La Testa ha Due Occhi. Il Matto.

28 Dicembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto offre alla vostra attenzione i suoi Auguri con queste riflessioni sul Mistero…Buona lettura e meditazione.

§§§

LA TESTA HA DUE OCCHI

 

 

Un’icona di Gesù del VI secolo

* * *

«Dio ha raffigurato tutte le sue opere nella forma dell’uomo […] Negli occhi dell’uomo mostra la sua scienza, grazie alla quale prevede e preconosce tutte le cose […]. L’uomo conosce infatti e discerne tutte le cose nell’organo della vista: se non avesse la vista, sarebbe come morto in mezzo a esse».

Ildegarda di Bingen

 

 

* * * * *

 

Com’è noto, il Cristianesimo e l’Egitto sono strettamente collegati: si pensi a Mosè pre-israelitico allevato ed educato come un vero principe egizio, all’analogia fra Iside/Horus e Maria/Gesù Bambino e alla fuga in Egitto. Addirittura, tanti anni addietro, una persona sapiente e colta, prima sapiente e poi colta, mi disse che il Cristianesimo è egizio (ed ora apriti cielo con i giudeo-cristiani!!!).

 

Riguardo alla fuga in Egitto, Pietro Crisologo, Dottore della Chiesa, scrive:

 

«La fuga in Egitto è un mistero, non l’effetto del timore; avvenne per la nostra liberazione, non a causa di un pericolo per il creatore; fu un effetto della potenza divina, non della fragilità umana; questa fuga non mira a evitare la morte del creatore, ma a procurare la vita al mondo».

 

Da notare che il Crisologo (che significa “dalle parole d’oro”) parla di “mistero”, parola che da sola basta ad indicare il limite oltre il quale si trova l’Ineffabile, che non è alla portata né della coscienza ordinaria né dell’esegesi più raffinata, le quali possono solo credervi ed indugiarvi intorno per costruire i più raffinati sillogismi … senza cavare un ragno dal buco.

 

Riguardo a Iside, dea della maternità e della fertilità nonché associata alla regalità, il papiro di Ossirinco mostra un inno che, ovviamente “per caso”, si adatta perfettamente a Maria Vergine e  Regina:

«Dea dalle molte facoltà, onore del sesso femminile.
Amabile, che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,
nemica dell’odio.
Tu regni nel Sublime e nell’Infinito.
Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali.
[…]

Sei tu la Signora della Terra
[…]».

 

Notevole: «Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali», insomma Mater boni consilii.

 

Di estremo interesse anche quanto troviamo nel romano Apuleio (Metamorfosi):

 

«Io sono la genitrice dell’universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l’origine prima dei secoli,
la regina delle ombre,
la prima dei celesti.

[…]
Indivisibile è la mia divina essenza,
ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme,
con riti diversi, sotto differenti nomi.

[…]

e gli Egiziani cui l’antico sapere conferisce potenza,
mi onorano con riti che appartengono a me sola,
e mi chiamano, col mio vero nome,
Iside Regina».

 

A proposito dei primi tre versi: «Io sono la genitrice dell’universo/la sovrana di tutti gli elementi/l’origine prima dei secoli», c’è da notare come, ancora “per caso”, vi sia corrispondenza con il Libro dei Proverbi, che secondo il Vetus Ordo viene citato in occasione della festa dell’Immacolata Concezione.

 

«Fui generata quando non c’erano ancora abissi,
quando ancora non c’erano sorgenti rigurgitanti d’acqua.
Fui generata prima che i monti fossero fondati,
prima che esistessero le colline,
quando egli ancora non aveva fatto né la terra né i campi
né le prime zolle della terra coltivabile.
Quando egli disponeva i cieli io ero là».

È altrettanto noto che gli Egizi  si riferivano al dio Horus (figlio di Osiride e Iside e simbolo di resurrezione) equiparandone l’occhio destro al sole e l’occhio sinistro alla luna.

 

Secondo l’astrologo medievale Guido Bonatti:

 

«Il Sole significa luce, splendore, bellezza, intelletto e fede. Significa la grande sovranità e tutte le altre dignità laiche», mentre,

«La Luna è benefica, femminile, notturna. Opera nel freddo e nell’umido secondo la sua natura. Lei è la significatrice della madre».

 

Impossibile, quindi, considerare il Sole-Padre senza la Luna-Madre, o la Luna-Madre senza il Sole-Padre. La Luna deve il suo candore alla luce del Sole, ma il Sole splende perché c’è la Luna da illuminare.

Umoristicamente e misticamente, Ramón Gómez de la Serna:

 

«In realtà che cosa sta facendo in cielo la luna? Sta prendendo il sole».

