Morte e Speculazione a Verona. Vincenzo Fedele.
23 Ottobre 2024
4 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul tragico episodio di Verona. Buona lettura e condivisione.
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Morte e speculazione a Verona
La notizia è che un “migrante” è morto domenica a Verona ucciso da un poliziotto dopo che aveva scorrazzato per tutta la notte con un coltello minacciando anche i vigili urbani veronesi. Anzitutto il “migrante” aveva un nome e un cognome, Moussa Diarra. Tutti gli esseri umani sono persone con un nome e non cose o aggettivi.
Io sono dalla parte della polizia, ma non sempre e comunque.
Il “senza se e senza ma” lo lascio ai sinistri che hanno solo certezze e adesso cavalcheranno anche le stupidaggini della commissione europea che marchia la nostra polizia come razzista contro ogni senso logico e contro la verità. Quando si mette l’ideologia davanti al buon senso accade anche questo. Cerchiamo di ragionare con buon senso e lasciamo altri a remare contro l’Italia.
La magistratura fa bene a valutare se esistono gli estremi della legittima difesa. Non so se il colpo di pistola fosse l’unica, o l’ultima, possibilità per il poliziotto di reagire ad una aggressione che poteva costargli la vita.
Il quadro sembra chiaro: il “migrante” aveva scorrazzato con un coltello in preda a depressione, alcool, droga o altro. I poliziotti ne erano a conoscenza quindi, con l’usuale professionalità, forse potevano bloccarlo senza arrivare all’estremo di usare le armi. Si parla tanto di professionalità, ma quando serve si mette da parte.
Diverso sarebbe stato se, ad esempio, una pattuglia fosse incappata per caso in un energumeno che con un coltello minacciasse qualcuno e, nell’emergenza, dovesse operare in risposta ad una situazione imprevista. Se il quadro era chiaro forse si poteva operare in modo diverso. Oltretutto, a quanto sembra, i colpi sparati sono stati tre e non uno solo e mortale. Deciderà la magistratura in base allo svolgimento dei fatti.
In tema di legittima difesa è stato anche fatto un parallelo con la reazione del cinese che di notte scopre ladri nel suo negozio, scende in strada con un paio di forbici e, nella colluttazione, uccide uno dei ladri. In quel caso penso che la legittima difesa sia sacrosanta. Di notte non sai chi hai di fronte, se sia armato o meno e che intenzioni abbia. Prendi la prima cosa che ti capita sottomano, le forbici, e cerchi di fronteggiarlo. Non è un’azione premeditata, altrimenti non prenderesti le forbici, ed agisci in emergenza, spinto dall’insieme di rabbia e paura. Ci scappa il morto ed il cinese viene messo in carcere, poi rilasciato e posto agli arresti domiciliari, ma dipinto come un assassino seriale che uccide per pochi gratta e vinci derubati.
Se si assembla il tutto in un unico guazzabuglio non si chiarisce nulla. Il cinese in galera ha reagito in emergenza, di notte e a seguito di una aggressione in casa. Il poliziotto ha reagito in un quadro chiaro e prevedibile, ma viene difeso o condannato solo su base ideologica e a prescindere. Entrambe le posizioni sono degne del miglior Guareschi di “Visto da destra – Visto da sinistra”.
Anche sul lessico dei media, sull’approccio ecclesiastico e su quello politico dobbiamo riflettere.
Il Corrierone della sera ha titolato “Migrante ucciso in stazione”. Le delicatezze riservate ai “migranti”, che diventano “persone” o “ragazzi” quando sono loro ad aggredire, rubare, violentare o stuprare, quì non sono in uso. Non si parla di “ragazzo” ucciso, neanche di “accoltellatore” o “pazzoide” o altro appellativo anonimo. E’ il “migrante” che è stato ucciso, e occorre leggere il testo per entrare nel merito. La privacy degli altri casi, quì non conviene usarla perché non avrebbe reso l’idea del martire immolato.
Potenza dell’ipocrisia per indirizzare la pubblica opinione con lo stile di riportare asetticamente la realtà nascondendola dietro una verità di facciata. Certo che il morto era un “migrante” e nessuno può imputare al corrierone di avere scritto falsità. Forse sarebbe stato appropriato dire “clandestino”, ma non sarebbe stato politicamente corretto. “Migrante” rende l’idea della vittima, pur senza estremizzare e dipingerlo come un George Floyd nostrano vessato e assassinato dalla polizia.
