Investigatore Biblico Risponde a un Quesito: “è Stato Offerto, perché Egli Ha Voluto”. Isaia, 53,7. Le Traduzioni.

29 Gennaio 2025 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Investigatore Biblico, di cui il nostro sito è in parte responsabile…Buona lettura e diffusione.

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“Isaia 53,7 e le traduzioni moderne: Un quesito affascinante da un lettore di Stilum Curiae” di IB

Un lettore del blog STILUM CURIAE, del Dott. Marco Tosatti, mi ha fatto pervenire questa mail che contiene una domanda molto interessante che voglio condividere anche con i miei lettori.

Ecco il testo della mail:

“stavo traducendo un sermone di san Bernardo e mi sono accorto che nella traduzione italiana come pure in ungherese, per cui ho pensato che anche nella Neo Vulgata, oltre ad aver tradotto in modo non fedele un termine della Vulgata, è stata anche eliminata una importante precisazione o meglio è stata significativamente modificata.

Mi riferisco a Isaia 53,7:

” è stato offerto, perchè egli ha voluto, e non ha aperta la sua bocca“: questa è la traduzione in italiano della Bibbia Martini.

è stato offerto” attualmente viene tradotto ” Maltrattato

perché egli ha voluto” [il quale poi si riaggancia a quanto dirà Gesù: ” Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.” (Gv 10,17-18)] è stato sostituito con “si lasciò umiliare”.   Si passa dunque da una volontà attiva di Gesù ad una passiva, permissiva, storpiando così in parte la consapevole, libera, diretta volontà di Gesù di sacrificarsi e il suo essere pienamente padrone della storia e degli eventi: poiché nella seconda si evidenzia solo che lui accettò di essere maltrattato ma non si ricorda che Egli volle essere offerto per la nostra salvezza e che a tal fine permise ciò.

Vulgata Clementina: ” Oblatus est quia ipse voluit,”   versione CEI 74: ” Maltrattato, si lasciò umiliare ”   Neo Vulgata: ” Afflictus est et ipse subiecit se”   Sarebbe bello se l’investigatore biblico completasse con approfondimenti questo inizio di ricerca e pubblicasse un articolo. Gentilmente gli inoltri questa mail. Grazie! Santa Domenica!   In Corde Matris Fra N. M.”

Ecco la mia umile riflessione sul quesito posto da Fra N.M.

La questione che ha sollevato Fra N.M. è davvero rilevante e merita un’analisi approfondita, partendo proprio dal confronto diretto tra il testo ebraico di Isaia 53,7a e la traduzione della Settanta (LXX). Testo ebraico (TM – Masoretico) Isaia 53,7a recita:
נִגַּשׂ וְהוּא נַעֲנֶה וְלֹא יִפְתַּח־פִּיו
(Niggas vehu’ na’aneh, velo yiftach piv). Traduzione letterale: Niggas: “Fu oppresso” o “fu condotto con forza”. Vehu’ na’aneh: “Egli fu afflitto”. Velo yiftach piv: “E non aprì la sua bocca”. Testo della Bibbia dei LXX (Settanta) La LXX traduce:
Καὶ αὐτὸς διὰ τὸ κεκακῶσθαι οὐκ ἀνοίγει τὸ στόμα.
(Kai autos dia to kekakōsthai ouk anoigei to stoma). Traduzione letterale: Kai autos dia to kekakōsthai: “Egli, a causa della sua sofferenza”. Ouk anoigei to stoma: “Non aprì la sua bocca”.
Confronto tra TM e LXX
Nel testo ebraico (TM), si evidenzia l’azione di essere “condotto con forza” (niggas), sottolineando una dimensione di imposizione esterna. Tuttavia, l’espressione velo yiftach piv (“e non aprì la sua bocca”) aggiunge un aspetto di volontà consapevole, un’accettazione silenziosa. La LXX, pur mantenendo il riferimento alla sofferenza (dia to kekakōsthai), sembra enfatizzare meno l’elemento attivo della “volontà” e più la situazione di sofferenza subita, senza però alterare completamente il significato.