 

Come dire: l’Anima solarizzata. E dato che la vera cUltura è cOltura, ecco che il Sole-Dio è, come lo chiama Teresa d’Avila, il “Giardiniere celeste” che disinfetta il terreno dell’Anima. Infatti, in agri-cOltura, che è anche agri-cUltura, la solarizzazione è un metodo di disinfezione del terreno.

Phyllis Christine Cast:

«Non è solo un tramonto; è anche un sorgere della luna».

 

Il tutto, con buona pace dell’ideologia gender-woke.

 

Pertanto:

 

c’il sole perché c’è la luna e viceversa

c’è la luce perché c’è il buio e viceversa;

c’è il giorno perché c’è la notte e viceversa;

c’è il secco perché c’è l’umido e viceversa,

c’è il vuoto perché c’è il pieno e viceversa;

c’è il suono perché c’è il silenzio e viceversa;

c’è il visibile perché c’è l’invisibile e viceversa;

c’è l’eterno perché c’è il tempo e viceversa;

c’è l’interiore perché c’è l’esteriore e viceversa;

c’è il cosciente perché c’è il sovra-cosciente e viceversa;

c’è il razionale perché c’è il mistico e viceversa;

c’è il padre perché c’è la madre e viceversa;

c’è il creatore perché c’è il creato e viceversa;

c’è l’Uomo perché c’è Dio e viceversa;

etc. etc. etc.

 

E c’è il rivelato perché c’è il non rivelato e viceversa.

Giovanni:

 

«Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere».

 

Sì, neanche miliardi di libri potrebbero svelare in tutto e per tutto il Mistero, l’Ineffabile, ed anzi contribuirebbero a nasconderlo di più: più si scrive e si parla del Mistero che è Uno, più esso si occulta dietro la molteplicità di concetti e interpretazioni. Quel che ci vorrebbe è il Silenzio in cui l’Uomo, unificandosi per Apofasi e ritrovando se stesso (il vero Se stesso!), cessi di eculubrare e quindi relativizzare, lasciando il campo all’Assoluto, a Dio, al Mistero.

 

La parola chiave è VICEVERSA, che dice COMPLEMENTARITÀ o NON DUALITÀ (sanscrito ADVAITA,  giapponese zen FUNI), per la quale si regge tutto ciò che esiste, ovvero fenomenicamente due ma essenzialmente non due:

 

i DUE (fenomeni) sono UNA cosa sola (essenza).

 

Dunque, non solo aut-aut ma anche et-et.

 

Angelo Silesio:

 

«l’anima ha due occhi: l’uno guarda al tempo, l’altro è rivolto all’eternità»

 

Osserviamo allora che:

 

l’occhio destro è solare, maschile, regale, laico, interiore, ghibellino, imperiale, che guarda e riflette l’eterno, mentre l’occhio sinistro è lunare, femminile, sacerdotale, ecclesiastico, esteriore, guelfo, papale, che guarda e riflette il temporale.

 

Quindi, c’è l’eterno perché c’è il temporale e VICEVERSA.

 

Non privo d’interesse il simbolo cinese Yin Yang, ove nella parte yin, nera, femminile, c’è un puntino yang, bianco, maschile e … VICEVERSA.

 

I due occhi sono complementari proprio come il Sole e la Luna, il maschio e la femmina, il padre e la madre, il re e il sacerdote, il guerriero e l’eremita (Artù che estrae la Spada dalla roccia e Galgano che ve la infigge!), il laico e l’ecclesiastico, l’interiore e l’esteriore, il ghibellino e il guelfo, l’imperatore e il papa, l’eternità e il tempo, e, imprescindibilmente,  il Mistico e il Razionale, cioè il Sottile e lo Spesso: nessuno dei due occhi può pretendere che l’altro non esista senza pregiudicare la vista e provocare conflittualità.

Del resto, il corretto vedere fisico è possibile grazie al sistema visivo che è binoculare (stereopsi).

 

La Visione unica, non duale ed eccelsa, che risulta dalla coniugazione dello sguardo dei due occhi, è quella del Cristo che è Dio e Uomo, Re e Sacerdote, Leone e Agnello, Sacrificatore e Sacrificato, il cui “terzo occhio”, l’occhio  onnivedente o ciclopico (da kyklos “cerchio” e ops “occhio”) – «i due sono uno», dice Paracelso in incipit – è quello rappresentato in un triangolo anche nelle chiese cattoliche oltre che nella pittura, come ad esempio nel Duomo di Milano e nella “Cena in Emmaus” del Pontormo, ragion per cui uno sguardo che si pretenda esclusivo di uno dei due occhi, sfocia in una visione monoculare, parziale ed insufficiente, ciò derivando dalla mancanza di Consapevolezza (non sorprendente corrispondenza: sanscrito Sati, “colei che si prende cura”, e latino Salus Infirmorum) che entrambi gli occhi si trovano nella medesima e unica testa.

