Samizdat dal Paesello. Misericordia per tutti. Diario di un capogruppo. Giovanni Lazzaretti.

21 Gennaio 2025 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo del prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e diffusione.

§§§

11 gennaio 2025, beato William Carter, martire

12 gennaio 2025, Battesimo di Gesù

13 gennaio 2025, Sant’Ilario di Poitiers

14 gennaio 2025, San Saba

17 gennaio 2025, Sant’Antonio Abate

 

 

Samizdat dal paesello

Misericordia per tutti

Diario di un capogruppo

 

Non ricordo di cosa si parlava, ma, a un certo punto, mentre mangiavamo un panino a Roma, Bonfiglio viene fuori con una domanda: «Che cos’è un capo?»

L’istinto mi faceva dire: «Uno che comanda», ma la risposta doveva essere certamente diversa.

Infatti il capo, dice Bonfiglio, è uno che «sa far fare».

Tre parole, bella definizione che non avevo mai sentita.

Definizione che mi fa capire subito che il sottoscritto non è un capo. Al massimo è un buon capogruppo.

E, a scanso di equivoci, “buon capogruppo” non significa “capogruppo buono”, come vedremo in seguito.

VISITA-PELLEGRINAGGIO

L’ho sempre chiamata visita-pellegrinaggio, perché le parole scorrono meglio.

Ma l’espressione corretta sarebbe pellegrinaggio-visita, per mantenere il giusto ordine gerarchico. Prima il pellegrinaggio, base solida per il bene dell’anima. Poi la visita, che non è un accessorio, ma un secondo tassello, al contempo sottomesso e necessario.

«Una fede che non diviene cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta», diceva San Giovanni Paolo II.

Così, se vado pellegrino a Roma e sono disinteressato ad ascoltare cosa ci dicono le pietre o le opere d’arte, c’è il dubbio che io stia facendo un pellegrinaggio disincarnato.

La fede, così come ci ha arrivata nel 2025, passa attraverso una storia complessa che è bene conoscere. E, per conoscerla, Roma è certamente un luogo privilegiato, non fosse altro perché custodisce le ossa di San Pietro e San Paolo.

La visita-pellegrinaggio a Roma del gennaio 2025 è stata l’edizione n.17, ed è caduta in un anno importante, un anno giubilare.

Chi vuole, mi segua nel racconto.

«Niente letteratura o mercanzia del genere» direbbe Guareschi.

Una semplice narrazione, il diario di un capogruppo.

DA DOVE SI PARTE?

Da dove si parte per realizzare una visita-pellegrinaggio accurata? Io parto dalle guide. Il motivo è semplice: la parte “pellegrinaggio” Roma te la offre comunque (basiliche, celebrazioni, corpi dei Santi, Giubileo), ma la parte “visita” richiede gente di qualità.

Le chiamo “le nostre guide” perché, incontrate in modo casuale via Internet nel 2007, ci accompagnano da 17 anni e quindi ci conoscono: riservano l’inizio di gennaio per noi, sanno cosa proporci, sanno narrare, sono competenti, insomma sono diventate parte integrante del gruppo.

Prima mail, 24 ottobre.

«Carissime, ci riprovo, anche se un po’ di corsa. Naturalmente solo se ci siete voi, 3-6 gennaio 2025».

Primo intoppo. Federica fa sempre un viaggio di famiglia in Abruzzo attorno all’Epifania, per cui lo schema standard era: Federica ci accompagna il 3 pomeriggio e il 4 mattina, poi parte; Lara il 4 pomeriggio e il 5 mattina. Stavolta però il calendario è combinato male e Federica partirà venerdì 3: che fare?

In 17 anni non è certo il primo intoppo che mi capita. Cambio le date, non ci sono dubbi. Sono tradizionalista all’estremo, ma tradizionalista significa una cosa sola: «se Giovanni cambia, significa che è proprio necessario cambiare».

Dal 2 al 5 gennaio, perché no?

«Ciao. 2 gennaio e 3 mattina ci sono!!! Federica».

Fatto il cambiamento, la mia abitudine è sempre quella di lodare il cambiamento. Bellissima la scelta del 2-5 gennaio. Così si ritorna il 5 e c’è il giorno dell’Epifania per riposarsi, invece di riprendere subito il lavoro.

«Riprendere il lavoro? Ma se siete tutti pensionati!»

Intanto non è vero, in viaggio eravamo 4 lavoratori e 11 pensionati. Ma state tranquilli che anche i pensionati lavorano, io certamente. Il 6 gennaio mi sono riposato, il 7 gennaio ero già in piena attività. E Gabriella, che ha 15 nipoti, il 7 gennaio non sarà stata certo a riposo.

