Alessandro Orsini: Meloni Abbia il Coraggio delle Sanzioni verso il Governo Netanyahu.
19 Ottobre 2024
7 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Alessandro Orsini sul Il Fatto Quotidiano che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.
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Di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) –
Guido Crosetto vuole ottenere un’autorizzazione a sparare sui soldati israeliani per difendersi dai loro attacchi. I 16 Paesi dell’Unione europea che partecipano a Unifil si stanno lasciando guidare da Crosetto assiso al centro della scena. Come è già accaduto con la guerra in Ucraina, una previsione è possibile anche in questo caso: il disastro assoluto. Cercherò di esprimermi nel modo più semplice possibile attraverso l’uso della domanda d’interesse pubblico.
Prima di procedere, occorre ricordare quale sia la regola aurea che tutti i governi dovrebbero seguire in politica internazionale: riflettere sulle conseguenze prevedibili delle loro decisioni. In Ucraina, Crosetto non ha riflettuto sulle conseguenze prevedibili della ricetta di Mario Draghi basata sull’esecrazione della diplomazia e l’invio infinito di armi a Zelensky.
La conseguenza è davanti agli occhi di tutti. L’Ucraina è diventato un grande buco nero. L’Ucraina ha perso quasi completamente lo sbocco al mare; ha perso la metà della popolazione in fuga; ha perso un esercito intero (quel che resta è un brandello); e ha perso pure le sue regioni più ricche. Quando si dice: “Il migliore”.
Questo difetto d’intelligenza in Ucraina si manifesta oggi anche in Giorgia Meloni con la missione Unifil. La domanda che vorrei porre a Meloni è questa: in che modo la popolazione a Gaza o in Libano sarebbe alleviata se un soldato Unifil uccidesse un soldato israeliano? Immaginiamo che accada. Guido Crosetto può spiegare in che modo l’uccisione di un soldato israeliano per mano di un soldato Unifil migliorerebbe la vita dei bambini a Gaza o in Libano?
La risposta è: in nessun modo. Netanyahu continuerebbe a bombardare e a massacrare.
Terminata la previsione, ecco la soluzione. Netanyahu non è in grado di estrarre dalla società israeliana le risorse per una guerra su quattro fronti: Yemen, Iran, Libano, Gaza. Israele non è la Russia. Le sanzioni metterebbero Israele in ginocchio in pochissimo tempo perché Israele è uno Stato debolissimo, completamente dipendente dagli aiuti esterni, in grave crisi economica. Con la sua popolazione minuscola, Israele deve trasformare i lavoratori in soldati. Anziché produrre beni di mercato, gli israeliani vanno al fronte. Tagliando a Israele gas, petrolio, armi e aiuti economici, Netanyahu esaurirebbe le risorse rapidamente, come dimostra la sua richiesta a Biden di ricevere 45.000 proiettili per i suoi carri armati Merkava, l’8 dicembre 2023. Israele era talmente disperato per la mancanza di munizioni che Biden ha dovuto scavalcare il Congresso per dargli i proiettili con una procedura d’urgenza. Dopo due mesi di guerra, Israele aveva già esaurito i proiettili per i suoi carri armati! Il sistema Iron Dome è in crisi. Israele è a corto di missili intercettori, come è parso evidente durante l’ultimo attacco dell’Iran.
Questa è la ragione per cui Biden ha dispiegato una quantità impressionante di mezzi per intercettare i missili iraniani. Israele, da solo, non può niente. Siccome Meloni ha la soluzione per fermare Netanyahu, fa una proposta che non ferma nessuno: ottenere l’autorizzazione a sparare contro i soldati israeliani invece di chiedere sanzioni “alla russa”, sanzioni durissime, le uniche in grado di fermare Netanyahu a Gaza e in Libano. Meloni si oppone alle sanzioni contro Israele perché le sanzioni sono l’arma incruenta che cambierebbe i rapporti di forza in Medio Oriente creando un ordine meno disumano. Meloni non chiede le sanzioni contro Netanyahu perché non vuole porre fine al predominio d’Israele su Gaza e Cisgiordania, la vera posta in gioco, il “bottino” per cui si combatte, la causa delle cause del conflitto israelo-palestinese allargato. Ciò è dimostrato dal fatto che Meloni continua a vendere armi a Netanyahu.
Molti italiani pensano che Meloni sia coraggiosa perché chiede un’autorizzazione a sparare sui soldati israeliani. In realtà è la richiesta di una donna priva di coraggio. Meloni non tocca i fili che potrebbero fulminarla. La richiesta di poter sparare sui soldati israeliani è la solita trovata propagandistica per prendere voti appagando il sentimento di rivalsa “sovranista” degli italiani. La richiesta di una tregua; la trattativa con Hezbollah e Hamas; gli aiuti umanitari dell’Onu a Gaza: tutto questo non produce risultati perché Netanyahu distrugge tutto con le stesse armi che ottiene da Biden, Scholz e Meloni, i primi tre fornitori d’armi d’Israele. Il conflitto israelo-palestinese è diventato un grande inganno ai danni dell’opinione pubblica in cui Crosetto fa velo al problema. Il problema è che Netanyahu riceve le risorse per sterminare i palestinesi. Meloni si batte affinché non vengano mai meno.
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Tag: meloni, netanyahu, orsini, sanzioni
Categoria: Generale
meloni ha reso L’ITALIA complice di un genocidio palestinese paragonabile a quello degli ebrei bolscevichi nei confronti del popolo russo
Sia corretto ciò che scritto erroneamente altrimenti date i numeri al Lotto:: 197534…
Eccellente disamina, nella quale vi e anche la ragione per cui non toccherà i fili.
Orsini ha pienanente ragione, ciò nonostante se il governo autorizza I nostri militari a rispondere con le armi ad attacchi e provocazioni, io sono favorevole. Devono cominciare a capire che non possono fare impunemente qualunque cosa.
d’altra parte e’ la stessa che fa a lingua in bocca con Zelensky davanti alle telecamere, ma del resto, che cosa ci aspettiamo? I leader occidentali non sono niente altro che burattini, tutti.
Scusi, non scherzo, ma chi è questo Alessandro Orsini ?
Alessandro Orsini è un professore di Sociologia del terrorismo, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS di Roma e del quotidiano online “Sicurezza Internazionale”12. È nato a Napoli il 14 aprile 197534e ha studiato Sociologia presso l’Università di Roma La Sapienza, dove ha ottenuto la laurea e il Dottorato di ricerca in Scienze Politiche3. È stato membro della commissione per lo studio della radicalizzazione jihadista istituita dal governo italiano e dal 2011 è Research Affiliate al MIT di Boston1.