Gaza, Cisgiordania, BBC, Monte Hermon. Ciò che Sta Accadendo in Medio Oriente, Trascurato dai Media.
9 Gennaio 2025
2 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni elementi informativi che riguardano la situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento a Gaza e al Libano.
Il primo è questo post pubblicato da Inside Over su Instagram:
Ben oltre 120,00 palestinesi, un’infinità di futuri cancellati da una guerra che Israele combatte a Gaza. Dietro le facciate asettiche dei notiziari, però, si nasconde una verità manipolata. Un’inchiesta di Drop Site News svela come Raffi Berg, il direttore della BBC, censuri fatti, manipolando la narrazione per nascondere la portata della tragedia Gaza e proteggere gli interessi di Israele.
Non si tratta di opinioni diverse o di punti di vista opposti. Si parla di un sistema che fabbrica il consenso, che modella la realtà a piacimento. Un ex giornalista della BBC lo ha ammesso senza mezzi termini: “L’intero lavoro di questo tizio (ndr Raffi Berg) è quello di annacquare tutto ciò che è troppo critico nei confronti di Israele”.
Un arsenale mediatico che zittisce le opinioni critiche e costruisce un oceano di menzogne attorno al conflitto.
Leggi l’articolo di @andreaumbrello su InsideOver 👉
#propaganda #bbc #gaza #palestine
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Il secondo è un articolo pubblicato da Drop Site News:
Ecco i volantini di propaganda che Israele sta attualmente lanciando su Gaza
I messaggi consistono in avvertimenti grossolani, minacce e inviti a rivoltarsi contro Hamas e a collaborare con Israele.
Credito: (@OsamaDmour5 ) su X.
Volantini simili sono stati lanciati su Jabaliya e Beit Lahia alcune settimane prima. Questi includevano fotogrammi da un video di una telecamera di sicurezza che mostrava un uomo torturato insieme a un codice QR per il video. La didascalia recita: “Hamas vi ha represso per anni, gente di Gaza, è tempo di vendetta”. Invita i residenti a farsi avanti con qualsiasi informazione sui colpevoli nel video, fornendo informazioni di contatto per l’esercito israeliano su Telegram e WhatsApp.
Credito:@Salem_ITar su X
Israele ha anche prodotto giornali in stile tabloid che ha distribuito in tutta Gaza. Uno era intitolato “Reality” con il titolo principale: “Prendete nota: questo giornale è dove leggete solo la verità”. Il volto di Sinwar è stampato accanto a foto di mazzette di denaro contante con lo slogan: “Il futuro dei figli di Sinwar è più importante del vostro?” Includeva sezioni che sembrano pubblicità che dicono: “Potete contribuire a far cessare il fuoco e a preservare la vita. Avete visto qualcuno degli ostaggi?” in cima ai numeri di telefono da chiamare per fornire informazioni.
* Questo rapporto è stato redatto da un giornalista di Gaza.
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Il terzo è questo articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano:
Siria, agenzia israeliana vende viaggi sul monte Hermon occupato dall’esercito di Tel Aviv: “La prima volta da 50 anni”
Siria, agenzia israeliana vende viaggi sul monte Hermon occupato dall’esercito di Tel Aviv: “La prima volta da 50 anni”
La prima escursione è prevista per il 31 maggio, ma le Israel Defense Forces hanno fatto sapere che si tratta di una “zona militare chiusa”
di Marco Quarantelli
Cinquantacinque dollari per raggiungere la vetta del monte Hermon, sulle alture del Golan. Un trekking che potrebbe diventare realtà, ora che Tel Aviv ha inviato i propri soldati a occupare sul versante siriano le postazioni abbandonate dai soldati di Bashar Al Assad. Al punto che un’agenzia di viaggi israeliana ha già cominciato a vendere i pacchetti. “Immaginate Israele dalla cima dell’Hermon, a un’altitudine di 2.814 metri, in un luogo che fino a poco tempo fa era un sogno lontano”, si legge sul sito di Tiyulim Veagadot (in ebraico “Escursioni e leggende”). Per l’agenzia l’acquisizione del territorio è già avvenuta: “La prossima primavera vi invitiamo a far parte della storia e a salire sulla cima dell’Hermon israeliano – ben distinto, si legge, dall’”ex Hermon siriano” -, che si apre per la prima volta agli escursionisti israeliani”.
