Cambiamento Ineluttabile. Il Matto.

13 Novembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione e riflessione queste meditazioni. Buona lettura e condivisione.

§§§

CAMBIAMENTO INELUTTABILE

Maestro di Cesi, L’Assunzione della Vergine nelle braccia di Cristo.

* * *

«La Chiesa e la teologia hanno assicurato a Dio un’agonia duratura. Soltanto la mistica, di tanto in tanto, lo ha rianimato. Fra tutti coloro che cercano, soltanto il mistico ha trovato, ma, prezzo di un favore così eccezionale, non potrà mai dire che cosa, benché egli abbia la certezza che conferisce unicamente il sapere incomunicabile (il vero sapere insomma). La strada sulla quale egli vi inviterà a seguirlo sbocca su una vacuità senza uguali ma, ed è questa la meraviglia, una vacuità che vi colma, poiché si sostituisce a tutti gli universi aboliti».

Emil Cioran

 

* * *

 

Chiaro che da Matto mi trovi in perfetta sintonia con Cioran, ovviamente Matto anche lui. Ma tranquilli! Ad assicurare il pandemonio terreno c’è il fortunale parolaio ammannito dai Sani di mente.

 

Intanto, è palese come l’imporsi secolare e preponderante del legalismo teologico-canonico – e per un certo verso del potere istituzionale ecclesiastico sulla laicità – sia giunto al tramonto secondo l’inesorabile legge dell’IMPERMANENZA: MUJO secondo il Buddhismo, che la mette in grande evidenza e trova riscontro – per niente sorprendente – nella  locuzione latina: «Sic transit gloria mundi».

 

Tutto ciò che nasce deve morire per trasformarsi e rivivere, e come ogni stagione passa per ripresentarsi le stessa ma non più la stessa, anche la nuova stagione della Chiesa sarà la stessa ma non più la stessa.

 

La presente crisi, oltretutto provvidenziale poiché prevista e permessa dall’Alto, prelude al transito dalla vecchia alla nuova forma, grazie alla quale l’approccio al Vangelo si darà in chiave mistico-ascetica, ragion per cui il propellente dell’Anima sarà costituito dal RACCOGLIMENTO nella “propria camera” e “chiusa la porta” per … CINMOKU: IMMERGERSI NEL SILENZIO secondo la spiritualità nipponica.

 

«L’uomo in silenzio è il più bello da ascoltare» recita il proverbio giapponese, sciaguratamente inosservato dalla pletora dilagante dei pensatori e parlatori a getto continuo, divorati dall’istinto a confliggere per affermarsi e sentirsi vivi, timorosi del silenzio che – loro paventano – li ucciderebbe, ma sonoramente smentiti da don Dolindo Ruotolo:

 

«Se mi interrogano, risponderò con un cenno o con pochissime parole; se credo di dover parlare, ne farò a meno e vincerò la tentazione di satana; voglio ammantarmi di silenzio e mettere il mio cuore in clausura perfetta, poiché non sono più della terra».

 

Davvero stupendo quell’ascetico «voglio ammantarmi di silenzio»! Uno spauracchio per chi pensa e parla senza soluzione di continuità e non potrebbe mai mettere il proprio cuore «in clausura perfetta».

 

A proposito dell’«ammantarsi di silenzio» e del «cuore in clausura perfetta», la mia matta passione per le assonanze operative (sottolineo operative) fra Tradizioni diverse m’induce a citare il maestro zen cinese Laiguo:

 

«Quindi dall’alba al tramonto, e dal tramonto all’alba, non c’è più assolutamente nessuna occasione di aprire bocca; ciò si conforma perfettamente al detto: “le parole vanificano la pratica del principio supremo”».

 

Insopportabile per i Sani di mente, ancora il Matto Cioran:

 

«Minuto di raccoglimento: assaporare la voluttà di non pensare a niente, riposarsi nella consapevolezza di una nullità calma, di un pausa nel supremo».

 

Una «nullità calma»: inconcepibile dal saccente auto-inghirlandato e agitato da pensieri e parole.

 

Assonanza meravigliosa: la «pausa nel supremo» di Cioran, cioè nel «principio supremo» di Laiguo, insomma nel  Principio che è il Verbo!

 

Henry-Fréderic Amiel, Matto pure lui a causa della tendenza ascetica:

 

«Il raccoglimento, il ritorno al divino: sono necessari per attraversare la vita, le sue tentazioni, le sue dissipazioni, senza evaporare o corrompersi».

 

Chiaro che il cambiamento della forma chiesastica avverrà fatta salva («non prevalebunt») la sua sostanza ineffabile che è, com’è sempre stata, la Mistica:

 

Ludwig Wittgenstein:

 

«V’è davvero dell’ineffabile. Esso mostra sé, è il Mistico»

 

Il Mistico è il Nucleo Vitale Permanente Universale permeato dalla purissima Divinità Una e Trina, quindi del tutto oltre il polverone parolaio delle visioni, delle locuzioni e delle ispirazioni, dell’imperversare dilanianante di singoli e gruppi, ciascuno con la propria pervicace sicumera, con la propria documentazione probante e sotto il vessillo della propria madonna e del proprio cristo (le minuscole sono d’obbligo).

 

La Mistica, cioè la Vergine splendidamente rappresentata dal romano Maestro di Cesi fra le braccia del Cristo, e nel contempo immagine dell’Anima raccolta nel/dal Verbo, è ben esposta in quanto segue, ove ci si riferisce a due eccellentissimi … Matti, che ovviamente non potranno nemmeno scalfire le certezze granitiche dei Sani di mente che però, prima o poi, dovranno ricredersi.

