Voto in Francia e in Europa. Oltralpe, il Panico Manifesto dei Grembiulini…Vincenzo Fedele.
29 Giugno 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico da sempre del nostro sito, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle imminenti elezioni in Francia. Buona lettura e diffusione.
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Voto in Francia e in Europa
Domenica si vota in Francia per rinnovare la loro Assemblea Nazionale, equivalente alla nostra Camera dei Deputati.
Gli ultimi sondaggi disponibili danno la Le Pen (Rassemblement National), al 36%, Il Nuovo Fronte Nazionale, cioè l’estrema sinistra, al 29% e il partito di Macron, supportato pesantemente dalla Massoneria, al 19%.
Non ho la sfera di cristallo per prevedere gli esiti del voto. I sondaggi, di per se, dicono poco, visto il sistema elettorale francese. Si vota in 577 circoscrizioni uninominali. Vince in ogni circoscrizione chi raggiunge al primo turno il 50% + 1 dei voti e supera, nel contempo, anche il 25% degli iscritti aventi diritto. Altrimenti si va al ballottaggio.
Al secondo turno vince chi ha più voti e riesce a superare il 12,5% dei consensi degli aventi diritto.
Finora, al secondo turno, i candidati della Le Pen non riuscivano ad imporsi contro i secondi classificati, quasi sempre centristi, che assemblavano tutto il centro e la sinistra, emarginando la destra che, pur da primo partito, non riusciva ad imporsi contro tutto il resto della coalizione coalizzata.
Adesso, se i sondaggi rispondono al vero, i due migliori candidati, non eletti al primo turno e che si scontreranno al ballottaggio, saranno uno di destra ed uno di sinistra, emarginando totalmente i macroniani.
Molti centristi si troveranno a scegliere se stare nel centro destra o a sinistra. Si apre, quindi, qualche spiraglio per LePen e il centrodestra.
Macron, visto il panorama, è alla disperazione e nei suoi appelli, alla faccia del Presidente super-partes, agita lo spettro della guerra civile nel caso vincesse, come sembra, uno dei due estremismi.
Macron dimentica, ma non lo dimenticano certo gli elettori, che proprio sotto la sua presidenza si sono verificate le più violente manifestazioni di piazza dai tempi della guerra d’Algeria e di Charles De Gaulle.
Dalle rivolte nelle Banlieue ai blocchi dei gilet gialli, dagli agricoltori alla contestazione delle pensioni.
Prudentemente in questi giorni non ha ripreso i discorsi sull’invio di truppe francesi in Ucraina, ma i francesi ricorderanno anche questo pensando per i propri figli un futuro diverso da quello di porsi davanti alla bocca di una cannone o nel mirino di un drone o di un missile russo.
Dicevo che, non avendo la sfera di cristallo, non posso vedere il destino della Le Pen e di Macron.
Di certo c’è il crollo delle istituzioni francesi ormai allo sfascio totale, istituzionale ed economico.
Un Presidente condannato per 3 anni (le presidenziali saranno nel 2027) a convivere, salvo sorprese eclatanti, con un governo contrario.
Un Presidente che viene sconfitto, dopo le europee, in una consultazione che lui stesso ha richiesto e con una campagna elettorale di soli 15 giorni, giocando il tutto per tutto credendo di mettere in difficoltà l’opposizione.
La stessa magistratura francese che scende in campo con una dichiarazione dell’Unione dei Magistrati che invita alla disobbedienza in caso di vittoria del centrodestra.
La Massoneria che getta la maschera e chiama apertamente all’azione dichiarando, tutte le obbedienze all’unisono, che non è più il tempo di lanciare allarmi, è il tempo di agire.
La Repubblica è la Massoneria e la Massoneria è la Repubblica. Non si può lasciare governare una Le Pen, neanche travestita da Bardella. Mobilitazione generale contro il fascismo risorgente.
Notizie non confermate, ma divulgate da molti media francesi, affermano che Macron, e chi gli sta attorno, stanno mobilitando il proprio apparato promettendo soldi, si parla di 100 Euro, per ogni voto al partito del Presidente.
Sembra che si stiano mobilitando nelle periferie povere, a casa degli anziani, nelle varie case di cura, di riposo e quant’altro, con infermieri e volontari di corredo per compilare moduli di delega in modo che qualcuno voti al posto dei vecchietti e dei derelitti che delegano dietro pagamento.
Non sappiamo se sia vero e diamo la notizia col beneficio di inventario, ma anche come simbolo, già per il fatto che venga divulgata, della sfacelo in cui si trova la Francia e che li induce ad utilizzare metodi illegali e fuori da ogni regola mentre, con sorriso smagliante, si vuole esportare questa democrazia malata a casa d’altri.
Questi metodi erano in voga da noi già 50-60 anni fa, ma venivano usati con più fantasia ed inventiva.
Sembra però, a differenza che da noi, che i francesi vogliano difendere i propri diritti ed andranno alle urne per decidere il proprio futuro. Oltre il 60% dei francesi, secondo i sondaggi, si recherà alle urne.
Lo spettro della guerra civile evocato da Macron non sarà certo attuato dal centrodestra che, anzi, vuole accreditarsi come moderato rispetto alle intemperanze della sinistra che, come dalle nostre parti, ha un innovativo programma che sa di disco rotto: battere il fascismo delle destre.
Oltre lo spauracchio dell’antifascismo non riescono ad andare, anzi no.
