Lettere di Profughi Armeni dal Nagorno/Artsakh. Tragedia senza Fine.

30 Ottobre 2023 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un’amica armena ci ha inviato questo messaggio, che condividiamo con voi. Per non dimenticare che oltre a Israele e Gaza ci sono luoghi di ingiustizia e sofferenza e oppressione violenta. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

Carissimi, ho chiesto di tradurre alcune lettere di persone sfollate dall’Artsakh. (Trovate in allegato in pdf) Ne ricevo centinaia…

”Buongiorno cara Teresa! Siamo diventati profughi due volte: la prima volta dall’Azerbaigian nel 1988, la seconda volta dall’Artsakh nel 2023. Abbiamo perso due volte la nostra casa. Siamo vivi, ma profondamente infelici. Lei come sta, e Menua come sta?”

”Cara Teresa, anima dolce,

Artsakh (Nagorno-Karabakh) fu crocifisso come Cristo.

Nulla succede per caso.

Artsakh risorgerà come Cristo”.

”Buonasera, cara Teresa. Mi chiamo Alisa, sono di Martuni dell’Artsakh. Siamo arrivati in Armenia con la famiglia due giorni fa. Mio padre è divenuto immortale. Ho 2 fratelli. Abbiamo bisogno di vestiti caldi, viveri, articoli per l’igiene”.

 

”Buongiorno cara Teresa! Mio marito è stato ucciso dai Turchi. Con i miei due piccoli figli siamo arrivati a Yerevan, siamo rimasti fuori (per strada), non sappiamo dove andare, mio marito non è neanche stato seppellito. La prego di aiutarci a trovare alloggio”.

”Cara Teresa, questo fu un lungo sogno assurdo …

Una realtà irreale… Mi chiedono: “Ha bisogno di uno psicologo?”

Nooo, ho bisogno della Patria, solo della Patria.

Come se ci fosse uno capace di guarire questo dolore”.

”Eh, cara Teresa, non vorrei che la gente mi vedesse in questa situazione. Sono sempre stata forte, ma ora sono completamente distrutta, senza casa e senza patria. Ho il cuore spezzato ed ho voluto assolutamente condividerlo con Lei. Un giorno abbiamo scoperto che la mia Shushi non è più mia, che il mio grande negozio, le 4 case mie e dei miei figli non sono più nostre, che il mio grande giardino coi suoi lamponi appartiene già ai Turchi. E dopo tutto ciò come poter vivere? Come poter guardare la mia casa a Shushi ogni giorno da Stepanakert e respirare? E ieri sono venuta a sapere anche che la mia casa ed il negozio sono stati rasi al suolo. E dopo tutto ciò come non impazzire… Ho lavorato per l’amministrazione della città per 28 anni a Shushi e mio figlio aveva creato la sua impresa goccia a goccia con il sudore della sua fronte. Come resistere dopo tutto questo? Cara Teresa, chi siamo diventati? Vorrei che tutti giudicassero come fa Lei”.

 

”Buongiorno cara Teresa! Da tanto la seguo. Ammiro la Sua personalità unica, umana e patriottica, le Sue idee così uniche e irripetibili. Sono di Artsakh, vivevo a Martakert․ Proprio Lei con la Sua personalità ci trasmette forza e vita, a tutti noi dell’Artsakh…. Tempo fa ho letto la lettera riguardo a Suo fratello, mi sono commossa tanto per la Sua fermezza nella fede e preghiera. Lei è un esempio per tutti noi. Ringrazio per la luce e il calore che Lei diffonde attorno. Vorrei tanto conoscerLa personalmente da vicino, Tereza Mkhitaryan, la splendida Armena”.

”Buongiorno, cara Teresa! Sono dell’Artsakh, mio marito è gravemente ferito, è stato trasferito all’Erebuni Medical Center. Siamo scappati senza documenti, abbiamo raggiunto Stepanakert e ci stanno per evacaure. La prego di aiutarci a trovare un alloggio vicino all’ospedale”.

