Indagine 2025 di SWG sull’Italia: Pessimista, ma c’è Sempre l’Imperscrutabile Volontà di Dio…Matteo Castagna.

18 Gennaio 2025 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Carissimi Stilum Curiali, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle previsioni per il 2025 per i nostro Paese. Buona lettura e diffusione.

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di Matteo Castagna

Risulta particolarmente attuale e prestigiosa l’Indagine Previsionale 2025, condotta da SWG in collaborazione con FB & Associati, presentata al New Year’s Forum, all’Auditorium Museo MAXXI di Roma, venerdì 17 gennaio.

L’indagine ha coinvolto 100 esperti provenienti da molteplici ambiti, tra cui dirigenti di imprese ed enti, docenti universitari, politici e giornalisti. L’obiettivo è stato quello di raccogliere opinioni qualificate sulle sfide più rilevanti che l’Italia e il mondo affronteranno nel 2025, delineando scenari futuri e valutandone la probabilità di realizzazione.

Ciò che sembra essere maggiormente interessante è la mens dell’indagine, che non è quella di verificare chi ha fatto la previsione più corretta, ma di mettere sul piatto una serie di stimoli e riflessioni che aiutino a definire scelte che hanno un impatto chiave sul futuro di tutti noi. Per questo, al netto di alcune considerazioni di fondo, i dati e i commenti che vengono riportati nel report sono lasciati all’analisi e alla riflessione di ciascun lettore, per essere utilizzate al meglio, in base alle competenze e al ruolo di ciascuno.

Il 2025 appare come un anno di forti incertezze, legate soprattutto alla situazione geopolitica internazionale e ai suoi riflessi sull’Europa e sull’Italia in particolare.

Quello appena iniziato sarà un anno che, a detta degli esperti interpellati da SWG, sorriderà alla finanza internazionale, ma che ci metterà di fronte a molteplici criticità. E’ opinione ampiamente diffusa che sarà un anno difficile per l’industria metalmeccanica e per le democrazie europee in un contesto di cambiamenti nei rapporti USA-UE e di ridefinizione del posizionamento e del ruolo della stessa Unione Europea.

Anche per quanto riguarda la crescita economica e la qualità della vita, in Italia sono in pochi a leggere il 2025 con ottimismo, mentre sull’andamento del mercato del lavoro e sulla possibilità di risoluzione dei conflitti internazionali, aumenta il numero degli ottimisti.
In generale appare diffuso un atteggiamento di attesa di quelle che saranno le mosse concrete della nuova amministrazione statunitense, ma anche della nuova commissione europea, in un contesto in cui la nuova geopolitica internazionale potrà orientare con più forza rispetto al passato anche ciò che potrà accadere nel nostro Paese.

Le trasformazioni in corso nel mondo del lavoro ci pongono di fronte ad una situazione sempre più sfidante, in cui molte professioni sono messe in discussione dall’applicazione delle nuove tecnologie e, in particolare dagli impatti dell’Intelligenza Artificiale.

La flessibilità è un altro elemento ormai costitutivo dei nuovi lavori, irrinunciabile per molti lavoratori che richiedono una ridefinizione del proprio tempo di vita, che non sia centrata unicamente attorno ai bisogni e alla cadenze della propria attività lavorativa.
Questo comporta un lavoro più competente e per obiettivi, ma che rischia di essere anche più precario e più povero, aumentando i livelli di disuguaglianza.

Le principali sfide a cui il Paese è chiamato a rispondere:

1. La sfida degli impatti del mutamento demografico in corso. «La popolazione italiana sta invecchiando e sarà costoso mantenere una popolazione di anziani. L’immigrazione è una risposta parziale a questo problema; perché accogliamo soprattutto persone che possono svolgere compiti di basso livello che potrebbero non essere necessari e sostituiti dalla tecnologia.»

2. La sfida dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica «Investire in tecnologie emergenti offre l’opportunità di rilanciare l’economia; creare posti di lavoro qualificati e promuovere una leadership in settori strategici come l’intelligenza artificiale e la cybersecurity.». «Senza ricerca non c’è innovazione; senza innovazione non c’è crescita; senza crescita non c’è benessere.» «L’Italia rappresenta l’undicesimo Paese al mondo per capacità di produrre brevetti (quindi innovazione), dietro alla Svezia. L’Italia deve diventare un Paese più attrattivo ed efficiente per la ricerca pubblica, privata e mista se vuole diventare o restare competitiva».

