Cannarozzo: l’Odio per i Cattolici non Finisce mai in Spagna, anche Oggi.

24 Gennaio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

La guerra civile spagnola è certamente uno dei fatto storici più ricco di polemiche e di interpretazioni diverse, spesso opposte, nonostante che sia giunta a termine quasi un secolo fa. Antonello Cannarozzo ne offre questa ricostruzione e interpretazione. Mentre in Spagna episodi recenti dimostrano un odio anticristiano sempre vivo. Buona lettura.

§§§

 

L’odio per i cattolici non finisce mai, specie nella Spagna di oggi

La verità sulla Guerra civile spagnola e i silenzi della Chiesa

Lo scorso 23 novembre è stata approvata dal Papa la beatificazione del sacerdote spagnolo Juan Elias Medina, insieme ad altri 126 sacerdoti, massacrato in ‘odium fidei’ tra il 1936 e il 1939 durante la sanguinosa Guerra civile.

Una giornata importante nella quale viene ricordato il martirio della Chiesa spagnola, forse il più cruento insieme a quello subito durante la Rivoluzione russa nel secolo scorso, ma la santità, per la legge del contrappasso, suscita ancora un odio mai sopito nella parte avversa che oggi sfoga la sua rabbia contro la Chiesa attraverso i vari social, tra cui Twitter.

Molti messaggi hanno addirittura invitato, tra l’altro, ad incendiare le chiese e i preti, mettendo un hashtag che in breve è diventato virale e tutto perché è stato ricordato un innocente che ha versato il sangue per la propria fede, perdonando i suoi aguzzini da vero cristiano.

Il governo dell’odierna Spagna è oggi “felicemente” socialista alleato con Podemos ed insieme stanno cominciando una campagna anti cattolica come ottant’anni fa fecero i loro predecessori repubblicani durante la sanguinosa Guerra civile che sconvolse la penisola Iberica.

Ha scritto la neoeletta direttrice dell’Istituto per le donne, Beatriz Gimeno, in merito ai massacri della Repubblica spagnola negli anni ‘30:” Il profondo disgusto che molte persone provano qui per la Chiesa cattolica è giustificato” e prosegue nelle accuse affermando che “era un’istituzione così odiata dalla classe lavoratrice, dai contadini e dalla maggioranza degli intellettuali che, appena si è accesa la scintilla, la gente è accorsa a bruciare le chiese”. Un po’ il concetto che ottant’anni prima aveva espresso il ministro socialista della Guerra, Manuel Azãna Diaz: “Tutti i conventi di Madrid non valgono la vita di un solo repubblicano”.

Che i partiti legati alla Repubblica attuassero una vera persecuzione contro i cattolici è una verità che non può essere negata per l’evidenza di documenti, filmati, discorsi e quant’altro, ma viene ugualmente spiegata da una certa storiografia di parte, come la già citata Beatriz Gimeno, come una “giusta” reazione popolare all’appoggio che il Papa, Pio XI, aveva dato a Francisco Franco nella Guerra civile e, dunque, la sua alleanza con la Germania nazista e l’Italia fascista; solo che, e lo ribadiamo, non è vero niente.

La storia, quella vera, è lì a testimoniare i fatti di quegli anni.

Fin dal 1931, con la prima vittoria elettorale dei partiti di sinistra, la Chiesa di Roma, tramite i suoi vescovi spagnoli, aveva riconosciuto legittimo il governo di ispirazione marxista invitando i cattolici ad una “sincera” collaborazione per il bene del Paese.

Certamente, tornando ai tempi attuali, si potrà obiettare che non siamo alle persecuzioni di ottant’anni fa, ma la storia a volte si ripete ed è bene ogni tanto ricordare, come in questo caso, gli oltre 30 mila, tra sacerdoti, suore, religiose e laici legati ad associazioni cattoliche, che furono trucidati nelle maniere più crudeli, dalle forze governative repubblicane in odio alla religione.

 

L’inizio della catastrofe

 

Per capire come si arrivò alla tragedia della Guerra civile e al ruolo che la Chiesa svolse durante il conflitto, ricordiamo brevemente che la Spagna era entrata in un caos istituzionale, sociale ed economico, con la caduta della monarchia, avvenuta il 12 aprile del 1931, che attraverso elezioni municipali si trasformarono poi in un vero plebiscito per la Repubblica.

