Una “o” al Posto di una “e”. Si Apre la Mattanza degli Improduttivi. Mario Adinolfi.

25 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento di Mario Adinolfi sull’affossamento della proposta di legge regionale sull’eutanasia in Veneto. Buona lettura e condivisione.

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AL POSTO D’UNA “E” NON T’ACCORGI CHE C’È UNA “O”
di Mario Adinolfi 
Anche Zaia è stato battuto, come Elly Schlein a Monza, chi si fa sedurre dalle sirene di Marco Cappato se poi invece di chiacchierare si vota, perde sempre. Perché gli italiani, forse anche grazie al lavoro quotidiano che facciamo noi per smascherarle, hanno capito che Cappato dice bugie.
Leggete l’intervista di oggi di Zaia al Corriere della Sera, gli viene chiesto quali siano le condizioni per poter accedere al suicidio assistito e Zaia recita la filastrocca: “Malattia dall’esito infausto, insostenibilità del dolore fisico e psicologico”.
Subito ti viene in mente una condizione da malato terminale con dolore fisico estremo, empatizzi per paura che possa toccare a te, non ragioni sul fatto che la terapia del dolore con il Fentanyl e i suoi derivati centinaia di volte più forti della morfina ormai il dolore lo azzera, lì all’intersezione tra scarsa lucidità e paura si piazza Cappato con il suo piffero e come Zaia gli vai appresso.
Poi quelli come noi vanno a leggersi il testo proposto da Cappato e scoprono la dizione precisa della legge, che riprende la sciagurata sentenza della Corte Costituzionale.
La condizione per accedere al suicidio di Stato è “una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche” che i sofferenti stessi “reputano intollerabili”. Zaia dice “fisiche e psicologiche”, Cappato scrive “fisiche o psicologiche”. Togli una e, metti una o, puoi sopprimere tutti i depressi, gli anoressici, i disabili, i dementi e i malati di Alzheimer al primo stadio che vuoi.
La sofferenza può essere anche solo psicologica e sono i sofferenti stessi a certificarla come “insopportabile”, qui è come la storia che se ti senti donna sei donna pure se sei uomo, si decide di ideologizzare l’autodeterminazione anche se porta al suicidio o all’evirazione. Tutto questo è palese follia travasata in norme. Basta far credere a Zaia che c’è una “e” e invece piazzarci una “o”. Basta fargli credere che si debba avere “una malattia dall’esito infausto” e invece nella legge c’è scritto “patologia irreversibile”, ottima per abbattere gli affetti da demenza senile e Alzheimer, ma anche ragazzini autistici, in Olanda ne hanno appena ammazzati cinque di età inferiore ai trent’anni. E in Canada spiegano che ormai “è più facile chiedere allo Stato il suicidio che una sedia a rotelle”.
In effetti Zaia ha fatto votare al Veneto una legge che obbligava la regione a far ammazzare i richiedenti “entro 20 giorni” (più sette per fornire il “farmaco”) in un Paese in cui un malato oncologico deve farsi mediamente 100 giorni in lista d’attesa per avere una Tac. Non aveva calcolato Zaia che persino nel Pd potesse trovarsi una donna coraggiosa, Anna Maria Bigon, che la roba di Cappato se l’è letta e ha fermato il gioco disobbedendo ai diktat di morte del suo partito.  Basta analizzare le leggi, capire che quando scrivono è una condizione per accedere al suicidio assistito subire “trattamenti di sostegno vitale”, può ormai essere tutto e niente, vengono considerati tali persino le diffusissime mascherine contro le apnee notturne.
La legge fermata ieri in Veneto, peraltro incostituzionale perché in questa delicatissima materia la legge deve essere nazionale non regionale, era una trappola che avrebbe ipotecato il vostro futuro. Ricordatevelo bene, puntano alla mattanza degli improduttivi, a eliminare progressivamente tutti i sofferenti dopo averli isolati, lo si capisce bene quando al posto di una “e” vedete scritta una “o”.
Vogliono che la sofferenza psicologicamente atroce che porta una ragazza di vent’anni a buttarsi da un cavalcavia la sera di Natale sia accompagnata da una spinta di Stato, non da un carabiniere che a rischio della sua stessa vita la sostenga e la salvi. Ci vogliono soli, mai più solidali, nella tempesta del dolore. Questa sconfitta di Zaia sia il viatico per un ragionamento finalmente libero su questi temi e ricordatevi che la posta in gioco è la vostra stessa vita.

