Su Craxi, e Ciò che Fu Spazzato Via. La Svendita del Paese a Interessi Stranieri (Complice la Sinistra…). Mario Adinolfi.

17 Gennaio 2025 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Mario Adinolfi, che ringraziamo di cuore, su un periodo certamente tutt’altro che limpido della nostra storia recente. Buona lettura e diffusione.

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SU CRAXI E CIÒ CHE FU SPAZZATO VIA
di Mario Adinolfi
L’anniversario della morte di Bettino Craxi, avvenuta il 19 gennaio 2000 in Tunisia ad Hammamet, ci consente di aprire una pagina di riflessione storica: come ha fatto il Partito comunista italiano a spazzare via, grazie alla complicità della tenaglia mediatico-giudiziaria, tutti i suoi avversari politici anche quando erano giganteschi statisti senza mai vincere le elezioni? Craxi era letteralmente odiato dal Pci, fu il primo a essere definito emulo del fascismo, Forattini su Repubblica lo disegnava in camicia nera, D’Alema che era presidente del Consiglio prima che morisse impedì che potesse rientrare in Italia a curarsi. L’odio era politico ma nei comunisti e post comunisti finiva per avere ricadute personali: furono loro con la strategia della fermezza a impedire nel 1978 ogni trattativa che potesse salvare la vita di Aldo Moro, che proprio Craxi invece voleva aprire. Sempre loro a costringere il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, a dimettersi poco dopo per uno scandalo in cui era totalmente innocente dopo una campagna mediatica lanciata da Camilla Cederna sull’Espresso. E fu il Pci appena trasformatosi in Pds a lanciare l’impeachment contro Francesco Cossiga, anche lui costretto alle dimissioni dal Quirinale. L’odio comunista poi verso Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi subito dopo si fece azione giudiziaria con una serie infinita di processi avviata nel biennio 1992-94 con Tangentopoli che abbatté un’intera classe dirigente e costrinse Craxi a lasciare definitivamente l’Italia.
Craxi, Leone, Moro, Cossiga, Andreotti e Berlusconi hanno un filo rosso che li unisce: sono stati tutti presidenti del Consiglio, un paio anche presidenti della Repubblica, leali verso il quadro delle alleanze atlantiste ma preoccupati di salvaguardare una forte autonomia dell’Italia, un ruolo del Paese nel mondo non prono a interessi terzi. Craxi, con Martinazzoli guardasigilli che controfirmava gli atti del governo, fu il protagonista della crisi di Sigonella con i carabinieri italiani che nel 1985 circondano i marines americani che pretendevano di agire sul nostro territorio per fermare un terrorista palestinese. Insomma, una dignità diversa rispetto a chi si fa prima baciare in testa da Biden, poi arresta un iraniano per volere degli americani, infine vola a chiedere il permesso di rilasciarlo al nuovo inquilino della Casa Bianca per cedere a un ricatto di Teheran.
Nulla mi toglie dalla testa che Craxi, Leone, Moro, Cossiga, Andreotti, Martinazzoli e Berlusconi abbiano tutti pagato con persecuzioni di varia natura la loro autonomia e che il Partito comunista italiano, con la sua mano destra mediatica e con la mano sinistra giudiziaria, sia stato lo strumento con cui rendere fatali tali persecuzioni, dal punto politico e talvolta anche fisico. Il Pci-Pds è stato paradossalmente un fattore particolarmente ligio ad obbedire agli interessi sovranazionali, non a caso il D’Alema primo e unico comunista arrivato a Palazzo Chigi come atto di fedeltà dopo l’insediamento alla presidenza del Consiglio concede agli americani le basi in Italia e lo spazio aereo per andare a bombardare Belgrado. Altro che Craxi e Sigonella.