 

ALBERGO, TRENO, RISTORANTI

Fissate le date, bisogna che si infilino gli altri tasselli: innanzitutto l’albergo e il treno (il pullman l’abbiamo utilizzato fino al 2019, ma adesso non lo prendiamo più in considerazione).

C’era una voglietta di ritornare alla Casa per Ferie dei Trinitari, zona Fornaci, dove eravamo andati per tanti anni (riaperta dopo 4 anni di stop causato dal covid). Provvidenza vuole che i Trinitari siano pieni per tutte le vacanze di Natale. Così sono “costretto” a bussare nuovamente all’Hotel Marcantonio.

Il Marcantonio ha una scomodità evidente: è al quinto piano di un palazzo, e quindi si dipende molto dall’ascensore(1). Ha una seconda scomodità: non ha aree comuni dove trovarsi. Ma ha due pregi formidabili: si arriva a piedi alla Stazione Termini, e ha Santa Maria Maggiore come “chiesa parrocchiale” a 5 minuti.

Avere la Stazione Termini a due passi significa avere tutta Roma a disposizione: bus e metropolitane di lì ci passano, l’organizzazione degli spostamenti risulta molto semplificata.

Avrà posto il Marcantonio? Il pregio di essere clienti assidui è che in albergo “ti pensano”. Non avevamo preso contatti, ma il titolare aveva detto allo staff che era possibile che chiamassimo. Così c’erano un po’ di camere non ufficialmente prenotate, ma “attenzionate”.

Tutto a posto, quindi. Opzione per 6 doppie e 4 singole, 16 presenze, il massimo che mi sento di gestire per un gruppo in treno.

Treno(2). Da Reggio Emilia prezzi alti per il 2 gennaio e altissimi per il 5 gennaio. Ma l’agenzia di viaggi ci segnala che, seppur sconosciuto, esiste un Frecciarossa Carpi-Roma che costa molto meno. Splendido, nuova variante allo schema e nuova opportunità: Carpi è più vicina e ha i parcheggi liberi, mentre a Reggio ogni auto pagava 28 euro per i 4 giorni. Opzionati 16 posti in treno.

Certo, pensando alla stazioncina di Carpi che non vedevo dagli anni ’70 del secolo scorso, mi sembrava quasi di aver prenotato un treno-fantasma. Anche mia moglie aveva un po’ la stessa sensazione.

Ristoranti. Abbiamo due alternative, la Vittoria a San Pietro e la Famiglia in zona Termini, ma è presto per decidere. Prima bisogna stabilire il percorso delle visite. E della “fruizione” del Giubileo.

Poi manca anche un altro dettaglio non di poco conto: occorre che la gente si iscriva.

 

A SCATOLA CHIUSA (LA STATISTICA AIUTA)

Mando la mail collettiva invitando le persone a iscriversi.

Non sono un’agenzia di viaggi, sono solo uno che si mette al servizio come capogruppo: non me la sento più di organizzare la visita prima di avere la certezza di almeno 10 presenze.

Così gli iscritti sono degli iscritti “a scatola chiusa”: potrà sembrare strano, ma si iscrivono senza conoscere il programma e senza sapere i costi.

Sono degli stolti? No, sono degli “statistici”.

Il costo? Sarà come l’anno scorso, con un po’ di rincaro “giubilare”.

Il programma? Se è stato bello per 16 anni, perché mai stavolta dovrebbe essere brutto?

Andiamo a Roma per pregare, per fare un po’ di penitenza, per imparare cose nuove, e per stare in compagnia. Tutto questo “statisticamente” ci sarà.

Ci andiamo come “gruppo amici”. Il che non significa “gruppo di amici”, le persone che aderiscono non sono necessariamente persone che si frequentano durante l’anno. “Gruppo amici” significa che, anche se c’è un capogruppo, tutti sono co-organizzatori. E tutti pagano uguale.

L’ho anche sintetizzato con una formuletta:

  • chi al ristorante mangia poco finanzia chi mangia molto
  • chi ha la camera doppia finanzia chi ha la camera singola
  • chi ha esenzioni negli ingressi ai musei finanzia chi non le ha.

Arrivano 14 iscritti in tempi brevi, 5 doppie e 4 singole. Do conferma alle guide, do conferma all’albergo chiedendo di tenere comunque buona per un po’ anche l’ultima camera. In effetti, servirà.

La statistica mi dice anche un’altra cosa: come ogni anno, da questo momento fino alla partenza, verranno fuori fastidiosi problemi che mi faranno dire «ma cosa mi è venuto in mente di organizzare anche stavolta».

Normale, tutto secondo tradizione.

 

PROBLEMINI

Sulla parte pellegrinaggio ci sono cose fisse: ci si alza presto, Messa quotidiana, Rosario quotidiano, e, stavolta, anche passaggi giubilari. Su queste cose non si sgarra, il pellegrinaggio è il fondamento delle visite, e non viceversa.

