Elisabetta Canori Mora, la Santa Dimenticata dal Giubileo. Benedetta De Vito.

13 Dicembre 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni e su Notre Dame, e su una figura di santa ingiustamente dimenticata dal Giubileo prossimo venturo. Buona lettura e condivisione.

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Mi aveva scritto il nostro caro Marco per chiedermi se mi “ispirasse” scrivere qualcosa sugli ultimi orrori francesi. Il mio silenzio è stato di difesa. Sì volevo difendermi dall’ennesimo dolore. Vedere cioè sconciata Notre Dame, conciati a clown i prelati, l’atmosfera in tutto somigliante alla finta liturgia di “Eyes wide shut”, cacofonica la musica e… insomma, la celebrazione di Babilonia. Così non ho scritto e me ne sono rimasta sulle mie pensando a come tenere il cuore dei miei (pochi) lettori al calduccio in questo Avvento di freddo e di silenzio per far loro dimenticare questa nuova chiesa sconcertante, bislacca, a testa in giù. E pensa che ti ripensa, siccome cercando negli eventi giubilari, non ho trovato nulla che riguardasse la dolcissima Beata Elisabetta Canori Mora, esempio pulcherrimo di sposa e di madre cristiana e cattolica, ho pensato: “Benedetta, pensaci tu!”. Come il gigante della nota pubblicità di Carosello. Sospiro, respiro… un saltello e giù, venite con me.

E vorrei qui aggiungere, in completo e pieno disaccordo con il politicamente corretto che incolpa solo  gli uomini dei malanni del nostro tempo (dicendo peste e corna del “patriarcato”, che non esiste più, fra l’altro e dire che ci sia è solo una risata sonora) che se le donne, fin da bambine, tornassero a fare le donne, ispirandosi alla Madonnina e anche alla dolcissima Elisabetta, forse gli uomini tornerebbero a essere cavalieri e rispettosi e le coppie funzionerebbero nell’armonia che il Signore desidera. Chiusa parentesi, torno al principio.

Dunque, siccome in questo Giubileo in dirittura d’arrivo, di Elisabetta non c’è neppure l’ombra e i pellegrini non visiteranno quindi la stupenda chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane (dove riposa nell’unica cappella) e dove si trova un piccolo museo delle sue meraviglie, ci penso io.

Seguendomi lungo la via Nazionale, svoltando a sinistra per la Via Quattro Fontane, ci troviamo di fronte alla Chiesa che il Borromini (il quale si chiamò così in onore del grande Arcivescovo milanese Carlo Borromeo, al quale la piccola-grande chiesina è dedicata) regalò ai frati trinitari il quale, ancora oggi, la custodiscono. Che bella la Croce trinitaria, che Elisabetta, da laica trinitaria, portava sullo scapolare! Blu il tratto orizzontale, rosso quello verticale che è lo Spirito Santo. Sapevate che questo ordine è antichissimo e che fu uno dei suoi fondatori, San Giovanni De Matha, a presentare San Francesco a Innocenzo III? Va bene, avanti.

Eccoci dentro e lo spazio è così piccolo eppure s’innalza in verticale verso il cielo e alzando lo sguardo lassù incontriamo il volo della colombina dello Spirito Santo. Sulla sinistra, una sola cappella dove riposa Elisabetta. C’è un inginocchiatoio che invita alla preghiera. Sotto la tavola dell’altare, difesa da un vetro, c’è la piccola bara trinitaria della Beata e accanto l’immagine salvifica del Nazzareno che lei portava sempre con sé nei momenti della carità cristiana. Va bene ora seguitemi, andiamo verso la sacrestia e poi giriamo sulla sinistra e… ma ora, sorpresa, ho girato un piccolo video per voi così potrete gustare la stessa gioia in diretta che provo io ogni volta che, e succede spesso, vengo a trovare la dolcissima Elisabetta!

 

E ne approfittiamo per inserire il collegamento al libro di Benedetta De Vito “C’ero una volta”

 

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2 commenti

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Grazie mille per questo prezioso appunto. Penso che la vera resistenza spirituale contro i nostri tempi ed anche contro i fratelli cazzuolari che spopolano in Vaticano offendendo il martire Pietro , non perfetto, 100 volte non perfetto, ma in grado di pentirsi e riconoscere il Signore, forse può essere di “fare la pubblicità” ai santi , specie quelli che sembrano più semplici marginali ed , se mi permettete, al senso umano , inutili. Cara signora benedetta, perché non mette una preghiera a questi santi alla fine dei suoi articoli così almeno cogliamo anche l occasione di entrare in amicizia con loro e conoscerli meglio? Grazie.

  • laura cadenasso ha detto:

    Il Suo ricordo verso questa Santa, a me sinceramente sconosciuta, è profondamente BELLO, delicato e coinvolgente. Infine -in merito alla piena di graza, tra le donne la benedetta- oramai trasformata, variamente offesa come donnetta da cortile, sminuita nonchè ridicolizzata, mi permetto di aggiungere che le parole non recentissime “CORREDENTRICE NO” mi interrogano !!! In tempi scossi da dirompenti profezie Mariane che bussano con forza alle porte del cuore di molti fedeli, a mio parere è Maria Santissima Colei che ottiene il maggior punteggio in desacralizzazione, partendo dall’ architetto/costruttore di questa moderna chiesa, svenduta per poche lire, sugli attuali mercati della fede in mammona. Con riconoscenza

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