 

Breve ma importante inciso a proposito del triangolo:

 

«Nel cattolicesimo, il Triangolo equilatero simboleggia spesso la Trinità divina. Il triangolo, con i suoi tre lati e i suoi tre angoli uguali, è un simbolo molto espressivo. Lo si vede spesso come aureola sulla testa di Dio o tra le sue mani; a partire dal XVII secolo, al suo interno appare il nome di Yahwéh in ebraico o l’Occhio di Dio che tutto vede. Dobbiamo spiegare perché i massoni ne hanno fatto il loro simbolo: essi l’anno preso in prestito dalla Chiesa che aveva costituito la Trinità creatrice quale protettrice degli architetti e dei muratori». (Mons. Xavier Barbier de Montault in centrosangiorgio.com).

 

Di passaggio, si può notare l’analogia tra l’Occhio di Dio nel Triangolo e l’Occhio di Horus quale simbolo di rinascita, nella sua rappresentazione composto da sei parti, ognuna delle quali rappresenta uno dei sei sensi: vista, udito, olfatto, gusto, tatto e pensiero.

 

Ildegarda:

«Luminosa e chiara appare anche la conoscenza, come il bianco degli occhi nell’uomo; la conoscenza sfavilla in lui come la loro forza irradiante».

 

Dice «degli occhi»: cioè di entrambi, che concorrono all’unica vista.

 

Pertanto, è chiaro (le prove che … straripano!), che la Chiesa papale senza la Chiesa imperiale non può né vantare la visione equilibrata del mondo visibile né possedere l’energia necessaria alla diffusione del Verbo. Esiziale, infatti, il dimenticare che, non “per caso”, la Chiesa Universale sia nata, e tuttora nasce ancorché ignorata, sul suolo (già) sacro di Roma, ovvero nel cuore dell’Impero.

 

Concludendo e sintetizzando, riguardo al Mistero della Vita che è Uno, si pongono due visioni complementari quale eccelsa prerogativa del Cristo: la visione esteriore dell’occhio lunare, ecclesiastico e temporale con la sua dottrina dogmatico-legalistica, e la visione interiore e mistica dell’occhio solare, imperiale ed eterno col suo spaziare nel cielo animico-spirituale (non riducibile a formule granitiche), le due visioni essendo, per tutto quanto osservato sopra, non contrapposte bensì giustapposte. E ciò, perché:

 

LA TESTA HA DUE OCCHI.

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38 commenti

  • Rolando ha detto:

    Trovo d’ispirazione “mistica” questa affermazione che adombra il sacro divenire:
    “e tuttora nasce ancorché ignorata, sul suolo (già) sacro di Roma, ovvero nel cuore dell’Impero.”
    San Pietro in Roma è l’eterno Petreum di Mitra, in campo Vaticano extra Tiberim. Simone il pescatore del mare di Genezateh e fratello di Andrea non è mai stato a Roma perché non era necessario alla causa, bastava solo che il Messia lo rinominasse.

  • Rolando ha detto:

    Caro, mio carissimo, IL MATTO.
    Ildegarda di Bingen in una sua opera dal titolo “Sci vias” tratta della “viriditas” cioè dell’energia “verde”, la viridità giovanile, cioè gli effetti della verde linfa quale annuncio del Verbo di Cristo, e scrive che è “verdezza verdeggiante”. E scrive anche che Dio stesso le dice: “Io sono il vento che nutre di verde tutto ciò che è “.
    Il Beato Angelico era al corrente di tale mistico pensiero quando dipinse il famoso “Cristo Deriso” che si trova nel convento di San Marco a Firenze.
    In esso campeggia quale sfondo un grande tappeto verde simbolo della speranza umana in cui campeggiano cinque mani senza corpi ed una testa ppure senza corpo.
    Chiari simboli di una “idealità” in perenne sviluppo attraverso i tempi seppur lontani tra loro come quello della Madre di Gesù e San Domenico con la stella.
    Insomma il sottile pittore sembra suggerire che la realtà di Gesù è la sua idealità che si sviluppa attraverso il tempo sulla verdezza del tappeto della speranza umana che tutti ci accomuna.
    Cose più per mistici che per dottori in teologia o speudo copiatori.

  • il Matto ha detto:

    Carissimo R.S.,

    constato con piacere che il mio articolo l’ha toccata profondamente, tanto da fornirle l’occasione di sciorinare la (sua) dottrina, la quale, però, non entra nel merito dell’articolo e si dipana per altro sentiero.