Una lunghezza “tra i 12 e i 18 km“, il prezzo di 200 NIS comprende gli spostamenti in autobus, quelli in funivia e la necessaria formazione per affrontare il percorso. “Cosa è richiesto – si legge su sito -: Buona salute, scarpe chiuse, acqua potabile, un cappello”, oltre a “cibo e bevande”. La prima escursione è prevista per il 31 maggio, quando la neve si sarà sciolta, ma “non prendiamo soldi in anticipo – ha spiegato Manny Nachman, uno dei dirigenti dell’agenzia a Zman Yisrael (la versione in lingua ebraica del Times of Israel) -. Le iscrizioni apriranno due settimane prima. Può anche esserci cattivo tempo, oppure la neve, ogni genere di cose, e la data può essere spostata una settimana avanti o indietro”. Anche perché al momento le Israel Defense Forces hanno fatto sapere che escursionisti e organizzatori “non hanno alcuna possibilità di raggiungere l’area perché è una zona militare chiusa“. Ma Nachman assicura: “Abbiamo i nostri accordi” con l’esercito e le escursioni cominceranno “solo con i permessi in mano“.
Il monte Hermon è un avamposto di importanza strategica nell’area, perché dalla sua sommità si possono osservare in profondità i territori di quattro paesi: Israele, Siria, Libano e Giordania. Tel Aviv ha occupato il Golan nel 1967, durante la guerra dei 6 giorni, e l’ha annesso nel 1981 ma per il diritto internazionale e l’Onu il territorio continua ad appartenere a Damasco. A metà dicembre, dopo la caduta di Assad, il governo ha inviato i propri soldati oltre la parte occupata nel ’67 rompendo un accordo non belligeranza risalente al 1974, spingendosi fin sul versante siriano del monte Hermon e creando nei fatti una “zona cuscinetto” all’interno del territorio siriano per controllare i movimenti delle truppe islamiste e filo-turche che hanno rovesciato il regime degli Assad.
Al momento quella di Tiyulim Veagadot è poco più che una trovata pubblicitaria, ma non è detto che non si traduca in realtà. Nelle ultime settimane Tel Aviv non ha fatto mistero dei propri piano sul Golan. I vertici militari prevedono di restare nell’area almeno fino alla fine dell’inverno e tre settimane fa il governo Netanyahu ha approvato all’unanimità un piano da 11 milioni di dollari per raddoppiare la popolazione nella regione, dove oggi vivono già 30mila israeliani.
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Il quarto è questo articolo de Il Manifesto:
Confische di terre, incendi e raid aerei: è il fronte Cisgiordania
Israele/Palestina L’ultradestra di governo accelera l’annessione totale, i coloni assaltano i villaggi palestinesi dopo l’attacco armato di lunedì. A Gaza l’aviazione non dà tregua. L’Onu: «Punto di rottura» nella distribuzione degli aiuti umanitari
Se si dovesse scegliere un’immagine per spiegare cosa significa occupazione militare basterebbe guardare alle saracinesche di quel tratto di Shuhada Street, a Hebron, che guarda alla Moschea di Abramo. Dietro quelle saracinesche ci sono negozietti di souvenir e di artigianato locale: kefieh della locale fabbrica Hirbawi, ceramiche colorate, borse di pelle, bicchieri di vetro soffiato. Dal 7 ottobre 2023 di saracinesche se ne alza soltanto una: è quella di proprietà di una famiglia di coloni israeliani, parte del «contingente» di 1.200 settler che da decenni occupano intere palazzine nella città vecchia di Hebron.
LE ALTRE SONO tutte chiuse con un lucchetto dell’esercito israeliano: dopo i primi mesi di coprifuoco imposto dopo il 7 ottobre ai soli palestinesi, senza nessun ordine ufficiale da 15 mesi gli è vietato aprire i propri negozi e lavorare. Mohammed ne ha ereditato uno dal papà Abed, morto di infarto due anni fa. «Ora faccio la guardia in ospedale – ci dice Mohammed – Il negozio è morto. L’unico autorizzato a restare aperto è quello dei coloni».
Mohammed vive al piano di sopra con la sua famiglia. Qualcuno di loro rimane sempre a presidiarla: hanno paura di ritrovarsela occupata. «Con Ben Gvir (il ministro della sicurezza nazionale, ndr), è aumentato ancora il livello di violenza: i coloni girano tutti armati, ci aggrediscono per strada».
Itamar Ben Gvir risiede a poche centinaia di metri da Shuhada Street, nella più antica colonia israeliana, nata un anno dopo la guerra dei sei giorni del 1967: Kiryat Arba. «A Hebron lo conosciamo da anni, dal Protocollo di Hebron del 1995 – ci racconta l’analista e attivista per i diritti umani Hisham Sharabati – Rilasciava interviste davanti ai poster celebrativi di Baruch Goldstein». L’autore del massacro di 29 palestinesi in preghiera nella Moschea di Abramo (25 febbraio 1994) era un membro del movimento suprematista e razzista di Meir Kahane, come del resto lo stesso Ben Gvir.