Si apriva per il Paese, uno scenario politico tormentato a causa di una divisione feroce tra le due fazioni principali; la destra, formata da ex monarchici insieme alle forze liberali, e i raggruppamenti repubblicani composti da socialisti e da comunisti con frange radicali.

In attesa di indire nuove elezioni nazionali per sancire un esecutivo legittimato dal voto popolare, fu eletto a capo del governo provvisorio il generale Josè Sanjurjo, con l’appoggio della Guardia Civil.

L’esecutivo venne formato da un’ampia coalizione, esclusi per ovvi motivi ideologici, i monarchici, i partiti nazionalisti e, curiosamente, anche alcune frange della estrema sinistra anarchica.

Non ci volle molto a comprendere quale fosse il vero spirito che animava il nuovo potere di Madrid.

Pur tra gravissimi problemi sociali ed economici che attraversava il Paese, il governo s’impegnò fin da subito in una campagna demagogica violenta contro ogni forma di residui tradizionali, considerati ormai obsoleti nella nuova Spagna che si andava delineando, lasciando ai gruppi più facinorosi il compito di combattere questa “battaglia politica”, che vedremo riproporsi circa trent’anni dopo, con le Guardie Rosse, nella Cina di Mao.

Il primo bersaglio fu, ovviamente, quello di colpire la Chiesa cattolica (notare che nessuna delle altre confessioni religiose fu mai toccata. NdA), e fin dai primi giorni del nuovo esecutivo cominciò quello che potremo chiamare, senza alcuna esagerazione, il martirio dei cattolici spagnoli.

Davanti alle aperte violazioni dei diritti della Chiesa e alle prime aggressioni nei confronti del clero, ampi settori cattolici alzarono la voce denunciando all’opinione pubblica cosa stava succedendo in Spagna.

La risposta delle sinistre non si fece attendere   e solo pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo governo provvisorio, il 10 maggio, vennero assaltate a Madrid alcune chiese, tra cui la famosa chiesa dei gesuiti di Calle del la Flor, insieme a monasteri ed altri edifici religiosi, dopo averli, ovviamente, saccheggiati di ogni bene.

Lo stesso tragico copione di violenza si ripeté a Malaga, a Siviglia e a Cadice.

Seguiranno giorni terribili per la Chiesa nei territori a maggioranza repubblicana in preda a una grave crisi istituzionale, tanto che il 28 giugno del 1931 si tennero nuove elezioni generali che videro la vittoria alle Cortes dei partiti di sinistra.

Questa volta il governo venne formato solo da forze di provata fede social-comunista che aggravarono la già grave situazione del Paese e accentuarono la persecuzione verso i cattolici.

Per comprendere la contesto ricordiamo ciò che scrisse un intellettuale di sinistra e fieramente antifascista morto in esilio a causa del franchismo, Gregorio Marañón y Posadillo: “La Seconda Repubblica Spagnola, proclamata il 28 giugno 1931, instaurò un sistema che, dietro una facciata di democraticità, si rivelò assolutamente irrispettoso di ogni libertà individuale e religiosa”.

Ma la pace per la Spagna era ancora lontana da venire.

Nel 1933, in una situazione politica sempre più confusa e con scontri armati quotidiani, furono indette nuove elezioni che dovevano consacrare, tra l’altro, il definitivo potere della sinistra, ma il 19 novembre, giorno dei risultati elettorali, a sorpresa vinsero le forze conservatrici con una maggioranza relativa guidata da José Maria Gil Robles.

 

I prodromi della Guerra civile

 

Venne formato un esecutivo con i vari schieramenti di destra insieme ai radicali, con un programma che ribadiva la volontà di pacificare la Spagna ed avviare una serie di riforme sia economiche e sia sociali.

Purtroppo fu un governo debole che non riuscì a pacificare il Paese; nonostante le sinistre avessero avuto una emorragia di voti certo non si erano date per vinte.

Fin dai primi giorni il nuovo governo conservatore, guidato da Alejandro Lerroux, si trovò a dover affrontare problemi enormi in un Paese, ormai allo stremo, e non sempre ebbe l’aiuto di chi lo aveva votato, come i latifondisti e in generale la classe padronale che, non comprendendo la drammaticità del momento politico, si comportarono in maniera vessatoria verso ampi strati della popolazione.

Scelte definite da Gil Robles, divenuto nel frattempo presidente delle nuove Cortes, un “egoismo suicida”.

