Meta Censura Report su Gaza. Lancet: i Morti nella Striscia sono almeno 64mila. 60% Bambini, Donne, Anziani.
13 Gennaio 2025
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi relativi allo sterminio in corso a Gaza, e alla situazione in Medio Oriene. Buona lettura e condivisione,
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Il primo è questo brevissimo post di Sigfrido Ranucci:
Forse vi ricordate che commentando le dichiarazioni di Mark Zuckerberg sulla rinunci ai fact chckers avanzavamo qualche perplessità, dovuta al fatto che la responsabile della politica di meta sul Medio Oriente è questa signora:
Forse, ancora una volta, peccat, non fallitur, qui male cogitat…
E sempre parlando di censura guardate questo post pubblicato su Instagram:
Si aspettavano 300 persone e invece ne sono arrivate 600. Questa è stata la risposta alla censura richiesta dalla comunità ebraica di Venezia, che dopo enormi pressioni ha portato L’Ateneo Veneto a revocare la sala solo qualche ora prima per presentare il rapporto di Amnesty International sul gen*cidio a Gaza.
Alla fine è stata l’Università Cà Foscari a concedere uno spazio per poter parlare di quello che lo Stato terrorista di isrl sta combinando.
E se ne facciano una ragione: questa risposta è la dimostrazione che c’è ancora gente disposta a combattere per una giustizia che sta venendo fatta a pezzi non solo dai terroristi isrl, ma anche da tutti quelli che negano e fanno finta di non vedere cosa stia succedendo. Chi non ha niente da temere non chiede censure. Chi è dalla parte giusta non ha bisogno di nascondere.
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Il terzo elemento è questo lancio dell’agenzia Dire:
A Gaza oltre 70mila morti, decessi sottostimati del 41%: i dati dello studio di The Lancet
I bombardamenti sulla Striscia avrebbero causato la morte del 3% della popolazione: il 59% delle vittime erano donne, bambini e anziani

ROMA – Oltre 70mila morti. Sarebbe questo il numero ufficiale delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Una cifra di gran lunga maggiore, rispetto a quella diffusa dal ministero della Salute palestinese, ‘fermo’ a 46.006 morti. Le nuove stime, sono il frutto di un’analisi indipendente di alcuni ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, pubblicata dalla nota rivista scientifica ‘The Lancet’. Nel dettaglio, la ricerca sostiene che i palestinesi morti dal 7 ottobre 2023 al 30 giugno 2024 sono stati 64.260, un numero molto più grande dei 37.877, riportato nello stesso periodo dal ministero della salute palestinese. A quanto pare dunque, i numeri diffusi fino ad oggi dai media, sarebbero stati sottostimati del 41%. Nel complesso, i bombardamenti su Gaza avrebbero causato la morte del 3% della popolazione: il 59% delle vittime erano donne, bambini e anziani.
LE BASI DI PARTENZA DELL’ANALISI
“L’escalation delle operazioni militari israeliane di terra e gli attacchi alle strutture sanitarie, hanno gravemente compromesso la capacità di queste ultime di registrare elettronicamente i decessi“, spiega la ricerca. “Queste sfide hanno costretto il Ministero della Salute a fare affidamento su modalità di raccolta dati meno strutturate, in particolare quando gli ospedali erano sotto assedio o erano sottoposti a blocchi delle telecomunicazioni. Ciò potrebbe aver portato a resoconti incompleti e geograficamente distorti, come si è visto in altre zone di conflitto dove una guerra prolungata complica il monitoraggio delle vittime”.
LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO
Per la loro analisi i ricercatori hanno utilizzato il metodo statistico cattura-ricattura, utilizzato per stimare la consistenza numerica di una popolazione. In particolare, qui hanno sovrapposto i dati provenienti da diversi fonti. “Gli alti tassi di mortalità mostrati dal nostro studio, combinati con le prove precedenti, sottolineano la grave crisi nella Striscia di Gaza. I nostri risultati confermano le preoccupazioni sollevate dalle organizzazioni palestinesi e internazionali, tra cui rinomate organizzazioni umanitarie e per i diritti umani e i relatori speciali delle Nazioni Unite, sull’entità delle vittime civili. Il nostro studio supporta l’ipotesi secondo cui è più probabile che i dati del MoH sottostimino piuttosto che sovrastimino la mortalità. Queste prove confermano la necessità di interventi internazionali urgenti per prevenire ulteriori perdite di vite umane e affrontare le conseguenze sanitarie a lungo termine dell’assalto militare israeliano a Gaza”.
