Viganò. Omelia nell’Ottava di Natale. Il Vostro Parlare sia Sì, Sì, No, No. Tutto il Resto Viene dal Maligno.
4 Gennaio 2025
12 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura e diffusione.
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OMELIA
nell’Ottava del Santissimo Natale
Il primo gennaio coincide con l’Ottava di Natale, la cui liturgia è incentrata sulla Circoncisione del Signore e sulla divina Maternità di Maria Santissima, proclamata dal Concilio di Efeso nel 431 Deipara, in greco Theotokos, ossia Madre di Dio. Anticamente in questo giorno venivano celebrate due Messe, una dell’Ottava e una in onore della Vergine Madre. In seguito il ricordo della celebrazione mariana è rimasto nel postcommunio e nella stazione a Santa Maria in Trastevere.
Nell’Incarnazione il Verbo di Dio si è fatto carne, rendendo feconda la Verginità intemerata della Santa Madre del Redentore. La Parola prende corpo – Verbum caro factum est – generando l’Emmanuele nel seno della Vergine, per opera dello Spirito Santo. E verrà chiamato – dice la Scrittura nella profezia d’Isaia – Consigliere ammirabile, Dio forte, Principe della pace, Padre del secolo venturo, Angelo del gran consiglio (Is 9, 6). Anche l’Arcangelo, nel portare l’annuncio a Maria, Le dice: Ecco concepirai e partorirai un figlio, e gli darai nome Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (Lc 1, 31-33). Con la Circoncisione Gli viene imposto il Suo Nome: Gesù, Dio salva.
Dare il nome significa definire la persona o la cosa nella sua essenza. E questa è prerogativa della Santissima Trinità, del Dio Uno e Trino che Si manifesta rivelando il Suo Nome. Nell’atto creatore, il nome designa la creazione stessa: Sia la luce. E la luce fu (Gen 1, 3). E chiamò la luce giorno e le tenebre notte (Gen 1, 5); chiamò il firmamento cielo; chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare (Gen 1, 10). Avendo Dio decretato che l’uomo fosse a Sua immagine e somiglianza (Gen 1, 26) e che dominasse la terra, permette ad Adamo di partecipare in qualche modo all’atto creativo consentendogli di attribuire un nome agli animali: Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome (Gen 2, 19). Il nome esprime la realtà e la definisce: per questo la Parola è Santa, e per questo il nome di Dio è Santo e terribile (Sal 111, 10) – come recita il Salmo –perché è Parola di Verità. Per questo i Sacramenti hanno materia, intenzione e forma, ossia la parola sacramentale: Io ti battezzo, Io ti assolvo, Io ti confermo sono parole che realizzano ciò che esse dicono e significano.
Tra pochi giorni celebreremo la festa del Santissimo Nome di Gesù: perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra e sotto terra; ed ogni lingua proclami – anche qui, la parola proclamata, pronunciata – che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre (Fil 2, 10-11). Nel Nome di Gesù viene scacciato il demonio: perché il Nome rende presente colui che lo porta, e la Verità rende palese la menzogna come la Luce dissipa le tenebre. Creatore e creatura sono in qualche modo accomunati dalla parola: Ecce, venio dice la Sapienza nell’eternità del tempo. Fiat mihi secundum verbum tuum, risponde la Sede della Sapienza, Maria Santissima. E quel corpo benedetto che per obbedienza la Seconda Persona della Santissima Trinità assume nell’unione ipostatica inizia il Suo cammino verso la Passione sin dalla culla, affrontando i rigori dell’inverno in una grotta; e di lì a poco, sempre per obbedienza, il Santo Bambino verserà le prime stille di sangue nel rito della Circoncisione, nel quale essa è prefigurata.
In questo nuovo anno civile, che da 2025 anni è computato a partire dalla Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, vorrei che riflettessimo sull’importanza della parola: la Parola di Dio, nella quale è custodito il senso della nostra vita eterna; e la parola con cui comunichiamo e ci esprimiamo, che custodisce il senso della nostra quotidianità.
