Un Confronto fra Due Giubilei. Amedeo Zerbini.
27 Novembre 2024
17 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilm Curiae, l’ing. Amedeo Zerbini, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’ormai imminente Giubileo. Buona lettura e condivisione.
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Confronto tra due giubilei.
Tra meno di un mese scoppierà il primo Giubileo ordinario del pontificato di Francesco.
Memore del precedente giubileo straordinario della misericordia immagino il frastuono che si farà attorno al prossimo.
Ma non è questo l’oggetto della mia riflessione.
L’oggetto è il mio ricordo del giubileo 1950 sotto il Ponteficato di Pio XII per un confronto con quello che sarà il prossimo giubileo 2025.
Nel 1950 il giubileo, per la gente, era l’anno santo. Di giubileo non si parlava proprio.
Io avevo 20 anni e ricordo benissimo molti particolari di quel tempo.
Anzitutto le difficoltà del pellegrinaggio a Roma. Le linee aeree erano quasi inesistenti e le poche che c’erano erano un lusso. L’automobile ce l’avevano quattro gatti benestanti e dell’autostrada del sole forse non c’era nemmeno il progetto. Quindi l’unico mezzo di trasporto disponibile erano i treni, lenti e affollatissimi. Da Milano a Roma mediamente un treno impiegava 10 – 12 ore. Io partii da Brescia alle 19 , andai a Milano a “prendere” un treno per Roma che partì alle 21 e giunse a destinazione alle 7 del mattino successivo. Viaggiai in piedi tutta la notte perché quando vi salii i posti a sedere erano già tutti occupati. La stazione di Roma Termini non era ancora terminata (infatti fu inaugurata il 20 dicembre 1950) e della metropolitana manco se ne parlava. Per supplire alla deficienza dei mezzi pubblici, l’Esercito aveva messo a disposizione dei pellegrini delle camionette militari sulle quali si viaggiava in piedi perché i pochi posti a sedere erano riservati ai “mutilati e invalidi”. La calca era tale che io non riuscii a fare il giro di tutte le basiliche.
Ma ora il Vaticano ha già messo le mani avanti dicendo che per celebrare il giubileo non è necessario andare a Roma. Così, nel caso ci fosse scarsa partecipazione, è già tutto preventivamente giustificato.
In secondo luogo mi preme evidenziare il diverso spirito con cui l’anno santo venne e viene presentato.
Domenica scorsa su RAI 1, nella trasmissione “a sua immagine” un prelato a cui fu chiesto il significato della “indulgenza” spiegò che è un termine ormai desueto e che significa remissione di tutte le colpe, tutte, proprio tutte e inizio di una vita nuova. Nel 1950 mi fu spiegato che indulgenza significava la cancellazione delle pene del purgatorio per i peccati confessati ed assolti.
Ripensando a tutto questo mi è venuta l’idea di rileggere la Bolla di indizione dell’Anno Santo 1950 e metterla a confronto con quella di indizione del giubileo 2025. Chi le volesse leggere per intero le troverà a questi due link:
Pio XII
http://www.papapioxii.it/lanno-santo-1950/iubilaeum-maximum/
Francesco
Qui per brevità mi limito a riportare l’incipit di entrambe .
Pio XII
A tutti i fedeli che leggeranno questa Lettera, salute e Apostolica Benedizione.
Il grande Giubileo, che si celebrerà nel prossimo anno in questa Alma Città, si propone principalmente di richiamare tutti i cristiani non solo all’espiazione delle loro colpe e all’emendazione della loro vita, ma anche a tendere alla virtù e alla santità, secondo il detto: « Santificatevi e siate santi, perché io sono il Signore Dio vostro». Dal che si vede facilmente quale e quanta sia l’utilità di tale antichissima istituzione. Se difatti gli uomini, accogliendo l’invito della Chiesa e distaccandosi dalle passeggere cose terrene, si volgeranno alle imperiture ed eterne, si avrà l’auspicatissimo rinnovamento dei cuori, da cui è lecito sperare che i costumi privati e pubblici si abbiano ad ispirare agli insegnamenti e allo spirito del Vangelo.
Poiché quando la rettitudine guida la convinzione dei singoli e la dirige sul piano pratico, ne consegue che una nuova forza e un nuovo impulso permeano di sé l’umana società e preparano un migliore e più felice ordine di cose. Orbene, mai come oggi è stato necessario riformare tutto secondo la verità e la virtù del Vangelo.
