ACCUSE DI ABUSI IN VATICANO. LA RISPOSTA DI MONS. KÜHN.

22 Luglio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, come vi ricordate abbiamo pubblicato la traduzione di un articolo della BIld Zeitung (in versione ridotta, abbiamo visto che Il Giornale disponeva di una versione più ampia e dettagliata su presunti abusi commessi anni fa in Segreteria di Stato. La persona al centro di questa vicenda, mons. Christoph Kühn, ci ha fatto avere un lungo documento di risposta che pubblichiamo nella nostra traduzione (l’originale è in inglese). Buona lettura. 

 

§§§

  1. – In Germania è in corso una procedura incentrata su mons. Christoph Kühn”. Risposta: Ci sono due (2) procedure in corso in Germania. Una è davanti ai tribunali laici contro la BILD Zeitung (che si definisce “indispensabile per voi”, perché “vi mostriamo le notizie più hot di celebrità e le voci di trasferimento”, e usa questo come punto di vendita per i suoi pettegolezzi trash) e Nikolaus Harbusch per diffamazione per mezzo stampa (diffamazione per mezzo stampa); il secondo processo è di natura canonica ed è stato avviato dal vescovo di Eichstätt, sulla base sostanzialmente degli articoli scritti da Nikolaus Harbusch, che l’Ordinario conosce molto bene, e pubblicato da BILD Zeitung.
  1. – È l’ultimo esempio di come i più alti livelli della Chiesa – nonostante dichiarazioni, vademecum, esortazioni e documenti vari – tollerano e chiudono gli occhi e le orecchie quando si verificano abusi e molestie sessuali – specificamente omosessuali – nei confronti di sacerdoti e seminaristi”.

Risposta: Si tratta di una mera opinione soggettiva, non comprovata.

  1. – La vicenda è incentrata su un prelato tedesco che ha servito in Vaticano durante il pontificato di papa Benedetto”.

Risposta: Il fatto che la persona in questione sia “un prelato tedesco che ha servito in Vaticano durante il pontificato di papa Benedetto”, non è contestato.

  1. – “Si dice che l’uomo abbia fatto avance sessuali indesiderate contro almeno due sacerdoti, cosa che nega”.

Risposta: Le accuse sono state negate con veemenza, e rimangono non provate. Infatti, tredici mesi di indagini da parte delle autorità laiche non hanno prodotto alcun elemento che possa confermare anche una sola accusa contro mons. Kühn.

  1. – “Per chiarire il caso, il vescovo di Eichstätt, Gregor Hanke, la scorsa settimana ha persino inviato un religioso (un ex procuratore) a Roma come investigatore!

Risposta: La persona in questione e il suo team legale non erano a conoscenza di quanto affermato nell’articolo del 17 luglio. Se ciò che BILD Zeitung sostiene essere vero, allora c’è stata una chiara violazione delle norme procedurali del diritto canonico.

  1. – “Perché secondo l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, […] responsabile del personale della Segreteria di Stato […], l’incidente è stato coperto!

Risposta: La persona in questione, e il suo team legale non hanno avuto conoscenza, né allusione ad alcun coinvolgimento dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, passato o presente, in relazione alle accuse diffamatorie pubblicate da BILD Zeitung.

  1. – “Viganò ha presentato un documento di quattro pagine, che è stato messo a disposizione anche della sua controparte presso la Congregazione per la Dottrina della Fede”.

Risposta: La persona in questione e il suo team legale non sono a conoscenza di “un documento di quattro pagine” che si presume sia stato presentato dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò a una persona o entità senza nome, e a cui si fa riferimento: “il suo omologo della Congregazione per la Dottrina della fede” rimane sconosciuto e inspiegabile.

  1. – La testimonianza è allegata a una denuncia penale di 10 pagine insieme alla richiesta del presunto colpevole di essere rimosso dal sacerdozio”.

Risposta: Ancora una volta, la persona in questione e il suo team legale non sono a conoscenza di “una denuncia penale di dieci pagine” che si presume sia stata presentata a chiunque. Infatti, se ciò che afferma BILD Zeitung/Nikolaus Harbusch può essere provato, allora Harbusch e la redazione di BILD Zeitung avranno ricevuto informazioni in chiara violazione delle norme procedurali del diritto canonico. Una violazione che è punibile nel diritto canonico.