La prima stesura del programma è una bozza. Le guide propongono, io correggo e integro coi punti di pellegrinaggio, e si arriva così a uno schema fattibile che dovrà poi confrontarsi con la realtà concreta (orari di apertura, prenotazioni di visite, maltempo, o che so).

Ad esempio, quando decido di mettere in programma la Galleria Borghese (già visitata, ma tanti anni fa), non immagino che facendo richiesta il 26 novembre arriverà la risposta solo l’11 dicembre. E che ci daranno l’ok solo cambiandoci l’orario (chieste le ore 16, assegnate le ore 17).

Ipotizzo anche la partecipazione all’apertura della Porta Santa a San Paolo Fuori le Mura il 5 gennaio. Ma sul sito del Giubileo non c’è notizia sull’orario. Interpellati per iscritto, comunicano che l’orario non lo sanno. Di fatto l’orario delle 10 del mattino verrà ufficializzato solo a fine dicembre.

Area Sacra di Largo Argentina, viene bene farla alle 14.30 del primo giorno. «No, è disponibile solo alle 14». Caspita, che afflusso ci deve essere. Con questo anticipo però la mattina mi diventa “stretta”, la Messa non ci sta più dentro, metto il Rosario al mattino e la Messa al pomeriggio. Viene bene spostare la Messa a San Giovanni dei Fiorentini, ore 17.30 (così dice il sito).

Poi mi viene il dubbio. Telefono alla chiesa di San Giovanni e la risposta è più o meno questa: «Ah sì, di solito c’è la Messa alle 17.30, ma nelle vacanze di Natale non la facciamo. Però c’è il Giubileo, potremmo anche farla». Roma imprevedibile. Anche questa sarà Provvidenza.

Poi c’è il pensiero della nuova logistica, la stazione di Carpi. Decidiamo di comune accordo di fare i bravi organizzatori: mia moglie e io ci alziamo un giorno molto presto e simuliamo la partenza per Roma. Ci sono parcheggi abbondanti a Carpi? Sì, constatiamo che ci sono molti parcheggi liberi. C’è davvero questo treno-fantasma che nessuno conosce? Pare di sì, c’è gente col trolley che va verso la stazione. C’è anche un bar della stazione gestito da cinesi, quindi sempre aperto.

IL QUINDICESIMO UOMO

Bonfiglio è il mio “cambio” delle ore 9 del lunedì.

L’Adorazione Eucaristica Perpetua è una sorta di staffetta settimanale: quando entri in cappella sai sempre chi sarà presente; al momento dell’uscita sai chi verrà a rimpiazzarti. Salvo sostituzioni occasionali.

Il lunedì io faccio dalle 8 alle 9, e Bonfiglio dalle 9 alle 10. In realtà non è la sua ora, ma quella di sua moglie Franca. Una lunga malattia ha via via diradato le presenze della Franca, facendo di Bonfiglio la presenza fissa.

Bonfiglio ha 5 anni più di me, come situazione di base non siamo in confidenza. Però esiste quella che il mio defunto confessore don Rino Bortolotti chiamava “osmosi spirituale”. Quando preghi insieme, quando preghi per qualcuno, o qualcuno prega per te, lo Spirito Santo “passa” e crea una sintonia della quale non ti accorgi.

Così mi veniva naturale il lunedì chiedere notizie della Franca, e Bonfiglio raccontava nei particolari: i ricoveri, i ritorni a casa, le faticose riprese.

Il 18 novembre le ultime notizie. Il 25 novembre non c’era più bisogno di notizie perché la Franca era nelle mani di Dio. La “maestra Franca” per essere più precisi, come c’è scritto nel ricordino. Titolo di “maestra”, più importante del Cavaliere o Commendatore, maestra come lavoro e maestra come vocazione permanente, a sostegno di tanti bambini.

Il 25 novembre capita però una cosa inattesa. Bonfiglio, tra le varie ripartenze che vorrebbe fare, chiede se c’è ancora posto per Roma. Con la Franca erano venuti dal 2014 al 2019, al tempo del pullman.

C’è posto, c’è ancora quella camera che tenevo opzionata, e l’opzione dei treni non è ancora scaduta.

Bonfiglio diventa quindi il quindicesimo partecipante.

E quella Messa in San Giovanni dei Fiorentini (quella che normalmente c’è, ma nel periodo di Natale non c’è, ma col Giubileo potrebbe anche esserci) mi viene l’idea di chiederla in suffragio della Franca e degli altri pellegrini defunti.

 

PROBLEMI

L’8 dicembre telefona una coppia di sposi che vorrebbe inserirsi a Roma. Difficilissimo, coi treni ormai stoppati e con l’hotel che presumo pieno.

