Candidato Dem, Chi Sceglieranno i “Grandi Donatori” dopo il Crollo di Sleepy Joe? Matteo Castagna.
29 Giugno 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo giro di orizzonte sulla realtà geopolitica. Buona lettura e condivisione.
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di Matteo Castagna
Il Jerusalem Post ha riferito che “la camera preliminare della Corte penale internazionale (CPI) ha rinviato la sua decisione sull’emissione di mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Galant“. Sembrerebbe che le pressioni statunitensi siano riuscite a fermare il tribunale dell’AjA.
Sul fronte opposto, vista la riluttanza degli USA e dell’UE a chiudere la guerra in Ucraina e i conseguenti rischi di escalation, Vladimir Putin sta ampliando il sostegno internazionale alla Federazione Russa, formando una coalizione alternativa a quella occidentale con Cina, Iran e Corea del Nord, per mettere fine una volta per tutte all’unipolarismo a stelle e strisce.
I rapporti sempre più solidi con la Cina di Xi Jinping, l’incontro, cordialissimo e ricco di condivisione d’intenti, avvenuto pochi giorni fa con il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, il summit con il presidente ad interim iraniano, Mohammad Mokhber, i cui funzionari stanno rafforzando l’arsenale nucleare a scopi bellici, sono l’indice di un equilibrio nuovo, che non doveva essere una contrapposizione con gli Stati Uniti e l’Occidente, ma il muro contro muro eretto da Ue e Biden, in Ucraina ed in Medio Oriente, rischiano di azzerare ogni diplomazia, per far parlare le bombe.
Nel frattempo, in Iran si andrà al ballottaggio il 5 luglio, dopo un testa a testa tra il conservatore Saeed Jalili e il progressista Massoud Pezeshkian.
La Notizia giornale sul web riporta un articolo di Nicola Scuderi, in cui si spiega che la Russia “[…] stando ai rapporti delle intelligence occidentali, da Pechino riceve supporto tecnologico con cui compensa i ban dei Paesi NATO; dall’Iran acquista droni e missili; mentre dalla Corea del Nord ha stretto un patto per l’acquisto di 4 milioni di munizioni e, stando a quanto riporta l’emittente televisiva sudcoreana Tv Chosun, citando un funzionario del governo di Seul, anche soldati, che già a luglio entreranno in azione nella regione di Donetsk“.
A differenza di Kiev, Mosca, nel corso di questi due anni, non ha mai richiamato alle armi il popolo russo, facendo sempre affidamento sul suo esercito e mercenari.
Interfax scrive che il capo del comitato investigativo della Federazione Russa, Oleksandr Bastrykin, per rinforzare le truppe al fronte ha inviato circa 10 mila immigrati, recentemente regolarizzati. Successivamente, ha intensificato gli sforzi per imporre la registrazione per il servizio militare tra i suoi nuovi cittadini, come è previsto dalla Costituzione. I nuovi cittadini russi regolari sarebbero altri 30 mila, che riceveranno la convocazione per l’arruolamento, nei prossimi giorni.
Putin prevede un conflitto di lunga durata. Proprio per questo il viceministro degli Esteri russo, Sergej Rjabkov, ha detto che il Presidente vorrebbe fare delle modifiche alla dottrina nucleare nazionale, aggiungendo che “la classica vecchia interpretazione della deterrenza nucleare non ha funzionato correttamente” e che “i provocatori occidentali devono capirlo”.
Chi ha capito l’antifona, ovvero che con la rigidità occidentale si andrà gradualmente al disastro di portata globale, è la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan che, secondo quanto riporta la TV di Stato turca TRT, citando un funzionario del ministero della Difesa: “nessuno, soprattutto il nostro Paese, vuole un quadro cupo come quello della Terza Guerra Mondiale, ma comunque il nostro esercito è pronto per tutti i tipi di scenari”. Erdogan, inoltre, si è detto pronto ad incontrare Bashar Al Assad, presidente della Siria. C’è già la disponibilità di ripristinare le relazioni diplomatiche tra Damasco e Ankara.
In Europa, l’ha capito il premier ungherese Viktor Orbán, che ha posto il veto sull’erogazione degli aiuti militari all’Ucraina, pari a 6,6 miliardi di euro. Lo riportano all’ANSA diverse fonti diplomatiche. A Budapest è stata offerta una deroga – simile a quanto ha fatto la Nato – ma, stando al consigliere di Orbán, i negoziati su questo sono ancora “in corso”. Non si sa se si potrà trovare un accordo, in extremis, prima della fine del Consiglio Europeo, oppure le trattative continueranno, chissà per quanto tempo.
Chi non l’ha capito è la Ue. Infatti, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, parlando degli aiuti a Kiev con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto, con enfasi tragicomica, che “è importante dare un segnale che non siamo intimiditi dalla Russia, che siamo assolutamente motivati e determinati. Perché sappiamo che l’Ucraina sta lottando per difendere il suo futuro, il nostro futuro e quello dei nostri figli”, come se l’Unione europea avesse la forza di contrapporsi alle Superpotenze nucleari del blocco multipolare.
Inoltre, l’UE finanzierà il progetto di difesa aerea “IRON DROME” sull’Europa, come affermato dal premier polacco Donald Tusk. Inoltre, la NATO offrirà all’Ucraina “un ponte” verso l’adesione ad essa al fine di rassicurare Zelensky, nel corso del prossimo vertice a Washington del 9-11 luglio.
Washington sta prendendo decisioni sempre più pericolose sull’Ucraina a causa dei fallimenti delle forze armate ucraine sul fronte che stanno portando ad un forte aggravamento delle relazioni con la Russia, scrive Blaise Malley, corrispondente di Responsibile Statecraft.
Il Consiglio UE ha esteso alla Bielorussia una serie di sanzioni imposte alla Russia.
Negli Stati Uniti, dopo il dibattito televisivo trasmesso dalla CNN tra i candidati alle Presidenziali di novembre Joe Biden e Donald Trump c’è parecchia confusione, a causa del grottesco intervento del presidente in carica in quota Dem, “Sleepy Joe”, che tra gaffe e farfugliamenti ha mandato in tilt i leader del suo partito e portato alle stelle il gradimento degli elettori per il suo avversario, che non ha avuto bisogno di segnare a porta vuota, contro chi ha dato l’impressione di non essere neppure in partita. Kamala Harris è preoccupatissima. Ma anche Nikki Hayley che, a caldo, è sbottata con un: “non sarà il prossimo candidato dei democratici”.
Nella fibrillazione, qualcuno crede che i Dem possano pensare a Robert Kennedy Jr. ma lui risponde che è impossibile…perché la nomina cadrà nelle mani dei “super delegati” ovvero i “donatori del partito”, che sono le multinazionali BlackRock, State Street, Vanguard, Pfizer, il Complesso Industriale Militare, l’industria farmaceutica.
“Preferirebbero vedere Trump in carica piuttosto che me, perché io sono una minaccia per il loro controllo sul nostro governo” – ha detto Kennedy a Quiradiolondra.tv.
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Tag: biden, castagna, cina, corte, putin, russia, trump
Categoria: Generale
Chiunque vada il vero problema rimane. I pupari sono sempre gli stessi, apriranno la borsa ( strumento principe del loro potere ) solo se il ” candidato ” dara’ solide garanzie di ferrea dedizione alla ”causa ”. Insomma un giuramento di ” sangue ” alla demonocrazia globalista.