    Un sentito augurio di Buon Anno.

  • Chiamatemi pure Torquemada. Me ne farò una ragione ha detto:

    Curioso con qualche scivolone.
    Proprio da … matto 😏

    • il Matto ha detto:

      Mi vuol comunicare dove sono gli scivoloni?
      Così il suo contributo mi sarebbe più utile.
      Grazie.

      • Chiamatemi pure Torquemada. Me ne farò una ragione ha detto:

        Mi pare che nel suo testo scivoli nel sincretismo. Come nel caso dela figura della Madonna.
        Nessuno mette in discussione che in tanti possano aver idealizzato una figura femminile simile alla nostra Madonna, ma tutto ciò rientra nella normalità, visto che Maria non si è presentata discesa da un’astronave di marziani.
        Ciò che mi lascia un po’ perplesso è accostarla – anche solo come ricerca pseudoscientifica – ad altre figure della storia e/o della fantasia.
        Maria è stata una donna NORMALE che con un sì ha cambiato il destino degli uomini.
        È quel suo aderire alla volontà di Dio che la rende unica. Per tutto il resto – tranne il peccato – è esattamente uguale a tutte le altre donne. Totalmente.
        Accostare figure fantastiche e mitologiche è quanto di più banale ( e blasfemo ) che si possa fare.
        Buon anno MATTO che l’anno nuovo le sia propizio

        • lL MATTO ha detto:

          La ringrazio e contraccambio l’augurio. Mi lasci soltanto dire che “sincretismo” è un termine neutro che non necessariamente ha da essere inteso con accezione negativa. Esiste anche un sincretismo sano, ovviamente inconcepibile da qualsivoglia fondamentalismo. Ma anche “fondamentalismo” non necessariamente ha da essere inteso con accezione negativa. Certo è, però, che mentre il corretto sincretista non vede un nemico nel fondamentalista, non altrettanto può dirsi di quest’ultimo che taccia di “blasfemia” tutto ciò che non rientra nel proprio orizzonte limitato per definizione, ove, ancora, “limite” non ha necessariamente un’accezione negativa.

  • Rolando ha detto:

    E ancora… a proposito di “occhi”.
    I sacerdoti sadducei con a capo Caifa, ben famoso, chiedono ai Romani di liberarli dalla presenza di un uomo (Gv 18,24 e Gv 11,50), Gesù, che dichiara pubblicamente di voler portare a compimento la loro religione!
    Di ciò è ben al corrente Paolo quando si mette al servizio dei potenti sacerdoti sadducei indagando, scovando ed eliminando i seguaci di Gesù!
    Ma poi, APRENDO BENE GLI OCCHI (alias folgorazione!) capì che il concetto poteva essere foriero di maggior successo sulla via per Roma. La prova? Romani 13,1-7.
    E… risulta perfino banale citare Isaia (non sospetto): hanno occhi, ma non vedono…

  • Rolando ha detto:

    “Esiziale, infatti, il dimenticare che, non “per caso”, la Chiesa Universale sia nata, e tuttora nasce ancorché ignorata, sul suolo (già) sacro di Roma, ovvero nel cuore dell’Impero.”

    Esiziale, poi, il far finta di non vedere, alias il dimenticare che tutti i personaggi dei Vangeli, ed in primis il protagonista l’uomo ebreo Gesù, parlano sempre la lingua di chi scrive!
    Non si danno interpreti nel dialogo Pilato-Gesù.
    Pertanto l’I.N.RI. non può che basarsi su fatti concreti contro Roma. Ed è scritto in triplice lingua: ebraica, greca e latina.
    Perché gli occhi vedano.

  • Rolando ha detto:

    Quante considerazioni si alzano tremende come le onde terribili dell’Oceano in tempesta!
    Ma cominciamo da qui:

    “L’uomo conosce infatti e discerne tutte le cose nell’organo della vista: se non avesse la vista, sarebbe come morto in mezzo a esse».

    Ildegarda di Bingen

    “Se non vedo con i miei occhi e non tocco con le mie mani Gesù, che mi dite risorto, il suo corpo fisico e le sue piaghe, io non credo”, dice il Tommaso di turno.
    Quante parole, suoni di immagini-pensiero, elaborate, processate fisicamente dal cervello umano! Quante!
    Gesù “risorto” però dice “felici” chi non ha questa natura fisiologica di occhi!
    Forse perché il Risorto stesso non li aveva più?!

  • R.S. ha detto:

    Relativo.
    Nell’esteso non c’è destra senza sinistra.
    L’uno è relativo all’altro.
    Ci si incontra, ci si divide e ci si disperde.
    Si arriva in anticipo o in ritardo.
    Si sta dentro e si sta fuori.
    Vanità.