Telefono comunque al Marcantonio, dove mi confermano che non c’è posto. Ma in quel momento mi rendo conto che l’ultima camera opzionata mi ero dimenticato di confermarla per Bonfiglio.

Panico. Però siamo clienti abituali, ci lavorano un attimo, e mi dicono che è tutto a posto. È sufficiente che una persona in singola accetti di traslocare di camera dopo il primo giorno. (Poi in realtà cambierà qualcosa e non ci sarà nemmeno bisogno del trasloco).

Altri problemi. Il 19 dicembre tento di sollevare la nipote Carlotta e la schiena fa crack. Mea culpa, non ci sono dubbi. Dovrei fare certi esercizi preventivi quotidiani, ho sgarrato, e pago. Sarà una ripresa lentissima e partirò per Roma rigido «come un bastone da pomodoro» (così si dice da noi).

Il 24 dicembre inizio la mia tradizionale Novena con la Coroncina della Divina Misericordia(3), dedicata esplicitamente alla protezione del viaggio a Roma.

Il 29 dicembre viene la cistite a mia moglie, con febbre. C’è giusto il tempo di andare dal medico, prendere un antibiotico in 2 bustine, e saltarci fuori.

Insomma, a Dio piacendo si parte.

 

2 GENNAIO

Alzata alle 4.15, ritrovo alle 5.15, partenza per Carpi con largo anticipo. Da San Martino due auto, le altre da Reggio, Cavezzo, Nonantola, Sassuolo. La mia vettura si distingue perché è acciaccata sia l’auto (una vecchia botta che non riparerò mai) sia l’autista.

Niente nebbia, parcheggi liberi, bar della stazione occupato da noi quindici. Situazione comoda per distribuire fogli e raccogliere le firme dai co-organizzatori che devono accettare esplicitamente programma, regole di comportamento, metodo di riparto spese.

Poi si va sul marciapiede ad attendere il treno-fantasma, che non arriva subito e mi dà un po’ di patema (credevo partisse da Carpi, invece arriva da Mantova).

Arriviamo a Roma quasi in orario, breve tragitto fino al Marcantonio, deposito valige all’interno di due camere, in attesa che diano le camere a tutti alle ore 12.

Ci trasferiamo in Santa Prassede a trovare la (non)beata Enrichetta Beltrame Quattrocchi conosciuta da viva in casa sua nel gennaio 2012 e venerata ora da defunta. Lì recitiamo il Rosario. E ammiriamo nuovamente questo chiesa-gioiello nascosta tra i palazzi, chiesa che visitammo con la guida nel 2012 e nel 2020.

Il pranzo è libero, mangiamo panini per fare presto e riposarci un attimo in camera.

Poi via verso l’Area Sacra di Largo Argentina, che immagino affollatissima, visto che ci hanno negato l’accesso alle 14.30 come avevamo chiesto. In realtà non c’è nessuno. Federica ci spiega che l’orario ce l’avranno spostato per qualche comodità loro, non certo per l’afflusso.

Comunque anche questo anticipo sarà Provvidenza, perché al pomeriggio pioverà a sorpresa e così ci siamo guadagnati 30 minuti di sole in più.

L’Area Sacra la vedevamo sempre passando con i bus, ma non era visitabile fino al 2023.

Federica fa rivivere con la sua narrazione i 4 templi e gli edifici circostanti, tra cui la Curia di Pompeo dove venne ucciso Giulio Cesare.

Dai templi si passa alla costruzione di una chiesa medievale dedicata a San Nicola, poi a una chiesa seicentesca, e infine, tra il 1926 e il 1929 alla demolizione della chiesa e alla riemersione dell’area archeologica.

Le pietre parlano, se qualcuno sa narrare. Roma antica ha per me un grande fascino. E al contempo mi risuonano le parole di Paolo e Barnaba, perché tutti i templi di Roma sono “vanità”.

«Vi annunciamo che dovete convertirvi da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che tutte le genti seguissero la loro strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge per stagioni ricche di frutti e dandovi cibo in abbondanza per la letizia dei vostri cuori»(5).

Dall’Area Sacra, Federica ci guida attraverso Campo de’ Fiori, Piazza Farnese e Via Giulia, sempre con lo stile della “conferenza itinerante”.

Pioggia fastidiosa nel finale, senza ombrelli perché le previsioni non la segnalavano. Breve sosta devozionale nella chiesa di Santa Brigida, patrona d’Europa.

E conclusione in fondo a Via Giulia alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini(4). Dal parroco mi ero fatto confermare per iscritto che avrebbe fatto la Messa per noi, e così è. Chiesa giubilare, Messa anticipata di qualche minuto, Messa giubilare, con canti e col ricordo ripetuto ed esplicito di Franca e degli altri defunti del Circolo Maritain. Una prima occasione per lucrare una possibile indulgenza.