9 – Viganò fornisce i nomi dei responsabili e i dettagli piccanti della vita personale del sospetto, degli anni di servizio del prelato in Africa”.

Risposta: A questo punto, né la persona in questione, né alcun membro del suo team legale è a conoscenza dei nomi di quelle persone che l’arcivescovo Carlo Maria Viganò avrebbe indicato come “responsabili”; e tanto meno dei “dettagli piccanti della vita personale dell’indagato, degli anni di servizio del prelato in Africa”, informazioni che apparentemente solo Nikolaus Harbusch e la redazione di BILD Zeitung hanno in loro possesso. Anche questo è molto sospetto.

  1. – “È stato informato anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, l’uomo più potente dopo papa Francesco”.

Risposta: Né la persona in questione, né alcun membro del suo team legale sono a conoscenza di ciò di cui il Cardinale Segretario di Stato sarebbe stato informato.

  1. “Un professore di psicologia ha valutato i fascicoli e ha dato una prognosi negativa sulla personalità del prelato tedesco”.

Risposta: Né la persona in questione, né il suo team legale hanno alcuna conoscenza di una valutazione effettuata da un “professore di psicologia” senza nome, né di un rapporto con una “prognosi” basata su “fascicoli” non specificati. Il prelato tedesco, mons. Kühn non è mai stato intervistato da uno psicologo, né vi sarebbero motivi validi o legittimi per sottoporsi a un simile trattamento invasivo. Da qui un’altra domanda importante: Da dove hanno avuto queste informazioni Nikolaus Harbusch e la redazione della BILD Zeitung? Anche in questo caso si tratta di una chiara violazione delle norme procedurali del diritto canonico. Una violazione che è punibile nel diritto canonico, e con altre ramificazioni che ricadono sotto la giurisdizione dei tribunali laici.

  1. – “Ci sono queste voci nel fascicolo”.

Risposta: Questo è ciò che Nikolaus Harbusch e la redazione di BILD Zeitung affermano. Tuttavia, né la persona in questione, né qualsiasi membro del suo team legale ha piena conoscenza di “questi”, o forse anche di altre “voci nel file”. BILD Zeitung/Nikolaus Harbusch ha avuto accesso a un fascicolo che è sub secretto mentre si sta svolgendo un’indagine diocesana?

  1. – “Secondo l’avvocato Alexander Stevens, che rappresenta una delle vittime: “Con la dichiarazione del direttore del personale Viganò, è stato ufficialmente stabilito l’ostacolo alla giustizia al più alto livello della Chiesa”.

Risposta: L'”avvocato Alexander Stevens”, noto attivista LGBTQ e sostenitore del relativo stile di vita, trae una conclusione molto personale, non comprovata, riguardo a una “dichiarazione fatta dal direttore del personale Viganò”, finora sconosciuta alla persona in questione, né a nessun membro del suo team legale. Il signor Stevens e il suo cliente hanno l’onere della prova per dimostrare che “l’ostruzione della giustizia al più alto livello della Chiesa è stata ufficialmente stabilita”. Questa affermazione, così come l’intera trama, non è altro che un sensazionalismo diffamatorio e calunnioso.

  1. – “Nel frattempo, la Chiesa ha rilasciato una dichiarazione scritta che dice che al momento del suo trasferimento in Germania, il Vaticano aveva reso noto che il prelato, nonostante le sue notevoli doti e capacità intellettuali, aveva dovuto lasciare il servizio diplomatico”.

Risposta: Si tratta di una dichiarazione standard, che in questo caso riconosce semplicemente “le notevoli doti e capacità intellettuali” del prelato, ma non approfondisce la vita privata della persona.

  1. – “Secondo l’arcivescovo Viganò, che ha presentato una testimonianza scritta al tribunale, nel caso è stato coinvolto anche l’attuale segretario di Stato cardinale Pietro Parolin”.