Sarà proprio in quest’anno che cominceranno a formarsi gruppi armati in vista di una possibile insurrezione, gruppi che ritroveremo poi nella Guerra Civile.

Intanto, a poco meno di un mese dalle elezioni, come in una sceneggiatura già letta, l’8 dicembre 1933 scoppiarono in tutta la Spagna insurrezioni guidate dai sindacati anarchici, particolarmente violenti con assalti alle caserme della Guardia Civil e il drammatico sabotaggio del treno Barcellona-Siviglia che procurò decine di morti.

L’anno dopo, nel 1934, scoppiò l’insurrezione delle Asturie contro il governo che in soli dieci giorni portò al massacro di 12 sacerdoti, 7 seminaristi, 18 religiosi e all’incendio di 58 chiese.

Si arriverà, tra violenze da ambo le parti, al 16 febbraio del 1936 con altre elezioni, che questa volta vedranno vincitore il Fronte Popolare.

Tra le loro varie proposte, c’era anche il cambiamento della Costituzione in favore, ovviamente, della sinistra e la nascita della ‘dittatura del proletariato’ con una impostazione stalinista.

Probabilmente, come è opinione di molti storici, se non ci fosse stato questo colpo di mano, con la volontà di voler impugnare la Costituzione, la guerra con ogni probabilità non ci sarebbe stata o, almeno, sarebbe stata rimandata aspettando un nuovo casus belli.

Con questa scelta di rivedere la Carta Costituzionale, l’esultanza per la vittoria delle sinistre durò solo pochi mesi.

Il 16 luglio di quello stesso anno, infatti, avvenne la rivolta di parte dell’esercito di stanza in Marocco contro il governo delle sinistre, guidato, insieme ad altri generali, dal futuro Caudillo, Francisco Franco, che agirono prima che si attuasse il colpo di mano costituzionale.

Per protestare contro la rivolta dei militari, non si sa a quale titolo se non l’odio per i cattolici, furono assaltate dai soliti facinorosi, protetti sempre dal regime, centinaia di chiese, conventi ed edifici appartenenti ad istituzioni cristiane che vennero poi distrutte o confiscate e nel frattempo vennero assassinati 17 sacerdoti e molti altri aggrediti.

Solo nei primi mesi di guerra furono massacrati nei modi più atroci 4.184 preti diocesani e ancora giovanissimi seminaristi, 2.365 frati, 283 suore, 11 vescovi, per un totale di 6.832 vittime “clericali”.

Contrariamente a ciò che è stato scritto, i fatti drammatici di questa persecuzione, non crearono quella risposta veemente che ci si sarebbe attesi dalla Chiesa di Roma, tanto che la diplomazia vaticana non avallo mai “l’Alziamento” di Francisco Franco.

Ciò che ha lasciato stupiti gli storici fu proprio il silenzio prolungato di papa Pio XI, malgrado i massacri e le sopraffazioni che avvenivano quotidianamente ormai da anni nei confronti della Chiesa.

Fu un atteggiamento che certamente non fu dettato dalla paura di compromettersi, ma, come vedremo, da ragioni assai più complesse che esulano dalla sola diplomazia.

Contrariamente a ciò che si racconta, nel primo programma dei Falangisti, il raggruppamento politico di destra fondato da Primo de Rivera nel 1933 e sostenuto da Franco,  non c’era alcuna motivazione religiosa, anzi il primo comandante che dette vita alla rivolta, Miguel Cabanellas, era addirittura un massone e certo non era un amico della Chiesa cattolica; lo stesso Francisco Franco non aveva dimostrato mai un vero fervore religioso tanto che, si racconta che uno dei suoi slogan militareschi preferiti in Marocco era “niente donne, allora niente Messe”.

 

La diplomazia Vaticana

 

La giunta di Difesa Nazionale, era questo il nome del primo governo provvisorio dei rivoltosi, aveva cercato fin da subito il sostegno della Germania nazista, un atto questo che non poteva essere accettato da Pio XI che vedeva nell’ideologia di Hitler una sciagura  per l’Europa, tanto che l’anno successivo scriverà la famosa enciclica contro il nazismo, pubblicata il 14 marzo del 1937, ‘Mit Brennender Sorge’, tradotto in italiano “Con ardente preoccupazione” il cui testo verrà proibito nella ‘cattolicissima’ Spagna franchista.

