Bancarotta Spirituale, Bancarotta Materiale. Chiesa da Ancilla Domini a Schiava del Mondo. Mastro Titta.
6 Dicembre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il nostro Mastro Titta, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla deplorevole condizione della Chiesa al tempo di Bergoglio. Buona lettura, meditazione condivisione.
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MASTRO TITTA: CHIESA POVERA? MEGLIO: CHIESA SCHIAVA
Dagospia riferisce della “rivolta” dei dipendenti laici vaticani, amareggiati per il licenziamento dallo IOR di due impiegati sposi novelli. Matrimonio, mutuo per la casa, poi a casa per davvero. No ai muri sì ai ponti: finirci sotto, pregando che non sia il Morandi.
A novembre la Chiesa dei Poveri ha sfrattato un’anziana dopo che questa aveva ristrutturato l’appartamento dietro garanzia che ci avrebbe vissuto fino alla morte. Finiti i lavori – 150.000 eurini, perché le sacre stanze cadevano a pezzi – et voilà, ufficiale giudiziario alla porta. “Me ne vado solo da morta”, strepita l’infelice. Allerta signora mia: in ottica clericale non solo la morte non è il peggiore dei mali, ma può essere persino il maggiore dei beni, specie se immobili.
Tutti allora ad invocare l’intervento di Bergoglio, come se l’esimio abbia mai perso un minuto di sonno nello sforzo di far seguire alle di lui rampogne qualche atto conseguente le medesime. Nessuno che venga sfiorato dal dubbio che Francis, il quale non si è fatto scrupoli a tentare di sfrattare il professor Grygiel cacciato dal Pontificio Istituto per il Matrimonio e la Famiglia nonché sfrattare il cardinal Burke, sia invece il promotore di questo culto per la vita all’aria aperta, in immersione nella natura urbana circondati da banchi di cari migranti, anzi grati al papa perché ogni Natale mangia pizza surgelata a Santa Maria in Trastevere con una rappresentanza simbolica del poverume. Figuriamoci se qualcuno formula un simile cattivo pensiero. Mi soccorre allora il mio amato Céline: “Perché nel cervello d’un coglione il pensiero faccia un giro, bisogna che gli capitino un sacco di cose e di molto crudeli”.
Il fatto è che Bergoglio chiama misericordia ciò che è mera, lucida, efferata spietatezza. Mostra pietà per ciò su cui non ha alcun potere – i bambini sofferenti per le guerre, peraltro con lo stesso untuoso pathos che dedica alla biodiversità minacciata – si strugge per l’ineluttabile mentre esibisce il massimo del rigore calvinista nei confronti del prossimo e delle circostanze che gli capitano a tiroq. Se sei uno straccione, accidenti, ti sei sudato questa condizione grana a suon di peccati.
Bergoglio associa gli altri alle sofferenze di Cristo con zelo bovinamente apostolico. Sberretta Becciu, poi si presenta a casa sua il Giovedì Santo a consolarlo. Becciu risorge? Macchè. Burke a momenti ci resta secco per il Covid, e Francis lo deride con battute al curaro sui novax. Me lo figuro specchiarsi ridanciano e deforme come lo Stregatto nella teiera del Cappellaio Matto dove ribolle il mate de coca e domandarsi ilare: mica sarò troppo misericordiale?
Cosa c’entrano queste variazioni sul tema con il tema? C’entrano nella misura in cui Bergoglio è la tesi, l’antitesi e la sintesi logorroiche di se stesso. Teorizza la pietà divina negandola con la spietatezza umana, e tira diritto: la sintesi è lui stesso, colui al quale nessuno presenta il conto. Per incredulità di fronte allo spettacolo miserabile della meschinità più banale: impensabile che un papa sia così esposto a bassezze di ogni sorta. Altro che Biden che grazia il figlio per evitargli qualche decade di carcere e molto altro. Bergoglio ha perdonato il Padre per aver creato l’uomo così scemo. Parafrasando Meister Eckhart: solo il meschino conosce la meschinità.
Sin qui, la licenza poetica sui poracci cui il papa impartisce supplementi di poracciezza. Dopo di che ci sarebbe questo problemino dell’imminente bancarotta del Vaticano: le voci in merito si moltiplicano. Secondo giornalisti inglesi e americani – i pennivendoli locali riposano in pace nell’attesa del ritorno di Nostro Signore – presto lo statino piccino picciò non sarà più in grado di pagare le pensioni. Per una popolazione di qualche decina di individui in prevalenza ottuagenari convinti, non è roba da poco. Le voci frullano in ambiti fortemente anti-cattolici, dunque sono le più credibili.