Risposta: Ancora una volta, Nikolaus Harbusch e la redazione di BILD Zeitung sembrano essere molto più informati della persona in questione, e anche dei singoli membri del suo team legale; non sanno che l’arcivescovo Viganò ha “presentato una testimonianza scritta al tribunale”. Ci si dovrebbe chiedere a quale tribunale si riferisce il sig. Harbusch, dato che non esiste un “tribunale” nel foro canonico costituito per qualsiasi tipo di processo contro mons. Kühn.

  1. – “Come altri reponsabili del personale vaticano, Parolin non solo è accusato di aver coperto il maltrattatore, ma anche di aver punito la giovane vittima”.

Risposta: Ancora una volta, Nikolaus Harbusch e la redazione della BILD Zeitung hanno l’onere della prova, e devono provare al di là di ogni ragionevole dubbio: 1) che le accuse mosse contro mons. Kühn sono vere; 2) che l’Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato “ha coperto il maltrattatore”; 3) che l’Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato “ha punito la giovane [sic] vittima”. Altrimenti, rimaniamo nel contesto di dichiarazioni sensazionalistiche, diffamatorie e calunniose contro funzionari di “altissimo livello” della Chiesa.

  1. – Viene inoltre affermato:

17, a) “Abbiamo avuto modo di leggere le dieci pagine della denuncia fatta dal povero sacerdote”.

17, b) “che soffre di depressione e di altre malattie fisiche e psicologiche a causa degli abusi”.

17, c) “e soprattutto dalla vendetta che il presunto maltrattatore ha compiuto per anni contro di lui”.

17, d) con l’indifferenza, il silenzio e la connivenza dei responsabili della Chiesa sia in Vaticano che in Germania”.

17, e) “Se un terzo di quello che ha scritto è vero, fa venire voglia di vomitare”.

17,f) “È una situazione drammatica che ha coinvolto anche i genitori del sacerdote e ha contribuito a un tentato suicidio della madre della vittima”.

Risposta: Non è chiaro quando, né chi “abbia avuto la possibilità di leggere le dieci pagine della denuncia fatta dal povero prete”, presumibilmente solo Nikolaus Harbusch e la redazione di BILD Zeitung; a meno che non ne siano venuti a conoscenza anche il signor Tosatti e la redazione di Stilum Curiae. Nonostante né il cosiddetto prelato accusato, né alcun membro del suo team legale ha mezzi o conoscenze dirette per confermare quanto sopra affermato. Tutto ciò che può e deve essere detto è che l’accusatore, mons. Florian Kolfhaus (nato nel 1974) non è credibile. De hoc satis.

  1. – Il presunto colpevole era un uomo potente – e forse lo è ancora, per quello che è venuto a sapere negli anni passati in Segreteria di Stato”.

Risposta: “Il presunto colpevole” non lo è mai stato, e a tutt’oggi non lo è, né si è mai considerato o si è mai considerato “un uomo di potere”. L’accusatore fallisce, omette, ed è incapace di indicare “ciò che è venuto a sapere durante gli anni passati in Segreteria di Stato”. Un’allusione che  è ridicola, visto l’umile ufficio “munus” del prelato quando lavorava nella sezione di lingua tedesca della Segreteria di Stato. Mons. Kühn prendeva sul serio il suo lavoro e lo prevedeva in modo encomiabile, efficiente e preciso.

  1. – “Il presunto colpevole era un uomo potente – e forse lo è ancora, per quello che è venuto a sapere durante i suoi anni passati in Segreteria di Stato, fino al punto di fare la seguente minaccia a un certo punto, secondo la denuncia: “Quando Ratzinger andrà in pensione distruggerò anche Gänswein”.

Risposta: Mons. Kühn, e i singoli membri di questo team legale sono del tutto ignari di qualsiasi espressione o intento malevolo nei confronti dell’arcivescovo Gänswein. La premessa della frase citata: “Quando Ratzinger andrà in pensione” è certamente interessante. In questo modo, Nikolaus Harbusch, attraverso la Bild Zeitung, sembra suggerire l’assurdo, cioè che monsignor Kühn sapeva in anticipo che papa Benedetto XVI sarebbe andato in pensione? Come si può essere così creduloni, per non dire “stupidi”, da credere a una trama simile?

