Mastro Titta: il Mio Super Eroe Preferito, Jorge Mario Bergoglio, Mi Sta Mangiando Vivo…Spera è Vanity Fair!
15 Gennaio 2025
4 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Mastro Titta, che ringraziamo di cuore, e a cui auguriamo un meritato successo con il suo libro, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla situazione, davvero molto, molto particolare che stiamo vivendo grazie a Jorge Mario Bergoglio, il papa che include tutti, salvo quelli che non la pensano come lui…come si può capire dalla lista ben lunga di fedeli servitori di Cristo e della Sua Chiesa scomunicati, bastonati, o pensionati anzitempo. Buona lettura e diffusione.
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MASTRO TITTA: PAPA FROCESIO, PAPA DERETANIO E PAPA SODOMIZIO APPARECCHIASI
Devo all’onesto editore di questo blog inclusivo, aperto ed accogliente – in senso leggiadramente contrario al mainstream – una piccola ragione della mia prolungata latitanza. Anzi due. La prima è che sto lavorando ad un libercolo di fantafede (se esiste la fantascienza, fondiamo la fantafede: chissà mai che le pecore non tornino all’ovile) che ha il brutto vizio di non vedere la fine.
La seconda è che il mio supereroe preferito, Bergoglio, mi stava mangiando vivo: come quei poveri fanti che saltavano fuori dalle trincee nel ’15-’18 per essere falciati dalle mitragliatrici, si compulsano le vicende papesche sempre a rischio di finire crivellati. Come uno psicologo qualunque, ho avuto bisogno di un periodo sabbatico di decompressione.
E sia. Ricominciamo l’anno da fatti noti e stranoti che Bergoglio non solo non smentisce mai, anzi conferma e sovente eleva al rango di legge. La notizia è questa: se sei frocio, dal 2025 puoi entrare in seminario senza “sbarramenti” (vietato vietare) purché tu mantenga “l’orientamento alla vita celibataria”. Lo riporta, oltre a VaticanNews, anche Vanity Fair, il che è molto più d’una conferma: è un manifesto programmatico. Com’è noto sino ad oggi gli sbarramenti, le trincee, il filo spinato e le garitte munite di mitragliatrici omofobe pullulavano nei seminari diocesani.
Sempre sulla corrispondenza d’amorosi sensi fra Bergoglio e la fiera delle vanità: la foto di copertina dell’autobiofagia di Bergoglio – il testo dove Bergoglio, con un velo di fondotinta effetto fluffy, rimmel e lucida labbra, come Erisittone scarnifica se stesso – è la stessa di una copertina di Vanity Fair del 2021. Propongo una fusione sostenibile delle due testate: si segano un po’ di inutili giornalisti (per riportare il verbo del capo basta un registratore, al massimo un buon make-up artist) dando luogo a simpatiche novità come VanityNews o Vatican Fair. Il nuovo paga sempre.
Facciamo nel merito della disposizione CEI alcuni ragionamenti paradossali ma a modo loro eleganti. Diciamo che gli omosessuali hanno sempre avuto accesso (vorrei dire: adito) agli ordini sacri con più o meno difficoltà facendo anche delle discrete carriere, com’è sotto gli occhi di chi vuol vedere. Lo potevano fare aderendo al celibato ed alla castità che però erano vincoli, non orientamenti. Non stiamo qui a discutere se dovessero attenercisi: certo che no, perdiana, ma al loro buon cuore potevano farlo. L’uomo pecca, il frocio no. Un bel progresso sancito da questo pontificato all’insegna del nessuno mi può giudicare, altrimenti detto “dogma Caterina Caselli”.
Quanto all’orientamento sinonimo quasi perfetto di tendenza: orientativamente, tendenzialmente mi piacciono le pappardelle al cinghiale, gli gnocchi al ragù di lepre, la focaccia alla genovese. Dopo di che o non trovo dove mangiare queste prelibatezze e quindi mangio altro, o le trovo immangiabili e quindi non le finisco ed ordino altro, oppure le trovo buonissime. Lo stesso ordine situazionista che presiede il consiglio episcopale in materia di ammissibilità al sacerdozio.
Sta di fatto che richiedere l’orientamento al celibato – cioè al fatto di non contrarre matrimonio – in un tempo in cui si fornica prevalentemente fuori dal sacramento e spesso anche fuori dagli affetti stabili – ormai non richiede affatto la castità. In altre parole non significa una ceppa e fa ridere i polli, sia intesi come polli che come galline che si sentono un pollo. Per il momento, i preti è meglio se non si sposano, ecco tutto. Certo non con le donne, forse con gli uomini, sarebbe meglio non fra di loro.
Dal momento che per i flosci non esistono più “sbarramenti”, si suppone che flotte di postulanti col sederino a punta si mettano in fila per tre col resto di due davanti a seminari più vuoti di tombe egizie. Non risulta nulla di tutto ciò. Arrivati a questo punto però un postulante attratto dalle donne si sentirà in dovere di specificarlo, o peggio dovrà farlo? Un eterosessuale può dare per scontata la propria “tendenza” positiva, oppure dovrà limitarsi davanti ad un tribunale ecclesiastico, una commissione esaminatrice o qualsiasi altro organo amministrativo canonico a definire se stesso come un omosessuale mancato con tendenza al celibato? Urgono chiarimenti.
