Padre Nostro. Ma quell’Amen , in Definitiva, Gesù lo Ha Detto oppure no? Investigatore Biblico.

16 Dicembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Investigatore Biblico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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Indizio n. 282: “ Un Padre Nostro incompleto? Forse. Ma san Girolamo ci aggiunse quell’AMEN che fa la differenza la testo. Il giallo di Mt 6,13” di IB

In questo articolo desidero sottoporvi un breve studio che reputo molto interessante sulla preghiera del Padre Nostro. Non so dirvi se il Padre Nostro sia incompleto nelle Bibbie CEI 74 e 2008. Però San Girolamo ha aggiunto quell’”Amen” che a parer mio fa la differenza.

Ciò che dobbiamo chiederci ogni volta, quando si parla di traduzione è questo: ma Gesù cosa ha detto in realtà? La frase è completa? E’ bene confrontare più codici del Nuovo Testamento (come fece San Girolamo) oppure lasciarsi prendere dalla tendenza “minimal” del momento e sintetizzare tutto, abbreviare, omettere?

Ma studiamo un attimo Mt 6,13.

CEI 74 e 2008: “ma liberaci dal male (OMISSIONE)” (Mt 6,13)

Vulgata: “sed libera nos a malo. Amen (Mt 6,13)

Martini: “Ma liberaci dal male. Così sia” (Mt 6,13)

Ricciotti: “ma liberaci dal male. Così sia” (Mt 6,13)

Quindi le edizioni delle Bibbie CEI 74 e 2008 omettono quell’Amen. Anche la Nuova Vulgata omette l’Amen. Mentre nella Vulgata di San Girolamo e nelle Bibbie Martini e Ricciotti l’Amen c’è.

La domanda molto semplice è questa: chi avrà ragione? Di chi ci dobbiamo fidare? Ribadisco che non voglio mettere assolutamente in discussione il grandissimo lavoro dei traduttori CEI 74 e 2008, che rispetto perché lavoro di studio e ricerca costante. Ma mi sia permesso di pormi delle domande.

In definitiva il quesito è questo: quell’Amen nel Padre Nostro, Gesù lo ha detto oppure no? Perché questo dovrebbe essere il mestiere dei traduttori. Studiare, approfondire, capire, se quella Parola può essere ritenuta Parola di Dio, oppure può essere omessa.  Ho sempre pensato che il lavoro dei biblisti è un “lavoro sporco” ed  è uno dei “mestieri” più ingrati del mondo. I traduttori si trovano spesso davanti a questa scelta che non può essere fatta con leggerezza. La scelta comporta una grandissima responsabilità.

In realtà quell’Amen San Girolamo lo trovò nel Papiro chiamato P1, detto anche Papiro di Philadelphia (datato III sec. d.C.); nel Papiro P66, detto anche Papiro di Dublino (o Cologny), datato al 200 d.C.; ed infine l’Amen è presente nel Codice Sianitico (S 01) del IV secolo. Per poi aggiungere che il versetto completo è presente anche nella Vetus Latina (versione latine anteriore alla Vulgata di San Girolamo) e nella versione siriaca peshitta.

I codici sopra riportati non sono secondari. Sono comunque codici che hanno la loro importanza. E come ho detto altre volte San Girolamo si è preso la briga di utilizzarli tutti per riportare i versetti completi della Sacra Scrittura.

Ma quell’Amen , in definitiva, Gesù lo ha detto oppure no?

A parer mio si. L’Amen compare nella Vulgata di San Girolamo (e non dimentichiamo il suo studio meticoloso nella traduzione), compare nei codici di una certa importanza, quindi posso dedurre che Gesù pronunciò quell’Amen alla fine del Padre Nostro. E Cei 74 e 2008 l’hanno omesso.

Del resto la Parola AMEN nei Vangeli non è una Parola di poco conto. Quando Gesù dice per esempio: “In verità vi dico”, il versetto greco è sempre “ἀμήν, λέγω ὑμῖν” “AMEN LEGO UMIN”, (un esempio per tutti Mt 25,45). Ciò in tutti i Vangeli.