Fin da subito la Santa Sede dimostrò una certa diffidenza per questa rivolta che chiudeva di fatto qualsiasi possibilità per un dialogo di pace con le forze di sinistra nel martoriato Paese.

Pochi ricordano, che durante la Guerra, la Santa Sede, come già nel 1931, continuò a riconoscere il Fronte Popolare e addirittura negò l’accredito all’inviato dei nazionalisti tanto che fece tergiversare non poco lo stesso Franco, indeciso se togliere dalla legislazione repubblicana le leggi anticlericali.

Questo per ricordare ai storiografi di una certa parte il vero ruolo della Chiesa durante il conflitto: altro che amica di Franco e dei nazisti.

Nonostante la buona volontà della Chiesa, però, solo nell’agosto di quel primo anno di guerra furono uccisi 2077 religiosi e il mese precedente 861.

Il silenzio sempre più assordante della Santa Sede, come venne chiamato da molti, non pagava, anzi sembrava accendere maggiormente la rabbia dei repubblicani.

Nonostante queste atrocità, Pio XI era ancora restio a dare il suo appoggiò ai rivoltosi, tanto da rifiutare la condanna dei Baschi voluta da Franco che, nonostante fossero in maggioranza cattolici, avevano dato il loro sostegno alla causa repubblicana; ma, in seguito, quasi a sfidare il Caudillo, il Papa protestò per l’uccisione di alcuni sacerdoti baschi da parte delle truppe falangiste, cosa che non aveva mai fatto ufficialmente per il massacro di migliaia di religiosi uccisi dai repubblicani.

La paura della Santa Sede era una probabile deriva franchista tra le braccia di una Germania ormai sempre più aggressiva, Ma questa situazione neutrale non poteva durare a lungo con una guerra in atto così violenta; la scelta di una parte in cui stare era ormai obbligatoria.

Nel 1937 la Guerra era scoppiata da quasi un anno con violenze da ambo le parti, ma per i cattolici, soprattutto se religiosi, che vivevano nei territori repubblicani la situazione era drammatica.

Per questo, sempre più sacerdoti cominciarono a solidarizzare con i falangisti venendo meno ai richiami di Roma. Da sei anni, ben prima della Guerra civile, i cattolici avevano subito atrocità e soprusi di ogni tipo e più volte denunciate anche presso il Vaticano che sembrava non coglierne la gravità, almeno ufficialmente. Anche se a livello personale tantissimi prelati europei davano apertamente il loro sostegno alla causa franchista.

Come osservò all’epoca un prete catalano, Carles Cardò, in merito all’adesione ai franchisti: “Uno dei partiti bellici, ci ammazza; l’altro ci difende (…) Chi può stupirsi che quei perseguitati, che sfuggirono per poco alla morte, scegliessero l’altro campo?”.

Il Vaticano, pressato ormai da mille parti, dovette accettare la situazione e cominciare a cambiare la sua linea intransigente nei confronti di Franco fino a riconoscerne il suo governo provvisorio nelle regioni liberate nel maggio del 1938, ad appena un anno dalla fine della guerra e la vittoria dei nazionalisti.

Il papa, però, non dette mai loro il suo avallo ideologico anche perché all’interno degli stessi franchisti c’erano frange fortemente anticlericali con le quali non si poteva scendere a patti.

Nello stesso tempo questa pace tra Pio XI e Franco permise alla Chiesa di proteggere i perseguitati alleviando le loro sofferenze, le permise di intercedere per la sospensione dei bombardamenti sulle città ancora in mano ai repubblicani, insieme a tante opere di carità necessarie per una nazione ormai dissanguata.

Un episodio per comprendere la situazione delle ostilità tra il Vaticano e la nuova Spagna franchista, sempre sul filo del rasoio, fu il discorso di Pio XII dell’aprile del ’39 in cui il Papa si congratulava per la vittoria dei franchisti; ma venne censurato in quella parte del testo dove si auspicava clemenza per i vinti, come avvenne due anni prima, per l’enciclica di Pio XI.

Molte pagine sono state scritte sugli avvenimenti di quegli anni e il giudizio rimane, nonostante la verità documentata, ancora pieno di infondatezze da ambo le parti dei contendenti. Ma al di là di tutto, rimangono a futura memoria della tragedia i 30 mila religiosi morti per la loro fede cattolica e le centinaia di chiese distrutte per un odio che ancora permane anche tra alcuni delle nuove generazioni spagnole che, pur non avendo conosciuto il dramma della Guerra, vedono la storia solo attraverso le false ricostruzioni ideologiche che portano solo rancore e non certo la pacificazione, ad ottant’anni ormai dalla fine di quella tragica esperienza di violenza.