Il postulante eterosessuale o poco omosessuale o che preferisce non specificare che condivide la stanza del seminario diocesano col postulante omosessuale, da oggi dorme più sereno? Il prete che raccoglie in confessionale delle capriole omosessuali del confratello, oltre a perdonarlo avrà la libertà di richiamarlo all’ordine? Quello risponderà: sono orientato, tendo ma la tentazione è forte, la carne è debole, la misericordia di Dio infinita. E mille altri problemucci pratici del genere.
Ma questo le teste di tenore CEI guidate dal Pavarotti di Santa Marta lo sanno benissimo. La cruda e dolorosa verità è che si sta ufficializzando senza affermarlo pubblicamente la fondazione della Nuova Chiesa di Frocisto conforme alla nuova esegesi proposta da padre Pasolini, il nuovo predicatore della Casa Pontificia: quella in cui Gesù si intratteneva sessualmente con gli Apostoli, non avendo di meglio da fare.
Una chiesa dove si passerà rapidamente dall’urgenza di includere gli omosessuali a quella di escludere gli eterosessuali e soprattutto i casti, a questo punto l’ultimo solido ostacolo al voto di castità: d’altra parte un voto senza votanti, come in democrazia, è lettera morta. Al massimo, un orientamento, cioè per l’appunto il nulla pneumatico.
Sembra esagerato? Quanto ci hanno messo gli omosessuali dal mendicare diritti per la categoria all’usarli con la furia – e senza la sapienza – di un Torquemada contro chi omosessuale non è? Si apparecchia una chiesa Lgbtq coi suoi papi Frocesio, Detetanio e Sodomizio, che reclamizzeranno Sodoma e Gomorra come mete turistiche di grido. Fortuna che Dies Irae, dies illa, solvet saeclum in favilla. Quel giorno arriva sempre, a meno di non pensare che il Padreterno si faccia muovere a compassione dai nostri pruriti.
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Tag: bergoglio, OMOSESSUALITA, spera, titta, vanity fair
Categoria: Generale
A me sembra che dietro ( visti i tempi e le ” interpretazioni ”
pro domo propria , il ” dietro ” e’ sinonimo di all’interno ) delle mura leonine, si stia celebrando l’atto finale dell’abominio della desolazione. Un passaggio Apocalittico foriero di gravi disgrazie.
“Una chiesa dove si passerà rapidamente dall’urgenza di includere gli omosessuali a quella di escludere gli eterosessuali e soprattutto i casti…”
Ahimè, mi dispiace contraddire il buon Mastro Titta… Purtroppo, a quanto mi risulta da colloqui con ex seminaristi, è dagli anni novanta dello scorso secolo che quando un ragazzo si presenta in seminario gli viene chiesto l’orientamento sessuale. E se ha l’ingenuità di rivelare che è… ETEROSESSUALE i casi sono due: 1. Può non essere ammesso (come si sa, per essere preti celibatari BISOGNA essere gay) 2. Può essere ammesso per essere poi sottoposto nel corso del primo anno propedeutico all’iniziazione omosessuale. Se non si “converte”, sarà cacciato via con l’accusa che non è adatto alla vita sacerdotale.
Dunque, non uno scenario futuro, caro Mastro Titta, ma una realtà consolidata e che con Bergoglio e lo spadroneggiamento della lobby gay a tutti i livelli nella Chiesa, verrà implementata senza pietà.
Questa faccia ipocrita è una medicina: si può prendere come vomitivo o come lassativo.
NON SI STA UN PO’ ESAGERANDO?
Il Santo Padre Benedetto XVI ha frequentemente utilizzato due parole: verità e gioia.
Oggi sperimentiamo a tutti i livelli la carenza di verità e di gioia.
Si predica soprattutto la fragilità finendo con il giustificare il peccato e non solo il peccatore.
Purtroppo per il peccatore, senza conversione lo si fa cadere nell’ostinazione al peccato.
Si dispera della salvezza per Grazia cercando di darsela negando il peccato, senza aneliti di redenzione.
Di più: si esecra la presunta arroganza di chi vive in Grazia, invidiandolo.
Si impugna la verità conosciuta e si pensa presuntuosamente di salvarsi senza merito.
Si vanifica la misericordia, volendo un perdono senza confessarsi e confessandosene bisognosi.
Così può accadere di morire nell’impenitenza finale.
Sono tutti e sei i peccati contro lo Spirito Santo, che nel vangelo Gesù dice senza perdono.
Si finisce con il considerare eretico persino un santo e un dottore della Chiesa (San Pier Damiani).
Senza la verità manca proprio la Charis, cioè la Grazia, la gioia.
Conseguentemente c’è poca carità, salvo ostentarla a mezzo stampa e social, in favor di telecamere.
Speranza? Date le premesse può essercene davvero poca.
Il giubileo senza giubilo pare il funerale laico di chi non ha fede, se non nell’uomo e nel proprio fare.
Peccare addirittura contro lo Spirito Santo può forse rendere gioiosi e speranzosi?
Cioè senza la Grazia da dove possono venire i Doni di Dio? Tra cui il più grande è la (Sua) carità?
Restano solo il fare e il ragionare al modo umano.
Vanità, senza verità e senza gioia, tristemente poveri di speranza.
In attesa delle catechesi per adulti di Pasolin da Pasolino.