Traduzioni successive
La Vulgata Clementina riprende in modo fedele il senso del testo ebraico e della LXX, traducendo:
“Oblatus est quia ipse voluit et non aperuit os suum.”
Questo rende esplicita la volontà attiva del Servo: “Fu offerto, perché egli ha voluto”. La CEI 1974 e anche la 2008 traducono invece:
“Maltrattato, si lasciò umiliare”.
Qui si passa a una visione più passiva, riducendo il ruolo attivo del Servo. La Neo Vulgata introduce una nuova sfumatura:
“Afflictus est et ipse subiecit se.”
L’espressione subiecit se (sottomise se stesso) indica una forma di accettazione volontaria, ma non richiama direttamente l’azione attiva del “volere essere offerto” come nella Clementina. Implicazioni teologiche Come osserva nella sua mail, il passaggio da una volontà attiva (“quia ipse voluit”) a una più passiva (“si lasciò umiliare”) cambia la percezione della consapevolezza di Cristo nel Sacrificio. Il Nuovo Testamento che lei stesso ha citato (Gv 10,17-18) conferma la piena sovranità e Volontà di Gesù nel dare la propria vita: “Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso.” Questo versetto giovanneo corrobora l’interpretazione attiva di Isaia 53,7a, in linea con la Vulgata Clementina e con il senso ebraico originale. Ma anche altri versetti neotestamentari confermano questa piena Volontà di Gesù di donare la propria vita: 1. Filippesi 2,8 “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.” Questo versetto mostra chiaramente che l’umiltà e l’obbedienza di Cristo furono una decisione consapevole e attiva, non un semplice subire passivamente gli eventi.   2. Ebrei 10,5-10 “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.” (Ebr 10,7; citazione del Salmo 40,7-9) Questo passo sottolinea la scelta volontaria di Cristo di offrire sé stesso come sacrificio perfetto, conforme alla volontà del Padre.
“È in virtù di questa volontà che siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.” (Ebr 10,10) La volontà di Gesù coincide con quella del Padre: Egli si offre liberamente per la santificazione dell’umanità.   3. Matteo 20,28 / Marco 10,45 “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” Gesù dichiara apertamente il suo scopo: dare la propria vita, un atto volontario e intenzionale per il bene dell’umanità.   4. Efesini 5,2 “Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato sé stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.” Qui è evidente che Cristo “ha dato sé stesso”, un’espressione che riflette un’azione volontaria e consapevole.   5. Giovanni 15,13 “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.” Gesù parla del dare la vita come espressione suprema dell’amore. Anche in questo caso, non si tratta di un’azione subita, ma di un dono liberamente scelto.   6. Luca 23,46 “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.” Nelle ultime parole di Gesù sulla croce, vediamo un atto di consegna volontaria del proprio spirito nelle mani del Padre, un gesto di piena sovranità e fiducia.   7. Ebrei 7,27 “Egli ha offerto sé stesso una volta per tutte.” Questo versetto ribadisce che l’offerta di Cristo non è qualcosa che gli è stato imposto, ma un’azione volontaria, compiuta una volta per sempre. 8. 1 Giovanni 3,16 “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.” Anche qui viene sottolineato che Gesù ha dato la sua vita come atto d’amore, il quale implica necessariamente una volontà attiva. Questi versetti dimostrano che la Volontà attiva di Gesù di offrire la Sua vita è un tema ricorrente e centrale nel Nuovo Testamento. Non si tratta mai di una passiva accettazione degli eventi, ma di una scelta consapevole e libera per amore dell’umanità e in obbedienza alla Volontà del Padre. Questo rafforza ulteriormente l’idea che la traduzione “Oblatus est quia ipse voluit” della Vulgata Clementina rispecchi in modo più accurato il senso biblico complessivo rispetto alle traduzioni moderne che enfatizzano un approccio passivo.     Spero di essere stato esaustivo. La ringrazio per questa sua mail. Alla prossima indagine!

IB

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1 commento

  • quello ha detto:

    La crocifissione e morte di Gesù resta sempre un mistero per chiunque credenti o meno.
    Quello che stava accadendo lo sapeva solo Lui.
    Dice ai crocifissori..
    «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
    DI fatti sapevano solo che dovevano inchiodare un condannato e fare bottino.. Loro malgrado erano semplici comparse al mistero della salvezza. il cui protagonista era il Cristo.
    Noi umani riusciamo a cogliere gli aspetti più
    vicini alla nostra umanità, la sofferenza, il maltrattamento l’umiliazione. Qui è il Figlio dell’Uomo che opera.
    Se si tiene alta la comprensione della Passione e Morte di Gesù ci sarà facile accogliere la migliore traduzione. Per i miscredenti , gli ipocredenti e i confusi, se Dio vuole, potrà valere sempre «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

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