Antonello Cannarozzo

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35 commenti

  • un versetto al giorno ha detto:

    I cieli narrano la gloria di Dio,
    e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
    Salmo 19,2
    Non si può credere nella potenza di Dio se prima non se ne ammira con umiltà la sua opera.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Caro SE,

    sono basito! Da te non mi aspettavo una quasi bestemmia, o forse no, una bestemmia intera.

    Ma ti rendi conto che con la tua mania dei numeri hai ridotto Gesù Cristo, cioè Dio, ad un non senso?

    A parte il fatto che puoi dirti Cristiano soltanto grazie ai 33 anni (insignificanti ai tuoi occhi!) di Cristo in terra!

    Se ho un’idea delle dimensioni dell’universo? NO che non ce l’ho, perché se ce l’avessi sarei Dio. Posso solo sospettare che i “miliardi di anni luce” non ne danno neanche la più pallida idea.

    Caro Mario,

    l’onestà intellettuale, e quindi morale, non si schiera da nessuna parte per partito preso, e guarda a ciò che è detto, non a chi l’ha detto (Imitazione di Cristo).

    Posso affermare che questo vale per tutti e quindi anche per te?

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Basito sono rimasto io dopo aver letto un sì mirabolante commento. L’unica cosa giusta che hai scritto è che non hai la più pallida idea delle dimensioni dell’Universo e lo si capisce bene.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Leggi bene, non distrarti con le tue elucubrazioni scientiste: sono i “miliardi di anni luce” di tua invenzione che non rappresentano la più pallida idea dell’Immenso,

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          I miliardi di anni luce non sono di mia invenzione. Sono misurazioni effettuate dagli astronomi di professione e pubblicate in annali scientifici. Certo Budda non ne parla, questo è certo.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Non solo Buddha. Neanche Cristo: ma già, per te un’effimera apparizione di 33 anni come poteva avere tempo per occuparsi di … frescacce.

          • Enrico Nippo ha detto:

            E va bene, allora diciamo che i miliardi di anni luce sono una tua fede – cieca – nella scienza che compone e/o divide il tempo (cos’è il tempo?) convenzionalmente: il metro e il secondo, come tutte le misure, sono convenzioni, non esistono in natura. E non solo Buddha non ne parla, ma nemmeno Cristo. E ciò per la semplice ragione che l’Anima non sa che farsene delle misure. La “distanza” da coprire per raggiungere la Terra Promessa, o l’Isola dei Beati, o Shambala, o Shangrila non è scientificamente e quindi umanamente misurabile.

            Quindi, un cordialissimo “chissenefrega” dei miliardi di anni luce, del tutto inadeguati ad esprimere l’Immenso. E tanto meno a conoscerlo.

          • MARIO ha detto:

            @ S.E.
            NB! Le misurazioni del diametro dell’universo (circa 93 miliardi anni luce) si riferiscono all’universo cosiddetto “OSSERVABILE” (una sfera con al centro la terra) e non all’universo “REALE”, che nessuno conosce e nessuno scienziato riuscirà mai a conoscere. Perché l’universo si espande ad una velocità di circa tre volte superiore a quella della luce.

            Per cui dell’universo, in fondo, non sappiamo quasi nulla… la forma, le dimensioni reali, la posizione della terra (se più prossima al centro o alla periferia), ecc. ecc.

    • Acido Prussico ha detto:

      Cristo rimase sulla terra “solo” 33 anni. Come patire gli uomini ancora di piú?, Come subire – lungimirante come un Dio – un Bergoglio? Chiese al Padre “allontana da me questo calice”. Fu accontentato. Ora “siede alla destra di Dio padre” (checché ne zufoli qualcuno… ) per non contagiarsi, non “ammalarsi” (come uomo).

