Bibbia CEI e Strane Omissioni: Che Fine Ha Fatto la Nuova Alleanza? Investigatore Biblico.

6 Gennaio 2025 Pubblicato da 12 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, l’Investigatore Biblico, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo articolo che tratta di una singolare omissione nella Bibbia CEI. Buona lettura e diffusione.

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Indizio n. 290: “La Bibbia CEI e le Strane Omissioni: Che Fine Ha Fatto la Nuova Alleanza? Il caso di Mc 14,24 ” di IB

Continuo con determinazione il mio studio sugli errori e le omissioni presenti nelle Bibbie CEI del 1974 e del 2008. Dedicare la mia vita alla Parola di Dio è una missione che abbraccio con impegno e costanza, pregando ogni giorno il Signore di illuminarmi e guidarmi in questa ricerca che considero essenziale.

Durante le mie analisi più recenti, mi sono imbattuto in un’altra omissione, a mio avviso degna di nota, in quanto riguarda le parole della Consacrazione Eucaristica. Si tratta di versetti di fondamentale importanza, poiché riportano le parole pronunciate da Gesù durante l’Ultima Cena, le stesse che ogni sacerdote cattolico ripete durante la consacrazione eucaristica (ricordo a tal proposito il precedente Indizio a cui vi rimando https://investigatorebiblico.wordpress.com/2024/12/30/indizio-n-289-bibbie-cei-74-e-2008-le-strane-omissioni-eucaristiche-il-caso-di-1-cor-1124-di-ib/). Qualsiasi omissione o cambiamento in questo contesto, per quanto rispettabile, mi sembra fuori luogo.

Ecco il caso in esame:

  • CEI 1974 e 2008: “E disse loro: Questo è il mio Sangue dell’Alleanza, versato per molti.” (Mc 14,24)
  • Vulgata: “Et ait illis: Hic est sanguis meus Novi Testamenti, qui pro multis effundetur.”
  • Martini: “E disse loro: Questo è il Sangue mio del Nuovo Testamento, il quale sarà sparso per molti.”
  • Ricciotti: “E disse loro: Questo è il mio Sangue del Nuovo Testamento, che sarà sparso per molti.”

Come si nota, la CEI omette il termine “Nuova” presente invece in altre versioni, come la Vulgata e le traduzioni di Martini e Ricciotti. La “Nuova Alleanza”, fondata sul Sangue di Cristo, è distinta dall’”Antica Alleanza”. Perché allora questa omissione? È forse un tentativo di favorire un’interpretazione ecumenica o interreligiosa?

Va sottolineato che diversi manoscritti neotestamentari riportano la frase “καινὴς διαθήκης” (Nuova Alleanza), coerente con Luca 22,20 e 1 Corinzi 11,25. L’aggettivo “καινὴς” (nuova) è carico di significato: non è solo descrittivo, ma indica un rinnovamento profondo e definitivo. La Nuova Alleanza, a differenza di quella mosaica, non si fonda su sacrifici rituali, ma sull’unico sacrificio di Cristo, che dona il suo Sangue per la redenzione universale.

Omettere il termine “Nuova” può attenuare la portata teologica di Marco 14,24. Senza questo aggettivo, si potrebbe erroneamente intendere che Gesù stia parlando di una semplice continuazione dell’Alleanza mosaica, mentre il Nuovo Testamento sottolinea con forza la novità radicale introdotta dal sacrificio di Cristo.

La scelta traduttiva della CEI sembra basarsi su antichi manoscritti che riportano solo il termine “alleanza” senza l’aggettivo “nuova”. Inoltre, potrebbe riflettere una semplificazione adottata per rendere forse il testo più snello o scorrevole. Tuttavia, questa decisione rischia di oscurare il messaggio evangelico: il compimento delle promesse profetiche e la trasformazione radicale realizzata da Cristo.

La Nuova Alleanza richiama la profezia di Geremia (Ger 31,31-34), che annuncia un patto non scritto su tavole di pietra, ma impresso nei cuori. Questa Alleanza segna un rapporto più intimo e profondo tra Dio e l’umanità. Restaurare l’aggettivo “nuova” in Marco 14,24 non è solo una questione di precisione filologica, ma permette di comprendere meglio il significato teologico del testo, evidenziando il rinnovamento promesso da Dio e realizzato in Gesù.