Francesco
- «Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm5,5). Nel segno della speranza l’apostolo Paolo infonde coraggio alla comunità cristiana di Roma. La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo, che secondo antica tradizione il Papa indice ogni venticinque anni. Penso a tutti i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari. Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, «porta» di salvezza (cfr. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale «nostra speranza» (1Tm 1,1).
Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni. Lasciamoci condurre da quanto l’apostolo Paolo scrive proprio ai cristiani di Roma.
Che dire? Uno parla di espiazione delle colpe e di emendazione della propria vita, l’altro parla di speranza contro lo scetticismo e il pessimismo. Uno parla di santità e l’altro parla di felicità.
Mente a Dio e piedi per terra è sempre stato il mio motto. Ma qui pare che l’attuale Sommo Pontefice abbia solo i piedi molto per terra, e usi la Parola di Dio come strumento per intortare la gente.
Miserere nostri domine!
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Dove sono finiti gli altri commenti ?
Se vogliamo metterla così, allora diciamo che scientificamente parlando l’Intelligenza Artificiale mal s’attaglia alle competenze di un papa. Però lui può parlare di argomenti tecnici e scientifici, io non posso parlare di argomenti religiosi. Eh già gli ingegneri sono robot senza anima!
Pare un po’ pretenzioso confrontare due giubilei (ma che significa poi?) sulla base di qualche frase iniziale della bolla d’indizione. Peraltro, non essendo uscite nuove correctiones filiali sulla pena di morte, temo che gli “occhiuti” eresiologi antibergogliani si siano del tutto dimenticati di leggerla….
Perchè dice pretenzioso? Se lei è veramente un don dovrebbe sapere che l’anno santo è un evento importante nella vita di un cattolico credente, specialmente per un veliardo come me. Che, non per fare l’apologia della vecchiaia ( che è comunque causa di sofferenza ) , ma per dire le cose come stanno, quando sono ancora lucidi e presenti costituiscono una preziosa memoria storica con la quale è sempre utile confrontarsi.
Forse non ci siamo capiti, intendevo dire che mi pare impossibile mettere a confronto due bolle di indizione e, ancor più, i due eventi giubilari sulla base di poche quelle righe. Sotto mi sono inserito in una sua altra conversazione e le ho dato una risposta un po’ più completa. Grazie.
Temo che Amedeo non abbia letto la bolla di indizione del prossimo giubileo (tranne le prime 5 righe). Metodologia sbagliata. 🙂
La parola speranza senza alcun attributo o specificazione è paragonabile ad un contenitore vuoto che ognuno riempie con i propri desideri. In sé non è una virtù : anche un delinquente ha le sue speranze in primis quella che il colpo riesca . Quando si dice speranza bisognerebbe sempre specificare speranza di chi in che cosa. La speranza di Sinner di diventare campione del mondo e di rimanerlo per tanti anni non è uguale alla speranza di uno speculatore di Borsa che acquista azioni nella speranza di guadagnare e ancora meno a quella del cristiano che spera di meritare il Paradiso.
La speranza diventa una virtù quando diventa la specifica speranza cristiana che nel catechismo della Chiesa Cattolica è così definita:
1817 – La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. « Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso » (Eb 10,23). Lo Spirito è stato « effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna » (Tt 3,6-7).
Leggermente diversa è la definizione nel Compendio del CCC voluto e fatto pubblicare da Benedetto XVI :
387. Che cos’è la speranza?j
La speranza è la virtù teologale per la quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci all’aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena.
Per trovare qualcosa di simile nella bolla di indizione del giubileo 2025 dobbiamo arrivare al punto 5, e al punto 6 si specifica la speranza certa della salvezza in Cristo. Ma in tutto il documento la parola speranza ricorre per ben 93 volte senza specificazione. Solo 4 volte si specifica come speranza cristiana e si tenta di dire in che cosa consiste. Ma dal punto 8 al punto 15 si ricade nella solita tiritera della pace, della fraternità ecc. ecc. Solo al punto 19 si parla di speranza cristiana come speranza nella vita eterna. E purtroppo e con mia grande delusione vedo che è totalmente mancante la urgente necessità di una totale conversione dei peccatori senza della quale gli altri scopi rimarranno irraggiungibili.
Perdoni, il giubileo del 1950 era dedicato a un tema e quindi la bolla parlava di quel tema; il giubileo del 2025 è dedicato a un altro tema e quindi la bolla parla dell’altro tema.
