La Bella Favola del Terrorista Redento sulla Via di Damasco, per Servire Quale Padrone? Vincenzo Fedele.
11 Gennaio 2025
4 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Vincenzo Fedele, la cui assenza ci aveva preoccupato non poco, grazie a Dio sta meglio, e oggi offre alla vostra attenzione queste riflessioni estremamente lucide e realiste sulla situazione in Medio Oriente. Buona lettura e diffusione, e un caloroso bentornato a Vincenzo.
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RIFLESSIONI SULLA SIRIA
Una delle frasi che più mi indispone è: fermate il mondo. Voglio scendere.
Eppure da quasi due mesi, contro la mia volontà, son dovuto scendere.
Il mondo non si è fermato, ma io sono dovuto scendere.
Problemi personali e sanitari mi hanno bloccato.
Ringrazio Dio che l’antivigilia di Natale ero a casa e la notte Santa ho potuto anche assistere alla Messa della Natività. Il giorno dopo ho rivisto anche i nipotini.
Sono quelle cose che, ogni volta che accadono, fanno comprendere quali siano le cose importanti della vita e vedi sotto una luce diversa il Re dell’universo che si fa Carne e viene ad abitare in mezzo a noi.
Però continuiamo a prestare attenzione solo al caduco ed al passeggero, ignorando le meraviglie che abbiamo intorno. Luci e luminarie delle vetrine ci oscurano il bagliore della stella. Non ci fanno neanche meditare e comprendere sul perché la stella non brillava su Gerusalemme e ricompare subito dopo la ripresa del percorso dei Magi che vanno ad inginocchiarsi davanti al Re dei Re in una sperduta capanna di Betlemme.
Ancora oggi Gerusalemme è solo il centro oscuro del potere mondano.
L’ultimo articolo che stavo componendo risale a metà novembre ed era un commento al tentativo (allora) di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah.
Era un articolo pessimista. Molto pessimista.
Non parlava, almeno non in questo senso, della luce spenta su Gerusalemme, ma avrebbe dovuto farlo.
Non è un caso che scribi e farisei, interpellati da Erode, indicano con certezza che la luce del mondo arriverà a Betlemme, ma non si muovono per assistere all’avvenimento atteso dalla notte dei tempi e che pure spiegano con dovizia di particolari a pagani improbabili che arrivano dai confini del mondo con doni strani ed ancora più improbabili.
Io, a metà novembre, mi chiedevo che senso avesse un accordo di cessate il fuoco sapendo che Israele non lo avrebbe rispettato ed Hezbollah non aveva alcun interesse a sottoscriverlo, come ha ben compreso Hamas. Un mese di tregua non comporta alcun vantaggio e serve solo a prolungare di un mese l’agonia del proprio popolo certificando al contempo la pelosa benevolenza di Tel Aviv.
Ero troppo pessimista anche se, col senno del poi, ero solo realista.
Non ero affatto pessimista ma solo all’oscuro di quello che di li a poco sarebbe accaduto.
Sono all’oscuro ancora adesso. Come tutti noi.
Mi chiedevo se le difficoltà di Hezbollah erano tali da obbligarli a quella strana tregua.
Mi chiedevo se c’erano cose che a me sfuggivano e che avrebbero cambiato il quadro mediorientale.
Erano vere entrambe le cose, per quanto non preventivate e difficili da esporre in un quadro logico.
Il pessimismo e le intuizioni da sfera di cristallo, poi rivelatosi realismo, hanno trasformato in pochi giorni l’eccessivo pessimismo in accadimenti quasi ovvii e le previsioni, lungi dall’essere pessimistiche, erano solo all’acqua di rose, travolte dagli avvenimenti sul campo di cui nessuno parla quasi più, ma che sono tuttora li a sfidare la nostra intelligenza e la nostra comprensione.
Subito dopo, infatti, arrivano le prime notizie di movimenti di ribelli rivoluzionari vicino Aleppo.
Era chiaro che erano fomentati da Erdogan che, con il solito gioco su più tavoli, voleva ancora una volta destabilizzare Damasco.