In conclusione, il termine “Nuova Alleanza” è fondamentale per cogliere la trasformazione radicale portata dal sacrificio di Cristo. Rimuoverlo, come nelle Bibbie CEI 1974 e 2008, può indebolire la comprensione del rinnovamento spirituale introdotto da Gesù. Restaurare questa parola nel testo non solo chiarisce il significato originale, ma sottolinea l’universalità e la profondità della salvezza offerta da Cristo.

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12 commenti

  • Rolando ha detto:

    Al gentile Investigatore Biblico propongo anche la questione in sé della cosiddetta cattolicità di Roma, ovverosia universalità.
    Sappiamo della cosiddetta vocazione all’universalità già dell’antica Roma repubblicana seguita da quella imperiale a cominciare da Augusto, “il Soter [=Salvatore] della pienezza dei tempi” come testimonia la lapide di Priene.
    C’è inoltre la millenaria vocazione profetica divina all’universalità di Gerusalemme ed il suo Tempio, dove tutte le genti alla fine si raduneranno.
    E c’è l’universalità della cultura ellenica che con la sua lingua, così come l’inglese oggi parlato nel mondo, influenza i pensieri dei soggetti delle altre culture dell’impero romano.
    E c’è anche questo pensiero, di perfetta sintesi, di un Gesù, uomo, che avrebbe profetizzato un giorno in cui né sul Garizim in Samaria, né nel Tempio di Gerusalemme, l’uomo avrebbe adorato Dio, ma “in spirito e verità”.
    Quindi esclude qualsiasi luogo della Terra e conferma ciascuna coscienza umana come Tempio sacro del Dio. Come luogo di ricerca del to Theion, del Divino. Da rispettare quindi con altrettanta ellenistica eusebeia ecumenica, unica soddisfacente come metodo di rapporto. La verità infatti è innanzitutto relazione. Se falliamo questa, falliamo anche con Dio.

  • Rolando ha detto:

    Dimenticavo: “… la loro attività, i loro incontri, i loro svaghi e il loro stile..”

  • Rolando ha detto:

    Avrei una domanda da fare al gentile Investigatore Biblico, al fine di comprendere meglio la questione sottesa.
    C’è un vangelo secondo un tal “Marco”. “Questo Marco”, Eusebio di Cesarea, secondo quello che si diceva, lo identifica proprio come un discepolo di Simon Pietro e che fu inviato in Egitto, vi annunciò il vangelo e, per primo fondò una Chiesa ad Alessandria. (H.E. II.16.1).
    Si pensa infatti che il versetto Mc 14,51 costituisca la sua firma.
    Mi chiedo allora che ci faceva lì questo Marco che seguiva Gesù, vestito soltanto di un lenzuolo, che, fermato, scappò via nudo per non essere braccato?
    Ma poi al capitolo 15, 21 tal Marco scrive anche che effettivamente conosceva Simone di Cirene, che era papà di Alessandro e Rufo che pure ovviamente conosceva così bene da documentarli tutti tre.
    E tal Marco fonda poi una Chiesa ad Alessandria costituita da una moltitudine di credenti di ambo i sessi che – sempre secondo Eusebio – “era così grande che Filone pensò che fosse utile descrivere la loro attività, il loro stile di vita”.
    Ma questo Marco che “cristiano” è?
    Dammi un tuo parere. E dove Filone…
    Grazie.

  • Rolando ha detto:

    Carissimo Investigatore Biblico, tu scrivi testualmente:
    “La Nuova Alleanza richiama la profezia di Geremia (Ger 31,31-34), che annuncia un patto non scritto su tavole di pietra, ma impresso nei cuori. Questa Alleanza segna un rapporto più intimo e profondo tra Dio e l’umanità.”
    Ma tu pensi davvero che Geremia nei versetti 31-34 intendesse che YHWH intendeva “nuova Alleanza” pattuita con altri soggetti diversi da Israele, dalla casa di Giuda e dai loro padri “ne-il-giorno-de l’afferrare-mio la-mano-loro per-fare-uscire-loro da-la-terra-di Missrayim”?
    Ma, a parte ciò, mi ha molto incuriosito la profezia di Isaia 19,19: “In quel giorno ci sarà un altare dedicato a YHWH in mezzo al paese d’Egitto ed una stele in onore ad YHWH vicino alla sua frontiera”.
    Sappiamo anche da Giuseppe Flavio che Onia, figlio di Onia III, quando vide che il re Antioco aveva ucciso suo zio Menelao e concesso il sommo sacerdozio ad Alcimo, che non era della stirpe dei sacerdoti, fuggì in Egitto presso Tolomeo, e volle realizzare la profezia di Isaia chiedendo ed ottenendo dal Faraone Tolomeo “l’autorizzazione di erigere in Egitto un tempio simile a quello di Gerusalemme e di designare leviti e sacerdoti della sua stirpe”.
    Quando Onia giunse ad Alessandria era un ragazzo eppure fu accolto molto bene in quanto discendente di una delle famiglie più onorabili di Israele.
    Il Tempio edificato da Onia circa il 160 a.C. rimase attivo fino al 73 d. C. quando fu distrutto dai Romani come avvenne per quello di Gerusalemme nel 70d.C.
    Non si può dire che la profezia di Isaia non si sia verificata perché la resa concreta Onia; ma la profezia di Mt2,23 riguarda davvero un toponimo, una località ignota alla bibbia ebraica ed a tutta la sua produzione letteraria fino almeno al II secolo d.C., o ha a che fare con qualcosa di ben conosciuto circa il nazireo, nazoreo di YHWH di Giudici 13,5 e 7, 16-17 appartenenti ai Profeti Anteriori della bibbia ebraica?
    O anche in radice con Dt 23.12.19. E perché no? col vangelo apocrifo di un certo “evangelista” (Atti!) Filippo?
    E su un “consacrato” alla causa del Patto con YHWH che si può dire, che possa concretamente esulare da tale fedeltà?

  • Rolando ha detto:

    “La scelta traduttiva della CEI sembra basarsi su antichi manoscritti che riportano solo il termine “alleanza” senza l’aggettivo “nuova”. Inoltre, potrebbe riflettere una semplificazione adottata per rendere forse il testo più snello o scorrevole. Tuttavia, questa decisione rischia di oscurare il messaggio evangelico: il compimento delle promesse profetiche e la trasformazione radicale realizzata da Cristo.”

    Caro Investigatore Biblico, ogni scelta traduttiva “può” essere legittima se se ne conferma la validità dei criteri interpretativi filologici e semantici dei termini materiali, ma ciò che in una testimonianza testuale c’è ed in un’altra manca circa il medesimo soggetto, pone seri problemi di credibilità circa il mito romanzesco che si vuol creare, cioè “concretizzare”.
    Tutti i termini ad “esso” riferiti si trovano puntualmente nel primo (=antico) Testamento. Ma ce n’è anche uno che manca assolutamente del tutto non solo nell’AT, ma in tutti gli scritti fino a tutto il primo secolo dopo Cristo ed è il toponimo Nazareth. E Mt 2,23 maldestramente ne supplisce la mancanza. Perché è chiara la pagina biblica dei “Profeti” a cui Mt senza ombra di dubbio rimanda e non è certamente un luogo geografico in essa bibbia inesistente. Senza contare codici, es Rehdigeranus, che citano, in Mt2,23, specificamente Isaia, negli scritti del quale non c’è ombra alcuna di Nazareth, ma di ben altro… ad avallare che Nazareth (toponimo geografico) qui non c’entra per niente, ma il versetto allude a ben altro!…
    Che mi dice in merito l’investigatore biblico, visto che mi risulta che anche San Girolamo si sia trovato in dubbio su questo specifico versetto?

  • Rolando ha detto:

    Carissimo Gabriele, mi trovo in sintonia di parere in ciò che scrivi qui.
    Colgo tuttavia e sottolineo il pensiero chiave, secondo me:
    “…non inserire ad ogni costo nei testi le parole che possano accordarsi con la dottrina.”
    Appunto. La dottrina di chi?

