Dio Ascolta le Nostre Preghiere. Riflessioni Dedicate a Chi Soffre. Giuseppe Lubrino.
5 Ottobre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Giuseppe Lubrino, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla preghiera. Buona lettura e condivisione.
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“Dio ascolta le nostre preghiere”
di Giuseppe Lubrino
La presente riflessione è destinata ai credenti in Cristo e, in modo speciale, a tutti coloro a cui capita di vivere una stagione della vita particolarmente travagliata. Ritengo capiti frequentemente di soffermarsi a pensare in che modo Dio ascolta le nostre preghiere? C’è oltre alla Bibbia, alla frequenza alla celebrazione eucaristica e ai sacramenti un altro modo attraverso cui Dio può arrivare a noi? Il canale privilegiato tramite cui ognuno può connettersi con il Dio della Rivelazione biblica é costituito, certamente, dalla partecipazione attiva all’eucarestia, dalla pratica dei sacramenti, dalla lettura e dall’ascolto della Parola di Dio. Eppure, talvolta, sembra che Dio ci parli attraverso vie a noi misteriose. Soffro per un lutto: mi chiedo la persona a me cara se è in Paradiso e in quale stato possa trovarsi e, puntualmente, giunge un parente da lontano e racconta di aver sognato il defunto in oggetto e di aver appreso che sta bene ed è in cielo (storia vera). Cosa pensare in questi casi? Coincidenze; eppure, sembrano essere situazioni che si verificano con molta frequenza. Dio risponde ai nostri appelli in maniera sorprendente e inattesa. Spesso passa accanto a noi e non sempre siamo in grado di prenderne coscienza. Emblematico é al riguardo l’episodio descritto dalla Libro della Genesi 32,25-33 in merito a Giacobbe che lotta con Dio.
Tralasciando i dettagli esegetici e volendo operare una lettura attualizzante del testo si può rilevare che tale avvenimento si verifica di notte e quando Giacobbe é solo. Metaforicamente la notte indica uno stato d’animo buio, cupo, inquieto. Il simbolo della lotta, invece, riporta i lettori a riflettere sul discernimento, la perseveranza nell’esercizio della fede, l’insistenza nella preghiera.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». (vv.27-30).
La persistenza del celebre patriarca consegna ai posteri un messaggio importante: bisogna coltivare la determinazione per evolversi e maturare nella fede poiché il cammino non sempre è facile e indolore.
Tale episodio viene ripreso anche nell’VIII secolo dal profeta Osea (Cf.12,3-7):
Il Signore è in lite con Giuda
e tratterà Giacobbe secondo la sua condotta,
lo ripagherà secondo le sue azioni.
Egli nel grembo materno soppiantò il fratello
e da adulto lottò con Dio,
5 lottò con l’angelo e vinse,
pianse e domandò grazia.
Ritrovò Dio in Betel
e là gli parlò.
«Signore, Dio degli eserciti,
Signore» è il suo nome.
Tu ritorna al tuo Dio,
osserva la bontà e la giustizia
e nel tuo Dio poni la tua speranza, sempre.
La Parola di Dio invita i credenti alla perseveranza e al discernimento: Dio non abbandona mai i suoi figli. Li ascolta, é a conoscenza dei problemi che essi vivono, del dolore che provano, dello sconforto di cui fanno esperienza. Dio ascolta e sa e al momento opportuno risponde. Pertanto, occorre rendersi dei satelliti attivi e funzionanti al fine di riuscire a captare il segnale della risposta che Dio invia alle nostre preghiere. In tale contesto il “discernimento” diventa uno strumento necessario e indispensabile per alimentare l’esistenza credente, per sperimentare le ricchezze della grazia divina.
Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? (Cf. Lc12,56).
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Categoria: Generale
Da Mt 11: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi consolerò”.
Sono così povera di contenuti che rubo dalla Parola (mi suggerisce l’Angelo) o da qualche Papa: spesso Benedetto XVI perchè è stato il piu recente memoriale del Verbo.
