I Novissimi. Giudizio Particolare dell’Anima e quello Universale alla Fine dei Tempi. Don Nicola Bux.
13 Gennaio 2025
Pubblicato da Marco Tosatti 6 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di don Nicola Bux, che ringraziamo di cuore, sui Novissimi. Buona lettura e condivisione.
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Don Nicola Bux
Dal ciclo di catechesi sui Novissimi: “Le cose dell’Altro Mondo”
Giudizio particolare dell’anima e quello universale alla fine dei tempi

Il secondo termine dei Novissimi, cioè delle ultime cose che attendono l’anima di ogni uomo alla fine della vita, è il giudizio di Dio (Catechismo, art.134 e 135). Sia nel credo degli apostoli che in quello più completo niceno-costantinopolitano, si afferma che Cristo, a conclusione della storia umana, verrà a giudicare i vivi e i morti.
E’ interessante notare che anche gli ebrei e i musulmani credono nel giudizio universale; infatti, ancora oggi usano seppellire i loro morti ai piedi del Monte degli Olivi, dove è stabilito il luogo in cui avverrà il giudizio finale e tutti risorgeranno. Per noi cristiani, gli uomini saranno giudicati da Cristo, perché solo Lui è venuto a salvarli, passando attraverso la croce. Lì, sulla croce, ha sintetizzato tutta la sofferenza del mondo, assumendola su di Sé, perciò, col potere che ha acquisito come Redentore, giudicherà gli uomini nei segreti dei loro cuori. Dopo l’ultimo sconvolgimento del mondo, ogni uomo, a seconda delle sue opere, sarà colmato di vita o dannato per l’eternità. Al nr. 205, si legge che “Il corpo, a conseguenza della morte, cade nella corruzione, mentre l’anima che è immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo che risorgerà trasformato, al ritorno del Signore”. Si parla qui del giudizio individuale, particolare. Tra i due estremi che sono l’inferno e il paradiso, c’è ancora una possibilità di purificazione, in quello stato che viene chiamato Purgatorio. Per evitare ciò, è molto importante essere sempre in grazia di Dio, accostarsi frequentemente alla confessione e lucrare le indulgenze, che ci liberano dalle pene accumulate con i peccati. L’art. 205 conclude: “Comprendere come avverrà la risurrezione, supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto”. Sappiamo che Cristo ha compiuto la risurrezione in Sé stesso, perciò, si può tranquillamente pensare che chiunque vive e crede in Lui, sarà risuscitato nell’ultimo giorno. Per questo, noi abbiamo al centro della nostra fede la Pasqua, che è appunto la risurrezione del Signore. Al nr. 207 si afferma che“La vita eterna inizierà subito dopo la morte. Essa non avrà fine. Sarà preceduta per ognuno, da un giudizio particolare ad opera di Cristo e sarà sancita dal giudizio finale.” . Tuttavia, per noi cristiani, la vita eterna comincia già col battesimo, perché in questo sacramento riceviamo la vita di Cristo e la Sua grazia, sebbene contenuta in vasi di creta. Quando, a volte, mi prende la paura della morte, mi rassereno pensando che, se certamente il mio corpo dovrà morire, la mia anima, che è la parte più importante di me stesso, non morirà mai. Sarà per noi come l’esperienza di cambiare un abito, passando da uno, invernale, ad un altro, estivo… Gesù ha detto: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde sé stesso?” Se l’anima è immortale, dobbiamo fare molta attenzione alle opere che compiamo, ai nostri affetti, a tutto ciò che costituisce il bagaglio con cui arriveremo davanti al Signore.
Nell’art. 208 viene spiegato che “ il giudizio particolare riguarda la retribuzione immediata che ciascuno, dopo la morte, riceve da Dio nella sua anima immortale. Tale retribuzione consiste nell’accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo un’adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna nell’inferno”.