3. La sfida dell’inclusione: secondo alcuni «l’accoglienza e l’integrazione di un numero rilevante di immigrati è da realizzare. Il rischio è il rigetto da parte di buona parte dell’opinione pubblica…». Ma «si tratta di un problema sociale che è sintomo e causa di molti altri: risolvendolo, si innesca un processo virtuoso di partecipazione, uguaglianza, rappresentanza, inversione del trend demografico e miglioramento dei processi decisionali», mentre oggi, alla gente viene addossata la colpa di un presunto razzismo, che è, altresì, l’esasperazione dei popoli europei di fronte ai moltissimi immigrati, che non vogliono integrarsi. La massiccia micro-criminalità di costoro «ha prodotto rabbia e rassegnazione, rigetto di istituzioni e partiti, adesione a illusioni autoritarie» ossia una destabilizzazione della popolazione, tendenzialmente ospitale e caritatevole.

4. La sfida energetica e del contrasto al cambiamento climatico. «L’Italia, avendo tempo fa detto no al nucleare, ha deciso di non essere energeticamente indipendente, il che rappresenta un rischio geopolitico ed economico massivo. Nel futuro di AI e Robotica, chiunque riuscirà ad avere accesso a cheap energy sarà un vantaggio competitivo fondamentale, con ricaduta immediata e chiarissima su tutta la popolazione».  In realtà, il problema del cosiddetto green sembrerebbe ad alcuni osservatori esterni a questo studio, l’assolutizzazione di ciò che non esiste e che è figlio naturale delle ere geologiche, non di presunte colpe umane.

5. La sfida della partecipazione sociale e politica e della collocazione dell’Italia nello scenario internazionale «E’ necessario pianificare e progettare servizi e interventi sociali sia nel settore pubblico che nel privato sociale per non aumentare le disuguaglianze e favorire l’inclusione. Il cambiamento demografico con una prevalenza di anziani, farà aumentare le necessità assistenziali; la precarietà di lavoro necessiterà di essere vicariata con costosi interventi sociali». Ma, purtroppo, non si vedono all’orizzonte le risorse, che si preferiscono spendere per presunti cambiamenti climatici.

Dunque, si giunge a una domanda fondamentale: “in cosa consisterà il potere tra vent’anni?” «Controllo delle risorse tecnologiche e delle materie prime. Capacità militari», «Dominio dell’evoluzione della IA e dei materiali necessari per realizzare la transizione ecologica», «Oligarchico e tecnocratico; fortemente condizionato o connivente con chi detiene i dati». «Il potere sarà nelle “mani” di chi raccoglie, controlla e usa i dati; di chi gestisce l’automazione e le risorse critiche. Sarà un autoritarismo tecnologico».

Chi saranno le persone ai margini tra 20 anni? «Le persone con scarsa istruzione e poca mobilità.» «La generazione degli attuali 20-45enni, che soffrono le maggiori incertezze lavorative e molti problemi di salute derivanti da scelte alimentari sbagliate». «Chi non ha accesso alle tecnologie di futuro maggior uso; chi ha perso lavori divenuti obsoleti; chi non ha entrate regolari. Molto dipenderà dalla qualità, presenza o assenza di welfare. «I giovani (di qualsiasi etnia) che non saranno stati incanalati verso una formazione tecnica specifica che risponda alle esigenze del mercato del lavoro; gli anziani; non più autosufficienti, che non disporranno delle risorse economiche sufficienti a garantire un’assistenza dignitosa».

Benché Indro Montanelli avesse perfettamente ragione nell’ inquadrare la nostra indole, sostenendo che “siamo un paese cattolico, che nella provvidenza ci crede o almeno ne è affascinato. Il pericolo è questo: gli italiani sentendo aria di provvidenza sono sempre pronti a mettersi in fila speranzosi”, padre Massimiliano Kolbe ci insegna: “rimettiti in tutto alla Divina Provvidenza attraverso l’Immacolata e non preoccuparti di nulla”.

Quindi non dimentichiamo che Sant’Agostino d’Ippona, Dottore della Chiesa, scriveva: “Tutto è ordinato dalla Provvidenza”. (Sul libero arbitrio, ca. 395).

Infine, sebbene la modernità non contempli più la Fede, sempre Sant’Agostino ci dice parole profetiche, d’eterno valore per ciascun essere umano: “La misericordia di Dio abbraccia i buoni per proteggerli, come la severità di Dio ghermisce i cattivi per punirli. È ordinamento infatti della divina provvidenza preparare per il futuro ai giusti dei beni, di cui non godranno gli ingiusti, e ai miscredenti dei mali, con cui non saranno puniti i buoni. Ha voluto, però, che beni e mali nel tempo siano comuni ad entrambi affinché i beni non siano cercati con eccessiva passione, poiché si vede che anche i cattivi li hanno, e non si evitino disonestamente i mali, poiché anche i buoni spesso ne sono colpiti”. (La città di Dio, 413/426)

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1 commento

  • andreottiano ha detto:

    … “a detta degli esperti interpellati da SWG, sorriderà alla finanza internazionale”…

    Frase rivelatrice.
    Se così fosse, sarà un brutto anno per i comuni mortali.

    Però SWG non può che sorridere a certi poteri…
    Quindi spero che ridano meno.
    E i prodromi non mancano.

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