Il Vescovo della Diocesi di Verona, mons. Pompili, ha intanto convocato per venerdì 25 ottobre una preghiera comunitaria nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Verona. Pregare per le anime dei trapassati è dovere di ogni cristiano, anche se il morto è vittima di una sparatoria, per quanto provocata.
Quello che lascia perplessi sono le motivazioni della preghiera per cui il presule chiama a raccolta con un comunicato della Diocesi. “Vuole essere prima di tutto un segno di speranza, di pace, di luce“. La Diocesi, dice, vuole evitare polemiche e strumentalizzazioni e vuole solo chiedersi “come potrà la chiesa rispondere all’appello del Signore ad essere luce che risplende davanti agli uomini e alle donne di oggi”. Prosegue ricordando che: “È solo un piccolo passo per rinnovare l’impegno per la Pace e il Bene comune” e richiama le parole di Papa Francesco: “le ideologie non hanno piedi per camminare, non hanno mani per curare le ferite, non hanno occhi per vedere le sofferenze dell’altro. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti, insieme tutti’”. Notevole che “le ideologie” non hanno piedi per camminare e devono farlo con i piedi nostri. Le ideologie che fanno la pace è nuova, ma non ci facciamo mancare nulla .
Non si prega, quindi, per il bene dell’anima del povero defunto ma per la “pace e il bene comune” domandandosi come dovrebbe rispondere la Chiesa all’appello di nostro Signore “ad essere luce che risplende davanti agli uomini e alle donne di oggi” visto che dopo 2.000 anni le risposte non le abbiamo più.
Sembrerebbe qualche commemorazione di un evento di rilevanza internazionale o la santificazione di qualcuno (forse il morto) a fronte della condanna preventiva dell’assassino. Questo ci dovrebbe spingere a favorire la pace e il bene comune in un insipido buonismo di maniera, sfruttando la morte violenta di un povero ragazzo depresso, o agitato da allucinogeni o altro. Tacere e occultare che aveva imperversato in città per una intera notte e chiamare a questa specie di veglia funebre senza il morto sembra quasi una imputazione per tutti noi colpevoli di non fare, o non fare abbastanza, per il vivere civile e la convivenza dei popoli.
Coprire con belle parole retoriche, buone per tutte le stagioni e tutte le circostanze, un fatto tragico che dovrebbe veramente interrogarci, nel profondo, sulla giustizia vera, in fondo è solo la dimostrazione che è proprio vero che abbiamo perso la luce di Cristo, non crediamo più nella Sua Verità e per questo abbiamo perso la pace, la libertà e l’identità e non sappiamo neanche più pregare per chiederle in alto loco.
Di questo dovrebbe occuparsi, in via prioritaria, la politica, ma anche quì siamo nel delirio più totale che ammanta di ideologia ogni avvenimento sino a renderlo incomprensibile.
Un assessore della giunta rossa di Verona, Jacopo Buffolo, ha affermato che “ad un bisogno di aiuto e cura si è risposto a colpi di pistola”. Secondo l’assessore, infatti, il “migrante” avrebbe chiesto aiuto agli agenti che avrebbero risposto a pistolettate. Nulla della notte “brava” o del coltello anche contro gli agenti. Elucubrazioni che non sono neanche degne di essere commentate
Invece il segretario generale del SIULP, il maggior sindacato della pubblica sicurezza, replica per le rime ricordando i grossi problemi in cui è immersa tutta la zona della stazione ferroviaria di Verona dove anche i passeggeri in transito, gli esercenti dei negozi, i loro dipendenti e gli abitanti della zona subiscono aggressioni e minacce. Anche gli stessi agenti sono stati più volte aggrediti e addirittura “accerchiati da bande di criminali che non esitavano ad assicurarsi l’impunità con inaudite forme di violenza”. Il funzionario SIULP aggiunge, sempre riferito all’assessore, che “Sconcerta prendere atto che chi è istituzionalmente preposto ad assicurare la vivibilità della città si abbandoni oggi ad esternazioni che sembrano essere un tentativo di scaricare su altri le proprie responsabilità”.