 

* * *

Recensione di Maurizio Schoepflin a

Luigi Borriello, DIRE L’INEFFABILE (ed. Ancora 2023)

 

«Ecco che cosa ho inteso dirvi, figlie mie: l’anima che facilmente si ferma a parlare o ad agitarsi è molto poco attenta a Dio. Quando, invece, è intenta ad ascoltarlo, allora si sente intimamente spinta a tacere e a evitare qualsiasi conversazione … La cosa più necessaria per noi è di mettere a tacere dinanzi a questo grande Dio il nostro spirito e la nostra lingua, perché l’unico linguaggio che egli ascolta è quello dell’amore silenzioso».

Così scriveva nel 1587 a un convento di monache carmelitane lo spagnolo Giovanni della Croce, santo, dottore della Chiesa e mistico fra i maggiori di ogni tempo. Nelle sue parole si sente riecheggiare l’affascinante questione del valore del silenzio nel contesto della vita di fede. Tale questione è stata portata in primo piano proprio dai mistici, da coloro, cioè, che hanno incontrato l’Assoluto laddove le parole non servono più e che poi hanno tentato di raccontare questa straordinaria esperienza. Ma come dire l’ineffabile? Con quale linguaggio comunicare l’indicibile?

Un’interessante risposta a questi interrogativi la dà il carmelitano scalzo Luigi Borriello che, nel Prologo del libro, chiarisce subito quali siano le sue intenzioni, affermando di voler “parlare, prima di tutto, del linguaggio del silenzio”. Siamo entrati nel regno dell’ossimoro? È molto probabile. Non possiamo tuttavia dimenticare che senza silenzio non c’è ascolto e senza ascolto non c’è dialogo. Dunque, come sostiene l’autore, silenzio e parola si fondono e si fondano reciprocamente.

 

I termini “mistica” e “mistero” derivano dal verbo greco myêin, che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca: i mistici parlano tacendo e tacciono parlando, e l’ossimoro diventa spesso l’unico strumento di cui dispongono per esprimere l’estasi da loro sperimentata. Essi sono “costretti” a vivere un dramma espressivo e dottrinale, dal quale spesso escono facendo ricorso al linguaggio dell’amore, quello che più di ogni altro avvicina l’uomo al divino, conducendolo nelle profondità dell’inenarrabile e verso le vette dell’incomunicabile.

 

Ha scritto Blaise Pascal: “In amore il silenzio vale più delle parole. Lo stupore è un fatto positivo, esiste un’eloquenza del silenzio più espressiva di ogni discorso”. Conclude Borriello: “I mistici con il loro linguaggio impreciso e contraddittorio, trasgressivo e indefinito, sono veri e propri canali attraverso cui passano fasci luminosi di conoscenza dell’assoluto di Dio nell’oscurità dell’intelletto umano”.

 

* * *

 

ECKHART, UN MISTICO NEL VUOTO DI DIO

di Giorgio Montefoschi (corriere.it – 14 dicembre 2012)

Per il «Meister» della Turingia il silenzio conduce alla Verità

Meister Eckhart – scrive Marco Vannini, il suo massimo studioso, nell’introduzione al «Commento alla Sapienza» contenuto nel volume in cui sono raccolti i Commenti all’antico Testamento (Bompiani, pp. 1548, € 35) – non ha mai pensato alla mistica, né tanto meno di essere un mistico, laddove per misticismo si intende un’esperienza intuitiva, segreta, del divino. Il padre domenicano nato attorno al 1260 in Turingia, priore nel convento di Erfurt, professore di teologia a Parigi, processato per eresia nel 1326, morto presumibilmente nel 1328, pensava che l’unico cammino possibile dell’uomo verso la verità che è Dio fosse il cammino della ragione. La ragione: l’intelletto è l’universale che è nell’uomo; il Logos generato da Dio che è nel mondo e all’interno di ogni uomo: di un pagano come di un cristiano, di un musulmano come di un ebreo.

 

Per poterlo conoscere, l’uomo giusto deve distaccarsi dal determinato, da quello che vede con i suoi occhi, pensa con il suo pensiero, ama con la sua volontà e insegue con il suo desiderio. Deve distaccarsi dal tempo e dal proprio io e pervenire a quel «fondo dell’anima» dove è assoluto silenzio e nulla, ma dove finalmente zampilla ciò che abbiamo di più profondo. «A stento valutiamo le cose terrestri, a fatica scopriamo quelle davanti agli occhi? Ma chi può rintracciare le cose del cielo?», recita la Sapienza in uno dei suoi versetti più sublimi. Le «cose del cielo», risponde Eckhart, ci appaiono quando un silenzio le avvolge; quando l’anima riposa dal tumulto delle passioni e dalle occupazioni mondane, tutte le cose per essa tacciono ed essa tace per tutte. ed è lì che l’uomo deve porre la sua dimora. Dice Giobbe: «In visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul giaciglio, allora apre i loro occhi e li ammaestra».

 

Se vuole le «cose del cielo», e sentire la piena unione con Dio che vive nel nostro cuore, l’uomo deve annullarsi al di là di ogni possibile concezione umana dell’annullamento. Non si tratta soltanto di non invocare Dio con immagini terrene e del tempo; anche la sola invocazione muta, il solo desiderio di essere in comunione con Dio ci fa piombare nella determinazione e nelle cose finite. Dio, invece, è indeterminabile, non numerabile, Uno. Epperò è nel nostro cuore: è in noi. Quindi, come Lui genera e crea la Parola che prende forma nel mondo, anche noi generiamo e creiamo, continuamente – una idea immensa – purché ogni sapere umano sia rimosso. È un punto fondamentale.