”Buongiorno, cara Teresa! Forse riceve tante lettere e non riuscirà a leggere la mia, ma in ogni modo ci provo. Ho 4 figli minorenni e sono tutti maschi: 8, 6, 3 anni ed un neonato. Per i miei figli più grandi ho bisogno di un letto a castello così occupa meno spazio oppure dei lettini da campo. Prima dormivano sul divano, ma quello della casa in affitto è troppo grande e per di più non si apre. Sarei grata se riuscisse ad aiutarci a questo riguardo”.

”Buongiorno, cara Teresa! Sono fiero ogni volta che leggo di quello che fa. Se ci fossero 50 ARMENI come Lei, il mio popolo non sarebbe in queste condizioni. So quale soddisfazione interiore si riceve quando si rende felice un altro. Mia madre mi ha sempre insegnato da piccolo ad essere generoso, a regalare agli altri, diceva “Quello che hai dato, è davvero tuo”. E così siamo cresciuti. Ahimé, ora non ho più nulla, la casa, gli affari, tutto abbiamo lasciato in Artsakh. Cerco di farcela, di superare nuovi interventi chirurgici, di continuare a scrivere, altrimenti se perdo la Fede, questo mi distruggerà non solo l’anima, ma mi distruggerà anche fisicamente. Mi dà molto conforto il fatto che Dio vede tutto, ecco perché non solo mi ha salvato dal cancro dopo essere stato sottoposto a 6 interventi chirurgici in 10 anni, ma mi ha anche dato la forza di scrivere e pubblicare dei libri uno dopo l’altro. Ahimè, la mia salvezza è di breve durata e davanti a me c’è il Gòlgota. La mia anima è distrutta dalle delusioni, dai tradimenti e non vedo una mano che sia tesa verso di noi. L’unica salvezza la trovo nella mia scrittura, cosi da non pensare ai miei libri e al mio manoscritto non ancora pubblicato, tutti lasciati in Artsakh, a Shushi. Mi vergogno di chiederLe, ma non ho soluzioni, non vorrei lasciare un altro manoscritto non pubblicato. Questi sono i ricordi di Shushi e della guerra, che fra pochi decenni diventeranno storia. La cultura non deve essere distrutta. Dopo aver pubblicato questo libro, se lo desidera, potrei regalarLe delle copie. Che Dio La benedica!”

 

”Cara Teresa, già solo con il tuo essere aiuti le persone donando loro amore, speranza e fede. Dio ha moltiplicato in te l’amore, la tua umanità. Tutti gli Armeni, in particolare gli Armeni dell’Artsakh ti sono riconoscenti, uomo di Dio! Che Dio protegga te ed i tuoi parenti! ”

”Buongiorno, cara Teresa! Sono stata sfollata tre volte con la forza, sono disabile di 2° grado, ho il cancro, sto facendo la chemioterapia – il medicamento è Zometa  di NOVARTIS. A causa della mancanza dei mezzi finanziari, non sono riuscita a fare l’ultimo ciclo. La prego di sostenermi per la mia guarigione e affinché trovi un lavoro. Sarei grata per il Suo sostegno al fine di prolungare la mia vita, anche se dopo tutto, a che serve questa vita …”.

Cara Teresa, siamo venuti da Martakert il 25 settembre. Sinceramente abbiamo perso tutto, anche la speranza della vita. Abitiamo da parenti. Se possibile La prego di aiutarci; abbiamo pochi letti (sono brandine), coperte calde e biancheria da letto, prodotti per l’igiene. Marta, mia sorella sta dai suoi amici, ha tre figli, anche lei ha bisogno dell’aiuto di qualsiasi tipo. La ringrazio in anticipo.

 

 

”Carissima Teresa, sei venuta e andata come in un sogno. Il nostro incontro fu molto piacevole, ma ahimè non fu in Artsakh. Mi piange il cuore, mi si commuove l’anima, mi si offuscano gli occhi… e non voglio crederci, che abbiamo perso un mondo intero, un angolo meraviglioso, una divina culla paradisiaca”.