La Rivoluzione, matrice satanica di questo mondo ribelle e ostile al Verbo Incarnato, sa bene che cambiando le parole se ne muta anche il significato. È per questo che la menzogna dell’antico Serpente si avvale di un linguaggio falso e ingannatore. È per questo che i servi del Maligno nascondono i propri inganni dietro parole solo apparentemente innocue. È la neolingua orwelliana che chiama l’orrendo crimine dell’aborto salute riproduttiva, la mutilazione transizione di genere, il vizio e la trasgressione libertà, la distruzione del Creato green deal, lo sterminio dell’umanità net zero, la sostituzione etnica inclusione.
E se fino a qualche decennio fa Santa Madre Chiesa sapeva opporsi a questa sovversione ripetendo immutata la Parola eterna e verace di Dio e usando il linguaggio proprio alla Fede e alla Morale, oggi una Gerarchia corrotta mostra il suo tradimento nello stesso modo, manipolando il linguaggio, annullando così la parola di Dio (Mc 7, 12). Essa chiama sinodalità la distruzione della costituzione divina della Chiesa e la manipolazione del Papato, dialogo ecumenico la rinuncia all’evangelizzazione e alla conversione, presenza reale i poveri, accoglienza la legittimazione del peccato.
La Parola di Dio è parola di Verità. Essa non si limita ad echeggiare nell’eternità, ma si fa carne e cibo, si immola sulla Croce perché il Verbo proclami la gloria del Padre, ci riscatti dalla menzogna di Satana e ci preservi in questo cammino terreno dalla falsità e dagli inganni del mondo, della carne, del diavolo.
Rimanere fedeli alla Parola di Dio significa rimanere fedeli al Vangelo, alla dottrina, alla Tradizione, alla Messa di sempre in cui le parole, pronunciate nella lingua sacra della Chiesa, conservano intatto il loro significato e lo comunicano senza equivoci, come la luce risplende nelle tenebre. Rimanere fedeli alla Parola di Dio, ossia a Dio stesso, significa saper rispondere alla parola con la parola, come fece Maria Santissima accogliendo il saluto dell’Arcangelo Gabriele.
Chiamiamo dunque le cose con il loro nome: virtù la virtù, vizio il vizio; memori del monito della Sacra Scrittura: Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro (Is 5, 20). Sia dunque il vostro parlare Sì sì, no no: tutto il resto viene dal Maligno (Mt 5, 37). E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
1 Gennaio 2025
In Circumcisione Domini
Octava Nativitatis
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Tag: omelia, ottava di natale, vigano
Categoria: Generale
Darei un consiglio (non richiesto) a quanti continuano a incensare il Ratzingerismo: leggetevi gli ultimi testi del prof. Radaelli.
GRANDE CATECHISTA!
Grazie per le Sue parole, non si stanchi di ricordarci chi è Gesù.
Anche il grande Apostolo Giovanni fu mandato in esiliato nell’isola di Patmos e da lì, che eredità ci ha lasciato!
Che testimone!
Che teologo!
Benedetto XVI ha dichiarato la sua decisio l’11/2/2013.
Come autorità suprema della Chiesa, ne aveva il potere.
In quanto Papa aveva anche il potere di giudice.
Informato dei fatti, era testimone e pubblico ministero.
Da Pontefice è anche il difensore della Santa Chiesa.
E’ la denuncia dei Cardinali autori del misfatto del 2005.
La declaratio del 2013 è una decisio, una sentenza.
Reato: manovre occulte in Conclave per portare a una certa candidatura strisciante di curia, evitata dalla cosiddetta mafia di San Gallo scegliendo Ratzinger, ma mettendolo in condizione di impedimento del ministero, suppurato nel 2013 a seguito dell’operazione Swift.
Ne è seguito un congegno che disarciona i congiurati.
Un conclave invalido, indetto in sede impedita.
Conseguentemente un Papa invalido.