 

Se si domanda perché Dio abbia creato tutto, cioè l’universo – dice Eckhart – bisogna rispondere: «Perché fosse». Dio fece tutte le cose perché fossero, cioè perché avessero l’essere all’esterno, nella realtà naturale, sebbene fossero in lui (come le idee di Platone) dall’eternità. Dunque, il fine è l’essere. E la generazione – ne consegue – è amore. Quindi noi proseguiamo l’amore.

 

Non esiste pensatore occidentale più implacabile di Meister Eckart. Se leggiamo i suoi testi (i Commenti all’Antico Testamento e anche i meravigliosi Sermoni tedeschi) abbiamo la sensazione di attraversare un vuoto immenso. Le pagine più estreme di Giovanni della Croce o di Teresa d’Avila ci sembrano timbrate da un suono confidenziale, al suo confronto. Eppure Dio è con noi, ci ripete continuamente Eckhart; molto più vicino di quanto immaginiamo, essendo nel nostro cuore. Ma esso, per quanto cerchi di spossessarsi, batte; e, fino all’ultimo, riconosce la sua persona, donatagli da Dio.

 

«Nella divinità – scrive Eckhart – nasce sempre il Figlio» e anche nel Cristo in quanto uomo non c’è alcun altro essere oltre a quello divino. E il Figlio in carne e ossa, il Figlio del Getsemani, è quello che, pure annullandoci, continuiamo ad avere davanti ai nostri occhi mortali.

 

* * *

Dopodiché, ancora Emile Cioran dirompente, poetico, audacemente apofatico e,  ancora una volta, indigeribile per i Sani di mente:

 

«La mistica è un’irruzione dell’assoluto nella storia. Come la musica, essa è l’aureola di ogni cultura, la sua giustificazione ultima.
Essa oscilla tra la passione dell’estasi e l’orrore del vuoto. Non si può  conoscere l’una senza aver conosciuto l’altro. L’esperienza mistica, al suo limite estremo, si identifica con la beatitudine di un supremo rifiuto».

Il beato «supremo rifiuto» richiama «tutti gli universi aboliti» di cui in incipit, ed è stupendamente illustrato – altro ostacolo per i Sani di mente – dal sufi Gialal al-Din Rumi:

 

«Rinuncia al volere:

chi alla Libertà non sfugge non è libero mai!

[…]

L’Amore e l’Amante vivono davvero in eterno:

non attaccare il cuore a cose riflesse e prestate!».

 

Concludo riproponendo l’immagine del Maestro di Cesi: la Vergine fra le braccia del Cristo, ovvero l’Anima assunta nel/dal Verbo: se la si contempla davvero – come richiede ogni vera opera d’arte – si può cogliere il Sacro Silenzio in cui «l’Amore e l’Amante vivono davvero in eterno».

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

52 commenti

  • Rolando ha detto:

    Io penso che il più grande pensiero mistico del giovane ebreo Gesù, figlio di Maria, scaturisca di necessità in lui, da un certo punto della vita, proprio da quel tormentone interiore di rintracciare e poter conoscere il suo naturale papà fisico. Proprio come umanamente capita.
    Il salmo 27,10 dice: “Poiché il padre mio e la madre mia ha abbandonato [voce verbale ebraica in prima persona comune singolare] me, invece YHWH raccoglierà me”.
    Vulgata: “adsumpsit me”. Quindi mi fa da papà.
    L’evangelista stesso mette in bocca a Gesù adolescente queste realistiche parole: “Non sapevate ancora che nelle questioni del padre di me io sono tutto preso? Lc 2,49.
    Gesù è il più grande uomo della mistica di ogni tempo. Coraggioso alla più alta potenza umana aspettando il Papà, al di là di ogni sfida, compresa quella politica del potere umano in cui si è trovato a vivere, fino all’ultimo grande grido sulla croce verso quel Padre del Mistero che, almeno nel desiderio, “adsumpsit me”.
    Il sempiterno “Cupio dissolvi et esse cum eo”.
    Mistica del desidero e desiderio della Mistica.

  • Rolando ha detto:

    ” Ἔρωϛ…, αλλά φημι νεὠτατον αυτὁν εἶναι θεῶν καὶ αεὶ νέον ”
    (Eros…, anzi lo proclamo il più fiorente Dio, florido in eterno).
    Con questo pensiero dal Simposio di Platone desidero ringraziare IL MATTO per il gradito “bel koan” e ADRIANA 1 per l’appropriata citazione di Erissimaco.
    Nonché tutti quanti per i loro pensieri che mi tengono pensante nel tuffo dal trampolino alle acque dell’Oceano immenso.

    • il Matto ha detto:

      Grazie per stupendo messaggio erotico.

      Ma concedimi una pignoleria.

      Tu ringrazi anche “tutti quanti per i loro pensieri che mi tengono pensante nel tuffo dal trampolino alle acque dell’Oceano immenso”.

      Ora, come farai a tuffarti nell’Oceano immenso se sul trampolino ti “tieni pensante”? Ovvero pensi pensando ad altri pensieri?