Anche questo aggiornamento è rimasto nella tastiera. Oltre alla mia impossibilità, aveva poco senso commentare un’insurrezione pilotata e marginale senza poter indicare scopi e obiettivi.
Erdogan, anche da opportunista impenitente, era troppo intelligente per appoggiare una rivolta contro Damasco, quindi contro Mosca, continuando a ricattare la NATO e chiedendo l’ingresso della Turchia nei BRICS.
Invece, sempre con senno del poi, aveva ragione Erdogan che sapeva cose che noi comuni mortali non sappiamo neanche adesso. Qualcuno aveva già deciso che la Siria, come l’abbiamo finora conosciuta, doveva finire, e lui si è inserito nel gioco intestandosi una vittoria promossa da USA e Israele.
E’ stato subito chiaro che l’esercito siriano era impreparato, ma si pensava che, abbandonando Aleppo, si sarebbe riorganizzato nelle retrovie per il futuro contrattacco. Invece in pochi giorni crolla tutta la nazione e le autostrade non sono sufficienti al transito dei ribelli che si dirigono a Damasco e la conquistano senza sparare un colpo se non qualche mitragliata in aria per festeggiare la vittoria.
Praticamente non c’è battaglia e nessuno ricorda più il succedersi incalzante di notizie e avvenimenti.
Assad è dato per morto in un incidente aereo.
No, l’aereo è stato colpito e abbattuto da un missile. No, l’aereo era vuoto, Assad è ancora a Damasco ad organizzare la difesa e la riconquista. No, Assad è a Mosca con la famiglia e con tanto di comunicato ufficiale della TASS.
Può sembrare buffo o incoerente cercare di ridisegnare la mappa geopolitica partendo da un avvenimento di quasi due mesi or sono, in cui anche i terroristi neo capi di stato hanno dismesso la mimetica per adottare una sobria cravatta intonata a camicia e doppiopetto.
Ma se ci occultano gli avvenimenti cui crediamo di aver assistito non capiremo mai cosa accade e tantomeno ne capiremo il perché.
In attesa di aggiornare la stravolta situazione geopolitica dobbiamo prima comprendere cosa è successo. Sapere chi ha vinto e chi ha perso in questi frangenti, in attesa del domani, perché gli avvenimenti non sono ancora giunti all’epilogo, qualunque esso sia.
Subito dopo il cambio di regime a Damasco si viene a sapere che l’Iran aveva avvertito Assad già da Maggio, con ulteriori dettagli ad ottobre, sulla preparazione di attacchi con epicentro ad Aleppo.
Assad minimizza e non si preoccupa. Putin neanche. Un esercito che per decenni ha combattuto duramente contro tutto e contro tutti si liquefa e scompare in pochi giorni come neve al sole.
Tutto sembra precipitare, ma non è così. Niente è come ci viene mostrato.
L’ambasciata russa non viene neanche sfiorata dai disordini ed è tuttora intatta e pienamente operativa.
La Russia ha tutto il tempo di ritirare le proprie truppe e gli armamenti pesanti, ma mantiene gli insediamenti operativi sulle coste.
A due mesi dagli avvenimenti nessuno ne parla quasi più ma nessuno è in grado di spiegare cosa sia accaduto.
La stessa figura di Assad, in silenzio a Mosca, continua ad essere avvolta in una strana atmosfera di gossip agitata da notizie confermate e smentite di strani avvelenamenti e di improbabili ipotesi di divorzio dalla moglie, come se la storia del mondo si svolgesse sulle riviste patinate alla moda e non sulle alture del Golan.
