Una Visita della Vigilia a Sant’Antonino, a Padova. Buon Natale da Benedetta De Vito.
24 Dicembre 2024
1 CommentoMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito ci offre questo piccolo reportage della vigilia da Padova. Buona Natale!
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Se un giorno, cammin facendo, doveste trovarvi a visitare la città del Santo, dopo la sosta obbligatoria (nella meraviglia) agli Scrovegni, la puntata agli Eremitani, le festose spesette nelle piazze all’ombra del Palazzo della Ragione e la Santa Messa alla Basilica di Sant’Antonio, sarebbe bello, per voi, andare a trovare il Santo nella sua chiesa (moderna) chiamata Sant’Antonino all’Arcella, costruita intorno alla pietra dove il dolcissimo predicatore francescano spirò. La Provvidenza vuole che, quando sono nella rossa casa dei miei suoceri padovani, abbia Sant’Antonino proprio a pochi passi. E così, quando vado a Messa alla domenica (perché nei giorni feriali sono sempre in parrocchia, nella chiesa di Gesù Buon Pastore) è a Sant’Antonino che vado con mia cognata Sara, che l’ha scelta, tra tutte, per il suo bel matrimonio.
In questa vigilia speciale in cui il cuore si riscalda al pensiero del Bambino che nasce, desidero farvi fare un giretto in questa chiesa fuori mano eppure tanto tanto padovana, che s’innalza nella zona dell’Arcella, dove il Santo, giunse, trasportato da un carro di buoi, stremato e morente. Veniva da Camposampiero. Lì, alto su uno noce, il Santo, vicino al cielo, meditava. In una piccola cella ebbe Gesù Bambino tra le braccia e così, in estasi di gioia, lo vide anche il nobile conte Tirso VI che lo ospitava… Sì, il dolce Figlio di Dio, l’Emmanuele, fu davvero tra le braccia di Antonio; sì, il Bambinello santissimo che, in questa notte stellata, desidera entrare nel cuore di tutti gli uomini per farli rinascere alla luce e diventare santi. S’intende, sanciti nella Eterna Legge del Padre che sempre li chiama.
Eccoci, dunque, a Sant’Antonino, custodita ancora oggi dai frati francescani, e bisogna arrivare fino all’altare maggiore per trovar la pietra su cui giacque, morente, Antonio, fiore della fede (anthos in greco vuol dire proprio fiore). Dorme sul cippo, ora, la statua di Fernando (è questo il nome nel mondo di Sant’Antonio) che qui morì il 13 giugno del 1231 e il suo dies natalis, come noi chiamiamo il giorno della morte, è sempre festeggiato con grande devozione nella sua città d’elezione perché la sua città di nascita fu Lisbona.
Sì, la Lisbona dei miei anni universitari quando, con stupore, m’accorsi che tra i miei coetanei di allora per dir “ci vediamo martedì o sabato o quando doveva essere”, era giocoforza aggiungere il “futuro del subjuntivo” (un tempo sparito in italiano..), cioè si Deus quiser…
Giriamo, Sara e io, intorno all’altar maggiore come nel Duomo di Milano per leggere le storie del Santo che mise in ginocchio i potenti padovani, predicò ai pesci del mare ed ebbe la grazia di tenere in braccio il dolce Bambino. Il cuore si rallegra e danza. Riposa in questa chiesa anche la Beata Elena Enselmini, clarissa, di famiglia nobilissima, che abbandonò il mondo a tredici anni, indossando l’abito di Santa Chiara.
Ebbe il saio proprio da San Francesco che, qui all’Arcella, aveva fondato un piccolo convento e fu curata da Sant’Antonio.
E’ ora di ammirare il presepio, ampio, nelle luci del giorno e della notte che abbracciano la Natività.
Sul tetto della capanna stende le gambe e il lungo becco una cicogna, anch’essa annuncia, con gli angeli, la nascita del Salvatore.
Buon Natale a tutti, Marco Tosatti in primis, da Benedetta.
E viva Sant’Antonio!
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Tag: bdv, de vito, padova, sant'antonio
Categoria: Generale
Buon Natale anche da me -lettrice sconosciuta- ma innamorata delle “belle” parole…che sovente illuminano chi legge