La parola greca ἀμήν (amēn), usata da Gesù nei quattro Vangeli, ha un significato profondo e radicato nella tradizione ebraica, da cui deriva. Il termine è una traslitterazione dell’ebraico אָמֵן (āmēn), che significa “così sia”, “verità”, “fedeltà” o “conferma”. Ha le sue radici nella stessa radice ebraica di אמונה (emunah), che indica fede o fedeltà.

Quando Gesù utilizza ἀμήν nei Vangeli, il termine assume un’importanza  unica. Quando Gesù dice AMEN tutto si ferma!

Gesù introduce molte delle sue affermazioni con formule come ἀμήν λέγω ὑμῖν (“Amen, dico a voi”) o, in Giovanni, ἀμήν ἀμήν λέγω ὑμῖν (“In verità, in verità vi dico”). Qui ἀμήν non è una semplice risposta, come spesso avveniva nella liturgia ebraica, ma diventa una dichiarazione solenne. Indica che ciò che segue o ciò che è stato detto è di Verità Assoluta.

L’uso di ἀμήν da parte di Gesù è significativo perché parla con autorità propria. Nel contesto rabbinico, gli insegnamenti spesso venivano introdotti da riferimenti a tradizioni precedenti o ad altri maestri. Gesù, invece, usa ἀμήν per sottolineare che la Verità che proclama non solo è diretta e immediata, ma che la Verità è Lui stesso!

In molti casi, le dichiarazioni precedute da ἀμήν riguardano realtà del Regno di Dio, il giudizio, la salvezza o le promesse divine e il Padre Nostro come abbiamo visto.

L’uso di ἀμήν da parte di Gesù mostra la sua identità come Colui che parla con l’Autorità di Dio e garantisce la Verità delle Sue Parole. Nei Vangeli, diventa un segno del legame tra la Parola proclamata da Gesù e la sua origine divina.

In sintesi, ἀμήν nei Vangeli esprime:

  • La Verità Assoluta di ciò che viene detto.
  • La Fedeltà di Dio nel mantenere le sue promesse.
  • L’Autorità  di Gesù come Figlio di Dio e Unica Verità Assoluta.

Per concludere: la Parola AMEN, poteva essere omessa dal Padre Nostro?

A voi la riflessione.

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16 commenti

  • Lorenz ha detto:

    Come giustamente vi è stato segnalato, mister investigatore biblico, proprio tutti i manoscritti primitivi della Vulgata non riportano questo Amen, e perciò non solo la Nova Vulgata ma proprio l’edizione critica della Biblia sacra Vulgata non lo riportano. Mentre è il testo tardivo tridentino della poi cosiddetta Volgata che tra i tanti reperti riesumati da versioni più arcaiche della Vulgata primitiva stessa, ripresenta questo Amen .
    Non vedo il motivo di giocare sull’equivoco, attribuendo qui a Girolamo un merito che pare proprio non aver avuto. Infatti lui realmente aveva rigettato questo Amen in quanto non originario, nonostante che questo introdotto non ve lo fosse stato forse a caso ma in luogo e a traccia della conclusione “tua la gloria e la potenza nei secoli” che troviamo tramandata dall’autorevolissimo Codice Bobiense della Vetus Latina Afra e nella Didachè.
    O no?

  • Rolando ha detto:

    L’Amen è per “Tuo è il Regno, tua la Potenza, per sempre!
    Didachè docet.

    • Lorenz ha detto:

      Proprio vero. In effetti nei codici della Vetus Afra lo si trova così. Da cui in pochi codici della successiva Vetus Itala si volge in Amen. E poi da lì rientra e si diffonde nelle interpolazioni tardive della Vulgata per esserne assunto nella versione usuale tridentina. Ma in effetti non è affatto presente nelle versioni integre del testo geronimiano della Vulgata. In realtà la Vulgata nel suo testo originale restituito alla fedeltà di tutti i suoi codici primitivi quell’Amen non ce l’ha affatto. Basta vedere non solo e non tanto la Nova Vulgata quanto proprio la Biblia Sacra Vulgata. Girolamo dunque non sembra poter essere portato a testimone di questa tesi, quanto invece della contraria. Viceversa l’Amen come traccia della suddetta arcaica conclusione “perché tuo è il regno e la potenza nei secoli” ritrova tuttavia un suo significato. Nonostante Girolamo.