    Assoluto.
    Punto. E basta.
    Tutto vi origina.
    Tutto vi anela per trovare beatitudine e requie.

    Che cosa so indagando il relativo?
    Di non sapere.
    Ed è saper già molto. E’ qualcosa.

    Ma la rivelazione che fa l’Assoluto è tutto.
    La so da me?
    Impossibile.
    All’Assoluto sono inutile.

    Lui è anche senza me.
    Però mi si rivela, vuole me con sé.

    Dove? Quando?
    Senza spazio, senza tempo.
    Nel punto e basta.
    Senza il relativo.

    Adeguato e puntuale, senza confusione.
    Possibile al mio agitarmi indaffarato?
    Possibile a Dio.
    Partecipato a me.

    Che cosa so?
    Che posso essere “concentrato”.
    Il centro è un punto detto centro.
    Ma non è relativo alla circonferenza o alla sfera.
    E’ il punto e basta.
    Cristo.
    Per rivelazione.
    Meriti miei? Nessuno.

    Per fede, una grazia.
    Senza fede siamo inadeguati.
    Un peccato.
    Chi mi salva?
    Ancora Lui.
    Punto e basta.

    • R.S. ha detto:

      Sviluppo la sintesi, perchè il relativismo cosmico è proprio del non aver colto il mistero dell’Incarnazione, restando pericolosamente oscillanti attorno alla gnosi.

      IL PUNTO (E BASTA)
      Il sapiente riconosce di non sapere quanto il saccente vanta di saperne. Ma il sapiente, ammettendo di non sapere molte cose, non sapendo sa di sapere qualcosa! Si accorge di saperlo meravigliandosene, poichè pensava che non fosse così. Ne fa la scoperta. Quello che scopro era coperto ma c’era già: è stato tolto il velo.
      Davanti al Vangelo va proprio in questo modo: nella rivelazione accolta la distanza da Dio si colma.
      Lo so che all’uomo non sarebbe possibile conoscere Dio, ma ascoltando quello che Dio mi dice la mia ignoranza si scioglie nella novità scoperta che illumina anche quello che “sapevo” senza sapere di saperlo.
      Certe scoperte sono doni di Dio e si hanno soltanto per fede. Di Dio non posso sapere facendo da me. Facendo da me posso solo sapere di non sapere, di non poter spiegare molto di ciò che c’è.
      Qualcosa posso venirlo a sapere, studiando il riflesso che brilla nelle creature, ma l’intelligenza dell’uomo nella fede (che non è un pensiero umano tra i tanti) coglie ulteriore profondità di conoscenza.
      In principio era il Verbo. Quel “principio” non ha un prima o un dopo: è eterno. La creatura si scopre relativa al Creatore, ma eternamente, cioè fuori dallo spazio e dal tempo. Tutto è relativo nella creaturalità: c’è una destra perché c’è la sinistra, implicando misura, calcolo, confronto.
      E’ così anche la relazione tra Creatore e creatura, ma con un segreto CHE ESCLUDE LA RELAZIONE.
      Questo è il punto. Il Punto e basta. E’ l’ab-solutum, sciolto da ogni vincolo. L’Assoluto.
      Si rivela in Cristo: per mezzo Suo ogni cosa è stata creata e tutto sussiste in Lui. Questo punto è principio di tutto, ma lui -per sé- E’. Un punto inesteso da cui origina tutto. Il Verbo. Senza materia, lo spazio o il tempo. Tutto ha consistenza in quel punto. Ne discendono le relazioni: il principiato dal principio, la creatura dal Creatore, la circonferenza (il mondo) dal centro…
      Lui ci dice che è così. La rivelazione conduce lì. Il dono della fede illumina l’intelligenza. Adesso che lo so (me lo dice Lui), capisco tutto il resto. Per pura contemplazione dell’istante. La centralità di Cristo (il punto “detto centro”, dato che anche in geometria “centro” è il nome che si dà a un punto preciso) ci fa capire che Dio non ha bisogno del relativo della creatura. Eppure la “gloria di Dio” è (dice Sant’Ambrogio: “magna cum laude notitia”) la lode che deriva dalla Sua chiara notizia. Siamo noi la lode, ma la gloria di Dio è tale perché ci partecipa di poterne essere lode a motivo della notizia chiara che accogliamo, assaggiamo, apprendiamo e conosciamo!
      Noi aspiriamo (con nostalgia) a quel punto, dato che Il Punto (Cristo) ci convoca ad essere puntuali lì.
      Dio ci fà scoprire la puntualità nell’eternità, centrata lì, nel Punto Giusto.
      Si deve fare fatica? No: non c’è nemmeno da spostarsi. Se costasse fatica dipenderebbe da noi.
      Non saremmo “servi inutili”. Qualcuno inorgoglirebbe. Invece nel vangelo è scritto di non affannarsi al modo del mondo, per le cose del mondo, agitandoci. Lasciamo fare al Punto per essere puntuali!
      Adeguiamoci: il peccato non consiste nell’inadeguatezza. E’ dirmi inadeguato il peccato! Mi sottraggo alla possibilità di quell’appuntamento. Il peccato è la mancanza di fede. Il pensare “stupida” quell’intelligenza lì.
      Potrei sapere e non voglio sapere. So di non sapere, ma mi viene dato di sapere e scopro di sapere tutto il resto lì. In quel Punto: Cristo. Se sono attento, adeguato all’adesso, sono puntuale. Per diventare adeguato dall’essere inadeguato è necessaria una metanoia, una conversione, un cambiamento di gusto nel saggiare (assaggiare) la sapienza, il sapore delle cose. Serve fede per agire.
      Serve anche speranza: doni di Dio, come la carità, la paziente pietas con la quale vuole salvarci dalla frammentazione e dal non senso in cui siamo precipitati disobbedendo e insuperendo. Non preoccupiamoci del domani: stiamo nell’adesso (ad Ipsum); un adesso puntuale. Il cristiano vive la densità attuale del Punto eterno. Istantaneo (istante = ciò che sta), realmente presente. Il Verbo fatto carne, qui, vivo e vitale per me, eternamente.
      Il relativo relaziona alla creatura, ma c’è un punto. Punto e basta. Assoluto. Rifiutare la fede è il peccato: chi è adeguato sta nel punto. Attraverso il dono della fede Dio mi fa sapere (mi fa partecipare) quel che non sapevo. Me ne accorgo, lo intuisco. Il vangelo mi fa sapere, per rivelazione, quel che so della realtà, ma senza saperlo. Cristo è il punto di ogni altro punto. La vita immortale è inestesa. Il temporale ha il prima e il dopo. L’immortale è eterno. Non lo posso sapere da me. E’ l’intelligenza puntuale della fede. Coglie in modo inesteso l’esteso. E’ un dono di Dio. Bisogna concentrarsi, fissando un punto solo: Cristo. Inteso quello, divento intenditore di tutto.
      Per pura contemplazione.