Ecco, chiudendo gli occhi in questo mondo, li apriremo immediatamente davanti a Dio e questa sarà una visione beatifica, che annullerà ogni altro desiderio, perché Lui è la risposta a tutti i desideri dell’uomo. Se dedichiamo del tempo a Dio, per esempio, trascorrendo un’ora in preghiera, in adorazione, andando in chiesa, o stando a contatto con la natura, la nostra anima sarà rinfrancata e si avvicinerà sempre di più al Signore. Anche Gesù andava sulla montagna; infatti, i monti avvicinano al cielo, dove diventa più vivo il desiderio di Dio. L’art. 214 spiega che ”Il giudizio finale o universale consisterà nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù, in qualità di giudice, emetterà a riguardo dei giusti e degli ingiusti. A seguito di tale giudizio, il corpo risuscitato parteciperà alla retribuzione che l’anima ha avuto nel giudizio particolare”. Ecco finalmente il momento in cui il corpo risuscitato tornerà ad essere unito all’anima. Quando avverrà questo giudizio? Dice il 215: “Questo giudizio avverrà alla fine del mondo, di cui solo Dio conosce il giorno e l’ora”.
Nell’ art. 216, si conclude affermando che “Dopo il giudizio finale, lo stesso universo, liberato dalla schiavitù della corruzione, parteciperà alla gloria di Cristo con l’inaugurazione di nuovi cieli e di una terra nuova. Sarà così raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione definitiva del Suo disegno salvifico, di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del Cielo come quelle della Terra”. Finalmente, nella vita eterna, Dio sarà tutto in tutti e questa è la conclusione del giudizio universale.
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Categoria: Generale
San Pietro dice ai suoi che il Signore temporeggia sul suo ritorno (Parusia) perché non vuole che qualcuno rischi di perdersi. Domanda: avrebbe un senso questo temporeggiare se dopo la morte la possibilità di perdersi (inferno), e per l’eternità , diventa tutt’altro che remota?
Quale sarebbe il senso di un GIUDIZIO UNIVERSALE, da collocare il giorno della Parusia del Signore, se attraverso il cosiddetto “GIUDIZIO PARTICOLARE”, dopo la morte di ognuno , il verdetto definitivo verrebbe già sancito? Il GIUDIZIO UNIVERSALE non si ridurrebbe a una mera replica? Per me l’escatologia andrebbe ripensata.
Credo che per un cristiano dalla fede matura i novissimi devono rappresentare una costante nella propria esistenza. Diversamente il cristiano si concepirebbe, sì fedele al Signore, ma solo a parole, senza scavare la sua salvezza che passa dalla croce. Chi vive Cristo dentro la propria vita è vivere al tempo stesso i novissimi. Bene a fatto il carismatico don Nicola Bux, ha riportare al centro l’anima immortale sottoposta al giudizio di Dio, perchè l’uomo è nato immortale ad immagine e somiglianza del Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, sovrano assoluto di ogni altra religione. Non vi fate ingannare dal sincretismo religioso…
Che cervelli avevano questi chierici modernisti, tutto fuorché un pensiero cattolico, e sono arrivati a prendere possesso della Chiesa di Cristo, snaturandola completamente, rivoltandola come un calzino, nella dottrina ( le basi), nella liturgia ( gli strumenti), nella pastorale ( gli obiettivi, la salus animarum, la maior Dei gloriam). Un solo esempio : Ratzinger ” col CV II la Chiesa si è riconciliata con l’ Illuminismo; Lumen Gentium è l’ antiSillabo, gli ebrei non devono convertirsi a Cristo per salvarsi, dato che l’ Antica alleanza non è stata mai abolita, cioè sostituita dalla Nuova Alleanza; poi, come papa Benedetto XVI, rifiutò la proclamazione del 5° dogma mariano, Maria SS.ma Corredentrice, dicendo che avrebbe ostacolato IL DIALOGO con i Protestanti ( il sibillino “subsistit in” di Lumen Gentium 5b) : modernismo puro, al 100%.
Finalmente qualcuno parla del Giudizio Particolare dell’anima. Era ora. PS uno di questi santi Sacerdoti che ne parla è Don Leonardo Maria Pompei.
A mio parere “Solo le montagne non si incontrano” ma credo che salendo verso la Fede -come a voler scalare una ripida montagna- possiamo avvicinarci al Celeste Creatore del cielo e della terra