Assieme all’offerta, regalo al parroco il libro di Antonio Costa “Pietro Leoni e altri del Russicum”(9).

Poi via verso un altro elemento decisivo, il ristorante La Vittoria. Il percorso è studiato bene, da San Giovanni si arriva a La Vittoria a piedi. Cena alle 18.30, in un locale che è “cosa nostra” da molti anni. Si mangia alla carta, ognuno prende quel che vuole, tutti pagano uguale. O meglio, pagheranno al ritorno a casa, perché in viaggio anticipo tutto io e la divisione si fa una volta sola a viaggio finito.

Ritorniamo al Marcantonio col comodissimo bus 64 (comodissimo perché lo prendiamo al capolinea, quando è ancora vuoto) per il meritato riposo.

 

3 GENNAIO, UN BUON INIZIO

Sveglia alle 6, condivisione del bagno, esce prima mia moglie che necessita del “caffè di avvio” in un bar di fianco a Santa Maria Maggiore. Poco dopo, un caffè me lo bevo anch’io.

Breve coda ai controlli di Polizia e Carabinieri, mentre all’interno della Basilica il celebrante ritarda un po’ la Messa delle 7 per consentire la puntualità a più persone. Entriamo in Santa Maria Maggiore attraverso la Porta Santa e per la prima volta assistiamo anche al rito dell’apertura degli sportelli che racchiudono l’icona della Salus Populi Romani.

Santa Maria Maggiore è impagabile. In quale altra chiesa si può avere la certezza di confessarsi alle 7.30 del mattino?

“Stare confessati” è il nostro sommo bene, ma non sempre il via vai della vita ti mette in condizioni di confessarti. Mi viene in mente la (non)beata Carlotta Nobile e la sua repentina conversione, che comporta automaticamente la confessione.

«Ciao mamma! Mi è venuto il lampo di genio (ma come ho fatto a non pensarci prima???) IO mi DeVo CONFESSARE!!! Stamattina, venerdì santo, cerco una chiesa, un prete!!! Ti adoro!!!»(6)

Alle 10 Carlotta doveva essere in RAI, sperava quindi di trovare un confessore all’ora di pranzo a Roma: un’impresa disperata, anche se lei non se lo immagina. Invece il confessore lo trova, per una serie di coincidenze che sanno di piccolo miracolo.

Torniamo a noi. Finita la Messa vado a colpo sicuro al primo confessionale, c’è una persona inginocchiata, poi tocca a me. Confessionale con due lingue, italiano e catalano.

Dico i miei peccati e, come brutta abitudine, cerco anche di contestualizzarli. Ossia «li ho fatti, però…». Il confessore stoppa: niente “però”. Dio non permette che siamo tentati sopra le nostre forze, quei peccati quindi potevo non farli qualunque fosse il contesto, pur complesso o doloroso.

«Alla fine saremo giudicati sull’amore, che non è una lista di cose fatte, ma è l’atto del cuore nelle vicende della vita». (Dice così, più o meno).

Mi dà una penitenza insolita: meditare per due giorni il capitolo 13 del Vangelo di Luca.

C’è un sacco di roba in quel capitolo, estraggo i riferimenti giubilari.

«Quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Punto primo: conversione.

«”Sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?” Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Punto secondo: c’è davanti un anno speciale, nel quale possiamo essere zappati e concimati, come il fico sterile. Approfittiamone.

«C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei liberata dalla tua malattia”. Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.» Punto terzo: chiedere la completa guarigione, dentro e fuori. (Mi viene anche in mente la mia schiena)

«Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”.» Punto quarto: la Porta Santa delle Basiliche è sufficientemente ampia, ma è sempre simbolo della porta stretta; perché non basta entrare, ma è anche necessario avere il dolore dei peccati.

Va bene, un buon inizio di giornata. Il finale di giornata non sarà così brillante.

Torniamo al Marcantonio per la colazione, poi metropolitana(7) da Termini al Circo Massimo.

 

3 GENNAIO, FORMA URBIS

Federica ci conosce. Sa bene che se portasse un gruppo qualsiasi a visitare la Forma Urbis farebbe probabilmente un flop. Ma noi che abbiamo assaggiato Roma in lungo e in largo per 17 anni ci troviamo a nozze.

Un’immensa mappa antica di Roma stava in verticale su una parete del Tempio della Pace, inizio del III secolo dopo Cristo, metri 13 x 18. Un’incisione perfetta, scala 1 a 246, con disegnate anche le scalinate e i vani interni.

Se ne conservano 1200 frammenti fisici, pari a un 10-15% della superficie. Altri frammenti, pur dispersi, sono noti grazie a disegni fatti nel Rinascimento.

L’idea bellissima è stata quella di collocare i frammenti identificati all’interno di una mappa di Roma di 1.500 anni dopo: la Pianta Grande di Giovanni Battista Nolli del 1748.

