Piccoli Futuri Scrittori Immaginari, per Scrivere prima Bisogna Leggere…Benedetta De Vito.
23 Novembre 2024
2 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Benedetta De Vito offre alla vostra atenzione questa rfilessione sulla produzione culturale vigente. Buona lettura e condivisione.
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Cammino svelta lungo la Via Nazionale. Il crepuscolo scende sulla Città Eterna mentre, frettolosi, mi scorrono accanto visi giovani e vecchi e alcuni guardano, altri no, attirati dalle oramai poche vetrine della strada che un tempo era via commerciale romana per eccellenza. Non ho una meta e cammino solo per camminare, sgranchirmi le gambe, scuotermi dall’immobilità che, secondo me, è cugina di quel lock down di cui nessuno vuol più sentir parlare, ma c’è stato e ha portato i suoi danni. Così sì cammino in attesa che giunga l’ora del mio appuntamento con la L. Oh dove vado? Giusto: in libreria! Ed eccomi al Libraccio, che si chiamava un tempo Ibs e prima ancora Mel Bookstore, ed è a un passo da Piazza della Repubblica e m’inghiotte come non accadeva, sì, da anni.
Entro, circospetta, mentre osservo la montagna di libri, concorrenti ben più forzuti del mio gracile Romaamor. appena uscito che pure piace (e sono contenta!) a chi lo ha letto… Va bene, penso, i miei libri (piccoli libri) non ci sono, figuriamoci un poco, e infatti è così perché alla lettera “D” nulla c’è, e allora, penso: faccio finta di essere una lettrice disinteressata (che ha però letto e riletto e amato i classici, tutti) e vediamo che cosa succede. Cammino tra le pile di carta e apro ogni volume, i più gettonati, quelli che sono vendutissimi, a pagina uno per vedere se l’incipit m’alletta e poi a pagina settanta per vedere l’effetto che mi fa. Ogni volta rimetto il libro a posto, mentre i miei pochi denari saltellano felici in saccoccia perché resteranno lì al calduccio e in inverno, si sa, è bello rimaner davanti al focolare.
Ho letto, ho leggiucchiato qui e lì, e ho giocato fingendomi una dei tanti che guardano la televisione, credono nei vaccini e sono in tutto allineati, davvero ero intenzionata a comperare un titolo, se uno soltanto di tutti quei libri ben pubblicizzati avesse stuzzicato in me la curiosità. Invece nulla, mi pareva di stare in una catena di montaggio, libri tutti uguali, e non uno stile che mi chiamasse da lontano con la sua modulata personalità. Invece, uno stile piatto, omologato, come erba falciata da un giardiniere inglese. E incipit di questo tipo: “Mio padre e mia madre si incontrarono mentre mio padre stava per buttarsi da un ponte nel fiume”. Che ironia brillante!
Non mi interessano punto e basta fingere Bene, ho pensato e, per usare quei pochi soldini, sono andata sul sicuro comperando gli elzeviri di Dolores Prato pubblicato dalla bella casa editrice chiamata Quodlibet (che ho fotografato insieme al mio piccolo gatto Tigre). Al ritorno, a sera, dopo aver dato un occhio ai “bookinfluencer” di Instagram che dei libri che io non ho comperato dicono tutto il bene possibile (ad esempio dell’illeggibile “Intermezzo” di una certa Sally Rooney), mi accomodo sul divano dove mio marito, come fa spesso per divertirmi, legge per me i racconti di Cechov.
Ne abbiamo di preferiti. “L’oratore”, ad esempio, letto non so più quante volte e sempre fresco e divertente come un ovetto bianco caldo ancora dal nido. Oppure “La verità viene a galla come l’olio”. E mentre penso al genio che ho avuto il privilegio di amare, mi viene in mente che la scorsa estate un ragazzo di una trentina d’anni, con non so più quanti followers su Instagram, mi rivelò che voleva far lo scrittore. Ma non aveva mai sentito nominare non Cechov, ma Gogol (che fa lo stesso)… E allora da brava boomer ho scritto per tutti quelli che pensano di poter scrivere un libro in quattro e quattr’otto, un messaggio in pennarello rosso: “Per imparare a scrivere bisogna leggere i classici”. Non frequentare una scuoletta e prendere un diploma.
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Categoria: Generale
Sante parole , caro Emerito 🙂 .
Nulla di nuovo sotto il sole, a guardare bene ,secondo la mia opinione di ignorante .
Non basta l’aver letto. Ci vogliono intelligenza, buon senso, spirito di osservazione, capacità di analisi, capacità di sintesi, esperienza.
Inorridisco spesso sentendo parlare persone invitate in televisione che si definiscono scrittori e giornalisti e non dicono altro che banalità e cose trite e ritrite.
Pazienza! Così vanno le cose oggi. Anzi così forse in gran parte andarono anche in passato.