Il corollario solito è sempre presente, come da noi: aborto, gender, eutanasia con l’aggiunta preoccupante di un islamismo neanche più strisciane, ma apertamente proposto.
Già adesso la polizia è in allerta perenne in tutta la Francia nel timore di attacchi della sinistra a manifestazioni del centrodestra e ad intolleranze varie.
Del resto se anche la magistratura si schiera a sinistra, con buona pace della terzietà e del magis-strato, perchè i sinistri dovrebbero limitarsi al solo voto accettandone gli esiti ? La violenza è consentita se è di sinistra.
Quando il cancro interno corrode le fondamenta del vivere civile, il crollo del sistema è inevitabile.
A questo si unisce la crisi economica galoppante, l’isolamento sempre più evidente a livello internazionale della Francia, la sua estromissione rapida e violenta da tutte le ex colonie africane, su cui si era retta finora buona parte della prosperità francese, con l’eliminazione sempre più marcata delle rendite parassitarie del CFA.
Il quadro inizia ad essere completo, per quanto sconfortante.
Gli esiti del voto francese avranno anche ripercussioni certe sul voto del Parlamento europeo per l’approvazione dei nuovi dirigenti del Consiglio europeo.
La fretta inusitata della Von Del Leyen dipende anche da questo, al punto di rischiare l’azzardo di affrontare il voto sapendo che i franchi tiratori possono impallinare ed abbattere tutta l’artificiosa cordata dei conciliaboli di PPE, socialisti e liberali, escludendo sia l’Italia, come Stato, che la Meloni leader dei conservatori.
Cancellando sia la prassi finora seguita che il galateo istituzionale.
L’Italia è tra i Paesi fondatori ed ha sempre avuto voce in capitolo. Ha la seconda industria manifatturiera UE ed è la terza economia europea, oltre ad essere l’unica economia in espansione e con un governo stabile e confermato anche dalle elezioni europee.
Lo stesso segretario del PPE ha dichiarato la propria perplessità sugli accordi raggiunti. Tajani, come delegato italiano del PPE, si è detto sfavorevole all’accordo.
Il PD, invece, si preoccupa solo di rimarcare che l’Italia è stata esclusa dalle consultazioni attaccando la Meloni, senza dire nulla ai loro amichetti dei socialisti europei che sottoscrivono questi inciuci in conciliaboli segreti.
Anche i 5 Stelle, che 5 anni fa sono stati arruolati per eleggere la Von Der Leyen, preferiscono tacere sull’estremismo antirusso di Kaja Kallas, che vuole lanciare la NATO alla vittoria contro la Russia. Loro che predicavano, a parole, contro l’invio di armi all’Ucraina mentre adesso appoggiano questi inciuci pensando di andare contro la Meloni, mentre vanno semplicemente contro l’Italia e contro il buon senso. Come sempre la brutta copia del PD già pessimo di suo.
Eppure i vertici europei continuano a stimare i franchi tiratori nel 10-20% sperando di farcela.
5 anni fa era stati oltre 100. Adesso vedremo.
Se il centrodestra dovesse prevalere in Francia, fra domenica ed i ballottaggi, anche il numero dei governi europei contrari alla Von Der Leyen avrebbe un diverso equilibrio, tenendo anche conto che in Germania non è stiano molto meglio della Francia.
Nonostante tutto pensano di andare avanti, a Bruxelles come a Parigi.
Che goduria se la Von Der Leyen verrà impallinata, in attesa dei ballottaggi del secondo turno francese.
Ne vedremo delle belle.
Vincenzo Fedele
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Tag: fedel, francia, le pen, macron, Massoni
Categoria: Generale
Se venisse impallinata la Von der Leyen giudico molto probabile la nomina di Mario Draghi come sostituto. L’ambizione c’è, il curriculum anche. Cos’altro può andare storto? Ecco che dalla difesa dell’Euro “Whatever it Takes”, si passerà alla difesa dell’Ucraina, probabilmente con la stessa determinazione, solo che tal politica costerà un po’ di più ai cittadini dei paesi appartenenti all’Unione Europea.
Molto probabile, anche perché metterebbe in difficoltà e imbarazzo il governo italiano, cosa che ai “luciferini” farebbe piacere. Sarebbe un bel segnale a coloro che ancora credono nella democrazia e nell’Europa dei popoli incardinare ai vertici uno dei pesi massimi della tecnocrazia imperante.
Ma la valanga si è staccata; la Francia, comunque vada il secondo turno, ha aperto la breccia; l’Europa sta entrando nell’era degli eroi, quella dei mercanti ha fatto il suo tempo. Saranno tempi molto stimolanti, penso, dal punto di vista politico/sociale.
Che goduria sarebbe. Davvero.
“Se si crede nella Repubblica, ad un certo punto bisogna passare dalla Massoneria”, Hollande dixit. Vale non solo per la Francia, ovviamente. Tutti i centri di potere si possono scalare a patto che si sia allineati e, meglio ancora, affiliati.
La disobbedienza sbandierata dall’unione dei magistrati in caso di vittoria della Destra in Francia merita da sola il titolone in prima pagina perché è emblematica del grado di c.d. tolleranza del sistema.
La Rivoluzione non ammette discussione. I principi del 1789 non ammettono tolleranza, sono intolleranti per natura. La nomenklatura ecclesiastica così prona al mondo sembra aver dimenticato questo piccolo particolare nella sua rincorsa affannosa e ridicola al recupero del ritardo accumulato rispetto alla modernità.