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15). Il soggetto è il Regno, non Dio. Ma Sua Santità il Santo Padre Papa Francesco ecco come commenta e prosegue il discorso:– Dio è vicino, ecco il primo messaggio.–
    E poi: –Dio non sta, come siamo spesso tentati di pensare, lassù nei cieli lontano, separato dalla condizione umana, ma è con noi. Il tempo della distanza è finito quando in Gesù si è fatto uomo. Da allora Dio è vicinissimo; dalla nostra umanità mai si staccherà e mai di essa si stancherà. Questa vicinanza è l’inizio del Vangelo, è ciò che – sottolinea il testo – Gesù «diceva» (v. 15): non lo disse una volta e basta, lo diceva, cioè lo ripeteva di continuo. “Dio è vicino” era il leitmotiv del suo annuncio, il cuore del suo messaggio. Se questo è l’inizio e il ritornello della predicazione di Gesù, non può che essere la costante della vita e dell’annuncio cristiano.
    Dopodichè mi domando: Non sarebbe il caso che Francesco facesse aggiornare un altro punto del Padre nostro, là dover dice : –che sei nei cieli– ?

    • antonio cafazzo ha detto:

      Considerazioni di un “prudente come un serp…” sul parlare dell’ultimo successore di San Pietro ricordando il fu San Paolo.
      “Vi esorto poi, fratelli, di guardarvi dai facenti discordie ed inciampi contro l’insegnamento che voi apprendeste e allontanatevi da loro.
      Infatti cotali non servono al nostro Signore Cristo ma al loro ventre e per mezzo del linguaggio seducente e del bel parlare seducono i cuori dei semplici.” (Lettera ai Romani, 16, 17-18)
      —-
      Dunque San Paolo avverte:
      – Guardatevi ed allontanatevi da chi “cambia” gli insegnamenti che ha “appreso”.
      – Costoro provocano “Inciampi e discordie”.
      – Costoro NON SERVONO a N.S.Cristo ma al loro VENTRE.
      – Costoro con destrezza circuiscono il “cuore” e la mente delle “colombe” con “linguaggio seducente e bel parlare”.

      Che faccio? Dò retta al fu San Paolo o al “bel parlare del se-ducente”? .

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Se non ricordo male sei quello che vive a Burgos . Che dici dell’articolo di Cannarozzo? A me sembra molto veritiero.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Cari SE e Antonio,

      se non sbaglio il Cattolicesimo propone un Dio Uno e Trino. Perciò anche Gesù Cristo è Dio, e quando Bergoglio dice che il tempo della distanza dal cielo è finito quando Gesù, cioè Dio Figlio si è fatto uomo, dice, anzi ripete né più né meno quanto scritto nel Vangelo: E il verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi.

      Come già mi permisi di scrivere in precedenza, a mio avviso è disdicevole fare le bucce a qualcuno, in questo caso Bergoglio, anche quando dice una cosa corretta. In questo caso egli parla di Dio Figlio e non sembra che metta in discussione il Dio Padre che nei cieli.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Il nostro orgoglio ci induce a pensare che Dio abbia creato l’Universo per l’uomo. Ma hai un’idea delle dimensioni dell’Universo? Miliardi di anni-luce e un anno-luce è uguale a 9460 miliardi di chilometri. Io di fronte a Dio, anche se si è fatto uomo per 33 anni mi sento un verme.
        Good night everybody!

      • MARIO ha detto:

        Enrico, porta pazienza…

        Devi capire che SE – come qualcun altro (Antonio per es.) – è guidato dallo Spirito Santo, che lo sprona in continuazione (quasi un’ossessione) ad ascoltare Sua Santità il Santo Padre Papa Francesco, con lo scopo di avvicinarlo un po’ di più allo spirito del Vangelo.
        Lui gli obbedisce come un bravo scolaretto (anche se un po’ attempato…), ma distratto com’è da mille altri pensieri, finisce sempre per capire bisi per fave.
        Povero Spirito Santo… che a questo punto dev’essere a metà strada fra Cielo e Terra… Forse sulla Luna? Certo questo spiegherebbe il perché i Suoi prediletti siano un po’ lunatici…

        Per quanto ti riguarda, ho l’impressione che se continui così, sarò costretto a lasciarti in eredità il mio incarico. Pensa che onore!

  • Giovanni ha detto:

    La Spagna deve la propria esistenza ai re cattolici che l’hanno liberata dai mussulmani. Ora la Spagna, come l’Italia, odiando il Cattolicesimo, odia sé stessa.

  • Fabio ha detto:

    Nella chiesa purtroppo i Giuda sono sempre ben rappresentati dalle gerarchie

  • Iginio ha detto:

    Va bene, però attenzione: Lerroux era un massone anticlericale, mentre il primo presidente della Repubblica Spagnola fu Niceto Alcalà-Zamora, un cattolico liberale non di destra ma che venne poi ostacolato e deposto dalle sinistre anche perché non appoggiava le loro misure anticlericali.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Fuori tema o forse no.

