La vittoria schiacciante di Donald Trump in USA e il suo prossimo ritorno alla Casa Bianca non faranno che accelerare la crisi di una Europa in fase terminale: l’Europa dell’UE e della BCE, dell’agenda green e dei sempre nuovi diritti, dell’aborto e del transessualismo, dell’immigrazionismo e del secolarismo anticristiano, della guerra senza fine alla Russia, quell’Europa artificiale e ideologica sarà abbandonata dagli USA trumpiani ad una indecorosa agonia.
Questa Europa moribonda dovrà pure gestire il buco nero dell’Ucraina, ovvero le conseguenze continentali di un fallimento senza precedenti dell’euro-atlantismo. Presto vedremo Trump e Putin abbracciarsi come vecchi amici in qualche summit internazionale e all’Europa resteranno i cocci rotti.
Non che sia Trump – e neppure Putin – la causa della malattia mortale dell’Europa, che muore per causa propria, per scelte stratificate nei decenni (e forse pure nei secoli), scelte suicide prima di tutto sul piano spirituale, morale e culturale … poi a cascata su quello demografico, economico, politico.
In questo orizzonte di morte per il Vecchio Continente si intravvedono però anche piccoli segni di speranza in quelle forze religiose, morali, culturali e politiche “di resistenza”, capaci di opporre al sistema dominante la forza della verità, della legge morale naturale, della Tradizione Cattolica e di una idea di societas christiana radicalmente altra dai paradigmi dell’ideologia liberaldemocratica. Sono ancora segni minimi e apparentemente irrilevanti rispetto ai grandi numeri ma sono realtà vivaci, giovani, in crescita e certamente destinate a beneficiare del nuovo clima che la presidenza Trump imporrà.
Quest’anno l’Osservatorio ha voluto riflettere proprio sulla fine (ingloriosa) dell’Europa e così ha dedicato al tema il suo 16° Rapporto sulla DSC nel mondo significativamente intitolato “Finis Europae: un epitaffio per il Vecchio Continente?”. Rapporto denso di autorevoli contributi, primi tra tutti quelli degli arcivescovi Crepaldi (fondatore dell’Osservatorio) e Jędraszewski di Cracovia. Nomi autorevolissimi di accademici, intellettuali e giornalisti concorrono al Rapporto, dal geografo Battisti al giurista Ronco, dal patologo Bellavite al filosofo Scandroglio, dall’economista Milano allo storico Réveillard e molti altri.
Rapporto che sarà presentato in Italia sabato 23 novembre alla VI Giornata Nazionale della Dottrina sociale della Chiesa che si svolgerà a Lonigo (Vicenza) presso Villa San Fermo.
Come ormai tradizione, l’Osservatorio, in collaborazione con la Nuova Bussola Quotidiana e il Coordinamento Nazionale Justitia et Pax, promuove la Giornata della DSC come momento di studio e di divulgazione ma anche come occasione di incontro e confronta tra tutti coloro che condividono l’impegno per la DSC.
Quest’anno la Giornata Nazionale vedrà intervenire l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, don Samuele Cecotti, il direttore professor Stefano Fontana, il direttore della NBQ dottor Riccardo Cascioli, il professor Gianfranco Battisti, la dottoressa Lorenza Formicola e il professor Tommaso Scandroglio. Tutti impegnati nell’offrire una lettura cattolica dei processi che stanno interessando l’Europa sotto il profilo demografico, economico, morale-giuridico, culturale e religioso così da comprenderne l’agonia e delineare la risposta cristiana a simili scenari.
Ci sarà, come ogni anno, la possibilità di pranzare assieme e di conversare scambiando opinioni e contatti.
L’invito è a iscrivervi il prima possibile per avere certezza di trovare posto e per facilitare il lavoro degli organizzatori. Arrivederci a Lonigo per la Giornata Nazionale della DSC!
don Samuele Cecotti
(Foto: Pxhere)
GRANDE CECOTTI !!! un vero gigante nel povero mondo cattolico.