Roma Diventa Smart? Attenti alle Trappole…Benedetta De Vito.

12 Marzo 2023 Pubblicato da 4 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni su una nuova possibile trappola incombente sulla libertà nostra e vostra, e in particolare su quella dei romani. B buona lettura e diffusione.

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Ai tempi delle guerre puniche, quando ero alle medie io, c’era a piazza di Spagna, sulla destra delle scalinate, verso la colonna dell’Immacolata, un bucolino di libreria inglese, dove vendevano libri usati a poco prezzo. La signora che era anima dell’impresa, portava i capelli alla maschietta e un paio di occhialoni calzati sul naso. Davanti a quel luogo, per me gran lettrice, dei magici desideri, c’era un altro negozino chiamato “Camomilla”, dove, infatti, si comperavano le omonime borse, di tela da sedia sdraio a righe, che furoreggiarono nella “Roma bene” (oh come suona strano evocar quei tempi oggi…) per qualche tempo e poi mai più. Io la borsa di Camomilla non l’ebbi mai, ma i libri, tanti, e comperati con parsimonia e alcuni riportati perché la signora concedeva una tessera a punti se riportavi un libro…

Va bene, sento incalzar la noia di chi legge e rispondo: tempo al tempo e arriverò al punto, ma su e giù per i sentieri ombrosi della memoria. Dunque, i libri. Comperavo allora tutta la serie di “Malory Towers” di Enid Blyton che raccontava le storie di ragazzine come ero io in una “boarding school”, cioè un collegio, che si chiamava appunto “Malory Towers”. E, caso vuole, che alcune parole in inglese, lì spesso usate dalla Blyton (che fu addirittura accusata di razzismo per le sue storie di Noddy…), mi restarono attaccate dentro. E una più di tutte le altre: smart. Smart non voleva dire “intelligente”, ma più che intelligente, “brillante”. Ma voleva anche dire, in modo positivo, furbetto, che se la sa cavare. Insomma a Malory Towers se eri “smart” eri il non plus ultra.

Quell’aggettivo tanto caro a Enid Blyton me lo sono ritrovato molti anni dopo in una macchina a due posti, odiosa, a mio giudizio, perché invitava in modo fintamento allegro a diventare egoisti, a non fare una famiglia, a vivere in uno e, al massimo, in due. Ricordo, e storco il naso, che una persona di famiglia ne possedeva una e che, avendo figli, li metteva nel portabagagli insieme al cane…

E già quell’aggettivo, cominciò a starmi antipatico. Figuriamoci oggi che le cose “smart” puzzano di diabolico lontano un miglio. Lo “smart working”, ad esempio, che significa startene tutto il giorno appiccicato a un video, senza orari, senza pausa caffé con i colleghi, tappato in casa come un ikkikimori o come vattelapesca si chiamano. Ora, in parole semplici e senza tanti giri di parole, ho capito che tutto ciò che è “smart” porta al controllo di movimenti, acquisti e della vita intera: la smart card, lo smart wallet e, dulcis in fundo, la “smart city”. E anche Roma, la città dei Cesari e dei Papi, si appresta a diventare orribilmente “smart”.

Per cercar di capirci qualcosa sono andata su questo sito https://www.comune.roma.it/eventi/it/roma-innovation-smart-city.page

Dopo aver letto qualche riga ho desistito: il latinorum era intollerabile. Leggevi e la domanda era: “Sì, ma che cosa vuol dire, di grazia”. Nessuna risposta fino alla fine. Qui allego qualche frase per toccar con mano il diavoliano utilizzato (che significa usar paroloni per non spiegare niente). “Ma cosa è una Smart City? L’innovazione digitale non è una questione esclusivamente tecnologica perché non riguarda solo la gestione di sistemi informativi o infrastrutture che mettono in comunicazioni persone, sensori o macchine. Si tratta di creare una nuova idea di società di cui il digitale è uno dei pilastri fondamentali insieme allo sviluppo sostenibile e all’inclusione sociale e di genere. Le linee programmatiche dell’Amministrazione definiscono la Smart City come “progetto d’innovazione sociale che trasformi gli utenti della città in protagonisti attivi nell’individuare i problemi e nel gestire i nuovi strumenti operativi”. È proprio questa una delle prerogative della città “intelligente”.