      • Rolando ha detto:

        “Il peccato è la mancanza di fede. Il pensare “stupida” quell’intelligenza lì.”

        Questo tipo di “peccato”, carissimo R.S., esiste forse solo nel tuo pensiero!
        Tutti hanno Fiducia o quantomeno lottano per non smarrirla completamente. Non si tratta d’intelligenza, ma di un bisogno naturale.
        Il peccato invece è mancanza d’intelligenza conoscitiva. Ma nessun umano ne è esente, nemmeno il saggio! Nemmeno chi si crede all’ombra di divine rivelazioni e che si scomunica a vicenda!
        Non è “empio” colui che nega l’esistenza di un Dio, ma colui che attribuisce a Dio i suoi propri personali pensieri, le sue proprie parole umane. Lo scriveva già Epicuro!

        • R.S. ha detto:

          Quello di considerare Dio un prodotto del pensiero umano è l’inganno per antonomasia.
          Infatti a quel punto l’uomo può ambire a pensarsi “dio” senza alcun bisogno di Dio.
          Basterebbe una conoscenza autoprodotta, che sistemi ogni casella al posto più adatto, Dio incluso.
          Le filosofie orientali o occidentali pullulano di variazioni sul tema. La gnosi riporta tutto a belle pensate, traendo dal proprio nulla quello che c’è e dissolvendo nel nulla quel che gli serve far svanire. Non sfuggono a questo schema anche le religioni costruite sul pensiero.
          Gli illuminati dentro e quelli che non pagano la bolletta al buio, considerabili dei semi-animali.

          La ragione umana include ed esclude solo quello che scopre. Se lo scopre c’è già. Il Logos divino ci precede.
          La ragione umana attinge a una radice che ci supera.

          Ognuno intuisce qualcosa: Aristotele, non credente, precedente Cristo di molti secoli, qualcosa intuì, pur tra tante inesattezze. Platone l’ordine creato lo ricostruiva nella figura di un demiurgo. Mettiamoci anche Socrate. Giganti del ragionare, ma non Logos!
          Il mistero divino è offerto all’intelligenza, ma è oltre.
          La fede è dono di Dio e ci fa intravvedere da cristiani quel mistero che possono intuire anche i pagani.