    Il poderoso articolo di Cannarozzo ha provocato in me un momento di lucida follia per il quale è sorta una domanda, e cioè se davvero, attraverso il suo navigare attraverso il mare dei secoli, la trasformazione della Barca di Pietro in un super transatlantico corrisponda alla volontà di Cristo. O, in altri termini, se dalla Grotta di Betlemme si dovesse effettuare un progressivo e gigantesco trasloco in enormi e confortevoli palazzi in cui aggirarsi con paludamenti vari. E se davvero il Vangelo, già di per sé non proprio di agevole approccio, dovesse propagarsi attraverso il proliferare di una mastodontica e granitica dottrina accompagnata da montagne di documenti. Mi son chiesto, insomma, se la semplicità (che non vuol dire facilità) del Vangelo dovesse necessariamente valersi di un’organizzazione tanto pesante e complessa quanto fragile nella sua moralità che negli ultimi sessant’anni ha segnato un’indubbia precipitazione.

    A san Damiano Francesco d’Assisi, contemplando il Crocifisso, ascoltò la voce che disse: “Francesco, restaura la mia Chiesa!”. In un film (non ricordo quale versione) trovandosi il Poverello di Assisi alla presenza del Papa, si sente dire da un suo compagno che dovrebbe fondare un ordine, al che san Francesco alza lo sguardo più che perplesso ed esclama quasi sbigottito: “un ordine!”. Non so se la biografia del Santo riporti questo episodio ma la corrispondenza con lo spirito del Poverello non sembra dubitabile. San Francesco sposa e predica la semplicità (non la facilità) di Madonna Povertà e invece si trova a dover organizzare un ordine, dunque un’organizzazione con tanto di regolamenti e, in fatale prospettiva, con tanto di sede e succursali, con tanto giro di ricchezza e quindi tante occasioni di malaffare.

    Si pensi, inoltre, alla questione di frate Elia, il successore nominato da san Francesco quale “ministrum ordinis Fratorum Minotum”, che fu deposto perché non seppe domare la divisione (tanto per cambiare) fra spirituali e conventuali.

    Riepilogando: dalla Barca al transatlantico, dalla Grotta ai palazzi, dalla Povertà alla ricchezza multinazionale. Come dire il metodo “migliore” per non rendersi credibili ed anzi suscitare moti di ribellione e addirittura di odio non di rado accompagnato da eventi cruenti.

    Eppure sta scritto: “Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!”: queste sferzanti parole sono rimaste inascoltate, e le ha pronunciate Uno che è nato in una stalla, non ha vissuto certamente in un palazzo da re e non vestiva con abiti confezionati in sartoria.

    E che dire dell’altro meraviglioso messaggio: “ Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”.

    Non è questo un inno a Madonna Povertà che rende l’anima leggera, libera dalla zavorra della ricchezza e degli inevitabili coinvolgimenti, intrallazzi e scandali che essa comporta?

    A mio avviso, anche dopo san Francesco, qualcosa non ha funzionato e continua non funzionare nella Chiesa.

    • Antonio ha detto:

      Lei pensa che potrebbe fare questi discorsi assennati (lo dico senza alcuna ironia) se non ci fosse stata un’istituzione religiosa che si è assunto il compito di trasmetterle la conoscenza non solo di cosa sia il Vangelo ma anche della sua fondamentale importanza, inviando presso ogni campanile qualcuno incaricato di spiegarlo, curando che fosse sufficientemente formato e verificando che non fosse un pazzo pronto a diffondere fole di sua invenzione? E questo per duemila anni, in modo che il Vangelo ha raggiunto non solo lei, ma i suoi genitori, nonni, bisnonni, trisnonni eccetera? Vogliamo immaginare che costo umano e materiale abbia avuto tutto questo, moltiplicato per tutti i campanili esistenti? L’avrebbe potuto fare una compagnia di poverelli scalzi e vestiti di sacco? O non sarebbe piuttosto accaduto che del Vangelo non ci sarebbe mai giunta notizia e si sarebbe perso per strada? Anche S. Francesco dovette nel corso della sua vita scendere a patti tra l’alta visione ideale che aveva maturato e l’esigenza che i suoi frati ad esempio per poter predicare degnamente fossero istruiti, avessero a disposizione libri, biblioteche, tutte cose che necessitavano di denaro.
      Se poi vogliamo aggiungere che dal maneggiare soldi a fini encomiabili si trascende facilmente nell’avidità, nella corruzione, nella metamorfosi da istituzione religiosa a bieca s.p.a., come vediamo che è successo e succede di continuo, questo è indubbiamente vero: e qui sarebbe sì necessario un nuovo san Francesco che ci riporti sulla strada del Vangelo, quello vero, non quello del WWF.