  1. – “Secondo la vittima, dopo l’abuso: “Mi sentivo sporca, colpevole, malata. Infatti, per almeno una settimana non sono andato in ufficio, dicendo che ero malato. Non sono nemmeno uscito di casa. Ero profondamente traumatizzato. Ancora oggi questa esperienza ritorna come un incubo quando dormo. Mi vergogno tanto. La prima volta che ne ho parlato dettagliatamente con la polizia [tedesca] di Landshut è stato dopo il primo articolo pubblicato da Bild nel 2019 sulla condotta di mons. Kühn.

Risposta: Mons. Kühn, e i singoli membri del suo team legale sono completamente ignari di come o perché l’autoproclamata vittima si “senta” soggettivamente, o delle arcane ragioni per cui dichiara di “vergognarsi così tanto”. Inoltre, che sia stata la “prima volta” che ne ha parlato in dettaglio “è stata dopo il primo articolo pubblicato da Bild nel 2019” non è solo uno stratagemma giuridico, ma è anche autolesionista. In effetti, la tempistica del presunto richiamo di mons. Kolfhaus alla cosiddetta “memoria repressa” non è altro che altamente sospetta.

  1. – “La vendetta nei confronti della vittima è iniziata nel 2012, quando una lettera anonima, scritta in tedesco, è stata inviata a tutti i capi dicastero della Curia romana e a tutti i vescovi di lingua tedesca.

Risposta: La referenziata “lettera anonima”, per la sua stessa descrizione, esclude l’attribuzione a mons. Questa “lettera anonima” sarà infine valutata dall’autorità giudiziaria competente.

  1. – La lettera non firmata accusava l’arcivescovo Gänswein, mons. Wilhelm Imkamp, altri sacerdoti, e anche la vittima della formazione di un cartello gay che organizzava orge”.

Risposta: Come detto sopra, la referenziata “lettera non firmata”, per la sua stessa descrizione, la squalifica dall’essere attribuita a mons. Kühn. Ci si dovrebbe chiedere perché la “vittima” sia stata inclusa tra coloro che presumibilmente hanno cercato di formare “un cartello gay che organizzava orge”.

  1. – Un anno dopo, il servizio di mons. Christoph Kühn in Vaticano fu terminato”. Risposta: Il fatto è che il servizio di Mons. Christoph Kühn in Vaticano non è stato “terminato” per colpa sua. La documentazione dimostra che nel 2012 mons. Christoph Kühn ha ricevuto l’offerta del posto di Canonico nella Cattedrale di Eichstätt dal vescovo Hanke. Dato che la madre di mons. Kühn era molto malata in quel periodo, egli ha scelto volontariamente di lasciare il servizio diplomatico. Sua madre è morta nel gennaio 2013. Ora, se gli accusatori, mons. Kolfhaus e il suo amico e alleato, il sig. Harbusch vogliono collegare avvenimenti insieme dopo il fatto hanno l’onere della prova e saranno ritenuti responsabili per le loro false dichiarazioni e accuse.
  2. – “Così iniziò il capitolo tedesco del suo servizio, a Vienna e in Germania”. Risposta: Mons. Christoph Kühn è semplicemente tornato nella sua diocesi di incardinazione, cioè a Eichstätt, che è ciò che accade normalmente quando un sacerdote o un sacerdote si reca a Vienna o in Germania.

Il prelato termina il suo lavoro in un dicastero della Curia romana.

  1. – “Così iniziò il capitolo tedesco del suo servizio… che portò ai suoi problemi legali e alla situazione attuale”.

Risposta: Per tutti coloro che hanno occhi per vedere, è abbastanza ovvio che il ritorno di Mons. Christoph Kühn alla diocesi di Eichstätt non è ciò che ha portato ai suoi problemi legali e alla situazione attuale. Atti malevoli di diffamazione e calunnia hanno catapultato mons. Kūhn nella situazione attuale.

26.- “Anche la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ricevuto la denuncia della vittima, nella quale si chiede che il presunto maltrattatore sia ridotto allo stato di laico”.

Risposta:

La persona in questione, mons. Kūhn, così come i singoli membri di questa equipe legale sono del tutto ignari di una “denuncia fatta dalla vittima”, o di una richiesta di “essere ridotto allo stato laico”. È straordinario che tutti noi abbiamo appreso questo dettaglio da Stilum Curiae.

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