Anche se può sembrare incredibile, la Roma del 1748 era ancora, in un certo senso, la “Roma antica”(8) anche se i templi e gli edifici erano sostituiti dalle chiese.

Nella pianta del Nolli, realizzata sul pavimento della ex Palestra della Gioventù del Littorio, vengono aperti dei vani ogni volta che un pezzo della Forma Urbis trova la sua collocazione certa.

Sono 200 i pezzi finora collocati, ma continuano gli studi approfonditi.

https://www.sovraintendenzaroma.it/content/il-museo-della-forma-urbis

Insomma, si cammina su Roma in scala 1 a 254. E per noi è davvero bello scoprire via via i luoghi che abbiamo visitato con le “nostre guide”.

Poi il parco archeologico del Celio ha tante altre cose da mostrare, ma questa per me è davvero una chicca. Lode incondizionata a chi ha partorito l’idea.

Dimenticavo. A Roma “tout se tient”. La Forma Urbis venne scoperta nel 1562 dai Farnese, ed ebbe la sua collocazione iniziale nel Palazzo Farnese che vedemmo ieri.

Intervallo pranzo piuttosto lungo, perché nel pomeriggio c’è la Galleria Borghese alle 17, ritrovo con la guida alle 16.15: un gruppetto ne approfitta per fare un primo passaggio della Porta Santa in San Pietro. Avanscoperta utilissima per capire bene la logistica: così il giorno dopo, quando ci sarà il “passaggio ufficiale” di tutto il gruppo, avremo i meccanismi già rodati.

Panino in 4, mia moglie e io, Mauro e Bonfiglio. In quell’occasione viene fuori la definizione del capo, indicato come quello che “sa far fare”.

 

3 GENNAIO, GALLERIA BORGHESE

Pomeriggio, pioggerella, bus che non arriva mai.

Ma poi arriva, e ci spostiamo nella chiesa di Santa Teresa a poca distanza dalla Galleria Borghese.

Ci raduniamo attorno alla Madonna del Carmelo, recitiamo il rosario, in particolare per chi via Internet ci ha affidato delle intenzioni. Poi ci portiamo a Villa Borghese, e qui ci riuniamo col gruppetto di “reduci” della Porta Santa.

Stavolta la guida è Lara, che illustra la villa, mentre il sottoscritto capogruppo sistema le faccende dei biglietti e delle radioline.

Galleria Borghese è ricchissima, l’avevamo vista nel lontano 2014 e non ricordavo praticamente nulla. Pochissime però le sedie per le gambe stanche, Rita è in crisi palese, e anche la mia schiena comincia a protestare.

Comunque arriviamo in fondo, salutiamo Lara e ci avviamo verso il ristorante.

Non è lontanissimo, e 4 baldanzosi vanno a piedi. Rita ha necessità del taxi, lo chiamo, dimenticandomi che non bisogna mai dire il luogo dove ci si trova, ma l’indirizzo esatto.

«Un taxi a Galleria Borghese» «Piazza Scipione Borghese?» «Sì. O forse no.» Interrompo la comunicazione.

Al secondo tentativo ce la faccio. È Via Pinciana 31. Rita parte in taxi, col marito e due amici.

Restiamo in 7 con un compito banale: portarci alla fermata TARTINI, prendere il bus 910 direzione INDIPENDENZA, fino a TERMINI; così c’è specificato nel programma.

Dove sta la fermata Tartini? Se non avessi avuto il mal di schiena, avrei avuto il mio bravo zainetto, con l’IPAD all’interno. Avrei cercato e mi sarei arrangiato.

Non avendolo, avrei dovuto fare il “capo”, ossia “far fare”: chiedere a un pellegrino di localizzare la fermata Tartini, e avrebbe dovuto farlo coi suoi metodi e coi suoi tempi.

Invece non sono un capo, ma solo un disgraziato di capogruppo e mi impunto a dire alle persone cosa devono fare sul loro telefono per trovare questa benedetta fermata Tartini.

Alzo il tono, la mia schiena parla sempre di più, e alla fine sbrocco completamente. Mi dispiace tanto per mia moglie che becca il grosso degli improperi, e per gli altri che comunque assistono a una scena non proprio edificante.

Comunque Tartini si trova, era un Largo Tartini e non una Via Tartini. Voce sommessa di un pellegrino «però ATAC dice che il prossimo 910 arriverà tra 22 minuti…». Si farebbe prima a piedi, ma la mia schiena non regge più. Per grazia di Dio arriva il bus di un’altra linea che va anche quella a Termini.

C’è una buona cena a La Famiglia, a calmarmi un po’ i nervi. Mi metto al tavolo coi 4 che sono andati a piedi e non hanno assistito alla mia scenata.

