Invertire la Rotta del Disastro dell’Attuale Liturgia? Quattro Proposte. Aurelio Porfiri.

11 Maggio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dal maestro Aurelio Porfiri sul suo canale, Traditio, che vi invitiamo a visitare. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

Invertire la rotta del disastro dell’attuale liturgia? Quattro proposte

 

Aurelio Porfiri

Parliamoci chiaro: invertire la rotta nella complicatissima situazione in cui si trova la liturgia e la musica sacra della Chiesa cattolica nel novus ordo non è affatto semplice, anzi alcuni possono pensare che sia quasi un tentativo disperato.

Liturgia e musica sacra è una pubblicazione supportata dai Reader. Per ricevere i nuovi Post e supportare il mio lavoro, prendi in considerazione la possibilità di diventare un abbonato gratuito o a pagamento.

 

Io avrei quattro proposte per cercare almeno di ripartire per fare in modo che la liturgia sia veramente degna e ben celebrata, non considerando qui le critiche che pur sono state sollevate sul novus ordo stesso e che meriterebbero una trattazione molto più estesa.

  1. Ristabilire le priorità. Purtroppo non sarà semplice togliere dalla testa di tante persone che la liturgia non è un momento di intrattenimento spirituale, ma che al centro deve esserci sempre e comunque Dio. Non dimentichiamo che la liturgia è per la gloria di Dio e poi per l’edificazione dei fedeli. Se non si considera che al centro deve esserci Dio si perde veramente il punto essenziale di quello che la liturgia dovrebbe essere.
  2. Basta con il falso volontarismo. Non ci inganniamo: anche per liturgia e musica sacra servono risorse, servono soldi. Aver cacciato dalle chiese organisti, cantori e musicisti professionisti ha enormemente impoverito la liturgia e ha devastato la musica sacra. In alcuni paesi può essere meglio, in altri peggio, ma la situazione in generale è tragica. Il volontario accettabile è quello qualificato, non chiunque si presenti per fare qualcosa. Purtroppo una mentalità terribile si è impossessata di tanti impegnati nella liturgia, che confondono la gratuità, che è un atteggiamento interiore, con il necessario supporto alle esigenze materiali di ognuno. Si accuserebbero di venalità i missionari che lasciano tutto per andare in un paese straniero, perché percepiscono un (sacrosanto) emolumento? Bisogna tornare ad un sano realismo che è l’unica via al vero bene.
  3. Basta denigrare il passato. Come cattolici siamo fortunati di essere parte di una meravigliosa tradizione liturgica e musicale e dovremmo sentirci orgogliosi di questo e promuoverla, non denigrarla come fosse qualcosa di cui doversi vergognare. Basta con le accuse assurde nei confronti di coloro che, giustamente, amano la Chiesa anche per quello che fatto prima del 1965, che è veramente meraviglioso.
  4. Facciamo parlare nuovamente i simboli. Per via della profonda ignoranza in cui è sprofondara l’ecumene cattolica, abbiamo perso il senso dei simboli visivi e sonori. Facciamo parlare ancora i simboli, la bellezza delle vesti liturgiche, la fastosità delle cerimonie, il canto armonioso.

Accadrà che tutto questo verrà considerato? La ragione mi dice che no, tutte queste cose verranno come sempre ignorate, ma la fede ci obbliga a credere nei miracoli.

person holds chalice with liquid on table
Photo by Annie Williams on Unsplash

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: ,

Categoria:

4 commenti

  • R.S. ha detto:

    Ristabilire la priorità passa da uno snodo semplice ed inossidabile a ogni finzione: Dio è realmente presente.

    O la prassi liturgica sperimenta e testimonia questa presenza o non ci sarà mai la priorità che spetta a Dio.

    Non c’è nemmeno bisogno di fare troppe analisi sulle ragioni di un’indifferenza manifesta: c’è e tanto basta.

    La mente inanella pensieri anche mentre preghiamo da soli od organizziamo le preghiere da vivere insieme. Questo stadio è normale, ma in chi vive la presenza di Dio lascia il posto al dono, al ricevere qualcosa che ci oltrepassa, che è sperimentabile e non opera nostra.

    Ecco perchè la priorità della liturgia non andrebbe misurata sul bisogno che qualcuno ha di esprimersi e di riempire spazi secondo le categorie a propria misura, per essere affacciati su un’ulteriorità che oltrepassa.

    Lo può comprendere chi ha ancora a tema la Grazia, chi attende l’incontro con Dio, chi coltiva una vita soprannaturale, spirituale, ed eterna, rivolto non alle creature, ma al Creatore, per curare e salvare l’anima.

    C’è tanto silenzio nell’abitare questi spazi, che poi si fa canto e musica, preghiera accorata, supplica e lode, ringraziamento ed intercessione. Tutt’altro dall’agitarsi a bacchetta, sentendosi al centro, proponendo argomenti terreni ritenendo noiosi quelli che aprono il Cielo.

    A monte ci sono seminari aridi, vocazioni annoiate, catechisti rubati all’animazione del villaggio turistico, piazzisti dell’agire parrocchiale a disagio con il rosario e molto più avvezzi a gestire la distribuzione dei numerini. Per loro ogni sacramento è buono per far scattare un applauso, mentre inginocchiarsi è visto come un gesto privo di senso: se siamo lì tra di noi, siamo tutti uguali.

    • Balqis ha detto:

      “A monte ci sono seminari aridi, vocazioni annoiate, catechisti rubati all’animazione del villaggio turistico, piazzisti dell’agire parrocchiale a disagio con il rosario e molto più avvezzi a gestire la distribuzione dei numerini”.
      Eppure all’origine del sacerdote c’è pur sempre una scelta radicale di vita, che non è cosa da poco, soprattutto oggi. Forse sono ingenua, ma mi domando come può una scelta del genere essere “annoiata”.
      Ho l’impressione che la questione della solitudine dei sacerdoti sia un tema trascurato, che può spiegare il progressivo spegnersi della fiducia ed i tentativi maldestri di interazione con i fedeli utilizzando un linguaggio reputato, a torto o a ragione, l’unico comprensibile. Forse il ritrovarsi a celebrare la Messa solo per gli anziani induce ad imitare gli animatori dei villaggi turistici per attirare i ragazzi. Non credo però che funzioni: infatti, non si capisce perché i ragazzi dovrebbero preferire un’imitazione all’originale (appunto l’animatore del villaggio turistico) che, a differenza del sacerdote, da loro non si aspetta altro se non che si divertano. Il rischio è che si sentano addirittura “imbrogliati”.
      Rispondo al commento di R.S. che, a sua volta, risponde all’articolo di Porfiri, il quale sottolinea il ruolo della grande musica sacra nella liturgia. Tema interessante, anche a proposito dei ragazzi, per i quali prima dei discorsi vengono le emozioni. Anche l’insegnamento della musica, in luogo dei giochini da villaggio vacanze, potrebbe dare un contributo di arricchimento a ragazzi dalle relazioni profondamente impoverite.

  • giovanni ha detto:

    Concordo, la Sacralita’ dev’essere tangibile, visiva, non solo interiore. Quella interiore e’ importantissima , pero’ invisibile, mentre quella esteriore si manifestata in tutta la Sua solenne bellezza a completamento di quella interiore. Magnificare il Signore non e’ mai eccessivo.

  • nuccioviglietti ha detto:

    Tutto ebbe inizio cinquantina anni fa con messa in italiano… presto accompagnata da queruli schitarratori cappelluti ed antiestetici altari aggiuntivi… poi fu solo infinito smottamento!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/