Biden, Trump, l’America e Noi. Il Detto – e il non Detto – di Due Interviste. Vincenzo Fedele.

20 Gennaio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Vincenzo  Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Buona lettura e condivisione

§§§

Trump, Biden, l’America e noi

Oggi, lunedì 20 Gennaio, Trump prenderà possesso del trono decaduto da imperatore del mondo.

Ragioniamo, in attesa del discorso di insediamento ufficiale, sulla sua intervista di pochi giorni fa anche se è bene rimandare i giudizi al fare effettivo.

Per non farci mancare nulla prendiamo in considerazione due dichiarazioni: quella citata di Trump ed il discorso di commiato di Biden.

I media ci presentano l’aspetto ovvio, eclatante e folkloristico delle idee esposte da Trump.

Quindi veniamo a sapere che Trump è interessato alla Groenlandia, se necessario anche con una azione militare, acquisire il Canada, riavere il canale di Panama e cambiare il nome del Golfo del Messico.

Un bel programma. Sobrio e di basso profilo.

A mio parere è più importante quello che non ha detto, rispetto a quello che ha detto.

Ma partiamo dalle parole in libertà che ci vengono sventolate dai media mondiali.

Sarebbe interessante vedere gli USA attaccare la Danimarca per acquisire la Groenlandia ed ancora di più assistere al dibattito nella NATO, soprattutto all’interno dell’UE sempre indecisa a tutto, se e come difendere uno degli Stati NATO attaccato da uno dei Paesi dell’Alleanza, anzi dal Leader e portabandiera della Democrazia e della difesa delle regole.

Stesso ragionamento per il Canada, contro cui non è stata espressa l’opzione militare, ben sapendo quanto l’economia canadese dipenda da quella americana e che eventuali dazi, o anche solo i mancati aiuti economici, farebbero sparire la foglia d’Acero dalla bandiera canadese per sostituirla con una foglia di fico con cui coprire le nudità evidenti. La crisi politica del Paese, dopo 10 anni di guida scellerata di Justin Trudeau, potrebbe non interessarci, ma occorre sentire il parere del Capo di Stato, cioè Carlo III d’Inghilterra, per avviare l’iter. Non mi sembra un percorso molto lineare.

Per il canale di Panama tutto è possibile, vista la flessibilità con cui le rigide regole internazionali vengono interpretate ed applicate.

Sarebbe anche possibile una rivendicazione, al ridicolo non c’è mai limite, visto che il primo accordo del 1901 era un trattato che investiva gli Stati Uniti del diritto, permanente e neutrale, di accettare e difendere tutte le navi che avrebbero attraversato il canale, i cui lavori iniziarono nel 1907. Un secondo trattato, del 1903, limitò i termini dell’affitto agli USA al 31 dicembre 1999 e solo un terzo, del 1977, restituì a Panama la zona del canale nel 1979. Volete che non si trovi una virgola o una piega che annulli l’ultimo accordo (o gli ultimi due) ?

In questo caso il capo di Stato da ascoltare, però, si chiama Xi Jingping che, pur non avendo titoli ufficiali nell’ordinamento giuridico panamense, come invece per Re Carlo III in Canada, avrebbe qualcosa da dire se vedesse le proprie navi bloccate o rallentate in qualsiasi modo.

Parlando di cose serie, però, dicevo che sarebbe più importante vedere cosa Trump non ha detto.

Non ha parlato dell’Ucraina e della Russia. Non ha parlato della Cina. Non ha parlato del Pacifico.

Non ha parlato di tante altre cose, ma limitiamoci a queste che sono state tra i cavalli di battaglia di Biden e che Biden stesso non ha toccato nel suo discorso di commiato che vedremo in seguito.

Facile dipingere il tycoon sempre e solo oltre le righe per far finta che nessuno dei pensosi media se ne sia accorto, mentre è evidente che nessuno ne abbia voluto parlare.

Lo scenario futuro, che tutti hanno visto nel Pacifico e in contrapposizione a Cina e Russia, è cambiato. Si giocherà nel Pacifico, ma privilegiando l’America First a scapito, anzitutto, dell’Europa che dovrà essere totalmente sottomessa molto di più e meglio di quanto, pesantemente, sia già.