  • Carmela ha detto:

    Il mio più che in commento è una domanda. Vorrei sapere se l’investigatore biblico, che apprezzo e ammiro, sta facendo presenti le traduzioni erronee a chi di dovere. Fraternamente

  • Rolando ha detto:

    In Mc 14, 24 i termini greci THC ΔΙΑΘΗΚΗϹ non compaiono in tutti i testimoni e tantomeno της καινης.
    In Mt 26, 28 si conferma qui pure la mancanza del termine καινὴ .
    Inoltre questa διαθἠκης qui, in Mt, si pone in modo completamente equivoco con la profezia di Geremia 31, 31-33. Con questa non ha nulla da sparire, a meno che, il Gesù vero figlio di Israele non intendesse [o chi ha scritto per lui], come storicamente più realistico e verosimile, lottare a prezzo della sua stessa vita per il suo popolo come impone la volontà di YHWH chiaramente espressa in Gr 31,31.
    “Maledetto colui che trattiene la spada di YHWH dal sangue” dice inoltre Geremia 48,10.
    Il “τὁ ὂρος τῶν ελαιῶν” del versetto 30, sempre di Mt 26 è perfetto copia incolla della LXX di Zaccaria 14, 4. Il testo ebraico invece ha ” e staranno ritti piedi suoi nel giorno il quello su har ha-zetim che a facce di Jerusalaim levante”.
    Il “nuovo testamento” sulla via per Damasco di Paolo è frutto della visione di Paolo.
    Comunque i “testimoni” (codici e papiri) greci non testimoniano in sintonia ed è ovvio che i Vescovi cattolici con le traduzioni, volendo stare all’altezza degli studi, si trovino in libero imbarazzo, col tradizionale passato, circa le traduzioni.

  • Lorenz ha detto:

    Casomai si potrebbe propendere per mettere in discussione la variante con il richiamo puro e semplice all’alleanza perché a sua volta pare una interpolazione da mt 26,28, così come il richiamo all’alleanza nuova lo è da lc 22.20. La lezione arcaica superstite che potrebbe riportarci all’originale latino di Marco recita Et dixit illis “Hic est sanguis meus qui pro multis effundetur”

  • creazionista ha detto:

    Caro investigatore, possibile che non ci abbia pensato? È perché la Nuova alleanza non comprende gli ebrei in quanto tali, molto semplice; i camerieri della sinagoga di satana sono sempre al lavoro.

  • Ruggero Romani ha detto:

    Secondo lei, esimio investigatore, perché anche il Novum Testamentum Graece et Latine del Merk non riporta la lezione “kaines”?

  • Gabriele ha detto:

    Chi abbia sentito parlare di filologia e di edizioni critiche della Bibbia, sa che non c’è sotto alcun mistero e non è che ogni volta la Cei trami dei sotterfugi a propria discrezione per chissà quale torbido fine. Il motivo della differenza tra la Cei e le edizioni del primo Novecento è uno solo: che dagli anni Sessanta in poi, tutte le edizioni della Bibbia che non siano delle Chiese Ortodosse (che hanno un testo-base a cura del Patriarcato di Costantinopoli) si basano sul testo critico di Nestle-Aland, come nei commenti su questo blog è già stato scritto più volte. La Cei non s’inventa di sua iniziativa il testo da seguire, ed il criterio seguito è uno solo: quello filologico, cioè basarsi sui codici ritenuti più vicini agli originali. In questo caso, si è ritenuto che la parola “nuova” sia un’interpolazione inserita successivamente ad imitazione di Luca e Corinzi e che probabilmente nel Marco originale non ci fosse. Non c’entra alcuna “interpretazione ecumenica e interreligiosa”, visto che negli altri passi citati la parola è stata pacificamente lasciata. Il compito dei filologi e dei biblisti seri è tentare di risalire a cosa gli autori biblici originali scrissero o non scrissero davvero, non inserire ad ogni costo nei testi le parole che possano accordarsi con la dottrina. Notiamo infine, tanto per dimostrare che non c’è nessuno che trama nell’ombra per manipolare le Scritture, che nella Bibbia Einaudi, diretta da Enzo Bianchi, in nota al versetto in oggetto è tranquillamente segnalato che in alcuni manoscritti è presente la parola “nuova”, quindi la paternità di certe “scoperte” non è un’esclusiva del nostro pregevole Investigatore Biblico.

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