In trent’anni un’ideologia che l’Israele dell’epoca aveva messo al bando oggi è maggioranza di governo. L’annessione della Cisgiordania e la supremazia ebraica non sono più sottesi, sono il discorso ufficiale. Lo si è visto di nuovo in questi giorni, con strumenti diversi che agiscono in parallelo.
La redazione consiglia:
«Gaza è di Israele»: la marcia della guerra è musica per il governo
Lunedì Tel Aviv ha ordinato la confisca di 262 dunam di terre palestinese a est di Gerusalemme (nei villaggi di Jaba’, Al-Ram, Kafr Aqab e Mikhmas) per poterci costruire un’altra bypass road, una strada a uso esclusivo dei coloni. Quei 262 dunam di terra (26 ettari) si aggiungono agli oltre 24mila già confiscati ai proprietari palestinesi nel 2024, un record: è di più di quanto confiscato da Israele nei 25 anni precedenti.
UNA SOTTRAZIONE costante di terre e case (12mila le strutture demolite in Cisgiordania dal 2009, con un nuovo record toccato nel 2024 con 1.763 distruzioni, secondo i dati Onu) che trova la sua ragion d’essere negli obiettivi politici dell’ultradestra: ieri il ministro delle finanze Smotrich è tornato a chiedere «un’operazione di ampia scala» in Cisgiordania, in stile Gaza.
L’identico desiderio del movimento dei coloni, che pensano e operano in simbiosi con il governo: Ozal Vatik, capo del consiglio comunale dell’outpost illegale di Kedum, in risposta all’uccisione di tre israeliani nel villaggio palestinese di Funduq, ha fatto appello a «un cambiamento di approccio: Israele è il sovrano e come tale deve comportarsi. Deve trattare Tulkarem e Funduq come Jabaliya».
Anche usando i jet da guerra, come ieri a Tammun, sud di Tubas, dove l’esercito israeliano ha ucciso due palestinesi, di cui un adolescente, mentre a Nablus forze speciali sotto copertura hanno ucciso fuori dalla sua casa Jaafar Ahmed Dababshe, ex prigioniero e membro di Hamas. Nella notte sono stati i coloni a replicare i loro ormai brutali assalti terroristici, dando fuoco ad auto e case e distruggendo campi agricoli (protetti dai militari) a Funduq, Hajja, Farata e Immatin.
Le bombe sono cadute, come ogni giorno da 15 mesi, con una ferocia decisamente maggiore su Gaza, dal capoluogo ai campi di Nuseirat e Shati fino alle tende di Khan Younis. Tra le vittime anche un operatore umanitario: era stato colpito il giorno prima in un raid israeliano su un centro di distribuzione degli aiuti, gestito dal World Food Programme che domenica si era già visto bombardare tre camion.
UNO SCHEMA palese e senza soluzione di continuità che ieri ha costretto le Nazioni unite a una nuova disperata denuncia: la consegna di cibo e medicine a Gaza è giunta a un «punto di rottura», stretta tra i raid mirati israeliani e i saccheggi da parte di gang organizzate, aiutate nel loro «compito» dall’assenza di corpi di polizia (decimati) e dalla permissività interessata dell’esercito israeliano.
«Jabaliya, Beit Hanoun e Beit Lahiya (nel nord di Gaza, ndr) sono sotto totale assedio israeliano – scriveva ieri la giornalista Hind Khoudary da Deir al-Balah – Nessuno può raggiungere l’area, sappiamo che ci sono palestinesi in trappola e impossibilitati ad andarsene, senza cibo, acqua, medicine».
A Doha intanto prosegue il negoziato indiretto tra Hamas e Israele. I team dei presidenti Usa, l’uscente Biden e l’entrante Trump, ieri si dicevano piuttosto ottimisti, vicini a un accordo. «Speranze» che non trovano conferma nelle delegazioni del governo israeliano e del movimento islamico.
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Tag: bbc, berg, cisgiordania, gaza, hermon, siria
Categoria: Generale
Vorrei segnalare questo articolo dove si fanno degli interessanti paralleli fra gli incendi di Los Angeles, Maui e Gaza:
https://henrymakow.com/2025/01/mike-stone—commies-burn-cali.html (in inglese)
…….e pure con Trump non cambierà nulla. Il ” gioco ” è sovrastante, all’apice della piramide.