Già il controllo energetico, attuato tagliando i rifornimenti russi a basso prezzo, è un mortale cappio al collo. Se aggiungiamo l’incentivo fiscale ed economico per far traslocare le principali aziende europee negli USA, i possibili dazi all’orizzonte sulle nostre merci, la richiesta di adeguare gli stanziamenti per NATO al 5% del PIL quando tutti, a parte la Polonia, hanno difficoltà ad adeguarsi al 2%, il quadro sembra a tinte fosche.

Le richieste di aumento dei finanziamenti NATO sono, inoltre, il preludio al disfacimento totale dell’Alleanza cambiando totalmente il gioco, compreso il tavolo.

Avremo modo di tornare sull’argomento, e dovremo farlo a puntate, ma intanto il realismo di Trump indica che lui ha ben chiaro che il mondo è ritornato multipolare e che oggi gli USA non sono in grado di fronteggiare Cina e Russia contrapponendosi ad esse.

Non è un caso che la telefonata successiva l’abbia fatta proprio a Xi Jingping, che non aveva neanche nominato nella famosa intervista, ed ha avuto la sensibilità di farci sapere anche i tre argomenti di cui hanno parlato e su cui i cinesi, confermando la telefonata, hanno sorvolato: commercio internazionale, TikTok e fentanyl.

Sul commercio internazionale approfondiremo, ma intanto è sconfortante vedere come molti commentatori economici abbiano interpretato l’aumento delle esportazioni cinesi di oltre il 10% (10,7) su base annua a dicembre 2024 andando ben oltre le previsioni massime degli analisti. Molti l’hanno descritto come una ripresa della Cina dall’appiattimento degli ultimi tempi.

A mio parere è solo una risposta difensiva di molte aziende occidentali che, in previsione dei dazi che Trump applicherà ai prodotti cinesi, hanno effettuato acquisti aumentando le proprie scorte.

Ho già detto in altre occasioni che la Cina è alla disperata ricerca di clienti, ma questa volta Xi non si lascerà trovare impreparato come nel 2016, con la prima presidenza Trump. Ha già preso contromisure preventive, ad esempio limitando le esportazioni di materie prime strategiche, e Trump sa bene che una guerra di questo tipo non avrebbe vincitori.

Per il Fentanyl il problema è urgente e da risolvere subito. Da noi se ne parla poco, ma negli USA il Fentanyl sta facendo stragi e non solo di giovani.

Tik Tok, prego non ridere, sarà uno dei problemi principali. Soprattutto dopo che Zuckerberg (Facebook – Meta) e Bezos (Amazon) si sono affrettati a salire sul carro del vincitore dopo anni di dura lotta per fermarlo.

L’obiettivo primario di Trump, quindi, è l’Europa che rimane ignava ed immobile, senza guida e orientamenti, incapace di reagire e forse neanche in grado di comprendere le sfide che si approntano. Le pastoie burocratiche e l’incapacità dei burocrati passacarte di Bruxelles di vedere al di la del proprio naso (per ignoranza o connivenza), ci condanna all’irrilevanza assoluta.

Ma tornando agli USA ed a Trump possiamo chiederci come cercherà di muoversi, anche con la possibilità di essere smentiti dal discorso di insediamento che avverrà fra poche ore.

Trump eredita una nazione dilaniata, impoverita e sfiduciata. La classe media è quasi sparita anche se virtualmente continua ad essere il pilastro portante della nazione. Con uno stipendio di 4 – 5.000 Dollari si arriva a stento a fine mese, mangiato da inflazione, tasse, bollette, aumenti di elettricità e gas che ingrassano le aziende produttrici che guadagnano molto di più vendendo l’energia a noi europei ma opprimono il ceto medio che annulla le spese voluttuarie per arrivare a fine mese.

Il solo aumento dei dazi, lungi da poter operare come bacchetta magica per riportare a casa le manifatture dislocate in Cina, aumenterà ancora di più l’inflazione che già tanti danni ha fatto.

Deve anche iniziare a pensare alle elezioni di medio termine del 2026 che, politicamente parlando, sono dietro l’angolo. Adesso i Repubblicani hanno il controllo sia della Camera che del Senato, ma alla camera la maggioranza è risicata ed una fronda interna è più perniciosa dell’opposizione democratica che, oltretutto, potrebbe affermarsi fra due anni.

Non è che i democratici siano messi meglio, quindi veniamo al discorso di commiato di Biden.

Qui è bene concentrarsi su quello che ha detto, già grave, ignorando quello che ha taciuto.