      • Enrico Nippo ha detto:

        La ringrazio del contributo, Antonio.

        Gli è che non riesco a convincermi che per diffondersi lo Spirito abbia necessità del denaro, dato che con san Francesco avvenne l’esatto contrario, quasi che lo Spirito avesse invece trovato un varco lasciato aperto dall’abbandono della ricchezza terrena.

        D’altra parte non sono neanche convinto che per diffondersi lo Spirito necessiti della Cultura dato che lo Spirito in quanto tale trascende infinitamente la Cultura e non chiede a nessuno di mostrargli i suoi titoli di studio. Di fatto molti Santi non furono poi persone così colte.

        Ma posso riconoscere che questa è un mia visone romantica e utopica.

        • Corrado ha detto:

          Dai, sig. Enrico, accetti, incarti e porti a casa, senza altre polemiche.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Corrado, resto in attesa di qualche suo intervento che, manco a dirlo, non sarà una polemica 😉

    • Adriana 1 ha detto:

      Enrico,
      penso sia ben difficile sfuggire alla metamorfosi umana
      dalla semplicità ispirata alla gerarchia affamata di potere.
      Chi più povero, libero e itinerante dei maestri taoisti?
      Eppure ChangTao-ling (34-156 d.C.),fondatore della Setta delle Cinque Staia di Riso diede il via a una Chiesa talmente potente e gerarchicamente organizzata sul modello della gerarchia imperiale da governare, indipendentemente dall’impero Han, la popolosa regione dello Szu-ch’uan.
      Fu combattuta dallo stesso impero (nonchè dai Maoisti), ma la sua dottrina sopravvisse fino ad oggi. Originariamente aveva “strane” regole che non ci sono del tutto sconosciute: la pratica della confessione pubblica dei peccati, i precetti di aiutare i poveri, di disprezzare fama e ricchezza, la divisione dei discepoli in “eletti”, destinati a diventare maestri della Via e semplici “chiamati”. Dimenticavo…c’erano pure gli esorcisti e bravissimi !

      • un versetto al giorno ha detto:

        Questa fu anche una grande preoccupazione di Gesù : che qualcuno dei suoi discepoli volesse essere il primo.
        e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
        Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”.
        “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te
        e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Grazie, Adriana.

        “Dalla semplicità ispirata alla gerarchia affamata di potere”: espressione esemplare!

        • Adriana 1 ha detto:

          Enrico,
          troppo gentile, mi sono limitata a mettere in evidenza la “realtà effettuale”.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Ho ancora nelle orecchie le parole con cui si concludevano le trasmissioni radio in Italiano dalla Spagna franchista : Saludo a Franco i Arriba Espana! L’Italia cattolica e fascista era tutta per Franco. Ricordo il rientro a casa di alcuni “legionari” fascisti accolti come eroi da tutto il paese in festa. Ricordo cosa mi dicevano a scuola e all’oratorio. La guerra civile spagnola certamente contribuì, in Italia, a creare il terrore verso il comunismo. A fatti avvenuti, un terrore assolutamente giustificato.

  • Jolanda ha detto:

    ma è evidente che in Spagna durante la guerra civile i comunisti sbbiano attaccato i preti ! Caspita , per provocare i rossi si vestivano di nero, come i nazisti…e si mettevano pure una croce al pett.

  • DiegoRuiz ha detto:

    ma Antonello , come è divisivo lei . Ma dobbiamo dimenticare ,perdonare, comprendere , dobbiamo dialogare e unire . Lei invece sta ricostruendo muri …. Ma no caro Antonello l’ odio anticattolico è provabile solo dietro le mura vaticane da ben quasi otto anni. Quello è vero odio anticattolico , quello che lei cita è una corrida spagnola dove i torelli cornuti rossi quando vedevano la veste nera di un sacerdote che li provocava , appunto vestendosi con una abit lungo e nero, lo caricavano…. Ma così per gioco, tipicamente spagnolo…