Bergoglio sa di essere stato eletto in questo ambito.
Era già un’opzione nel 2005, ma lui stesso ha dichiarato (El sucesor) che sarebbe stato “troppo presto”.
Mons. Viganò non ha niente da dire di tutto questo?
Ha solo da aggiungere melma contro il Santo Padre?
Quello morto il 31/12/2022?
Benedetto il debole e il codardo?
Benedetto l’ignorante in latino?
Benedetto il confusionario?
Benedetto il modernista?
E’ stato ridetto anche qui. A che pro?
E’ ora di chiedere scusa.
I cardinali buoni dichiarino: “vere Papa mortuus est”.
E succeda quel che deve succedere.
Del conclave 2005 ne restano vivi una cinquantina.
Probabilmente dei più attivi nel congegno criminoso ne sono restati davvero pochissimi, forse nessuno.
Solo 6 di quei cardinali potrebbero votare oggi in conclave avendo meno di 80 anni. E sono nomi non sospetti, perchè i più indiziati sono i più vecchi.
Mons. Viganò sta tirando la volata a qualcuno?
Magari a uno di quelli nominati cardinali dopo il 2013?
Cioè quelli che in conclave non ci entrerebbero proprio?
Ammirevole e lucidissimo questo commento di un blogger di un portale cattolico :
“Nel momento in cui Bergoglio, od altri eretici, dichiarano fallibile la Chiesa di XX secoli, sostituendola con le loro innovazioni, si autogiudicano pure essi fallibili. Cioè se la Chiesa di XX secoli di papi infallibili viene dichiarata fallibile da loro, essi stessi non sono infallibili, per cui non possono pretendere di essere seguiti e creduti.
Sia in quanto in un struttura inventata e menzognera quindi, sia in quanto a loro dire la Verità non esiste. Questo il grado di rincitrullimento globale e satanico cui siam giunti con questi eretici”.
Evidentemente a questi prelati moderni (meglio sarebbe dire modernisti) difetta la conoscenza del principio di non contraddizione, o del cosidetto “terzo escluso”; essi possono imporsi solo con l’autoritarismo, con il peggior clericalismo, emarginando, deridendo o cacciando dalla loro nuova “Chiesa conciliare e sinodale” quandi non concordano con le loro folli, deliranti iniziative (di chiara origine ed ispirazione diabolica, senza ombra di dubbio alcuno).
Fabio Battiston ,: un degno seguace di Mons. Viganò, anzi, va ancora più avanti, con sprezzo del pericolo a cui si espone : la ( falsa) chiesa della misericordia, dei ” fratelli tutti, tutti, tutti”, non perdona, infatti, a chi osa dissentire dai suoi deliranti progetti.
https://www.aldomariavalli.it/2025/01/04/fedeli-a-dio-padre-non-alla-chiesa-sinodale/amp/
Tipi come Battiston e Viganò se li ritroveranno davanti ad accusarli tutti quei prelati pavidi che non hanno speso una parola sulla prodigiosa Nuova Chiesa Sinodalica Bergogliosa, dopo la morte e di fronte a Gesù Cristo.
E’ compito del Clero Santo ridare l’onore e richiamare al rispetto colui che si fa chiamare Papa Francesco. E’ recente la notizia che abbia villipeso e disprezzato le suore per il loro aspetto e le loro espressioni.
(Mi riferisco a ciò che gli attribuisce con i termini “Brutte”, “faccia d’aceto”)
Una volta una santa Suora mi fece capire che le suore obbediscono, servono, e rispettano, e amano la Santa Chiesa e per essa si offono e si umiliano e si donano a tal punto da compiere pure mansioni umili e sopportare la povertà e soffrire o a dare anche la vita per gli uomini di Chiesa e per Dio, e per il bene della Chiesa Cattolica, e che è dovere della Chiesa e dei diretti superiori delle suore di ristabilire il loro onore ogni volta che è calpestato, e questo dovrebbero saperlo tutte le suore, non sono schiave, ma al servizio e come tali
vanno rispettate e tutelate e devono pretendere e reclamare che gli sia ridato l’onore ogni volta che ne viene ingiustamente deturpato l’onore, il nome, il loro ordine, e la loro vita , ora colui che le sta oltraggiando deve essere ripreso dal Clero Cattolico e le suore difese devono pure ribellarsi e reclamare il rispetto dovuto e rimborsate e riparate dal torto subito e servite nella difesa, perchè lui non ha il diritto di maltrattarle ne è il loro vero Padrone, e non le ama.