          La rivelazione di Gesù copre tutto: soprannaturale naturale, visibile e invisibile. Gesù è il Verbo, per Lui tutto sussiste, tutte le cose omaggiano Lui. I Re Magi emblematizzano la riflessione pagana a Dio. Con la ragione umana rendono omaggio al creatore del cosmo.

          Allora, in definitivo: la ragione umana dona qualcosa a Dio o è Dio a donare tutto alla ragione umana?
          Arriviamo noi a Lui o è Lui a rivelarsi a noi?

          Il cristianesimo NON è una religione. Infatti la legge e i profeti sono solo in vista di Lui e compiuti in Lui, non alternativi e tanto meno autosufficienti.

          La fede (dono di Dio) fa rintracciare nei prodotti della ragione, nel loro meglio, l’immagine di Dio nel creato. Non è la ragione umana a sostanziare la fede.
          E’ il dono di Dio (la fede) a farci partecipi della Verità!

          • Rolando ha detto:

            Carissimo R.S.,
            Poniamo subito in exergo:
            1).”Quello di considerare Dio un prodotto del pensiero umano è l’inganno per antonomasia.”
            Sono d’accordo. Dio, se esiste, non può essere un nostro prodotto: qualunque realtà Egli/Esso sia.
            2).”Non sfuggono a questo schema anche le religioni costruite sul pensiero.”
            Cioè le dottrine dell’uomo. Infatti sono tutte e solo dottrine necessitate da un unico, umano, indistruttibile ed insuperabile LEGAME/RELIGIO: L’ISTINTO DI CONSEVAZIONE IN VITA. Come ben insegna Meister Eckhart. E prima di lui, molto prima, Crizia che chiama in campo un Dio a supporto della miope giustizia sociale umana.
            3) “Il Logos divino ci precede.”
            Passaggio indebito e fallace! Prima del Logos della gnosi (es.filoniana) cristiana, viene quello della filosofia greca. E NON SONO LA MEDESIMA IDEA. Non solo circa il Divino (to theion), ma nemmeno a “precedenza”.
            4.) “La rivelazione di Gesù”.
            Cioè la tua! Quella della “verdezza verdeggiante” della mistica Ildegarda di Bingen e del Beato Angelico nell’affascinante del “Cristo Deriso”, alias “Funzione Derisa” per chi non la può condividere.
            Ma Dio benedetto nei secoli fa kàris ( Piacere/Bellezza ) non secondo pensiero umano, come ben scrive anche l’Apostolo, quello che s’intende scrivendo la parola con la A maiuscola. Il superapostolo.
            E come lo posso pensare Dio se non col mio corpo e cervello? Sta qui l’inganno? Allora è “comune”.
            Buon Anno, carissimo R.S.
            E buon Anno a Tutti i Matti!
            Mia nonna cantava: “O Signor da Palazòl che de Màti nol de vol e de savi nol ghe n’à, El se tèn quei ch’el gà!”.

        • il Matto ha detto:

          Sottocrivo.

      • Rolando ha detto:

        R.S. stimatissimo.
        Quali enormi paroloni son questi?:

        “Ma la rivelazione che fa l’Assoluto è tutto.
        La so da me?
        Impossibile.
        All’Assoluto sono inutile.

        Lui è anche senza me.
        Però mi si rivela, vuole me con sé.”

        Assoluto è tutto perché “fa” la rivelazione che è tutto.
        Questo scrivi tu, R.S.. Ed aggiungi che non sai da te ciò che hai appena detto/scritto, perché sai bene bene che ciò è impossibile.
        Poi aggiungi che tu sai anche che tu sei inutile all’Assoluto senza accorgerti della grave offesa che arrechi implicitamente ed esplicitamente all’Assoluto dicendo che tu sei inutile all’Assoluto.
        Logica vuole, quindi, che l’Assoluto pensi, voglia, crei l’inutilità stessa in te. Fai dell’Assoluto un Factorem d’inutilità. Fossa’anche di una sola!
        Troppa umiltà mi sa d’insulto al Disegno Assoluto!
        A quell’Assoluto però che tu infallibilmente sai che ti si rivela! Direttamente o attraverso tutto il resto.
        Caspita! Che presunzione!
        Ed immagino quindi che non ti resta che scrivere che sei stato mandato in tutto il mondo a predicare la rivelazione così come l’hai intesa tu.
        Nonostante il salmo 62.12!
        A proposito di matti!
        C’è il Matto per ricerca come la cerva anela alla fonte e il Matto annegato nella fonte nella pretesa di averla rivelata…..lui ( attento bene non Lui! Sia sempre benedetto ) all’altro…

      • Adriana 1 ha detto:

        R. S., “E’ oltre…”, Ossia, oltre alla tua mente? Allora inchinati all’Apofatico Mistico e abdica alla Tradizione!

  • Adriana 1 ha detto:

    E’ evidente che le religioni bibliche derivano da quella egiziana…perfino nella facoltà guaritrice della cecità, dovuta allo sputo di un dio.

