Quanti Popoli Ha il Signore? E le Prove Sperimentali del Soprannaturale. R.S.
16 Dicembre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, ieri un amico fedele del nostro sito, R.S., ha postato due commenti che mi sembrano degni di essere portati all’attenzione di un pubblico più ampio di quello che abitualmente frequenta il nostro forum. Buona lettura e diffusione.
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Il primo è relativo alla Madonna di Guadalupe:
Le prove sperimentali di una realtà soprannaturale possono dipendere solo dalla Volontà dell’Essere soprannaturale di rivelarsi nella natura.
Dal punto di vista del cristianesimo si tratta dell’Incarnazione del Verbo con ciò che ne consegue.
Da questa rivelazione dipende la consapevolezza (per Grazia, di fede) che all’uomo è aperta la porta per diventare quello che non è più per natura, avendolo compromesso e corrotto a causa del peccato.
Da una situazione oggettivamente di prigionia si può essere redenti unicamente da qualcuno che è libero, ma è libero nella stessa situazione (la carne) del prigioniero.
Ciò premesso, le manifestazioni scientificamente inspiegabili che avvengono nella natura terrena sono segni della signoria superiore esistente sul creato. Gesù che cammina sulle acque ne è la sintesi più chiara.
Tuttavia suggerisco un’ulteriore sfumatura per ridurre l’aberrazione del pensiero umano (corrotto nella sua purezza) che esige le prove sperimentali dei fatti.
Questo è possibile senza ricorrere al miracolo, rimanendo con i piedi per terra e ragionando.
Non tutto quel che sappiamo e crediamo è sperimentabile. Anzi: a monte del dato oggettivo rilevabile con uno strumento è necessario idearne (un’astrazione) la logica che regge la misura e ne precede l’esperienza.
Un fisico (uno studioso della natura) non si limita alle dirette rilevazioni sensibili, perché attinge a delle teorie ideate dal pensiero e prive di organi di senso. Il pensiero è soprasensibile, lo sappiamo tutti, in modo evidente in tante occupazioni di ogni giorno, offrendo riferimenti all’agire che sono immateriali eppure sostanziali come e più della materia che tocchiamo.
E’ nota un’espressione attribuita a Lord Kelvin (quello dello zero assoluto, a -273,15°C, la temperatura minima TEORICA, mai raggiunta): “ne sappiamo più dell’elettricità che della sua teoria”.
Dunque la realtà (l’Essere, l’Intero, l’Universo) sta molto più in là del nostro sapere pratico e sensibile, anche se è indubbio che con l’elettricità funzionano tante cose e si può restare fulminati. In un atomo, nel nucleo ci sono protoni e neutroni. Il volume occupato dagli elettroni a completare l’atomo è per lo più vuoto. Immaginiamoci l’atomo come uno spazio grande come uno stadio da centomila posti e il nucleo un pallone… gli elettroni, come materia, sono meno del nucleo. Quindi l’atomo , la materia, è per lo più un’interazione di pochissimo “pieno” in un vastissimo “vuoto”. Sono tutt’oggi inspiegabili le modalità con cui nel nucleo stiano concentrate le cariche positive, bilanciate atomicamente da quelle negative ad esso collegate… pensare che c’è chi crede che sia tutto “per caso”…
Quindi noi conosciamo una parte e in quella i più superbi vorrebbero sapere tutto. Invece conosce di più chi riceve una sapienza del minimo del Massimo piuttosto di sapere il massimo nel minimo, rimpicciolendo in modo meschino gli orizzonti della facoltà umana di pensare.
La conoscenza sperimentale è inevitabilmente relativa, mentre l’Assoluto (che non ha un perchè) fa capolino in tanti come? che ci interrogano e dei quali si può studiare il perchè. Comunque il reale e lo sperimentale non necessariamente coincidono e non è scientifico dirlo, salvo mentire o fare dell’ideologia. Non tutto ciò che sfugge ai sensi è inesistente!
L’elettricità c’era prima che Volta e Galvani ne sperimentassero qualche manifestazione. I sensi sono lo specchio del mondo esteriore, mentre interiormente c’è la possibilità di visioni dirette, immediate.
