L’Anima Segreta del Vaticano. La Vita di Josefine Lehnert. Charles T. Murr, Fede e Cultura.

13 Novembre 2024 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa segnalazione libraria, di un libro molto interessante pubblicato da Fede & Cultura. Buona lettura e diffusione.

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La storia della vita di Josefine Lehnert, suora svizzera che collaborò a lungo con Eugenio Pacelli, prima e dopo la sua elezione a papa con il nome di Pio XII: una vita avventurosa e nascosta, in uno dei nascosta, in uno dei momenti più drammatici del XX secolo.

 

Pochissime donne nel XX secolo hanno esercitato più potere e influenza di quanto abbia fatto Josefine Lehnert (1894-1983), meglio nota come Suor
Pascalina. Novizia del Convento della Santa Croce a Menzinger, in Svizzera, nel 1917 venne mandata a Monaco di Baviera per organizzare e mantenere la
nunziatura, e qui fece la conoscenza di Eugenio Pacelli. Per il resto della sua carriera diplomatica, Pascalina sarebbe rimasta la sua segretaria personale, governante e confidente per eccellenza, tanto da seguirlo quando Pacelli fu richiamato a Roma nel 1929 e successivamente nominato cardinale e Segretario di Stato. Così Pascalina fu la prima donna a risiedere nel Palazzo Apostolico e, con l’elezione di Pacelli a papa con il nome di Pio XII nel 1939, fu promossa a “Madre”: la sua storia è una testimonianza del potere e dell’influenza che una donna può avere nelle alte gerarchie della Chiesa cattolica in uno dei momenti più drammatici della storia recente, anche se spesso si ritrovava a operare nell’ombra e a mantenere un profilo discreto e riservato.

Autore

Charles Theodore Murr (1950) è un sacerdote cattolico, autore, linguista e fondatore dell'orfanotrofio Villa Francisco Javier a Tepatitlan, Jalisco, Messico. Da
giovane sacerdote a Roma, ha lavorato a stretto contatto con il cardinale Édouard Gagnon.

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3 commenti

  • Paolo ha detto:

    Se il tema è la biografia, o la vita di madre Pasqualina, un commento circa le manipolazioni nei conclavi del 2005 e del 2013 mi pare davvero fuori posto. Madre Pasqualina era ormai defunta e sepolta, e in ogni caso non sarebbe mai entrata in un conclave.
    Per cortesia inserite i vostri commenti dove vengono al caso, non a sproposito. Grazie

  • andreottiano ha detto:

    Per finire alla Mastro Titta: mi viene un Gubbio…

  • andreottiano ha detto:

    Fede & Cultura, colpita e affondata da una memorabile (e condivisibile) reprimenda di Padre Giorgio Farè, volgarmente insolentito senza fede né cultura a proposito della sua ormai famosa omelia (dubitante della legittimità del pontificato di Francesco), cerca di ridarsi un lustro e una credibilità con questo libro.

    Per carità, tutti possiamo e dobbiamo convertirci: quindi adesso non diventiamo subito sospettosi dell’anima segreta di Fede & Cultura. Un pensierino però ci sta…

    Ed è questo: CERTAMENTE la declaratio del 2013 ha subito manipolazioni. Non sono state casuali o in buona fede, ma sapientemente volute e centellinate, propalate ad arte scagliando il sasso e ritirando la mano.

    Ai fatti del febbraio-marzo del 2013 si è tentato di dare molte spiegazioni, più o meno strampalate. Ma il botto è di quest’anno e non rimanda al 2013, bensì al 2005.

    Fu quello il conclave DRAMMATICO. Ne sono trapelate alcune indiscrezioni, non del tutto coerenti nei dettagli, ma sostanzialmente coerenti nel quadro generale: al partito del sale della terra (attorno al card. Ratzinger) si contrappone già allora un’ala relativista (potremmo anche dire massonica) che vota per il card. Bergoglio.

    Di fronte al possibile stallo sui due nomi inizialmente votati, entrambi impossibilitati a raggiungere la maggioranza dei due terzi (circostanza attesa da astuti trescatori che farebbero vincere un “curiale strisciante”), parte dei voti attribuiti a Bergoglio virano su Ratzinger che diventa Benedetto XVI ben conscio del nido di vipere (o della tana di lupi) in cui farà il Pontefice. Sembra che artefice della virata sia stato il card. Martini, non particolarmente entusiasta del confratello gesuita.

    Benedetto XVI ci prova, ma arriva al punto di dover ammettere che il branco di lupi è davvero feroce.
    Branco di lupi vaticani e non svizzeri.
    La trama è tutta vaticana, ma per undici anni fa molto comodo che ci sia uno pseudopontefice simil-Biden: cioè con il titolo, ma palesemente inadatto al ruolo.

    Un bello specchietto per allodole: da spernacchiare in molti modi, ma stando ben attenti a dirlo il Papa. E, per di più, dando le colpe dell’accaduto anche a Benedetto XVI, tirando dentro anche tutti i Papi post conciliari.

    In questo gioco si è distinto anche Mons. Viganò, che a Roma negli anni più lupacchiosi c’era (negli USA ci è andato solo dal 2011). Possibile che non si sia accorto di nulla? Per esempio del modo di agire in Segreteria di Stato di ben due suoi superiori tra il 2005 e il 2011?

    Tutta colpa di Bergoglio (legittimamente Papa) e del Concilio Vaticano II? Niente da dire del conclave del 2005? O della declaratio manipolata?

    Quanti depistaggi stanno prodigandosi per parlare di tutto, in Vaticano, salvo della declaratio che fa esplicita menzione del 2005?

    Eh no, cari tutti: non la si sfanga parlando d’altro, nè cancellando sessant’anni di Chiesa, dolorosa e penosa quanto si vuole, ma Chiesa e non una mafia come invece è certamente quella che si nasconde per non far emergere la realtà più prosaica, poco spirituale, molto politica, intrallazzona e mangia-pecore.

    Lupus in fabula, ma non è una favola. E gridare “al lupo” è ciò che si deve. Francesco chiamato per ammansirlo? Ma non è Francesco, bensì un simil-Biden.

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