    • Rolando ha detto:

      Cara Adriana1, direi più che evidente, palpabile.
      E ci si mette anche l’ebreo Filone d’Alessandria, che come testimonia la Suda circa il 1000 è colui che mette le basi della Trinità cristiana. Passo da me, qui in altra pagina, già riportato in traduzione.

      • Adriana 1 ha detto:

        👁, non ho trovato le mani che applaudono…le sostituisco con l’occhio veggente che è il medesimo occhio Djujat.

  • miserere mei ha detto:

    Penoso

    • lL MATTO ha detto:

      Legittimo parere. Ma dia almeno una motivazione.

    • miserere mei ha detto:

      Penoso è il vivere fermandosi a queste contorsioni.
      Non mi permetterei di dirlo dell’anima che le vive.
      Ma vivrà penosamente, se non ha fede.

      • il Matto ha detto:

        La ringrazio.
        Ma mi permetta: quelle che lei chiama “contorsioni” possono benissimo essere tutt’altro per chi, ai suoi occhi, si “contorce”.
        Io, per esempio, nello scrivere l’articolo e nel rileggerlo un trentina di volte prima di proporlo, mi sono sentito benissimo, preso, per così dire, in un misterioso “fluire” senza il minimo intoppo.

      • Rolando ha detto:

        Carissimo MISERERE MEI, anche San Paolo sembrava possedere una nuova grande “fede”; tuttavia dai suoi stessi fratelli ebrei è stato definito, sì, proprio lui: “ό μοχθἠρος”, cioè “il penoso” per eccellenza.
        Niente di nuovo sotto il 🌞.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Miserere mei,
        che col suo “nom de plume” vuole comunicare ai lettori la propria perfetta umiltà- ma che osa giudicare- uti Deus- qualunque espressione creda le faccia un importuno solletico, ed è pronto a condannare ” sic et simpliciter” l’autore di un simile “sacrilegio”- perchè non prova a dedicarsi allo studio dell’araldica (personale)?
        Chissà che, per via “genomica”, non
        abbia a scoprire di aver ereditato qualche pezzetto di DNA da qualche suo “illustre” antenato Inquisitore, sia esso francese o spagnolo, ma comunque infaticabile “estirpatore” di qualunque “inedito” fiorellino disturbi il daltonico, miope astigmatismo della propria visione?

  • Marco ha detto:

    Ma cos’è un’accozzaglia di copia e incolla messi insieme con lo scotch? Scusi ma è illeggibile…
    Buona giornata a lei

    • il Matto ha detto:

      Ognuno vede e legge quel che che può e sa vedere e leggere.

      Nulla da eccepire se lei vede e legge un'”accozzaglia illeggibile”.

      Un cordiale augurio di Buon Anno.

      • Catholicus ha detto:

        Tanti cari auguri anche a lei, caro amico, emulo forse di Carlo Alberto Maria Salustri, in arte “Trilussa” ( cfr la sua poesia “La strada è lunga”, dove Trilussa si autodefinisce “il savio che s’ammaschera da matto”)… non si offenda, però, se le do’ un umile consiglio : cerchi di essere più conciso, lineare, comprensibile anche da un povero cristiano “piccolo piccolo” non dotato di grande scienza e poco acculturato, ma ricco di fede e discernimento degli spiriti ( dono dello Spirito Santo). Grazie di cuore, amico mio.

        • il Matto ha detto:

          Davvero ragionevole il suo consiglio.
          Cercherò di seguirlo in seguito, ma certamente lei sa che è molto difficile l’esser concisi e chiari nel medesimo tempo.
          D’altra parte, parlo per me, lo scrivere scaturisce da se quando meno me lo aspetto, ovvero quando l’estro (parola grossa ma me la passi 😄) s’impone e non conosce misura né di tempo né di estensione: inizia e finisce quando dice lui (in genere, sei o sette cartelle).

          Grazie per il suo contributo.

          P.S. Non sono una persona colta e non mi sembra di scrivere difficile. Semmai sono i contenuti a risultare “fuori dal coro” o addirittura “controcorrente”, ma non posso farci niente perché sono … Matto.

    • Rolando ha detto:

      Caro Marco, se definisci un’accozzaglia quest’antologia piccola come un atomo….. cosa saranno mai tutti gli scritti della Istituzione Chiesa Cattolica romana e cristiana?
      Con tre chiodi hanno crocifisso Gesù. Con “Centochiodi” lo ricrocifligge l’istituzione sacra!