La fedeltà per la Chiesa deve essere reciproca.
La fedeltà per Dio deve essere reciproca.
L’Alleanza con Dio è fondata sulla fedeltà.
Questo è letteralmente ciò che ha detto Papa Francesco durante l’udienza alle suore
PARTECIPANTI AL XV CAPITOLO GENERALE ELETTIVO
DELL’UNIONE SANTA CATERINA DA SIENA
DELLE MISSIONARIE DELLA SCUOLA
Sala Clementina
Sabato, 4 gennaio 2025
— A volte nella mia vita ho trovato qualche suora che aveva la faccia “di aceto” e questo non è affabile, questo non è una cosa che aiuta ad attirare la gente. L’aceto è brutto e le suore con faccia di aceto, non parliamone! In breve: santità, preparazione e affabilità. Questo vi chiedo.–
A parte il concetto, il linguaggio è da bettole di quarta categoria, non certo da Santa Sede.
“L’aceto è brutto” è la nuova teologia della grettezza. Ciò che è inspiegabile è come i preti possano preferire tale acume alle vette dell’angelico San Tommaso. L’aceto è brutto ma lui è bello? È profondo? È elevato?
Caro TONINO T., il santo Clero tutto perfettamente maschile non può ignorare, almeno, le tante suore dalla faccia d’aceto dipinte in storie romanzesche e nei film: tutte suore che testimoniano come minimo mancanza di serenità nel loro atteggiarsi in relazione.
Io personalmente non mi sono mai trovato male con nessuna e mai ho sentito odore d’aceto in loro vicinanza. Ma la sorpresa più grande l’ho avuta proprio da sacerdoti appartenenti al “santo Clero” tra cui proprio “confessori” delle mansuete suore al loro servizio, i quali tra lo scherzo e la serietà le definivano testualmente “teste fasciate”.
Il messaggio è fin troppo chiaro. Si fascia proprio ciò che è stato prima disinfettato con l’aceto, come testo sacro docet. Oppure si disprezza proprio chi tace e serve e “deve” stare sottomesso per voto solenne emesso.
Ma mi pare che Francesco abbia voluto dire proprio il contrario che il loro voto di servizio lo devono esplicare sempre col sorriso ed affabilità di gesti simpatici perché qualunque cosa facciano comunicano Gesù che dice: Non abbiate paura! Sono al servizio di Gesù, non di uomini che ne usufruiscono concretamente e, naturalmente sono anche ingrati. Non è un’offesa, ma un invito alla bellezza del dono di sé!
Di donne arcigne, autoritarie, prepotenti e acide è pieno il mondo. Che ce ne siano anche fra le suore mi sembra più che normale. Personalmente se fossi stato una delle suore ricevute in udienza dal Papa, dopo la sua mirabile uscita, mi sarei alzata e me ne sarei andata senza nemmeno salutare.
È umano quello che dici, caro STILUMCURIALE EMERITO, ma è altrettanto umano ed ancor più encomiabile e conforme all’insegnamento di Gesù che ci invita addirittura ad essere perfetti ” sicut Pater vester qui in coelis est, che possa capitare che “quella” suora non si alzi e non esca, ma, con una lacrima agli occhi, ringrazi il Padre Dio che Francesco le ha dato una valida mano, seppur pesante, per avvicinarsi alla perfezione di Lui ed a quella mansueta del Cuore del suo Figlio, dal cuore d’uomo. “Imparate da me che sono mite ed umile di ❤️”.