L’argomento è la “preghiera”, in ispecie quella dell’uomo che soffre.
Come standardizzare la preghiera? È un moto dell’anima che unica, come il corpo che la contiene, è differente dai miliardi di anime umane. Ognuna ha un diverso contatto spirituale con Dio e ogni sua preghiera è un modo sempre nuovo di cui nessuno può capire nè le espressioni nè la loro profondità, nè si può permettere di giudicare sforzi, contenuti per poi standardizzarli in un modus orandi.
@ GIULIANA COSLOVICH. La preghiera povera o ricca di fede, se vera e filiale, mai è sgradita a Dio ed è totalmente cristiana. Siamo tutti sbattuti dalle tempeste del mondo, perchè non gridare a Dio: che fai dormi: non vedi che perisco? Non siamo forse come gigli dei campi che Lui può rivestire? O come uccellini che cercano dalle sue mani un po’ di cibo?
Quello che lei dice è vero: la preghiera più importante per noi è quella di ringraziamento e lode ad un Dio che ci ha dato vita e consente il battito del nostro cuore e con questa vita, e grazie a questa, ci ha inserito in un programma gratuito di eternità. Essere creati e venire al mondo è una grande grazia e gridare il nostro “grazie” continuo dovrebbe essere davvero la base di ogni nostro pensiero, che è immediatamente preghiera d’amore.
Se non siamo del mondo però ci viviamo. Qualche gioia ma quante difficoltè e dolori e quanta morte sperimentiamo intorno a noi e nelle ns. famiglie! Non abbiamo forse un Papà, un Paparino che ci conosce in tutto e può tutto? Non abbiamo una Mamma che soffre per noi come soffrì per ogni pena del suo unigenito Gesù? La sofferenza ci fa figli col Figlio.
Se una amica suora ci dice preghiamo per Agata, giovane mamma piena di ogni male, non pregheremo forse giorno dopo giorno, fino a riempire d’amore e di fiducia il Cuore della Vergine? No, non ci fermeremo perchè siamo una cosa sola, siamo un Corpo solo.
Lc 11:”Signore, insegnaci a pregare”
Ogni preghiera è spinta anzi voluta sempre, spesso inconsciamente per noi, dallo Spirito ed è Santa! E per questo è accetta a Dio, sempre! Perchè Lui è artefice di ogni sospiro e di ogni lode in noi. Cerchiamo piuttosto di essere puri ed immacolati perchè il cuore di noi peccatori prenda piuttosto da quello di Dio.
@ Enrico NIPPO. Citare Gandhi (che diceva di ricevere dalla preghiera o da Dio?) o uno sconosciuto che ritiene in buona fede di pregare il suo dio non cambia l’essenza divina e la ricerca della felicità di ogni uomo. Il nostro Dio cristiano conosce la vera o falsa voglia di Lui e di conoscerLo nella Sua realtà, a fronte delle nostre capacità e possibilità reali.
A noi non resta che sperare che la coscienza di un uomo sia stata veramente seguita; non dovremmo giudicare della sua Salvezza nè dalle parole nè dai fatti che non sono che un’ombra del suo cuore, nel quale ha fatto domande il nostro unico e vero Dio, e non possiamo conoscere le risposte umane fino all’ultimo istante di vita.
Da BXVI: “la preghiera non è legata ad un particolare contesto, ma si trova inscritta nel cuore di ogni persona e di ogni civiltà.”
“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte. Le religioni pagane rimangono un’invocazione che dalla terra attende una parola dal Cielo. Uno degli ultimi grandi filosofi pagani, vissuto già in piena epoca cristiana, Proclo di Costantinopoli, dà voce a questa attesa, dicendo: “Inconoscibile, nessuno ti contiene. Tutto ciò che pensiamo ti appartiene.