Tra il 1978 e il 1994 l’autonomia dell’Italia è stata travolta e la sua classe dirigente migliore fisicamente abbattuta da un Pci-Pds i cui uomini furono invece salvaguardati perché capaci di obbedienza oltre che di odio verso l’avversario. D’Alema voleva vedere “Berlusconi andare al parco a chiedere l’elemosina”, alla fine al parco c’è andato lui, ma dal 1994 avviò una stagione di persecuzione mediatico-giudiziaria che arrivò fino all’espulsione del leader di Forza Italia dal Senato dopo una condanna. Anche Craxi fu condannato: a 5 anni e 4 mesi per corruzione, a 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito. Come ebbe a dire in un notissimo discorso parlamentare immediatamente precedente alle monetine del Raphael, il finanziamento illecito riguardava tutti i partiti ma i comunisti ne uscirono giudiziariamente e politicamente illesi. Il 2 giugno 1992, a Cossiga appena abbattuto, Andreotti sotto processo per mafia e Craxi già ferito da Tangentopoli che non poté andare a Palazzo Chigi nonostante la vittoria alle elezioni di aprile, sul panfilo Britannia un gruppo di importantissimi finanzieri e banchieri si incontrarono con i vertici di Bankitalia e del Tesoro, Ciampi e Draghi, per stabilire la privatizzazione delle principali aziende pubbliche del Paese.
In quel momento nel settore pubblico che valeva il 25% del Pil del Paese era impiegato il 16% della forza lavoro italiana, con salari di livello europeo, mentre il debito pubblico ammontava a 795 miliardi di euro (oggi è il quadruplo, nel sistema pubblico ci lavora il 5% della forza lavoro e i salari sono i più bassi d’Europa). Nel 1993 Ciampi diventa presidente del Consiglio e privatizza il gruppo Sme. Alemagna, Motta e Surgela se li prende la Nestlé. Dal 1996 con i governi Prodi e D’Alema fu smembrata e venduta l’Iri, mentre i “capitani coraggiosi” si prendevano la Telecom. Poi le Autostrade furono date ai Benetton. Contemporaneamente si avviava la dismissione delle quote pubbliche nelle banche, Enel, Eni, Alitalia. Con le svendite il debito pubblico è stato risanato? No, è quadruplicato. Sono solo stati abbattuti i salari, mentre le tariffe dei servizi sono aumentate a dismisura.
Craxi fu il più lucido a individuare fin da subito il disegno che collegava lo smantellamento della classe dirigente italiana della prima Repubblica con la svendita del Paese e gli interessi sovranazionali retrostanti. Cossiga definiva così Draghi quando nel 2008 pareva potesse andare a Palazzo Chigi: “Un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica italiana dopo la famosa crociera sul Britannia”.
La “falsa rivoluzione italiana” di cui ha sempre parlato Craxi da Hammamet ha devastato la migliore classe dirigente del Paese svendendolo agli interessi stranieri di pochissimi (Soros tra costoro, altro che Musk) che in cambio hanno sostenuto e blindato l’area politica che consentiva tutto questo, quella comunista a post comunista, incapace di vincere le elezioni ma sempre al potere. Almeno fino ad oggi. Se è vero che il vento sta cambiando ormai in tutto il mondo, è tempo di avviare una precisa fase di studio storico di quanto accaduto tra il 1978 e il 1994, affinché l’Italia possa riprendersi finalmente il ruolo autonomo che le spetta.

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2 commenti

  • creazionista ha detto:

    Che si cominci a pubblicare integralemente il trattato di Parigi.
    P.S. Adinolfi è stato parlamentare del PD

    • Cristina ha detto:

      Proprio perché è stato parlamentare del PD,Adinolfi conosce bene la storia di quello che è stato un vero colpo di stato di cui nessuno parla per la complicità di tutti i media di regime,.Il fatto che i comunisti non abbiano mai vinto le elezioni è la prova dell’intelligenza del popolo italiano che ha continuato a ragionare e a diffidare dei comunisti anche quando costoro avevano in mano tutto e ci bombardavano con la loro propaganda e il loro odio .

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