Ma vediamo i singoli attori sulla scena:
ISRAELE
L’unico vincitore certo, finora, sembra essere Israele. Oltre ad aver gestito, da dietro le quinte, la messa in scena della caduta del regime di Damasco, lo aveva propiziato non solo con i continui attacchi aerei sulle installazioni siriane, ma agendo da tempo per addestrare ed armare i “terroristi moderati” che adesso hanno in mano la Siria. Israele non ha, nel breve periodo, alcun interesse a regnare su Damasco. E’ già una vittoria aver mandato via Assad, aver distrutto le installazioni militari siriane e interrotto i collegamenti con l’Iran. Con oltre 500 missioni aeree contro aeroporti, installazioni e depositi militari, porti, autostrade, infrastrutture energetiche, distruggendo oltre a tutti gli aerei, anche gli armamenti pesanti e i depositi di munizioni ben individuati dal Mossad, praticamente ha vaporizzato la forza militare siriana. Oltre questo, l’obiettivo importante di Israele era la conquista del monte Hermon, la cima più alta della Siria. Dai suoi 2.800 metri di altezza Israele può controllare tutta l’area. Piazzando li i propri radar copre anche le aree libanesi finora in ombra e monitora al meglio razzi e droni in arrivo da Hezbollah. Può dominare la zona senza timori di pezzi d’artiglieria che, dalla montagna, possano tenere sotto scacco la Galilea e, di contro, con la propria artiglieria d’altura poter colpire direttamente Damasco peraltro vulnerabile dai cieli. La zona di oltre 30 Km che Israele ha subito occupato con le proprie truppe ha solo carattere difensivo e temporaneo. Infatti le truppe israeliane sono ancora li e nessuno dice loro di tornare a casa.
TURCHIA
Erdogan si ritiene vincitore e forse parzialmente lo è, ma molto meno di quanto lui pensi e di quanto voglia far credere. Ha assestato un forte colpo ai Kurdi di la dal confine e molto di più, ma in silenzio, entro il confine turco. Ha eliminato un forte contendente regionale indebolendo, nel contempo, il regime iraniano, proponendosi come futura nazione leader per tutta l’area. La sua ennesima giravolta, però, lo squalifica nel lungo termine. Avremo modo di analizzare meglio la situazione quando la polvere si sarà depositata, ma la sua eccessiva spregiudicatezza alla fine lo renderà ingombrante e inaffidabile. Aver giocato con l’Ucraina e con la Russia, con la NATO e contro di essa, con Hamas e con Israele sino a fare da retrovia all’attacco contro Assad, pianificato da USA e Israele e del cui esito lui stesso è rimasto sorpreso, specie per quanto attiene la velocità di esecuzione, lo lascia in balia della strategia futura che altri decideranno in Siria o di quello che ne rimarrà. Lui stesso è rimasto sorpreso dalla piega che hanno preso gli eventi. Si è trovato a cavalcare la tigre e l’ha fatto fino in fondo. Al momento è da considerare tra i vincitori, ma anche lui ha molti dubbi in merito e non va certo a sbandierarlo in giro.
USA
Sono temporaneamente tra i vincitori. Finanziando, armando e addestrando i terroristi che oggi hanno in mano Damasco hanno colto diversi obiettivi per conto del loro padrone di Tel Aviv: Hanno eliminato un forte alleato dell’Iran nell’area, hanno consentito a Israele di occupare il monte Hebron e allargarsi in profondità oltre confine eliminando il corridoio privilegiato che congiungeva l’Iran agli Hezbollah libanesi. Chiedersi adesso se Hezbollah era già a conoscenza di questo, quando ha accettato la trattativa per la tregua in Libano, è retorico e, in fondo, ininfuente.
Gli USA hanno mantenuto il possesso dei giacimenti petroliferi e minerari nell’est del Paese e, in futuro, quella zona potrà agevolmente collegarsi con il sud-ovest in mano israeliana.
Il punto più importante, però, è aver fatto terra bruciata di tutte le strategie che poteva avere in mente Trump per operare nell’area mediorientale dopo il suo insediamento. Le ultime dichiarazioni trumpiane su Gaza che sarà un inferno dovrebbero far riflettere se qualcuno pensa che finora sia stata un paradiso.
