Santa Maria Maggiore e la Mega-Pubblicità. Una Gigantesca Vergogna. Benedetta De Vito.

25 Ottobre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito è tornata a Roma dopo lunghi giri per l’Italia, e ha trovato una pessima sorpresa ad attenderla…ma ve ne parla lei. Buona lettura e condivisione.

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Tornata a Roma nel dolce ottobre monticiano che tanto amo, rimetto a posto i pezzetti di me che ho lasciato sparpagliati sul pavimento color cioccolato della piccola mia sala romana. Ho tante carte da smistare, corsi di deontologia professionale da frequentare, avvocati da chiamare, articoli da scrivere per chi amo. Passano i giorni e in bell’ordine – ah sollievo – eccomi di nuovo libera dai vincoli che, svincolati, se ne stanno a dormire sul bracciolo del sofà e lì vicini, ho steso i panni del dovere che profumano adesso, ripuliti e rimessi a nuovo, e mi sorridono con un “finalmente” ricamato sulla fronte. Intanto, molto felice, ho ripreso ad andare tutti i giorni a Messa e in giro per le tante chiese monticiane (e in tutte vorrei andare…) che sono come fiori tra la Via in Selci e la piazza di Magnanapoli. Per ultima (ma non nel cuore) sono andata a Sant’Agata dei Goti e…

Ma andiamo a piedi pigri e tornando a lunedì scorso. E’ buio ancora nel lucore appena acceso dagli angioletti del mattino presto quando, fatti quattro passi, mi trovo sulla vallata del saliscendi di Via Panisperna, lì dove la strada monticiana bacia in quadrivio la Via dei Serpenti. Sto per voltare sulla sinistra per raggiungere l’entrata secondaria della chiesa quando, con la coda dell’occhio, vedo come una linguaccia di luci e pasticci sulla salita lì dove indovino le forme amate di Santa Maria Maggiore. Oh che cosa è, mi chiedo quell’obbrobrio, e mi par di leggere, nello sfarfallio sgargiante, come i reel di feisbuk, lassù una qualche marca nota della moda. Ma noooo, mi dico, di certo mi sbaglio io e quel cartellone lì che, volgare, ammicca al mondo sbadato che lì cammina, è magari sulla piazza o chissà dove.

Giro i tacchi, avanti, alla funzione. Alla fine della Messa, però, mi trovo, vivissimo e dispettoso, il pastrocchio in faccia e mi sembra che mi provochi con un tiè e un marameo. Sicché decido, basta, vado su a controllare. Su e giù per Via Panisperna, attraverso la via Cavour e subito, da quella prospettiva di vicinanza, il dubbio si fa certezza: quel cartellone pubblicitario mobile, un mega schermo di tivvù, che fa tanto bleidranner è proprio appiccicato alla Santa Basilica liberiana! Oh Signore perdonaci!  La Tua casa, dolcissima Maria, usata per far denaro… Dimitto auricolas, cammino a occhi chiusi chiedendo ancora perdono al Signore per l’abuso, per la volgarità, per la mancanza di rispetto e d’amore. Per  l’orrore. Il mio cuore si stringe in un singhiozzo. E credo di esser l’unica indignata speciale perché tutt’attorno mi pare di camminare nel bel mezzo d’un gregge legato al cellulare. Non so se son persone più, di certo sono indifferenti e gli occhi a terra, vuoti…

Proseguo nell’andare perché ho il sospetto che l’orrore non sia finito qui, ma che abbia un altro capolinea anche dall’altra parte, cioè davanti alla facciata. Indovinato! Eccomi di fronte alla Basilica che amo (dove, anche, trovo il mio dolce Padre P.) e vedo con dolore grande e sdegno rinnovato che sulla sinistra un altro cartellone animato urla e strepita nel primo mattino e che, avvilita, la Madre di tutte le Basiliche mariane romane, costruita lì dove in un lontanissimo agosto miracolosamente nevicò, mi osserva attonita, addolorata.

Oh che cosa posso fare? Le dico e lei mi risponde: “Scrivi, scrivi!”. Intanto sono sotto la colonna dove alta, nel cielo ancora bruno, svetta la Santa Madonnina e mentre la guardo, occhi al cielo, m’accorgo del faccione della modella della casa di mode che guarda lei pure in direzione della Madonnina, ma ha gli stessi occhi vuoti di chi, poco prima, mi camminava accanto. Finito lo spot del faccione, eccone un altro. Oh, ma che bravi, si meritano proprio un applauso questi gestori, è la pubblicità delle visite alla basilica liberiana! Sì sì, come se fosse un museo, un’esposizione di cose antiche e morte e non la casa viva del Signore, la Basilica che splende d’oro nel suo ventre caldo e che custodisce la stupenda Salus Populi Romani, da venerare, una mammina in carne e sangue e un Bambinello che sorride. Non un luogo di preghiera, di raccoglimento, di amore, ma un posto da visitare per gli scatti su istagramme che danno tanti likes e cuoricini…

Preghiamo.

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5 commenti

  • Mario ha detto:

    La Chiesa è sempre vissuta e ha sempre prosperato grazie alla carità dei fedeli. Che ora gli esimi monsignori che reggono le basiliche oppure i santuari si affidino alle agenzie pubblicitarie per fare soldi è un segno della loro carenza di fede. Per questi trenta denari che si affannano a raccogliere dal mondo, perderanno l’obolo della vedova ma non solo. Anche l’obolo di San Pietro e 8×1000.
    PS Mi sembra di ricordare che anche il Duomo di Milano fu soggetto qualche anno fa a simili schermi pubblicitari giganti…

  • Rolando ha detto:

    Che nostalgico ricordo la pratica di un intero mese di maggio davanti l’icona della Salus Populi Romani!
    Indimenticabile!
    Sì, è vero. Ma è altrettanto vero che questa sacra “fabbrica” e mirabile, unico luogo, ha bisogno dei soldi e tanti per far fronte alle spese di manutenzione che comporta e non solo.
    Non bisogna mai dimenticare che le case di Dio, nella Storia umana, custodivano tutte il Tesoro.
    In parole povere erano anche quella che oggi chiamiamo Banca con le sue cassette di sicurezza. E senza movimento pecuniario non possono reggere.
    Se pregassimo sotto il cielo azzurro, quando è azzurro, cioè in un tempio non fatto da mani d’uomo, probabilmente si smascherirebbe il Dio di molti cuori!
    Certa pubblicità dà tanto fastidio, ma rivela una necessità.
    Oh! La cara via Panisperna!

  • Non Metuens Verbum ha detto:

    purtroppo da un pezzo non posso venire a Roma, ma rinnovo qui lo sdegno provato qualche anno fa, al trovare la Scala Santa (Non est locum sanctior) deturpata allo stesso modo di Santa Maria Maggiore. Andazzo dunque consolidato.

  • Non Metuens Verbum ha detto:

    purtroppo da un pezzo non posso venire a Roma, ma rinnovo qui lo sdegno provato qualche anno fa, al trovare la Scala Santa (Non est locum sanctior) deturpata allo stesso modo di Santa Maria Maggiore. Andazzo dunque consolidato.