Ingenuamente – o furbescamente, come Bergoglio – i redattori attribuiscono la crisi al deficit di oboli dei cattolici delusi dalle mancate riforme di Francis il papa parlante. Al contrario l’esimio sta eseguendo il compito con acribia: bancarotta spirituale e perché no anche materiale, che non di sola parola di Dio vive l’uomo ma anche del pane che non entra in bocca.
Ebbe a dirmi un informatissimo insider diversi anni or sono: “In Vaticano non comandano più i preti, ma un gruppo di laici illuminati. Gente seria, priva di un rapporto sereno con la vita”. Lo Stregatto argentino è il cappellano del Consiglio per il Capitalismo Inclusivo, la gente seria cui fece cenno l’amico: il manipolo di aziende da 10.000 miliardi di dollari (e spiccioli) che ha il merito non tanto di aver creato i poveri – quelli ci sono sempre stati e sempre ci saranno – ma di averli resi schiavi del debito e delle varie transizioni verdi, digitali e transumane. Lo stesso paternalismo di Bergoglio che gonfia i figli di botte per il loro bene, non certo per dare sfogo agli istinti peggiori.
È sin troppo chiaro che lo statino piccino picciò non fallirà. Magari non pagherà pensioni e nemmeno stipendi ai quattro gatti laici che sgobbano all’ombra del Cupolone, ma non fallirà. Non nel senso tecnico della bancarotta prospettata. Svenderanno la Cappella Sistina ad un cinese che si sgranocchierà l’intonaco come la banana di Cattelan, produrranno pandori a forma di papa Francesco come la Ferragni, useranno l’intelligenza artificiale per far parlare i fedeli con Gesù come accade a Lucerna. Roba così, tipo il banco salumeria del supermercato coi dadini di Emmentaler in omaggio.
In un modo o nell’altro la Chiesa da ancilla Domini diventerà schiava degli uomini. Non la Chiesa piccola e povera di Ratzinger, ma quella spropositata, molliccia e informe di Bergoglio, l’assemblea sinodale sgusciata come una cozza che filtra il lerciume del mondo liquido. Se vi sembra che lo Stregatto abbia fallito, la massima di Céline risuona anche per voi.
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Tag: bancarotta, bergoglio, chiesa
Categoria: Generale
Quanta Verità in queste parole di Mastro Titta:
“Al contrario l’esimio sta eseguendo il compito con acribia: bancarotta spirituale e perché nò anche materiale, che non di sola parola di Dio vive l’uomo ma anche del pane che non entra in bocca.”
Secondo me, ad essere malevoli, si può ben pensare che l’esimio stia affrontando il problema delle perdite finanziarie della sacra multinazionale vaticana, accelerando sulle riforme spirituali del cambiamento della vecchia dottrina sperando in bene.
Ad essere buoni e sinceri, invece, si può pensare che sia il Santo che riporta l’istituzione alla povertà reale in tutti i sensi del discorso della Montagna di Gesù, smascherando, “e perché nò …. anche del pane che non entra in bocca” come entrava e superabbondava nei bei tempi passati. Perché, si sa, il gregge evapora sempre più.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Felicità francescana? Ma?!
Che dire, non ho mai letto Celine, però trovo che la sua massima somigli, mutatis mutandis, alla parabola del figliol prodigo. Solo la sofferenza, che nell’episodio evangelico è la consapevolezza di non poter mangiare nemmeno le carrube che venivano date ai maiali rende il figlio consapevole dei propri errori e lo spinge a ritornare sui suoi passi. Rileggendo questo episodio ai nostri giorni verrebbe da dire “benedetta fame”, anzi “benedetta realtà”, perchè ridona al figlio la coscienza perduta.
Quindi se è vero che l’esperienza della fame riconduce al reale, come insegna l’episodio evangelico, è altrettanto vero che l’esperienza del virtuale, nelle mille forme in cui ciò può realizzarsi in una società post industriale, allontana dal reale e dalla propria coscienza, quindi dalla salvezza eterna.
Infine è triste e preoccupante -ma la mia è prosa è sciapita, molto meglio le parole urticanti ed abrasive dell’Autore circa il “fallimento” della Chiesa- osservare come l’evaporazione della Fede e della civiltà cristiana avvenga nell’indifferenza di molti. Eppure la diagnosi di morte, materiale e/o spirituale, è una delle più semplici da effettuare.
E con ciò, caro Davide Scarano, si ritorna al Tesoro del Tempo, che, una volta depredato dai Goim lasciando completamente ripulite le camerette attorno al Santo dei Santi, anche il suo divino inquilino YHWH lo abbandona definitivamente.
Eccelsa spiritualita!