      Insomma: ti tuffi o continui a pensarci?😊

      • Rolando ha detto:

        Caro IL MATTO, scrivendo: “Nonché tutti quanti per i loro pensieri che mi tengono pensante nel tuffo dal trampolino alle acque dell’Oceano immenso”, avevo in testa (e in corpo) l’immagine del Tuffatore di Paestum che non ha più i piedi poggiati sul trampolino e tuttavia non tocca ancora con le dita delle mani l’acqua dell’Oceano immenso. È sospeso, capovolto e leggermente incurvato in una elegante linearità, con il capo in linea con le acque, esprimente (=emergente) ancora pensiero prima del tocco fatale. L’albero che ha davanti sembra misteriosamente comprendere questo pensiero reclinandosi dolcemente verso tutto il corpo del Tuffatore per assumerlo e tenerlo in direzione.
        Quando il rapporto cesserà, l’immensa massa acquatica con la sua misteriosa Energia mi inghiotterà nelle infinite radici (ragioni) del Tutto.

      • Adriana 1 ha detto:

        Il Matto,
        tuffarsi nell’Okeanòs significa “morire”, “pensandosi”, ossia: mantenendo contezza di sé. Okeanòs è una figura molto interessante ed è anche allegoria dell’Assoluto.

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Rolando,
      sono io che ti ringrazio per le importanti indicazioni che comunichi e per la cortesia con cui le elargisci…
      (“Cortesia, cortesia, cortesia vo’ chiamando e da niuna parte mi risponde…”).
      Okeanòs: theòn ghenesis, ghenesis pantessi.

      • Rolando ha detto:

        Cara Adriana1, ti ringrazio con il fiore che più amo: il fiordaliso del campo.

        • Adriana 1 ha detto:

          Il fiordaliso è la stella del cielo nel campo.

          • Rolando ha detto:

            Grazie davvero per questa “mistica” informazione (Kàris) che apprendo da Te.
            E poi viene la tuberosa per l’inebriante profumo!
            A te pure questa!

  • organum ha detto:

    Diciamo che la realtà è quella “cosa” a cui anche lei deve sottostare quando,scrivendo i suoi articoli,e volendo comunicarci qualcosa,deve usare per forza un linguaggio,nel suo caso mistico e poetico e non dichiarativo, e quindi contradditorio e quindi molto a rischio di scarsa comprensibilità e intendimento (quodlibet…).Detto ciò,magari questo è proprio il fine che si propone, chi lo sa,e allora va anche bene così.
    Cordiali saluti.

    • il Matto ha detto:

      Innanzitutto grazie per questi suoi riscontri.

      la ringrazio per i suoi riscontri.

      Mi permetta di precisare che la “scarsa comprensibilità e intendimento” non rientra affatto nei miei fini. È la Mistica in sé, che, per dir così, salendo in una zona sovra-razionale, quando ne ridiscende non trova pieno appoggio nella ragione e nel relativo linguaggio. La Mistica si avvale del Silenzio in cui ogni parola ed immagine vengono tralasciati, come Giovanni della Croce e Maestro Eckhart (e tutti i Mistici) mettono bene in risalto.

      Nella sua recensione, Borriello chiarisce che “I termini “mistica” e “mistero” derivano dal verbo greco myêin, che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca: i mistici parlano tacendo e tacciono parlando, e l’ossimoro diventa spesso l’unico strumento di cui dispongono per esprimere l’estasi da loro sperimentata”.

      Ora, se non lo si sperimenta direttamente attraverso l’apofasi che sfocia nel Silenzio, l’“ossimoro” può essere creduto o meno, ma non contestato da chi preferisce, del tutto legittimamente, restare nell’ambito della ragione e della comprensibilità.

  • Rolando ha detto:

    Caro IL MATTO, tu scrivi:
    “…necessitante sì, di regole, ma che siano, come si dice, poche ma buone. Sfido qualunque cattolico a sostenere che osserva il Catechismo di Trento in tutto e per tutto.”
    Anche Agostino sentì basilare ed urgente tanta “nekèssitas” da scrivere in sintesi: “Ama et fac quod vis”, ma non poté trattenersi, una volta trovata la via del successo e della notorietà con l’appoggio del soldato romano e potente Vescovo “cristiano, cattolico” Ambrogio, di elencare ben LXXXVIII [88] scuole [=hairesis] di dottrine cristiane che pur si rifacevano legittimamente al Cristo, da condannare e bandire dall’impero romano costantiniano e teodosiano!
    Quanto a Meister Eckhart, se non ricordo male, si salvò perché, nonostante l’età avanzata, trovò la forza di recarsi personalmente dal papa, allora in esilio francese, e chiarirsi. Fu quindi lasciato in pace, nessun inquisitore ebbe più il coraggio di avviarlo al calvario dell’autodafè.
    Il mistico vive e vivrà perché chi scopre questa fonte d’acqua viva si “redime” dalla Libertà.
    Proprio il Concilio di Trento con la sua meticolosa dottrina che portò allo spionaggio di ogni singola coscienza attraverso un apparato di funzioni e funzionari ecclesiastici ad hoc, fu la causa dei tempi moderni. E perché nò del globalismo attuale delle menti?
    Ogni viltà conviene che “qui” sia morta. Solo il mistico che ovunque “sente” Dio e non si sente mai libero di farNe un “possesso” per sé, può gustare quanto sia Buono e Bello. Quanto sia libero dalla Libertà. Quanta grazia pindarica, kàris, di Piacere e Bellezza, sentirsi inebriati dalla “rugiada del Suo Spirito [=iskiros, energia]” secondo anche il pensiero di Isaia. Di quell’Isaia che sfiorò l’apice della Fonte Mistica, adombrato in un solo versetto: il 7 del capitolo 45!
    Solo Dio “crea” tutto. Al mistico lo svuotamento e l’abbandono, inconscio ed ignaro da dottrine di svuotamento ed abbandono. Icaro dei Soli dei Cieli di Sempre.

