davide Scarano ha detto:

        Per il Signor Iginio, due osservazioni:
        1) “lo squallore estetico dell’ambiente è simile a quello di molti ambienti ecclesiastici”. Sono stato più volte a Lourdes ed ho osservato la Basilica di San Pio X. Ecco, nonostante la modernità della struttura, i grandi ritratti dei Santi che la circondano fanno sentire Chiesa, mentre altrettanto non potrei dire di Santa Marta, in cui mia Madre apprezzava in particolare”le piante”.
        2) Siamo tutti peccatori e se la Vita non mi avesse sottoposto a prove difficili, adesso mi deicherei al trading azionario e chissà che altro, però non si può non notare che con il Concilio Vaticano II, cioè con “l’aprirsi al mondo”, qualcosa nella Chiesa, intesa sia come struttura che come comunità di credenti qualcosa è cambiato..

  • Carlo ha detto:

    Tutto sotto gli occhi di “San” Giovanni Paolo II, canonizzato da Bergoglio.

    • Paolo Pagliaro ha detto:

      Non “tutto sotto gli occhi”, ma tutto nonostante e contro l’insegnamento, l’esempio e gli sforzi di San Giovanni Paolo II – di cui lei non conosce molto.

      • Enrico Nippo ha detto:

        L’insegnamento non è fatto solo di parole ma anche di fatti. Altrimenti le parole diventano chiacchiere.

        • Boanerghes ha detto:

          Certo.
          Ma S. Giovanni Paolo II di chiacchiere non ne ha proprio fatte. Ha lavorato tutta la vita e fino alla fine non si è sottratto a predicare il Cristo crocifisso e risorto, nonostante gli ultimi giorni non riuscisse più a parlare.
          Questo è vero eroismo.

  • Carmine ha detto:

    Se a ciò si aggiunge anche lo sfacelo delle facoltà teologiche, il quadro è completo, credo… e spero, perché già questo basta e sopravanza.

  • stefano raimondo ha detto:

    Mamma mia che squallore! Grazie comunque per la testimonianza.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    È innegabile che la crisi in cui versa l’Istituzione ecclesiale affondi le radici in un passato più o meno remoto e che chiami in causa responsabilità di protagonisti e collaboratori di ogni tempo. Ma continuare a limitarsi a questa semplice presa d’atto significa restare con lo sguardo volto al passato e fare a scaricabarile, esimendosi dal prendere di petto una buona volta i problemi per evitare lo stagno non certo utile alla soluzione di questioni di una gravità tale che dovrebbero non far dormire sonni tranquilli.
    Inconcepibile vantare presunti meriti di superiorità per aver semplicemente denunciato capi di imputazione pendenti sul conto di chi magari ha operato o tentato di operare senza successo ma senza essere sotto le luci della ribalta, e non interrogarsi – almeno – sulla propria capacità di interventi adeguati nello svolgimento delle funzioni che ci si trova a svolgere al presente. Non basta, a mio avviso, la scontata raccomandazione a saper “discernere” nell’ammissione ai seminari, per restare al problema riproposto dalla testimonianza, se poi si trascurano le altre criticità che investono il mondo e la vita degli ecclesiastici, tutti.

  • PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ ha detto:

    Ma lei è argentino e sta cambiando i luoghi ei nomi, per raccontare l’inizio del berORGOGLIO seminarista? … e nel caso che lei non è stato consacrato Sacerdote …significarebbe che non aveva la vocazione, perché se l’avrebbe avuta, avrebbe sopportato molto di più ed oggi sarebbe stato uno di quei preti nulli scomunicati ipso facto in meno. Oggi sarebbe uno in più per difendere e servire la Chiesa Vera, Unica, Cattolica, Apostolica, Romana. Magari si è Sacerdote. Mi l’auguro.

    Oggi berORGOGLIO ha “benedetto” la satanista ed abortista clinton & co. Con suo compagno del seminario ravasi…

    1531° ANNIVERSARIO SAN MICHELE ARCANGELO APPARSO A MONTE GARGANO.
    235° NATALIZIO SAN GIOVANNI BATTISTA MARIA VIANNEY, NOSTRO PATRONO, SACERDOTI DIOCESANI.

    ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.

  • LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI ha detto:

    Non è la prima volta che leggo o ascolto racconti di questo tenore, con seminari che pullulano di soprano.

  • Valeria Fusetti ha detto:

    In questo drammatico racconto c’è il senso di come, ben prima del 1980, all’interno della Chiesa si fossero costruiti ponti ed abbattuti muri. E su questi stessi ponti entrassero, invitati, pagani e comunisti, ladri e prostitute poiché un Vangelo ribaltato, alla don Gallo, mistificava e mistifica, l’amore di Dio. È interessante constatare come oggi, davanti agli scandali romani, si pretenda il rispetto del coprifuoco al posto del rispetto di Dio e dei voti presi.

    • Bastian contrario ha detto:

      Secondo letture “laiche” l’infiltrazione comunista fu programmata a tavolino. Dopo che i valorosi partigiani comunisti avevano massacrato con cura numerosi sacerdoti considerati fiancheggiatori delle milizie di Salò. Ovviamente nei gloriosi giorni della liberazione.