Carri armati di Israele sono entrati con la forza in una base dell’Onu chiaramente segnalata, danneggiando strutture e ferendo il personale di pace dispiegato lungo il confine tra Israele e Libano. Lo rivela un rapporto confidenziale preparato da uno dei paesi che contribuisce alle forze di pace delle Nazioni unite e visionato dal Financial Times. Il documento, che include fotografie e dettagliati resoconti degli incidenti, evidenzia come le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero colpito in più occasioni le postazioni dell’Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni unite presente nell’area dal 1978. Tra le accuse più gravi, l’uso di munizioni al fosforo bianco che avrebbero ferito 15 peacekeepers.
Cos’è il fosforo bianco
Il fosforo bianco è una sostanza che si incendia spontaneamente a contatto con l’ossigeno, producendo un fumo denso e causando ustioni gravissime se entra in contatto con la pelle. Viene utilizzato in ambito militare principalmente per tre scopi: creare cortine fumogene per nascondere i movimenti delle truppe, illuminare i campi di battaglia di notte o come arma incendiaria. Sebbene non sia classificato come arma chimica e il suo uso militare non sia completamente vietato, le convenzioni internazionali ne proibiscono l’utilizzo in aree popolate da civili per gli effetti devastanti che può provocare.
Human Rights Watch aveva precedentemente documentato l’utilizzo del fosforo bianco da parte israeliana in Libano durante tutto il 2023. L’organizzazione ha verificato video ripresi sia al confine libanese che su Gaza che mostrano “scoppi multipli di fosforo bianco sparato dall’artiglieria” sopra il porto di Gaza City e due località rurali lungo il confine israelo-libanese. Nel 2013 l’esercito israeliano aveva annunciato di voler eliminare gradualmente le munizioni fumogene al fosforo bianco, utilizzate durante l’offensiva su Gaza del 2008-09, che aveva portato ad accuse di crimini di guerra da parte di vari gruppi per i diritti umani.
Gli incidenti
Tra gli episodi più gravi segnalati nel rapporto, il 10 ottobre un carro armato Merkava avrebbe aperto il fuoco contro una torre di osservazione nel quartier generale Unifil di Naqoura, ferendo due peacekeepers. Richard Weir, ricercatore senior per i conflitti e le armi di Human Rights Watch, ha confermato che il grande foro circolare documentato nelle fotografie “è coerente con il fuoco diretto”. Lo stesso giorno, le forze israeliane hanno attaccato un bunker dove si erano rifugiati alcuni caschi blu italiani a Labbouneh, dopo aver condotto operazioni di sorveglianza con droni e aver distrutto le telecamere della postazione. Le immagini mostrano “un grande cumulo di detriti che rotola sotto un buco nell’angolo dell’edificio”.
Come riporta Reuters, il portavoce dell’Unifil Andrea Tenenti ha denunciato “almeno cinque attacchi deliberati” contro le forze di pace. Le forze Onu hanno anche riferito che un drone abbattuto vicino a una nave Unifil proveniva da sud. Di tutta risposta, le autorità israeliane sostengono che l’Unifil stia fungendo da scudo umano per i combattenti di Hezbollah e hanno chiesto l’evacuazione dei peacekeepers dal Libano meridionale, richiesta respinta all’unanimità dai 50 paesi che contribuiscono alla missione con circa 10.000 militari. La situazione si è ulteriormente aggravata domenica scorsa quando, come riporta il Financial Times, “un bulldozer dell’Idf ha deliberatamente demolito una torre di osservazione e la recinzione perimetrale di una posizione Onu a Marwahin”.
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La seconda notizia è un breve articolo de l’Antidiplomatico, che dà conto della strage continua a Gaza, e dello strangolamento della parte nord da parte degli Israeliani:
Gaza, IDF bombardano una scuola: 18 uccisi
Nel pomeriggio di oggi, l’esercito israeliano ha condotto un raid aereo su una scuola che fungeva da rifugio per gli sfollati situata presso il campo profughi di Nuseirat, nel governatorato di Deir al-Balah, al centro della Striscia. In seguito agli attacchi, almeno 18 persone sono state uccise, e oltre 40 ferite. Nel frattempo, continua l’assedio di Nord Gaza, dove da venti giorni l’esercito israeliano ha bloccato tutti gli accessi, prendendo di mira indiscriminatamente infrastrutture civili e cittadini; dall’inizio dell’assedio Israele ha ucciso oltre 770 persone. Dall’escalation del 7 ottobre 2023, invece, l’esercito israeliano ha ucciso per via diretta 42.847 palestinesi, mentre i feriti hanno superato il centinaio di migliaia di persone.
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Il terzo elemento è questo reel di Flavia Carocci su Instagram che sembra documentare l’uso di scudi umani palestinesi – legati e bendati – da parte dell’esercito israeliano per far esplodere eventuali mine antiuomo. L’originale è un servizio della CNN.
Lo trovate a questo collegamento.
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BIC/SWIFT: UNCRITM1E35
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Ma che vuoi commentare davanti a notizie così… si commentano da sole.
Sui mancati provvedimenti contro le atrocità commesse da Israele e sulle motivazioni, un illuminante intervento di Massimo Mazzucco:
youtube.com/watch?v=_47klW-jUx0&t=1331s.
Munizioni o bombe al fosforo…mi si rizzano i capelli.
Non si può dimenticare il bombardamento di Dresda e gli effetti atroci sui civili da parte dei “liberatori”.