Biden ha dichiarato che ha deciso di farsi da parte, dopo il noto dibattito televisivo con Trump, per “non far perdere le elezioni ad un partito che non era unito”. Nonostante le sue convinzioni personali esternate in una delle sue isolate sortite (E’ presuntuoso dirlo, ma penso che in base ai sondaggi avrei vinto), è stato obbligato, pardon “consigliato”, a farsi da parte.

Un partito Democratico dilaniato al proprio interno, quindi, è uno degli aspetti, al solito palesi e taciuti, che ci viene consegnato dal commiato di Biden.

L’altro aspetto, il resto è piattume, è aver messo in guardia gli americani da un possibile abuso di potere.

Effettivamente sembra che i pesi e contrappesi della democrazia americana siano totalmente saltati. Il congresso è in mano ai repubblicani, sia Camera che Senato, la Corte suprema è a maggioranza conservatrice, il consenso che Trump ha nella società civile va molto oltre il margine elettorale, già ampio di suo. L’appoggio (anche se interessato) dei Social e di Amazon, oltre che di Musk, gli dovrebbe consentire margini di manovra che pochi Presidenti hanno mai avuto.

Personalmente ho timore di questa concentrazione del potere nelle mani di una sola persona, ma per quest’aspetto ritorno a quanto detto all’inizio: aspettiamo i fatti, oltre le parole.

Se sto parlando di quest’aspetto del discorso di Biden è solo perché il mio timore è ancora maggiore se penso alle inconsulte reazioni finali di una bestia mortalmente ferita, quale è il potere globalista come finora lo abbiamo conosciuto.

Il discorso finale di Biden a me sembra quasi a metà tra il bue che accusa l’asino di essere cornuto ed una sorta di autodenuncia che sfiora un “muoia Sansone con tutti i filistei”.

Gli appoggi infiniti che il sistema di potere vigente ha finora indifferentemente avuto, sia sotto bandiera democratica che repubblicana, dovrebbe farci sganasciare dalle risate anche solo a sentir parlare di abuso di potere. Trump ha sparigliato le carte rispetto al giochino di presentare come contrapposti due partiti e due visioni che, in realtà, sono solo la diversa angolazione di una unica visione degli interessi americani a loro volta indirizzati agli interessi inglesi ed ancora più in alto a quelli israeliani, per non dire ebrei che suona male.

Le sfide di Trump vanno ben oltre quanto detto finora. La stessa stupidaggine che ci viene raccontata, cioè che la cerimonia di insediamento sarà fatto all’interno e non all’esterno a causa del freddo, la dice lunga sul timore di attentati, che possono troncare la vita stessa di Trump.

Non solo una diversa visione del mondo separa Trump dalle elite globaliste che finora hanno manovrato a Washington, e di riflesso in tutte le cancellerie del mondo, ma anche le notizie che potrebbero venire fuori semplicemente facendo affiorare alcune verità eccellenti.

Dallo stato miserrimo dell’economia americana alle vere informative in possesso dell’FBI e della CIA, anche usate per incastrare Trump. Dai retroscena del colpo di Stato e della guerra in Ucraina a quelli dei rapporti con Israele e con l’anglosfera della City di Londra.

Per non parlare di quella più plateale ed immediata della vera storia di Jeffrey Epstein, di cui abbiamo già parlato in diverse occasioni, dei rapporti con il mondo della finanza e della droga, con i servizi segreti israeliani e di mezzo mondo, con la pedofilia e gli scandali sessuali in cui sono pesantemente coinvolti i Clinton e molta parte dell’elite americana.

Ci sarà molto da dire e da vedere, altro che Tik Tok. Al momento aspettiamo l’insediamento.

Vincenzo Fedele

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

ATTENZIONE:

L’IBAN INDICATO NELLA FOTO A DESTRA E’ OBSOLETO.

QUELLO GIUSTO E’:

IBAN: IT79N0200805319000400690898

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

2 commenti

  • Francesco22 ha detto:

    Gli Usa la Danimarca, il Canada e Panama se le comprano. Non hanno bisogno di bombe. Quando hanno “percorso” l’ Italia la resistenza l’ hanno fatta i tedeschi mica gli italiani. Poi hanno la supremazia tecnologica, economica e militare. Ma quale trono decaduto?

  • Massimo trevia ha detto:

    Trump trumpet prima tromba dell’Apocalisse?