  • Giampiero ha detto:

    Più che di mistica io parlerei di mistiche. La pluridimensionalità della Dimensione Assoluta sembra riflettersi anche nelle esperienze mistiche ad Essa collegate. Una di queste, ad es. è l’esperienza del Vuoto. Penso comunque che l’esperienza della “vuotezza” sia possibile solo di riflesso, cioè attraverso la presa d’atto di tutti gli esseri dell’universo contenuti nell’intera successione spazio-temporale nella dimensione di una Coscienza Assoluta ( Logos, Verbo..), in un eterno presente, in perfetta e piena unità. Tali esperienze avvalorano la tesi del teologo cristiano-ortodosso Sergej Bulgakov quando parla di dimensione sofiologica della creazione, sia che venga vista (e vissuta) nella prospettiva di una Coscienza eterna, sia nel suo dispiegarsi nel tempo e nello spazio. Ecco, è proprio attraverso il contrasto apparente tra le due prospettive che la realtà che normalmente sperimentiamo ci appare poi inafferrabile, fluttuante , “vuota”; dopo ,appunto, aver fatto esperienza di questa dimensione che potremmo definire dell’Uno-Tutto.
    Concludo con una domanda caro sig. Matto: quale per lei la relazione tra la Chiesa storica, empirica, e le esperienze dei mistici che ad Essa aderiscono. Solo discrepanze o coglie anche della convergenze?
    Un caro saluto.

    • il Matto ha detto:

      Certamente non solo discrepanze ma anche convergenze, senza che queste ultime, per così dire, esauriscano il discorso, che viene completato … dalle discrepanze. Il Credo cattolico recita del Creatore di “tutte le cose visibili e invisibili”, perciò la Chiesa storica empirica visibile è completata dalla Chiesa mistica invisibile, e senza che vi sia contrasto se non per chi si arresti al visibile … contraddicendo il Credo.

      D’altra parte, la Dottrina scritta e spiegata non si ferma alla lettera, che pure ha la sua importanza, ma indica (dovrebbe indicare) il senso anagogico, ovvero della “proiezione” dell’Anima verso l’Assoluto, ove parole, definizioni e regole sono trascese.

    • Rolando ha detto:

      Caro GIAMPIERO, tu chiedi: “quale la relazione tra la Chiesa storica, empirica, e le esperienze dei mistici che ad Essa aderiscono. Solo discrepanze o coglie anche della convergenze?”.
      Io noto che la persona del “mistico”, l’esperienza del mistico, è realtà presente in ogni cultura religiosa e di tipo dottrinale e perfino di un dottrinale che contempla in sé l’infallibilità.
      Tu chiedi quale relazione ci può essere tra l’esperienza dei mistici e la realtà empirica di una dottrina istituzionale nel cui ambito il mistico si trova a nascere e vivere.
      “Quale la relazione”: al singolare.
      Infatti penso ce ne sia una sola ed è quella che accomuna tutti i mistici della Terra nella singolare esperienza astraendoli dalla cultura dottrinale di geografica contingenza e sublimandoli in una esperienza inesprimibile unica nella sua specificità. Questa e solo questa “la” relazione.
      Non dimentico mai l’insegnamento di un mistico che ho avuto la grazia di incontrare da giovane imberbe: l’eremita camaldolese dei riformati del beato Giustiniani: il padre don Giacomo del Rio. Mi chiese cosa, secondo me, fosse più importante nella vita del credente. Io sciorinai tutte le cose più importanti della dottrina cattolica in cui ero stato “istruito”: dai sacramenti della Chiesa, alla grazia santificante, alla preghiera, ecc… Lui rispondeva sempre: Nò!. Mi arresi. E lui: “Il Silenzio”.
      Una cosa mi sento di dire: il mistico non farebbe del male neppure ad una formica, ad un lombricco.
      Il mistico smonta la forza con la forza. Il suo Tempio è ovunque.
      Povere, inutili parole: compatite!

      • il Matto ha detto:

        Anche don Giacomo del Rio doveva essere un Matto: diceva che la cosa più importante è il silenzio 😃

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Ah ah il solito Matto. 😁
    Prego servitevi da lui ed andate al manicomio delle idee, tutte buone e tutte false senza distinzione nell’ impossibilità del linguaggio umano di cogliere Dio.
    E nel desiderio di innalzarsi al settimo cielo ( orgoglio o umiltà ?).
    Comunque tutti i matti sono ben accolti nella Chiesa Sinodista ( o si dice Sinodica da diabolica ma anche da Cattolica … Ach .. a forse di frequentare il matto mi corrupisco anche io !). Stanno sul nuovo albero 🌲 della libertà che presto sostituirà la Croce. Niente a che vedere con gli alberi della Genesi se non un richiamo imposturo,una copia fake . Gli hanno preparato un posto in alto, a tre quarti , sulla destra , pardon sulla sinistra , tutti ordinati , per dirla all’ antoniana, in fila per tre con resto di due.
    C’è posto per tutti nella Chiesa Nuova Sinodista , tranne per quei “maledetti” che si mettono a piangere quando vedono la Croce di Cristo.
    C’è voosto p

    • il Matto ha detto:

      Mi fa piacere che sono causa di un’allegra risata per un “orso” come lei, caro GARIBOZZI 😁.

      Il suo sprezzante commento, sicuramente da Sano di mente, la dice lunga sula sua incapacità di entrare nel merito di quanto riporta l’articolo, forse per il timore di “corrupirsi” (?).