Le acrobazie statunitensi delle porte girevoli per far diventare terrorisiti gli alleati e alleati i terrorisiti ormai non dovrebbero fare più notizia e il riconoscimento del Governo di Al Jolani nonostante la taglia di 10 milioni di Dollari sulla sua testa di capo terrorista, non fa neanche più notizia. Tutto il mondo non lobotizzato, come noi occidentali ed europei in particolare, però ricorderà a lungo questa altra giravolta sulle regole che valgono o no a seconda se possono convenire o meno.
Le partite si giocano nel lungo periodo e, a parte che la partita in Siria non è ancora terminata, il campionato sarà lungo. Molto lungo. Perdere del tutto la credibilità avrà, per gli USA, un peso enorme e molto maggiore che non per un attore come Erdogan, per quanto importante lui possa essere.
RUSSIA
La Russia esce malconcia da questi avvenimenti. Sembrerebbe fra gli sconfitti, ma ancora non è molto chiaro come si stia giocando la partita a Mosca. L’aviazione russa è intervenuta, anche se non massicciamente, contro le milizie jadiste, ma Mosca non ha impegnato propri uomini sul terreno. Dopo che Assad ha deciso di lasciare il proprio Paese la Russia non solo lo ha ospitato, ma ha anche trattato con Erdogan per fargli lasciare in sicurezza Damasco sino ad un aeroporto sicuro dove si è poi imbarcato per Mosca scortato dai caccia di Putin. E’ estremo interesse russo conservare i propri riferimenti in Siria, principalmente i due sbocchi sul mare a Tartus e Latakia come è altrettanto lampante che l’ambasciata russa a Damasco non sia stata nemmeno sfiorata da tentativi di assalto e nessuno si sia neanche avvicinato ai suoi limiti esterni. Certo Putin ne è escito indebolito, ma per un giudizio informato consiglierei di attendere sviluppi ulteriori. Dovremmo anche preoccuparci, e non poco, dei futuri sviluppi in Libia, visto che per la Russia il Mediterraneo è fondamentale e gli insediamenti siriani non sono più tanto sicuri.
IRAN
Se la Russia è malconcia, l’Iran è con le ossa rotte. Ha perso un alleato sicuro ai propri confini. Ha perso i collegamenti con gli Hezbollah di Beirut. Ha visto vanificare anche gli sforzi dei propri servizi segreti che avevano preavvertito Assad degli imminenti assalti. In attesa di capire cosa sia realmente accaduto può solo leccarsi le ferite. Sbaglierebbe chi pensasse che uscire con le ossa rotte dalla battaglia per Damasco equivale ad aver perso la guerra. Le ultime controverse vicende sulla detenzione e la liberazione della nostra Cecilia Sala lo confermano, così come l’incontro dei giorni scorsi del Presidente iraniano con quello iraqeno. Molto c’è ancora da scrivere in merito.
EUROPA
Ancora una volta la certificazione dell’insignificanza di una unione di Stati che nulla conta nel panorama internazionale. E, al momento, non occorre dire altro.
ITALIA
Se l’Europa è insignificante noi siamo, ormai, i buffoni di corte. La liberazione di Cecilia Sala certifica l’eccellenza dei nostri contatti e dei servizi di intelligence che potremmo meglio utilizzare se non fossimo al servizio degli USA e di Israele. Nient’altro. A parte l’episodio della Sala, da analizzare con i risvolti della Meloni a Mar-a-Lago, non abbiamo azzeccato una mossa negli ultimi avvenimenti internazionali e non abbiamo perso occasione per fare l’ennesima figuraccia in Siria. Con un tempismo eccezionale avevamo riaperto la nostra ambasciata a Damasco da meno di quindici giorni quando si è scatenato l’inferno ed il regime di Assad è crollato. Nessuno ci aveva avvertito di cosa bollisse in pentola. Chi ricorda più le dichiarazioni del nostro Ministro degli esteri alle prime avvisaglie di insurrezione ad Aleppo? Sono stati una tragica escalation di buffonate che, ci fosse una opposizione credibile in Parlamento o un’informazione che avesse un minimo di credibilità, sarebbero state bollate e additate al pubblico ludibrio. Ai primi attacchi ad Aleppo Tajani dichiara compiaciuto che abbiamo ricevuto rassicurazioni dai movimenti in sommossa che non ci sarebbero stati problemi per i nostri connazionali. Dopo la presa di Damasco e l’assalto alla nostra rinata ambasciata, era corso a rassicurarci che l’ambasciatore ed i carabinieri non sono in pericolo. Gli assalitori hanno solo prelevato tre automobili. Pochi giorni dopo ha dichiarato che gli assalitori erano, probabilmente, comuni delinquenti che hanno rubato tre macchine. A questo ci stiamo abituando.