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Intanto proseguono i massacri, sia a Gaza, che in Cisgiordania, come racconta Il Manifesto.
Ieri pomeriggio Israele ha bombardato la scuola Zainab al-Wazir, diventata rifugio per decine di famiglie a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza sotto assedio da più di tre mesi. L’attacco ha ucciso otto persone, di cui due bambini e due donne. Non era la prima volta che l’esercito colpiva l’edificio.
Nel nord di Gaza chiunque giri per strada è un bersaglio, che può trovare la morte per mano dei cecchini, sotto i colpi dei mezzi militari israeliani o dei droni. Ma non è detto che chi prova a rifugiarsi e sopravvivere in qualche rifugio nonostante la carenza di acqua e cibo, sia al sicuro. L’esercito ha ammesso la propria responsabilità, dichiarando tuttavia di aver colpito un «centro di comando e controllo» di Hamas.
LE BOMBE non risparmiano nemmeno il sud e il nord della Striscia. Si sono tenuti ieri i funerali del giornalista Saed Abu Nabhan, ucciso venerdì da un cecchino israeliano a Nuseirat. Un telefonino ha registrato l’assassinio: mentre alcune persone soccorrono un uomo anziano trasportandolo su una barella di fortuna, un cecchino apre il fuoco. Nella fuga, il reporter con la pettorina Press cade ferito. Inutili i tentativi di salvargli la vita.
Sempre nel centro di Gaza, a Deir el-Balah, una ragazza insieme a suo nonno e a un altro uomo anziano hanno perso la vita ieri nel bombardamento di una tenda per sfollati. La municipalità di Gaza City ha fatto sapere che il 75% dei pozzi d’acqua e circa 100mila metri di condutture idriche sono stati distrutti o danneggiati dagli attacchi israeliani, lanciando un appello alla comunità internazionale perché fornisca i materiali necessari a ripristinare le strutture che potrebbero salvare diverse vite. All’ospedale Al-Awda la situazione è sempre più disperata. I medici inviano messaggi angoscianti che raccontano di bombe e spari contro i reparti della struttura ospedaliera di Gaza nord.
Le autorità palestinesi hanno dichiarato che, grazie allo sforzo delle organizzazioni internazionali, una certa quantità di carburante è stata consegnata agli ospedali ancora funzionanti, dopo che la carenza di combustibile aveva causato lo spegnimento di macchinari medici salvavita e la chiusura di interi reparti. Ma l’arrivo di aiuti umanitari rimane estremamente limitato: in uno degli ultimi tentativi di ingresso, su 21 camion organizzati dall’Onu solo 10 hanno avuto l’autorizzazione di consegna da parte delle autorità israeliane.
ANCHE IN CISGIORDANIA la situazione si fa sempre più difficile. A Jenin, testimoni hanno riferito ad Al Jazeera che le forze dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) hanno bloccato i giornalisti che intendevano entrare nel campo profughi e impedito loro di riportare le notizie degli scontri con i combattenti. Un giornalista è stato arrestato. La città è completamente assediata dall’Anp, le forniture di acqua e di elettricità sono state tagliate nel campo, non arrivano neanche cibo e medicine.
In un comunicato, la Commissione stampa di Jenin ha dichiarato che gli uomini di Abu Mazen hanno «superato tutti i limiti», che non risparmiano neanche gli ospedali, trasformati «in caserme militari» dove i feriti vengono trascinati via dalle sale operatorie per essere arrestati. L’esercito israeliano, intanto, ha attaccato ieri i villaggi palestinesi nella zona di Nablus e bloccato le vie di accesso della città. Raid anche in diverse zone di Ramallah: i coloni hanno assaltato i villaggi, danneggiando auto e proprietà palestinesi.
Intanto, Netanyahu ha inviato a Doha una delegazione guidata dal capo del Mossad, David Barnea, e composta da importanti membri di esercito e intelligence. Nella capitale del Qatar sono ripresi i colloqui per un accordo di pace tra Israele e Hamas.
ACCORDO CHE potrebbe essere, stavolta, davvero vicino. Notizie sullo smantellamento di strutture militari di Tel Aviv lungo il corridoio Netzarim sono confermate dalle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui l’esercito avrebbe di recente approvato un piano per l’evacuazione veloce dei militari dalla Gaza da usare, probabilmente, nel caso si raggiungesse un’intesa vantaggiosa con Hamas.