  • Rolando ha detto:

    Ogni preghiera, ogni grmito del cuore è invocazione!
    Altro che Amen!
    Kyrie eleison.

  • Rolando ha detto:

    E che dire, al di là della bazzecola dell’Amen, del più serio rebus del “kai me eisenenkes emas eis peirasmon ” a confronto con la parola biblica e divina di Genesi 20, 6?
    Cioè: “Non spingere dentro noi dentro la battaglia” (Non indurci in tentazione, allegorico) e “E
    IO [=ELOHIM] trattenni (prima persona comune singolare della voce verbale ebraica!) te da peccare contro di me, perciò non diedi te di toccare lei”?
    Allegoria filoniana o non filoniana, è sempre Lui che “opera sempre” (Gv) ! Tutto l’Uno opera.
    Che bello vedere i Vescovi cattolici barcamenarsi sui testi come tutti! Meglio insistere. Forse sboccierà il fiore (=la traduzione/tradimento) più bello… “qui quasi flos egreditur” ma anche “et conteritur et fugit sicut umbra et numquam in eodem statu permanet”. Giobbe docet.

  • Tobia ha detto:

    Nelle preci leonine alla fine della Santa Messa Vetus Ordo nel Pater in latino non c’è l’amen. Quando Benedetto XVI recitava in pubblico il santo Rosario in latino nel Pater non diceva l’amen.
    Cosa ne pensa, caro Investigatore Biblico?
    E’ vero che Gesù usava l’amen per confermare alcune solenni affermazioni, ma il Pater contiene invocazioni e richieste, non affermazioni. Non è catechesi ma è preghiera.
    Sinceramente non so che cosa pensare…
    Grazie!
    Tobia

    • Rolando ha detto:

      Ben detto, carissimo Tobia!:

      “ma il Pater contiene invocazioni e richieste, non affermazioni.”

      Padre “nostro”. “Nostro”. “Di noi”. Quindi anche di Gesù che lo pronunciava insegnando. Come il Maestro fa!
      Invocazioni, aspirazioni apocalittiche contiene. E l’avvertimento alla remissione dei debiti da parte dei creditori “prima” della battaglia finale quando Dio deciderà delle sorti della battaglia medesima e del “Suo” perdono finale o meno secondo il libro di Enoc. Quindi prima è necessario “rimettere”. Poi penserà il RE Dio del destino di tutti.

  • il Matto ha detto:

    “Le traduzioni? Tranelli dell’incapacità della misera furbizia umana di non saper e voler amar Dio solo per Dio, come pensava il mistico Meister Eckhart”.

    Esattamente!

  • Ruggero Romani ha detto:

    L’ Amen in chiusura del Padre Nostro non è riportato da alcun manoscritto, neanche da quelli più autorevoli della Vulgata, solo dall’ edizione Clementina e dal manoscritto minuscolo 17.

    • investigatore biblico ha detto:

      Carissimo sig. Ruggeri,
      evidentemente si è perso qualche pezzo. Rilegga bene l’articolo e conoscerà meglio i codici in cui l’Amen è presente. Scrivere le cose a casaccio non giova a nessuno. Tantomeno alla Verità.

      • Ruggero Romani ha detto:

        Io non dico cose a casaccio, cito l’apparato del Nestle Aland. La chiusura del Padre Nostro col solo Amen è solo nella Vulgata, il testo di maggioranza ha in più la dossologia.

        • Rolando ha detto:

          Anche la BIBLIA SACRA IUXTA VULGATAM VERSIONEM, Deutsche bibelgesellschaft Stuttgart, Editio 1984, NON ha l’Amen dopo “malo” (Mt 6,13), ma lo accenna in nota: ~ nos inducas SNc | malo + amen c.