Tornato al Marcantonio prendo in mano l’IPAD. Digito MAPS TARTINI ROMA e la fermata del bus è già identificata. Eh, pazienza.

Sonno non sereno.

 

4 GENNAIO, LA RIPRESA

Ho sbroccato, ma dal capitolo 13 di Luca ho anche imparato qualcosa.

La mattina dopo si ripete il rito: coda di controllo presso Polizia e Carabinieri (è sabato, coda molto più lunga), Messa in Santa Maria Maggiore, e poi?

E poi si torna in confessionale, sarei uno stupido se non ne approfittassi. C’è ancora da farsi zappare e concimare, come il fico sterile.

Stavolta c’è un poliglotta che confessa in 4 lingue. Non è italiano, ma ha un ottimo italiano.

«Senta, io mi sono confessato ieri mattina. Ma faccio il capogruppo di 15 pellegrini e ieri sera ho sbroccato pesantemente per una faccenda banale».

Il confessore ha una sorta di stupore sorridente, ma dice anche che «questo è lo spirito del Giubileo».

«Ma si è riconciliato coi pellegrini?»

«Con uno dovrò farlo necessariamente. È mia moglie. Le ho urlato però in qualità di pellegrina, non di moglie.»

«Si riconcili con tutti. E per penitenza dica una decina per quel gruppo.»

Si riparte, grazie a Dio.

Ci troviamo ancora con Lara a Santa Maria della Pace. Breve giro del quartiere, in attesa che la chiesa apra. Poi la visita e la decina per la pace unita alla preghiera di San Giovanni Paolo II per la Guerra del Golfo 1991(10). Anche Lara si unisce alla recita.

Pausa caffè + bagno nei baretti dei dintorni e mi ritrovo con 3 presenti alla sbroccatura di ieri. Offro il “caffè della riconciliazione”.

Poi camminata attraverso piazza Navona e il quartiere Sant’Eustachio, sempre con lo stile della “conferenza itinerante”. Da ogni pietra può nascere un racconto.

Infine Santa Maria Sopra Minerva che è stata chiusa per qualche anno e che anche adesso non è totalmente fruibile. Al corpo di Santa Caterina da Siena quasi tutti i pellegrini mettono un foglietto con la propria intenzione di preghiera. Anche Lara.

Arrivati a pranzo (solito panino, ottimo) mi sono più o meno riconciliato con tutti.

Mi viene adesso il dubbio che la faccenda del “capo che sa far fare” Bonfiglio l’abbia detta il 4 gennaio e non il 3. È lo stesso. Se l’ha detta il 3 è una specie di piccola profezia, se l’ha detta il 4 la accetto come garbato rimprovero.

 

4 GENNAIO POMERIGGIO, PORTA SANTA DI SAN PIETRO

Se sei a Roma, la Porta Santa di San Pietro la devi passare. L’avevo prenotata per il 3 gennaio all’ora di pranzo (e alcuni pellegrini ci sono andati), per il 5 gennaio pomeriggio (ma non servirà, e l’annullerò). Quella principale era però la prenotazione del 4 gennaio, al termine di un rosario itinerante.

I corpi dei Santi sono tanti a Roma, la cernita va fatta con criteri poco spirituali: distanza e orario di apertura delle chiese. Così ho pensato a Santa Francesca Romana, Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Neri, ma poi li ho dovuti accantonare per questioni logistiche.

Il percorso viene bene con San Luigi Gonzaga, Santa Caterina da Siena, San Camillo de Lellis, Santa Monica, Via dei Coronari, Ponte Sant’Angelo e infine la statua di San Michele su Castel Sant’Angelo.

A ogni “stazione” si recita una decina del rosario e si fa una foto di gruppo. Passando da Santa Caterina da Siena ci ricordiamo che anche la nostra Lara in mattinata ha messo un bigliettino alla Santa e preghiamo per le sue intenzioni. San Camillo de Lellis (chiesa di Santa Maria Maddalena) lo salutiamo solo dall’esterno perché la chiesa è in ristrutturazione.

Vediamo anche la curiosità di quella che sembra essere la più antica insegna pubblicitaria di Roma.

http://marcogradozzi.blogspot.com/2017/11/la-piu-antica-insegna-pubblicitaria-di.html

Nella sosta da Santa Monica (chiesa di Sant’Agostino) guido la decina orientato male: punto gli occhi sul sepolcro antico (vuoto) mentre Santa Monica sta alla mia destra in un sepolcro diverso.

In Sant’Agostino è d’obbligo anche una sosta alla Madonna dei Pellegrini di Caravaggio. Siamo pellegrini a tutti gli effetti: sosta dai Santi, recita della decina, e pedalare. Niente visite o perdite di tempo.

Arrivati a Castel Sant’Angelo tutto è semplice dopo che il gruppetto ha fatto avanscoperta il giorno prima.

