Perché la “Transizione Energetica” ha Bisogno di una Banca Dati sulle Materie Prime? Matteo Castagna.
7 Dicembre 2024
Pubblicato da Marco Tosatti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Catsagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste rfilessioni su una nuova iniziative del World Economic Forum, la creatura di Schwab. Buona lettura e diffusione.
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di Matteo Castagna
I mutamenti sono velocissimi, come le notizie, nel mondo post-moderno.
Il World Economic Forum (WEF) spiega perché la transizione energetica ha bisogno di una banca dati globale sui “materiali critici”.
“I materiali critici (anche denominati minerali critici), come cobalto, cromo, rame, grafite, litio, argento e altri, sono essenziali per le esigenze della transizione energetica, perché sono sempre più utilizzati nella produzione di tecnologie per la cosiddetta energia pulita, ovvero pannelli solari, turbine eoliche, batterie e auto elettriche. Avere accesso e garantire la fornitura di materiali critici sono tra i principali motori dell’innovazione tecnologica, come dimostra il boom della produzione di energia pulita in Cina”.
Ma, fino a ieri, non andavano sostituiti e mai più utilizzati perché troppo inquinanti?
“I mercati dei materiali critici – continua il WEF – sono caratterizzati da una geografia complessa e da una struttura di mercato complicata di estrazione, lavorazione e utilizzo intermedio e finale dei metalli. Questa complessità richiede la disponibilità di dati di qualità, ma la maggior parte dei mercati di fornitura di minerali rimane altamente opaca a causa delle informazioni limitate. Questo è un serio collo di bottiglia che sta già interrompendo le catene di fornitura dei minerali e rappresenta un rischio per la transizione energetica in corso”.
Il “bocconiano anomalo” Fabio Dragoni, penna del quotidiano La Verità, ha scritto, recentemente, un libro dal titolo “Per non morire al verde”, edito da quelli de “Il Timone”, perché non si dà pace di fronte ad una economia disumana. In merito alla magna questio della transizione energetica, sostenendo che la storia dell’uomo è sempre stata caratterizzata dalla scoperta di nuove fonti di energia, provenienti da risorse naturali preesistenti. Non è mai successo che la fonte precedente di energia scomparisse per lasciare spazio a quella nuova. Non è che perché il gas ha sostituito il sopravvento, oggi non usiamo più il petrolio!
I burocrati di Bruxelles vorrebbero eliminare definitivamente il gas, così da tagliare i ponti con la Russia. Ma – scrive sempre Dragoni – “l’International Energy Agency stima che da qui al 2050, anzi al 2100, il consumo di gas aumenterà in valore assoluto, anche se forse ne ridurremo la percentuale di consumo sul totale delle fonti. Forse!” La stessa denominazione data ai materiali fossili esistenti in natura, come “critici”, la dice lunga su come, attualmente, il progetto del WEF che guida le scelte green della UE sia mirato a sostituirli con altri, che, al contrario, sarebbero, per deduzione, “buoni”.
Quindi perché i dati frammentati sui minerali fossili sono un problema?
Nel 2023-2024, gli iper globalisti hanno effettuato uno studio, come parte del progetto congiunto tra l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) e il Norwegian Institute of International Affairs (NUPI) che ha esaminato il panorama globale della governance dei dati per i materiali critici.
Hanno mappato e rivisto i principali attori coinvolti nella gestione dei dati della filiera di fornitura dei materiali critici, tra cui istituzioni governative nazionali, organizzazioni e fondazioni internazionali, associazioni minerarie e fornitori di dati commerciali. In totale, sono state esaminate 45 fonti di dati, prodotte dall’ International Lithium Association, dall’ International Nickel Study Group, dall’ OCSE, dalla Banca mondiale, dall’ Organizzazione mondiale del commercio e da altri (37 organizzazioni in totale), con un’attenzione all’accessibilità, alla trasparenza e alla copertura dei dati.
“La scoperta principale dello studio – racconta il sito internet del WEF – è che la governance globale dei dati dei mercati dei materiali critici è altamente frammentata e la collaborazione internazionale sui dati è limitata. Sono disponibili dati dettagliati per alcuni materiali, ma tali dati sono spesso sparsi su più fonti. Ogni fonte è utile a modo suo e può coprire ampiamente uno o più elementi dei mercati di fornitura dei minerali”.
Tuttavia, i dati sui materiali critici sono spesso incorporati in database più grandi che includono altri tipi di materie prime. Alcune fonti di dati non hanno un’ampia rappresentanza da diverse aree geografiche.
L’accesso ai dati più recenti spesso richiede abbonamenti da fornitori commerciali, con alcuni che costano decine di migliaia di dollari USA per fonte.
Inoltre, “nessuna fonte è esaustiva e nessuna fornisce un quadro completo e tempestivo di tutti gli elementi centrali dei mercati dei materiali critici”. Dunque, “i dati globali su riserve, produzione e commercio tendono a essere estesi e dettagliati, ma sono disponibili solo dati limitati sulla lavorazione, lo stoccaggio, l’uso e il riciclaggio di materiali critici”. Questa situazione rende più difficile la previsione di domanda e offerta…
Ma ora viene il bello dell’analisi del WEF: “la maggior parte delle fonti di dati internazionali esistenti sui materiali critici provengono dagli stati membri dell’OCSE o dai paesi dell’America Latina. Non sono state trovate iniziative di dati simili in Africa, Asia centrale, Asia orientale o Asia meridionale, sebbene esistano piccole iniziative guidate da organizzazioni non governative”.
Perciò, il WEF vuole controllare, attraverso una banca dati internazionale, la quantità e la qualità dei minerali naturali che esistono nei territori che storicamente ne producono di più (Asia e Africa) ma che hanno Paesi apertamente ostili alle politiche WEF.
Il WEF, per questo motivo, desidera che “la comunità internazionale dell’energia pulita (?? non meglio specificata, n.d.r.) debba lavorare per costruire urgentemente il deposito, poiché accelererebbe notevolmente l’implementazione di tecnologie di energia rinnovabile a livello globale e ridurrebbe i rischi geopolitici in un momento di crescente tensione internazionale”.
Esiste un cortocircuito logico tra il voler mettere le mani sui giacimenti di materiali fossili dei BRICS+ e, allo stesso tempo, ritenere che questo rallenti e non alimenti i conflitti internazionali! Non appare un’ottica di cooperazione multipolare, ma un tentativo di dominio unipolare su beni primari che si trovano in casa altrui. E’ più facile che Russia e Cina prendano queste posizioni come distensive o come le ennesime provocazioni di chi, anziché guardare alla realtà, pensa esclusivamente ai suoi affari e profitti, sapendo di trovare una cameriera nell’attuale politica occidentale?
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Tag: castagna, transizione, wef
Categoria: Generale
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