Sono da te i nostri mali e i nostri beni, da te ogni nostro anelito dipende, o Ineffabile, che le nostre anime sentono presente, a te elevando un inno di silenzio”.
@ STILUMCURIALE EMERITO. Carissimo, vorrei avere le sue certezze: so per esperienza che la Preghiera è un mistero bilaterale fra uomini e Dio. Posso però dirle della mia… è povera, è frettolosa, è anche ipocrita, proprio quello che lei dice, anzi io aggiungo: è egoista. La mia preghiera è così quando viene da me; ma a volte è sincera e piena di amore quando lascio da me fluire le parole di una lingua sconosciuta e senza vocabolari che mi suggerisce la Luce che viene dal cielo. Che chieda o che lodi è un po’ d’amore ma è corrisposto in eccesso.
Lo so non è per niente bastevole il mio apporto personale e i nostri lettori saranno delusi della mia povertà interiore. Tutto ciò che è bello non è mio, lo rubo da lassù.
Ci sono quelli che si ritengono dei grandi oranti perchè ogni giorno recitano il rosario (da soli, in famiglia, in chiesa con altri come loro);
ci sono quelli che si ritengono dei grandi oranti perchè ogni giorno recitano le preghiere della mattina e della sera come ha insegnato loro la mamma o il manuale Massime Eterne;
ci sono quelli che si ritengono grandi oranti perché tutti i giorni “vanno a Messa”;
ci sono quelli che si ritengono grandi oranti perchè tutti i giorni vanno in chiesa per recitare con altri le Lodi e i Vespri;
ci sono quelli che si ritengono dei grandi oranti perchè ogni giorno vanno in moschea per la preghiera cul_in_aria ad Allah;
ci sono quelli che mandano i palloncini in cielo per accompagnare l’anima dei defunti in Paradiso;
ci sono quelli che non pregano per nulla perché non ci credono.
A parer mio non si può impostare una seria riflessione sulla preghiera a prescindere dagli atteggiamenti umani, e senza precisare da chi , verso chi, come, per che cosa la preghiera viene esercitata.
Grazie comunque a Giuseppe Lubrino per aver aperto il discorso.
“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Va bene così?
E, secondo te, chi pregava il Mahatma Gandhi, se affermava così?:
“Non sono un uomo di lettere o di scienza, ma pretendo umilmente di essere un uomo di preghiera. E’ la preghiera che ha salvato la mia vita. Senza preghiera sarei impazzito da molto tempo. Se non ho perso la pace dell’anima, nonostante tutte le prove, è perché questa pace viene dalla preghiera. Si può vivere alcuni giorni senza mangiare, ma non si può vivere nemmeno un giorno senza pregare. La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera”.
Dico il Mahatma Gandhi, uno che ha sconfitto gli inglesi non con i fucili ma, evidentemente, con la preghiera e dando la propria vita.
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2012/documents/hf_ben-xvi_aud_20120307.html
Benedetto: nessuna preghiera è persa
Credo tuttavia che le preghiere fatte solo per chiedere grazie personali siano tra le meno cristiane. Chi, ad esempio, prega o digiuna perché ci siano santi sacerdoti che non tradiscono la Verità, perché i nostri giovani capiscano la preziosità del Terzo Comandamento, perché ci siano numerose e vere vocazioni religiose, perché la Parola di Cristo trionfi nel mondo grazie alla nostra testimonianza, perché ci riappropriamo della bellezza degli ordini monastici e combattiamo la furia distruttiva di alcuni vescovi, perché cessino le persecuzioni dei cristiani? Pensiamoci…
Infatti questo aspetto se non negativo, quanto meno errato della preghiera di buona parte dei cristiani fu già rilevato e rimproverato da San Giacomo che nella sua Lettera scrive (GC 4,3 ): Non avete perchè non chiedete: chiedete ma non ricevete , perchè chiedete male, con l’intento di delapidare, seguendo le vostre bramosie.