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10 commenti

  • Massimo trevia ha detto:

    Non sento mai questo:1)tecnicamente o muori da solo oppure ti devono aiutare a farlo.2)perche’ pretendere che qualcuno ti aiuti,magari pretendendo per legge?3)e come gia’ accade dove vi e’ una legge sul fine vita mica lo si decide da soli di chiederlo,come dice questo articolo!4)nasce cosi’ una casistica e un business:cioe’ centri di fine vita privati e pubblici,che avranno contributi statali e quindi la necessita’ di incrementare tale “business”…..scusate questo discorso volutamente tecnicistico ma è la realta’ e,ripeto,se fossi un infermiere,un medico:perche’ mi devo obbligare per legge ad ucciderti,ad aiutarti a morire?non esiste solo la tua presunta “liberta’ ” di morire! Quindi questo articolo lo condivido!

  • Francesco ha detto:

    Bravo Mario, mai che nessuno di loro si metta nei panni di quelli che secondo loro dovrebbero essere macellati, se pensassero che domani qualcuno potrebbe fare una legge che dice che chi non riconosce una O al posto di una E è inabile e va tolto di mezzo?

    Finiamola con questi politici mastri parolai funamboli del sofisma serpentino che sono vuoti fantocci pieni di veleno mortale accoliti dell’anticristo, traditori di se stessi.

    Un giorno toccherà a loro, si dimettano finchè sono in tempo.

  • Giovanni ha detto:

    C’era una volta un tipo con i baffetti dotato di allocuzione magnetica, coadiuvato da un grassone, uno zoppo , un tipetto con gli occhialini tondi più un discreto numero di collaboratori che convinsero buona parte d’un popolo che era giusto e necessario eliminare tutti quelli difettosi. Gli eliminati non erano pezzi di fabbrica ma esseri umani. Pare si voglia ripetere l’ esperienza. Gli ideatori però fecero tutti una bruttissima fine.

  • Vitale ha detto:

    Ma cosa ci guadagnano Cappato e soci a portare a morte certa tanta gente ?
    Quella o e’ poi malandrina.
    Ma e’ la psicologia una scienza o forse una forma di impostura a cui finisce per ricorrere colui che ha una fede debole ?
    Non sto parlando di neurologia o di neuropsichiatria, sia chiaro.

    • ex : ha detto:

      Cosa ci guadagnano? Soldi! Prebende! Notorietà! L’inferno che li pigli!

    • Grace ha detto:

      Domanda assurda.
      Sono capricci.
      La gente si è sempre suicidata, senza bisogno di Zaia e dello Stato.

  • Chiara ha detto:

    Veramente Zaia ha preso una deriva intollerabile. Lo si era capito fin dalla gestione della pandemia: prontamente servile a tutte le pericolose scemenze imposte dai pupazzi del Sistema. Ma veramente la gente non ricorda cosa significa Eutanasia di Stato? Ha già dimenticato Charlie, Alfie, Archie, Indi? Tutti bambini gravemente malati cui lo Stato inglese ha VIETATO nuove cure all’ estero. Sequestrati contro il volere dei genitori e uccisi anche se non moribondi. Ecco il motivo per cui si vuole introdurre in ogni paese il suicidio ( ma va bene anche L’ omicidio) assistito. Eliminare giovani e vecchi. Depopolare il pianeta

    • Grace ha detto:

      …ed anche Isaiah, un altro bambino strappato alla madre dallo Stato.
      Sì, Zaia fa schifo.

    • Grace ha detto:

      …ed anche Isaiah, un altro bambino in Inghilterra strappato alla mamma dallo Stato.
      Omicidio di stato, non suicidio di stato

    • Davide Scarano ha detto:

      Cara Signora Chiara, mi permetta di risponderle. Credo che l’80% delle persone non saprebbe collocare storicamente “l’eutanasia di Stato” ed altrettanti, se non di più, seguono più facilmente la propaganda sui “diritti” piuttosto che ascoltare la volontà e le ragioni di chi vorrebbe vivere. Quanto a Charlie, Alfie ed Indy, ricorda servizi ed articoli dei principali media? La verità è che sulle questioni etiche, meglio sulle questioni ontologiche, cioè quelle che definscono la natura dell’essere umano, in Italia si è passati nel giro di pochi anni dal “voto cattolico”, alla “libertà di coscienza”, fino a giungere, col voto in Regione Veneto, all’esclusione delle voci dissidenti. Che dire? Colpa anche nostra. Adesso però le dimensioni dello sfascio sono tante e tali che diviene necessario intervenire anzitutto con la preghiera, poi con la testimonianza e con l’azione.