”Come si dice dalle mie parti, La ringrazio dalla terra fino al cielo (dal profondo del mio cuore) per quello che ha fatto per noi. Che le nostre preghiere arrivino al cielo! Che Dio Le dia lunga vita, più di 100 anni! Già avevo perso la speranza, non sono molto capace di chiedere qualcosa, perché ho sempre vissuto in modo dignitoso, all’inizio ero molto povero, poi ho aiutato anch’io i poveri quanto potevo. Dio mi ha ricompensato. Grazie a Lei, figlia mia. Che Dio benedica La Sua famiglia!”

”Chiedo scusa per il disturbo, ma non abbiamo preso nulla con noi. Mi vergogno di scrivere tutto ciò, ma non abbiamo altra scelta. Siamo usciti in un’ora da casa nostra e siamo arrivati in Armenia il 25 settembre. Siamo con i nostri figli, Mariana di 5 anni e Kadjik di 3 anni. Abbiamo bisogno di tutto, se può, La prego di aiutarci finché non troviamo lavoro”.

”Cara Tereza, ogni persona ha un sogno, forse anche Lei ce l’ha. Il Suo sogno non lo conosco, ma so che l’Armenia dei Suoi sogni è l’Armenia forte”.

 

“Buongiorno, Teresa! Sono sfollata dall’Artsakh, siamo arrivati ora con la mia famiglia al confine dell’Armenia. Abbiamo bisogno di tutto: articoli per l’igiene, viveri, vestiti. Purtroppo non abbiamo soldi, se può, La prego di aiutarci. Ho 3 figli maschi: 9 anni, 7 anni e 9 mesi. Le sarò molto grata.”

”Buongiorno, cara Teresa, Le stringo forte la mano. Spero che tra qualche anno, non appena sarò di nuovo in piedi, anch’io sarò in grado di fare del bene agli altri”.

 

La mia fede non è persa. I nostri figli hanno combattuto con forza, mantenendo le proprie posizioni. Nonostante fossero feriti sanguinanti, si affrettavano di nuovo ad aiutare gli amici, a mantenere le proprie posizioni, a difendere la propria casa, la propria famiglia. Come faccio a non credere in loro? Ci credo: e credo anche in Dio e prego.

Ci sarà il Giudizio.

Io sono di Stepanakert, cara Teresa. Le vogliamo tanto bene.

Cari Amici,

grazie per la vostra Amicizia. Dio davvero vede tutto

Una buona domenica,

Teresa

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3 commenti

  • andreottiano ha detto:

    Il cattolicesimo era universale, vitale e latino.
    Poi, preso quasi alla fine del mondo, è subentrato un modo di intenderlo globale, furbo e uccidentale.
    Nota bene: globale è diverso da universale, latino (europeo) è diverso da uccidentale e il furbo non è altrettanto vitale.
    Così di certe scomodità, martiri (anche in Cina), si tace per quieto vivere, quando non le si vende proprio per calcolo.

  • Prov ha detto:

    Tra i tanti peccati dei quali dovremo rendere conto, noi occidentali, noi cristiani e soprattutto noi cattolici, c’è la persecuzione e lo sterminio di questo popolo.

    Fratelli cristiani. Ultimi tra gli ultimi, davvero. Per loro nemmeno una parola. Gli unici a considerarli sono coloro che li odiano. Gli altri sono impegnati altrove. Di tik-tok e i social.

    Si, dovremo rendere conto di questo immane peccato. Perché essere instupiditi e ridotti alla schiavitù sociale, all’ignoranza e alla mediocrità non sarà una giustificazione sufficiente.

  • Mara ha detto:

    E il mondo cattolico tace… Lasciamo perdere il mainstream, che è scontato che taccia: la cosa più grave in assoluto è che la grande famiglia cristiana taccia miseramente. Ecco perché il Signore non ascolta le nostre preghiere, perché siamo delle monadi che non si sentono comunità.

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