Ma intanto che notizie arrivano oggi dalla Siria ?
Niente di concreto. Solo cortine fumogene con le rassicuranti notizie che agenzie sponsorizzate fanno filtrare. Sembra che la macchina statale siriana funzioni a pieno regime con la struttura sviluppata da 50 anni dalla famiglia Assad. Sembra non sia cambiato nulla.
Il via vai di ambasciatori, ministri e addetti militari certifica che tutto funziona nel migliore dei modi possibili e nel migliore dei mondi possibili, ad iniziare dal nuovo abbigliamento di Al Jolani e dal suo nuovo nome anagrafico.
Nessuno parla della spaccatura tuttora esistente nel paese dilaniato in mille etnie l’una contro l’altra armata. Nessuno ipotizza un futuro. Tutti pendono dalle labbra del terrorista redento, come se fosse realmente lui a comandare.
Qualcosa trapela quando si devono distribuire i pochi viveri disponibili ed i morti si contano a decine.
Dovremo riprendere a ragionare sul quadro geopolitico e, pur dovendo parlare di Trump, Europa, Meloni, Israele, Putin e Xi JinPing, dovremo tornare a parlare della Siria.
Vincenzo Fedele
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Categoria: Generale
I ” giochetti ” che passano sotto i nostri occhi, conditi da menzognere dichiarazioni, salti della quaglia ed altri trucchetti in forza alla politica da sempre, sono solo apparenze. Per la sostanza, credo, dovremmo ripartire dalle memorie di Pike sulla terza guerra mondiale, con il reciproco annullamento fra Islam e Sionismo. Dopo vi potrà essere un ordine mondiale unico, con un solo capo al vertice e la pax anticristica.
Certo su sta certa… via di Damasco… deve aleggiare un qualcosa di veramente speciale… con tutte ste redenzione che agevola!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Personalmente, credo che la nostra ambasciata sia stata aperta per un motivo: noi non sappiamo quale sia, ovviamente. Ma non è stato per caso….ricordo che sono anche stati “trafugati” dei documenti, che là si trovavano. Siamo pedine nelle mani di altri, ed obbediamo ad ordini ben chiari.
“Era chiaro che erano fomentati da Erdogan che, con il solito gioco su più tavoli, …”
Questo articolo mi fa capire che il sig. Fedele pensa che Israele e Turchia stiano giocando ognuna/o la propria partita, magari l´uno a scapito dell´altra.
Io invece do questa interpretazione: il primo ministro israeliano Netanjahu ed il primo ministro turco Edogan se la intendono da sempre. E questo anche se il p.m. Erdogan sbraita spesso riguardo alla questione della “Freedom flotilla” verso la Palestina che ebbe luogo nel 2010 (e del resto, io mi domando: “Ha fatto qualcosa di concreto ora per i palestinesi?”).
Mi ricordo di aver letto da qualche parte che secondo alcune persone il padre di Erdogan era greco e che la madre era ebrea (ma non ricordo di quale nazionalitá). Ma non ritrovo lo scritto (o meglio, gli scritti) in questione perché l´ho letto circa cinque o sei anni fa e neanche so giudicare se ció sia vero o falso. Certo é che penso che se ció fosse vero, molte cose nel comportamento del p.m. Erdogan (e di conseguenza della Turchia), secondo me, trovano una inaspettata spiegazione.
Tanto per comprendere come la pensano alcuni:
https://stockholmcf.org/calling-erdogan-a-jew-is-insulting-and-damaging-to-his-prestige-and-honor-his-lawyer-says/ (in inglese)