      Mi attribuisce un’appartenenza alla Chiesa Sinodista che è quanto di più distante da me, da come chiarissimamente risulta dal mio articolo che si rifà a mistici di secoli addietro!

      Checché ne possa peonsare, «I “maledetti” che si mettono a piangere quando vedono la Croce di Cristo» godono del mio pieno rispetto.

      Il suo commento è una zuppa andata a male 😥.

  • Riccardo ha detto:

    Incredibile quanta gente non si accorge di star facendo giri di parole intorno al vuoto e pensa pure di avere una conoscenza (pardon, consapevolezza) superiore.

    Tipo quelli che stanno dietro al gossip e ai pettegolezzi: stessa consapevolezza di “saperne di più”.

    • lL MATTO ha detto:

      Vuol spiegarsi, per cortesia? Grazie.

      • Riccardo ha detto:

        In tutti i tuoi post non dici nulla, porti solo giri di parole o citazioni per dire “non si può dire nulla di sicuro”. Giri intorno al vuoto credendo pure di star dicendo qualcosa – esattamente come il gossip e i pettegolezzi: parole e basta, il che è anche ironico visto che parli di “ascetismo”, “misticismo” e “silenzio”. Che riesci a connettere questo “misticismo” del vuoto a gente che comanda a bacchetta e tirannicamente, ordinando una volta una cosa e un’altra il suo contrario con l’unico obbligo inderogabile di obbedire senza discutere – ma ti rendi conto di quello che dici?

        Chissà cos’aveva il mio commento che richiedesse una spiegazione…comunque se non ti basta questa prova qui:

        https://www.amazon.it/Stronzate-saggio-filosofico-Harry-Frankfurt/dp/8817008532

        • il Matto ha detto:

          Classico commento di un Sano di mente.
          Grazie comunque.

        • il Matto ha detto:

          Dimenticavo: chi crede di individuare le stronzate altrui dovrebbe essere uno che è esente dalle proprie, eventualità improbabilissima fra gli esseri umani.

          Facciamo salomonicamente così:
          io mi tengo le mie stronzate e lei si tiene le sue.

          • Riccardo ha detto:

            Praticamente la tua risposta è “specchio riflesso”, come all’asilo. Non ti sei accorto che “chi crede di individuare le stronzate altrui dovrebbe essere uno che è esente dalle proprie” è una fallacia logica, ma da quello che scrivi la logica dev’essere una rigidità aliena all’impermanenza delle cose – il modo migliore per giustificare il non dire nulla e assolversi da ogni possibile critica di star girando intorno al vuoto.

            Ma del resto partire dalla negazione della realtà è il modo migliore per non avere mai torto: nessuna realtà potrà mai dare torto a chi la rifiuta.

        • Adriana 1 ha detto:

          Vedo, dalla sua segnalazione, che- secondo lei- un “vero” filosofo deve essere affetto da coprolalia. Ma, almeno, ha letto il libro indicato, o si è fermato alla smilza presentazione? Lei mi ricorda, nel “Convito” di Platone, il convitato Erissimaco, che vede nel regolare riempimento e svuotamento del corpo la manifestazione dell’eros, non meno che nell’affetto tra due esseri umani. A ciascuno la sua dimensione…

    • lL MATTO ha detto:

      Vuol spiegarsi, per cortesia? Grazie.

  • Adriana 1 ha detto:

    Tullio serio

  • Rolando ha detto:

    Non è possibile vero e sincero personale Amor di Dio ed in pari tempo rimanere schiavo della personale, amata consapevolezza dell’istinto di conservazione in vita senza convintamente rinunciarvi per puro Amore del Dio. Nel silenzio divino.
    Ogni dottrina di salvezza in cui l’uomo crede di credere e vi impegna la propria fiducia altro non è che autoinganno di fallace, umana negoziazione.
    Nessun negoziato ci può essere tra Dio e l’uomo, neppure quello sacro, ma solo silente “abbandono”.
    Bisogna personificarsi in un grano di incenso amoroso: benedetto da Colui in onore del Quale agogna consumarsi bruciando. Amen.
    Questo mi sembra il pensiero più sublime del mistico cristiano Meister Eckhart. E il pensiero più libero dalla Libertà.

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Rolando,
      l’A.T. è ricco di negoziazioni, da Abramo a Giacobbe, a Gedeone, a Mosè ecc…anzi, il nome stesso- Testamento-
      significa patto. Esiste anche un interrogativo antichissimo: “Come fai a pregare un dio se tu non sei un dio?” Meister Eckhard che si fa “totus suus” tocca i vertici dell’Apsu (dell’Abisso).

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Alleanze non negoziazioni. Alleanze.

        • Rolando ha detto:

          Carissimo STILUMCURIALE EMERITO….
          “Alleanze non negoziazioni. Alleanze.” Tu scrivi.
          Ma chi la propone, da chi sorge l’esigenza?
          Da chi ne ha BISOGNO o da Chi non può avere BISOGNO ALCUNO.
          Da chi è necessitato o da Chi non lo è assolutamente?
          Mi sa che il presocratico Crizia abbia ragioni umane da vendere a proposito del tirare in ballo l’idea di Dio, l’idea del tò theion [=il divino] a servizio del Potere umano. Di territori, confini, alleanze pretestuose anche per laici autodichiatatisi tali! Ah!