La speranza, come la fede e la carità, è una virtù teologale e insieme alle altre precede per importanza qualsiasi discorso su espiazione e santificazione, che le presuppogono.
Papa Francesco ha dunque individuato un tema di importanza centrale.
Poi
– se non le piace in quale ordine tratti i vari argomenti,
– se la infastidisce che alle soglie della terza guerra mondiale ci si preoccupi della pace ,
– se non si è accorto che parla del giudizio finale, salvezza, purificazione, confessione, indulgenza, sacramento della penitenza e grazia santificante,
– se non le piace che si parli di anziani, malati, carcerati o che si celebri il concilio di Nicea
– se non le piacciono le lamentele sul calo della natalità e sul sempre minor desiderio dei giovani di fare figli, questo direi che è un problema tutto suo….con tutti il rispetto dovutole. A mio parere lei ha del tutto travisato il contenuto della bolla (di Papa Francesco, intendo),
Travisato mi pare esagerato. Tant’è vero che nel mio articolo mi sono premurato di dare il link alle due versioni ufficiali delle due bolle affinchè i lettori potessero andare alle fonti. Il mio è un commento scritto con l’intento di essere uno stimolo a riflettere per chi ci legge, e un feedback per chi ha sulla coscienza la nostra salvezza.
Spero che il giubileo del 2050 sia finalmente il giubileo della conversione e della penitenza. Ma ormai la falce sarà passata per molti: per me certamente, ma anche per Papa Francesco.
Quelle che lei ha elencato sono cose di cui Papa Francesco parla tutti i giorni a colazione, a pranzo, a merenda , a cena e dopo cena. Non c’era bisogno di un Papa e di un Giubileo per questo. Il fatto è che lui e i suoi epigoni si riempiono la bocca di ste cose, ma si vergognano di parlare di anima, di coscienza, di peccato, di penitenza, di conversione, di buoni propositi e di impegno a non peccare più per essere in Grazia di Dio e dell’indulgenza per evitare il purgatorio (che per molti non c’è e non c’è mai stato ). Sembra di essere tornati ai tempi di Lutero.
Caro don, il giubileo del 1950 non era dedicato ad un tema.
Legga la bolla di Pio XII e si renderà conto che era un giubileo tout court nella scia dei precedenti, avvenuti secondo la secolare tradizione di Santa Romana Chiesa.
In quanto alla possibilità di lucrare l’indulgenza senza andare a Roma non è una novità del giubileo 2025 (come asserito nel commento di Maria Luisa Olmari), ma era già prevista anche per il giubileo 1950.
🙂 Sbagliato! Sono le prime 11 . 🙂
Gualtieri appena eletto sindaco di sinistra, proclamò che il suo primo pensiero sarebbe stato avviare programmi e collaborazioni per il giubileo. Alla faccia della sinistra. Dopo di che, tutti questi anni, non abbiamo ascoltato altro che lavori di qua, propagande di là, turismo e soldi, soldi e turismo.
Io prevedo e quasi pregusto che a codesto giubileo a Roma non ci verrà nessuno.
A proposito di Gualtieri vedi qua:
https://www.ansa.it/vaticano/notizie/2024/11/28/gualtieri-il-giubileo-cambiera-roma-sara-uno-dei-pochi-con-opere_885a9801-711b-4105-8fa4-67f0ad32f6fb.html
PS – me so de berghem e de ste robe me ne frega nagota.
Penso che la foto della folla in Piazza San Pietro posta dall’amico Tosatti all’inizio dell’articolo sia stata scattata in uno dei momenti importanti dell’Anno Santo 1950.
Copiamola e teniamola per fare un confronto con quanto si vedrà nel 2025.
Il confronto andrebbe fatto tenendo conto che, a differenza di allora, al Giubileo si può partecipare da altre parti del mondo e d’Italia e agli eventi romani si può assistere anche a distanza; peraltro si tratta di due contesti socio-culturali radicalmente diversi. Va bene che l’obiettivo è dire che con Bergoglio si svuotano le piazze (il che però contraddice la narrativa sul Bergoglio ultra-mondano, da sventolarsi all’occorrenza), ma oltre ad essere un metodo di critica risibile e che rivela un certa meschinità di intenti, scientificamente parlando mal s’attaglia alle competenze di un ingegnere. Ci pensi, sig. Amedeo. Con stima
Bergoglio svuota le piazze ? Non lo dico io, è un dato di fatto: basta guardare i filmati degli Angelus !