Si possono avere gli occhi e non vedere, perchè guardare non è lo stesso di vedere… Quel che i sensi captano è l’anima (psiche + pneuma) ad apprenderlo. E quanti errori, se ci si lascia abbindolare da falsi profeti dato che ogni verifica sulla nostra percezione sensibile passa attraverso le informazioni ricevute (oggi divenuta potente propaganda e capacità di manipolare le menti).
Vedo il sole che gira attorno alla terra… La ragione ha accertato che è la terra a girare attorno al sole.
Tornando all’uomo, non è Dio. Ma ne è capace, cioè può riceverne la manifestazione. Purtroppo può dirGli di no.
Guadalupe e Loreto con Gustavo Rol c’entrano poco.
Non è questione di sensitività, ma di sensibilità.
Il Cielo commuove, ha compassione e consola l’esilio.
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Il secondo era relativo a un articolo sulla Siria:
Quanti popoli ha il Signore?
Guardando alla Siria viene da domandarselo.
Perché Dio ha il suo popolo, ma non ogni popolo ha Dio. Il “popolo di Dio” rischia di essere un’espressione non solo senza geografia, ma nemmeno la storia.
Quando Dio promette una discendenza e una terra lo fa profeticamente, in vista di un regno che non è di questo mondo, differente da tutti gli altri. La legge e i profeti non esauriscono Dio in quell’ambito, ma ne preparano una venuta che l’oltrepassa, nuova ed eterna alleanza.
Rileggiamo allora il profeta Isaia, mentre siamo in avvento, cioè in attesa -nella memoria dell’incarnazione del Verbo- della sua parusia.
Isaia disse: il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui. Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: “Questa è la strada, percorretela”, caso mai andiate a destra o a sinistra.
Ora sappiamo che Gesù è via, verità e vita.
Non toglie il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, ma la strada è Lui. San Paolo lo scopre proprio andando verso Damasco per fare tutt’altro.
Ma è la grazia di cui parla Isaia, che cambia la visuale.
Ed ancora il profeta Isaia: considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d’argento; i tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un oggetto immondo. “Fuori!”, tu dirai loro. Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.
Anche il bue e l’asino cambiano la dieta, presso la mangiatoia di Betlemme (la casa del pane) in cui il Verbo si fa carne per darsi a noi come pane di vita, vero cibo e vera bevanda nel suo corpo e sangue che redimono.
Però al popolo è chiesto di buttare via gli idoli ricoperti d’oro e d’argento, per volgersi al solo vero Dio.
Non sarà un passaggio indolore, la cura della piaga.
Ancora Isaia: su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d’acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo.
Allora la piaga sarà curata. Ci sarà luce. La luce che brilla nella notte di Betlemme, la luce che rischiarerà la tenebra che fa di formazioni di tagliagole, create ad arte dai seminatori di morte, una soluzione gradita a chi ormai ha perso ogni luce che viene da Dio, per darsene di artificiali, tra ideali, ideologie e idoli.
C’è un “popolo di Dio” nelle tenebre: appartiene all’antica e alla nuova alleanza, avendo comunque smarrito la via, impadronendosi del navigatore per condurre altrove, a cavallo della propria vanagloria.
Sulla strada per Damasco la cecità che prende chi cade di sella è salutare, per riprendere in mano la vita.
Allora non solo si rivede la luce, ma un chiarore mai visto, che non viene dall’uomo, ma da Dio.
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Categoria: Generale
L’ordinario è quello cui siamo tutti abituati, a proprio modo ovviamente. C’è chi di ordinario si appiattisce e c’è chi trova attraverso di esso l’input per congiungere le mani e ringraziare. Lo straordinario invece, soprattutto se collegato ad altre manifestazioni dello stesso, è come la strizzatina d’occhio fatta a tutti coloro disposti a rivedere i propri assetti mentali, assetti che ne escluderebbero la possibilità. Lo straordinario non si sovrappone all’ordinario, è solo una circoscritta
anticipazione del traguardo cui l’ordinario tende. A proprio modo e al proprio livello sia Guadalupe che Rol, ma anche un Sathya Sai Baba, sono segnali che ci fanno presagire che “passa la scena di questo mondo”.