  • Rolando ha detto:

    Dimenticavo un’ovvia conclusione.
    Certo che Filone di Alessandria, che aveva lo zio alabarca di Gerusalemme, è stato maestro ebreo, nato prima e morto dopo di questo Gesù, ma bravissimo a spiegare il significato allegorico del Primo Testamento ebraico su testo LXX! A preparare una terra arata per una nuova semente! Quanto scrisse in greco!!!
    Non si può storicamente non tenerne conto! E anche la Storia è questione di…. fede!

  • Rolando ha detto:

    “Ma quell’Amen , in definitiva, Gesù lo ha detto oppure no?”

    Questa domanda in grassetto dell’Investigatore Biblico è “bellissima” proprio per la sua sottesa curiosità delle minuzie!
    Mi spiego. Gesù, dopo aver pronunciato ed insegnato il Patèr emòn in greco, lo avrebbe chiuso con una parola ebraica!
    Gesù verosimilmente ha insegnato questa preghiera in aramaico e Matteo e Luca, nei loro evangeli, ne tramandano in greco una versione diversa, ma diversa nelle omissioni caratteristiche di Luca, che sembrerebbe riportare un più preciso originale ricordo.
    In Luca è omessa l’invocazione al compiersi della volontà del Padre in cielo come in terra. E termina col “kai me eisenenkes emas eis peirasmon. Senza alcun Amen proprio come sembra fare anche Matteo.
    A mio modesto parere, il messaggio più importante insito in questa preghiera di Gesù è un messaggio apocalittico che trova la sua centralità nell’invocare l’ormai vicino Regno del Padre in cui il suo Nome viene finalmente santificato in tutta la sua gloria.
    Intanto l’uomo è invitato a chiedere per sé “adesso” il pane di domani, il pane del Regno. E segue l’avvertimento alla remissione dei debiti nei confronti dei debitori come garanzia del perdono del Padre prima dell’imminente battaglia apocalittica finale [armaggedon] in cui si chiede di non essere portati dentro: “eis” greco due volte; e di non essere circondati dal nemico in una irreparabile disfatta finale!
    Questa era la “fede” di Gesù nelle promesse del Padre suo [= “di me, di Gesù] che abitava nel Tempio di Gerusalemme. Dove Gesù ogni giorno insegnava pubblicamente. E tutto il Primo Testamento è lì come un macigno ad inequivocabile dimostrazione. Nonostante tutto! Gesù resta “quello della Fedeltà” : NZR. LA “N” del famoso I.N.R.I. Mica Pilato è quello che vogliono farci credere i vangeli! Di nomina seianea è.

  • Rolando ha detto:

    Esatto ciò che scrive in questo capoverso l’lnvestigatore Biblico:

    “La parola greca ἀμήν (amēn), usata da Gesù nei quattro Vangeli, ha un significato profondo e radicato nella tradizione ebraica, da cui deriva. Il termine è una traslitterazione dell’ebraico אָמֵן (āmēn), che significa “così sia”, “verità”, “fedeltà” o “conferma”. Ha le sue radici nella stessa radice ebraica di אמונה (emunah), che indica fede o fedeltà.”

    Faccio notare che la radice NZR càpita pure nell’aramaico di Isaia 26,2 dove la parola “emunim”, cioè “fede” deriva dalla radice “emeth”, cioè “verità”.
    E Gesù sarebbe quello della Fedeltà a questa Verità.
    Quanto all’ “Amen” dopo il termine greco “poneroy” del versetto 13 cap. 6 di Mt, esso non è attestato dalla stragrandissima maggioranza dei codici e citato dal Nestle-Aland solo in nota esplicativa. Luca poi che porta un suo Pater noster, quanto a tal “Amen”, ne conferma in pieno l’assenza pur terminando col termine ” peirasmòn”.
    I Vescovi cattolici romani hanno tutto il diritto di tradurre ed insegnare secondo le stagioni. Ci vorrebbe altro!
    A chiunque di studiare e ragionare con il proprio cervello, come insegna anche Gesù, nel vangelo di Matteo stesso, appellandosi alla capacità del cervello umano di intendere e discernere.
    La fede è fiducia in Colui che ci conforta. Solo Dio è “Buono”. Le traduzioni? Tranelli dell’incapacità della misera furbizia umana di non saper e voler amar Dio solo per Dio, come pensava il mistico Meister Eckhart.