        • Adriana 1 ha detto:

          Perchè “berit” ( patto, con tanto di vittima “tagliata”)è stata tradotta nel greco diatheke. Due concezioni, due culture… in rete si trovano numerosi articoli su questo.
          Semplificando, basta ricordare la contrattazione tra Abramo e Dio a proposito degli abitanti di Sodoma da salvare. E, cmq., tale patto faceva ottenere pratici vantaggi all’uomo solo se questi avesse obbedito
          – totalmente- alla volontà superiore…infatti, per una spontanea, eccessiva e devota vicinanza a Yahwè, Costui fece fuori ben tre dei figli di Aronne. Se questa la chiami “alleanza”…

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Ma quale contrattazione? Abramo supplica e Dio lo ascolta.
            Purtroppo la realtà è che a Sodoma non c’era nemmeno un giusto.
            Cara la mia eruditissima Adriana, chi sei tu per giudicare Dio?

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro il mio appassionato lettore biblico,
            e chi sei tu per fare il portavoce di Eloah, o di Ya, o di Kol, o di El Shadday?

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Stilum curiale emerito,
            ho dimenticato di aggiungere alla mia risposta una reazione naturale- anche se minima- sull’ aggettivo superlativo: “eruditissima”.
            Primo, perchè non lo sono;
            Secondo, perchè cercare di istruirsi e di conoscere non è un peccato, né una cosa proibita;
            Terzo, perchè sono abbastanza stufa delle ironie maschili, veramente “stupidine,” sul diritto delle donne di studiare. Questi maschietti “devoti” preferirebbero, evidentemente, aver a che fare con il modello femminile di stampo paolino. Per fortuna è passato un po’ di tempo da allora, anche se essi sembrano rimasti al tempo di Ipazia, del Vescovo Cirillo e dei disgustosi Parabolani.

      • Rolando ha detto:

        Infatti, cara Adriana1, tu conosci bene donde deriva il termine “preghiera” e quale ne sia la portata!
        Il Dio “sa” da sempre e per sempre, prima della nostra interessata preghiera da negoziazione, ciò che ci vuole dare e ci dà.
        È inutile chiedere. Si sa che vorremmo vivere per sempre. L’istinto naturale e personale di conservazione cosciente in vita “sempre” fa a botte col “cui contigit nasci instat et mori” ed allora… negoziamo sul prodotto “Immortalità” che… altro non è che Dio stesso. Ed abbiamo l’empietà di chiamarlo “Amor Dei”.
        La mitologia greca, in questo la trovo “religio” purissima con la sua “eusebeia” verso il mondo del “to theion”.
        Gli dei omerici avevano le loro leggi e lasciarono del tutto liberi gli umani a scoprire le proprie. Senza rivelazione alcuna, che mi sa tanto di furbizia politica del Potente di turno che “si serve” del Dio, proprio come aveva intuito Crizia, tra i Presocratici.

      • Rolando ha detto:

        E appunto, Adriana1 carissima, ecco una magnifica negoziazione di Rivelazione, quella “vera”, della bibbia anche cristiana ! Oltre il prodotto di convenienza, l’acquirente umano acquisisce anche il divin Produttore.
        “E votò Giacobbe voto dicendo: Se sarà ELOHIM con me e custodirà me nella via la questa che io andante e darà a me lehem [=pane] da mangiare e veste da indossare e io ritornerò in pace a casa di padre mio, allora sarà YHWH per me come ELOHIM e la pietra la questa che misi, stele sarà di casa ELOHIM. E tutto ciò che darai a me decimare, decimerò esso per Te”.” (Gn28, 20-22).
        Queste parole rivelano ciò che esattamente fa ogni vivente con il fantasma del proprio destino quando in Natura gli sembra di aver trovato una “convenienza” per sé.
        Solo che qui, il fortunato s’intasca anche le decime destinate al Divino! Infatti non mi pare che tra i Divini circolasse valuta umana!
        Tertulliano, insospettabile, commenterà questo passo biblico scrivendo: “NISI HOMINI DEUS PLACUERIT, DEUS NON ERIT” (Apologetico V,1).
        Certo! Il Patto. E che Patto.
        Mi vengono in mente certi patti di dotazione matrimoniale!!!

        • Adriana 1 ha detto:

          Caro Rolando,
          pare proprio che Giacobbe fosse un “furbo”- come si dimostra anche dalla sua operazione “genetico/mentale” sulle pecore. Anzi un maestro di furbizia e capace di trasmetterla a molti…

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro il Matto,
    quindi, mi verrebbe da dire che l’ascesa mistica dell’uomo
    ( chiuso nella sua cameretta, o collocato sulla vetta di una montagna ) non consisterebbe nella sua totalizzante e affannosa ricerca di Dio, bensì nel farsi
    – da Dio- ricercare , offrendo la propria mente “silenziosa”, il proprio corpo “abbandonato” a quello straordinario “Invasore”.
    Non sembri un paradosso, anche se apparentemente lo è… ma quante volte è proprio la corda tesa del paradosso a rivelare una verità nascosta?
    Il tuo discorso trascina verso l’alto, ma quella che ami rimane una “pratica” non pratica per pochi individui isolati. E’ un commendevole auspicio quello di una purificazione della Chiesa- una volta liberata dal “legalismo teologico, canonico, dal suo potere istituzionale ecclesiastico sulla laicità”-… Resta il fatto che anche la Chiesa depurata cui aspiri si chiama comunque Chiesa: Ecclesìa, ossia riunione di fedeli,
    istituzione collettiva che -come tale- non può prescindere dal dare regole ( o leggi ) valide per tutta la comunità, intendendo con ciò anche regole “spirituali”.
    Meister Echkart fu un ammirevole esponente della mistica, ma, se fosse vissuto un pochino più a lungo, sarebbe finito nei guai proprio per iniziativa di quella Chiesa di cui egli faceva parte e di cui stava scalzando le basi terrene per troppo amore di Dio per Dio.