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E infine questo post pubblicato su Instagram da una ONG palestinese, Al Mezan Center, sulle condizioni del sott. Hussam Abu Safiya, rapito dall’esercito israeliano:
Mentre inizialmente era stato segnalato detenuto a Sde Teiman, l’avvocato di Al Mezan suggerisce che ora potrebbe essere detenuto presso la prigione di Ofer, una struttura nota per gravi violazioni dei diritti umani. La prigione di Ofer è stata collegata a segnalazioni di torture, compresa la morte del dottor Adnan Al-Bursh nell’aprile 2024.
Al Mezan continua a sostenere il rilascio immediato del dottor Abu Safiya e chiede una supervisione internazionale per proteggere i diritti dei detenuti.
Al-Mezan Center for Human Rights, un’organizzazione non governativa indipendente con sede a Gaza, ha fornito un aggiornamento sul caso del dottor Hussan Abu Safiya. Il suo arresto è stato prolungato fino al 13 febbraio e gli è vietato incontrare il suo avvocato fino al 22 gennaio. Mentre inizialmente si pensava che fosse tenuto a Sde Teiman, l’avvocato di Al-Mezan sottolinea la possibilità che sia stato trasferito nella prigione di Ofer, un’istituzione nota per le sue gravi violazioni dei diritti umani. Il carcere di Ofer è stato collegato a segnalazioni di torture, compresa la morte del dottor Adnan Al-Barsh nell’aprile 2024.
Al-Mezan Center continua a chiedere il rilascio immediato del Dr. Abu Safiya e chiede una sorveglianza internazionale per proteggere i diritti dei detenuti.
Fonte: @AlMezanCenter
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QUELLO GIUSTO E’:
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Tag: abu safiya, censura, gaza, lancet, meta, ranucci, report
Categoria: Generale
Come si fa a credere che i morti di Gaza sono 70.000/80.000?
Erano piu di due milioni gli abitanti della Striscia.
Sono state distrutte tutte le abitazioni civili e gli abitanti sono stati costretti, di volta in volta, a spostarsi verso cosiddette’ zone umanitarie , che sono state bombardate sistematicamente.
Nessuna zona a Gaza é stata sicura per la gente sfollata.
Nessuna zona ha avuto requisiti ” umanitari ” , a detta dei rappresentati dell’Onu e di altre agenzie ” umanitarie.
Uccisi giornalisti, medici, insegnanti, in una carneficia totale
Sono stati bombardati ospedali e convogli umanitari.
Imperversano laggiù la fame i contagi e l’abbandono.
Secondo me, i morti sono almeno un milione.
E non saprei proprio dire dove sia l’altro milione.
C’è in Rete una Cartografia del Genocidio, inglese,da cui risulta evidente la dustruzione sistematica del territorio, ma non dice nulla degli esseri umani che hanno o avevano la sventura di vivere là.
Chissà se un giorno si saprà la verita.
Mi sembra proprio il caso di citare e lodare l’eroico storico israeliano Lee Mordechai per la sua presa di posizione -oggettiva e documentata- anti-sistema anglo-sionista.
https://www.maurizioblondet.it/e-genocidio-e-io-storico-israeliamo-lo-documento/. Un nome- il suo- da ricordare.
Adesso basta! In uno degli ultimi interventi avete addirittura messo in dubbio il 7 ottobre.
Liberi voi di difendere l’Islam che ci ucciderà, liberi di affossare l’unica democrazia occidentale del Medio Oriente. Libero io di andarmene.
PS: purtroppo stimavo molto il dott. Tosatti, ora non più
Caro Fausto, nessuno mette in dubbio il 7 ottobre, ma si rendono evidenti menzogne e strumentalizzazioni ad esso legate. Chi non vuole vedere. come lei, padrone di farlo. Chi sente in coscienza di non dover tacere, per non essere complice, parla. Tutto lì. Molto semplice. I conti si fanno con la propria coscienza (e alla fine, con Qualcun altro…). E questo è quello che conta.
Sig. Fausto non si sta difendendo l’Islam, ma una massa di esseri umani, in maggioranza donne e bambini indifesi, massacrati peggio degli animali da un regime, la cui crudeltà, riecheggerà nella storia a venire. Questa è la soluzione finale d’ una vicenda cominciata nel 900′.Quando poi sento spacciare tutto questo come ” democrazia ” e assimilarla a quella di tutto l’occidente dove, fra le altre cose, chiunque professi un pensiero diverso da quello dominante, viene sistematicamente tacitato e deriso dal sistema CD ” democratico “, beh sento lo stomaco rivoltarsi.