Chiarissimo no? Sento puzza forte di zolfo e immagino la loro orrida cittàsmart in cui se non sei attaccato costantemente alla rete e non hai il cipeciop puoi anche attaccarti a un albero e lasciarti penzolar lì fino alla morte… E questa, cari smartiani (la nuova razza umana fluida che vuole sostituirci…), il succo amaro di tante parole al vento e senza capo né coda? Ah, ora capisco, ecco a che cosa è servito l’orrido green pass, frutto marcio della psicopandemia del terrore, lanciata nel 2020 dal ministro Speranza che senza vergogna la lanciava nei suoi messaggi al signor Brusaferro? Il Gp era la prova generale dell’esclusione per i non smartiani…Smart: togliete la “s”, non leggete la “t” finale e l’aggettivo somiglia a una parolina in francese che non profuma di rose e viole…

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4 commenti

  • Mimma ha detto:

    L’altro giorno il medico di base mi piazza davanti un foglio prestampato chiedendomi di firmarlo:
    ” Così ci leviamo il pensiero. I Nas mi incalzano.
    La Regione mi sta facendo la testa quanto un pallone”
    Che cos’è? Chiedo e che c’entrano i Nas? Mi insospettisce molto questo intervento.
    ‘ L’ FSE “, il Foglio Elettronico Sanitario.
    Odio le sigle, che , capiamolo una buona volta, sono anch’esse una trappola.
    ( SPQR era tutta un’altra storia, dietro la quale c’era un sistema perfetto di pesi e contrappesi che reggeva il mondo. ).
    Me lo porto a casa, per esaminarlo con calma.
    La Regione, cioè quelli che si sono aumentati lo stipendio di 900 euro per giungere a 12.000 euro mensili, mi chiedono di dichiarare, ” liberamente e consapevolmente ” lla mia situazione sanitaria, ossia tutto dei miei mali passati presenti e…futuri, per tenerli in vetrina elettronica.
    Sii velocizza un sistema che non c’è più, che vivfa attendere sei mesi per un esame…
    Mi rendo ben presto conto che ho davanti il fratello gemello, il seguito del Green Pass, per il controllo totale della mia persona, preludio a micro e macro chip e aquante altre diavolerie la stramaledetta UE decida di pretendere da noi .
    Ipocritamente mi chiedono l permesso di farglii sapere ciò che già sanno, ma per scansare, con la mia firma , gli scogli della privacy e quant’altro di illegale possano commettere.
    L’ho restituito con preghiera di ignorarmi .
    Voglio morire nel mio letto, senza aiuti umani, come si moriva una volta, mille anni fa .
    In modo smart

  • Tempi bui ha detto:

    Come faranno mai le persone poco pratiche o per niente pratiche di computer e di operazioni sui “nuovi strumenti operativi” a risolvere le loro necessità? Mistero…

  • Prov ha detto:

    E’ ulturto, ma proprio tutto, una colossale presa in giro. Da decenni e decenni. Per carità… lo hanno sempre fatto, tutti. 0r8ma della guerra, prima dell’altra guerra, prima del Risorgimento (?) E prima, prima e prima ancora. Non sono romano ma ho idea che uno degli ultimi ‘italiani’ sia stato Muzio Scevola… Ora, piuttosto, non fanno nemmeno la fatica di inventare qualcosa. No, nemmeno la foglia di fico…
    E sai perché: perché il loro signore odia l’uomo, che amato da Dio, e prova ancora più piacere nel rovinarlo prendendosi apertamente gioco di lui.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Smart grazioso surrettizio attributo divenuto presto sostanziale sinonimo di… totale imbecille!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

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