    • Rolando ha detto:

      “Meister Echkart fu un ammirevole esponente della mistica, ma, se fosse vissuto un pochino più a lungo, sarebbe finito nei guai proprio per iniziativa di quella Chiesa di cui egli faceva parte e di cui stava scalzando le basi terrene per troppo amore di Dio per Dio.”
      Cara Adriana1, non c’è alcun dubbio che sia così!
      D’altronde un Tempio (Chiesa) non fatto da mani d’uomo era un programma anche dei poveri eremiti di Qunram e poi ripreso tale quale da Gesù.
      “Chi ama una sola donna, è crudele con tutte le altre” musica quel genio di Mozart! Un esteso, pazzo, sentimento d’amore, di bisogno d’amore, non conosce limiti. E chi mai può conoscere i confini della “psichè” umana? mi risulta abbia scritto Eraclito!
      E dov’è andata finire la sapienza dei sapienti? chiosa un altro pazzo, diventato poi l’autentico fondatore di dottrina a servizio di Potere (Rm13,1).
      La pazzia ha confini? Nel Boris Godunov chi canta il lamento sulla politica umana?

    • il Matto ha detto:

      Ragionevoli osservazioni.

      Ma il Nucleo Mistico/Contemplativo resta il Centro Vitale di ogni Religione positiva (“esteriore”), necessitante sì, di regole, ma che siano, come si dice, poche ma buone. Sfido qualunque cattolico a sostenere che osserva il Catechismo di Trento in tutto e per tutto.

      E, d’altra parte, come ho scritto nell’articolo, è proprio il coacervo straripante di regole che sta provocando il bailamme (provvidenziale) che dilania la Chiesa e che prelude ad un’ineluttabile cambiamento.

      E non sarà un caso che alla decadenza ecclesiastica si accompagni quella degli Ordini contemplativi, i quali se si fondano in maniera eminente sull’attività contemplativa (Ora et labora) non per questo vanno considerati “possessori” esclusivi di tale attività.

      L’Ecclesia, o riunione di fedeli, dovrà tornare ad essere vivificata dal Nucleo Mistico di cui possono benissimo far parte anche i laici.

      E, in ogni caso: “molti i chiamati, pochi gli eletti”: Parola di Dio!

      • Adriana 1 ha detto:

        “Molti i chiamati, pochi gli eletti”…ma una Chiesa che desidera omologarsi alle strutture del diritto pubblico democratico non può che affrontarne le inevitabili conseguenze:
        ” Il diritto pubblico fondato sull’eguaglianza di massa andrà in pezzi perchè non riconosce la “disuguaglianza di valore “, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga. ” (Henri-Frédéric Amiel, “frammenti di diario intimo” (giugno 1871).
        Che fosse più ottimista il terribile Calvino con la sua non-chiesa, ma “Città dei Santi”? Dura, dura faccenda la organizzazione umana…

  • Lucidator ha detto:

    Grazie infinite a Marco Tosatti per questa preziosa piccola antologia.

    Seguo peraltro i documenti di Stilum Curiae ab immemorabili e vi trovo sempre cose interessanti e interessantissime (ad esempio ho letto per la prima volta qui – nel 2018 – il documento iniziale dell’arcivescovo Viganò ).

    Ad maiora

  • ORGANUM ha detto:

    Il linguaggio della mistica è come quello della poesia:bello,toccante,commovente e suggestivo.E affascinante.
    Ma quando siamo costretti,dalla realtà,a dire cose che possono essere VERE o FALSE non possiamo accettare le CONTRADDIZIONI di cui il linguaggio mistico e poetico abbondano.
    Ex falso quodlibet.

    • lL MATTO ha detto:

      Di quale “realtà” lei parla? Di quella terrena piena di … contraddizioni? E queste si possono accettare?

    • Rolando ha detto:

      Eppure non è, per caso, una contraddizione Isaia 45,7?
      Provaci a scioglierla!
      E non è la sola!!!

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Mi è piaciuto questo articolo, denso di citazioni forti, dai mille risvolti e molto profonde, ma…resta aperto il grande dilemma che non fa distinzione alcuna tra Matti (di mente o di cuore?…) e Sani (di mente o di cuore?…):

    QUANTO SIAMO COERENTI CON QUEL CHE PREDICHIAMO?

    L’unica lezione che resta impressa, alla fine, è l’esempio che diamo; anzi, è l’esempio che siamo!

    Misticismo è concretezza: la concretezza dei Santi!

    Non v’è concretezza senza coerenza, nè coerenza senza misticismo.

    • Rolando ha detto:

      Caro OCCHI APERTI, quando si è Matti, si è Matti e matta è anche la presunta “concretezza” dei Santi (canonizzati?) nella mente di chi la crede.
      Se non ci si libera dalle “dottrine” non si può essere Matti. Nessuno può servire due Padroni!

    • lL MATTO ha detto:

      C’è il conformismo dei Sani di mente e c”è l’anticonformismo dei Matti. L’intoppo sta nel fatto che i primi pensano di essere i soli sulla faccia della terra e dileggiano i secondi. Invece, c’è spazio per tutti.

  • Rolando ha detto:

    Ah, Meister Eckhart: “Nessuno ama Dio per Dio perché nessuno ama il silenzio per il silenzio”.
    Anche volendo favorire il silenzio, lo si annulla di fatto in traduzione verbale.
    Io ritengo sia il più grande dei mistici di produzione cristiana.