Io sono sconcertato da queste dichiarazioni. Al netto delle castronerie che possa dire un assessore buonista in cerca di consenso a buon mercato, l’ordine pubblico deve essere garantito dalla polizia, prima ancora che dagli assessori ai diritti umani ed alle pari opportunità. Se veramente la situazione è questa cosa aspetta la polizia a presidiare la stazione ferroviaria o qualsiasi altro luogo in queste condizioni?
Accade che bande di africani circondino gli agenti di polizia in occasione di controlli, con vere e proprie aggressioni e tentativi di sottrazione delle armi agli agenti stessi. In queste situazioni non ci si limita a piagnucolare che i servizi sociali del Comune devono fare di più. Si circonda la stazione in tenuta antisommossa con controlli a tappeto, con l’ausilio delle telecamere per arresti in flagranza di reato, anche in differita, con accompagnamento nelle patrie galere o al Paese di origine dei violenti e dei delinquenti. Successivo presidio costante, diretto e con telecamere e quant’altro necessario.
Il sindacato di polizia protesta e si scaglia contro l’assessore, comunque ignobile, per non scagliarsi contro i suoi stessi vertici o contro la magistratura che manda liberi i pochi delinquenti che la polizia arresta. Siamo all’assurdo più totale e, ancora peggio, alla sua accettazione passiva speculando, da entrambe le parti, sulla pelle di un morto.
Parlando di errori politici, Salvini commenta questi fatti con un inqualificabile epitaffio sul defunto: “con tutto il rispetto, ma non ne sentiremo la mancanza”.
Obiettivamente neanche io sento la mancanza di un tizio che giri di notte con un coltello cercando di aggredire e forse ammazzare delle persone, ma un Ministro della Repubblica potrebbe commentare i fatti anche in altro modo. Forse potrebbe chiedere, magari in privato, al suo collega Ministro degli interni, come si sia potuto arrivare a questa situazione di degrado a Verona, e in molte altri parti d’Italia, che non coinvolge solo gli immigrati, regolari o clandestini che siano, ma anche molti nostri connazionali.
Purtroppo si parte sempre dalle piccole cose tralasciate, scusate e coperte che poi si trasformano in valanghe che tutto travolgono. Nella politica come nel vivere civile e nella Chiesa che ha smarrito Dio e non conosce più gli insegnamenti evangelici. Tutti insieme si corre appassionatamente per seppellire il residuo di civiltà che ancora ci rimane e che dovremmo invece difendere con le unghie e con i denti.
Vincenzo Fedele
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Tag: fedele, verona fedele
Categoria: Generale
Il rimedio proposto dai nostri politicanti italioti? Il tentativo di introdurre (proprio in questi giorni) il famigerato It wallet o portafoglio elettronico. Allo scopo, ovviamente, di schedare e fare il controllo sociale dei cittadini italiani mentre la feccia di importazione scorrazza indisturbata per le strade.
caro Fedele, poche volte sono d’accordo con lei , ma stvolta si. la sua ricostruzione impeccabile mostra come tutti in qualche modo abbiano sbagliato ,e prima e dopo ,e forse molto più del poliziotto che ha premuto il grilletto per legittima difesa (secondo un criminologo svedese e scrittore di gialli , in svezia ci si aspetta che la polizia spari alle gambe degli aggressori … neanche nei film americani accade . E poi che ce ne facciamo dello storpio ? pensione di invalidità + un processo civile per danni al poliziotto ? In italia per uno zingaro ammazzato per non si fermava al posto di blocco mi pare hce sia già successo … – chiuso inciso)
E dopo la sua ricostruzione , di cui la ringrazio tantissimo ,che facciamo ?
E accaduto nella piazza dove campeggia: ” ‘Azah kamavet ahavah” quello della Madre! (Ct 8,6).
“con tutto il rispetto, ma non ne sentiremo la mancanza”.
Questo fu anche il pensiero di Ponzio Pilato nel decretare : “Ibis ad crucem” di Gesù soprannominato Cristo.
Quello Crocifisso, che quel tale ostentò e baciò in Parlamento.
Solo i cristiani sono i peggiori nemici innanzitutto di se stessi.
A fulgore et tempestate libera nos Domine.