Ci si presenta, si fa vedere l’avvenuta iscrizione(11), ti assegnano una croce e dei foglietti con le preghiere, e ci si mette in marcia per l’ultimo tragitto.

In realtà le croci scarseggiano e veniamo uniti a un gruppo di pellegrini calabresi.

Il percorso è scorrevole, con soste segnalate da volontari quando c’è rischio di intasamento.

Arrivati ai controlli per l’accesso a San Pietro, il gruppo si divide e ci troviamo al seguito di pellegrini statunitensi cinesi, con un loro sacerdote.

Si arriva nelle vicinanze della sepoltura di Pietro. Qui si chiude il percorso, il sacerdote statunitense-cinese ci saluta e ci dà la benedizione in discreto italiano. Danno in mano la croce anche a me, per una foto finale.

San Pietro è strapieno, fitto fitto di gente. (Era brutto il tempo del covid. Ma è stato una sorta di miracolo aver visto San Pietro vuoto e silenzioso nell’estate del 2021. Con una nostra guida, naturalmente).

Ci facciamo largo per una breve visita all’altare dei Santi Simone e Giuda Taddeo. Nel tornare indietro mi blocco per la sorpresa: in mezzo alla marea di gente ho di fronte don Luca Ferrari. Voglio bene a don Luca, per nostre faccende familiari, e lo abbraccio forte.

Ma soprattutto mi viene in mente che è l’autore del libro “Misericordia per tutti”, e mi sembra che queste tre parole facciano da timbro finale per la mia vicenda personale.

Siamo a San Pietro, obbligatorio andare a La Vittoria, a due passi. Cena squisita quando si ha il cuore sereno.

Ancora il bus 64 preso al capolinea, seduti tranquilli. Riposo.

 

5 GENNAIO

È già l’ultimo giorno, sembra incredibile. Valige da preparare e da lasciare nelle camere, ci pensa poi il personale a radunarle in una sala a piano terra. Chiusura dei conti e mance a chi mi trovo davanti, volti noti e volti nuovi. Una inserviente asiatica strabuzza gli occhi per la sorpresa.

Metropolitana B per San Paolo Fuori le Mura, vuota. Piove, ma stamattina non ha importanza.

La Messa con apertura della Porta Santa ha una notevole lunghezza e una notevole solennità.

Alla fine la Porta è aperta, ma solo qualcuno di noi riuscirà ad attraversarla. Io mi limito alle preghiere per avere l’Indulgenza.

  • Pater, Ave e Gloria
  • Il Credo
  • Ancora Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Papa
  • Confessato? Sì, due volte. Ma è la seconda quella che conta.
  • Comunicato? Sì.
  • Dolore dei peccati? Lo sa Dio. Mi sembra almeno di avere il dolore per quella sbroccata pubblica. Ma c’è anche la componente dell’umiliazione personale, e quindi non è detto che sia il vero dolore dei peccati.

Per questo l’indulgenza va presa tutte le volte che si può. Forse una volta il dolore dei peccati lo azzeccheremo. E poi ho sempre nelle orecchie le parole del mio defunto confessore don Rino Bortolotti, che invitava a “lucrare con abbondanza”.

Perché i fedeli non accolgono con gioia le indulgenze?

Spesso è solo per ignoranza, perché non sanno.

Ma anche quando sanno, le snobbano, e questo perché amano poco la Chiesa.

La Chiesa, nostra madre, ci ama e ci offre i suoi tesori.

Se anche noi l’amassimo davvero, accoglieremmo i suoi doni con gioia e con profonda gratitudine.

(don Rino Bortolotti, 12.01.1945-02.12.2013, parroco e confessore)

 

5 GENNAIO, POMERIGGIO

Pranzo finale a La Famiglia, intanto smette di piovere.

Il pomeriggio è tempo libero, ma c’è comunque una proposta: visitare la Loggia e il piccolo museo di Santa Maria Maggiore.

Andiamo alla coda, lunghetta. Entriamo, compriamo i biglietti, ma ci dicono che si può salire alla Loggia solo con una guida, ore 16.30 circa, durata della visita 35 minuti. Va beh, c’è un po’ di tempo per tornare pellegrini: ingresso della Porta Santa di Santa Maria Maggiore, preghiere dell’indulgenza, e ci sta anche un rosario in un posto particolare.

In Santa Maria Maggiore c’è la statua della Regina Pacis.

Il gruppo scultoreo di Maria Regina Pacis si trova nella navata sinistra della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel Rione Monti.

La statua fu voluta dal Pontefice Benedetto XV per chiedere alla Vergine la fine della Prima Guerra Mondiale, da lui stesso chiamata “inutile strage”, nel 1918.

Il monumento venne realizzato dallo scultore Guido Galli, all’epoca vicedirettore dei Musei e delle Gallerie Pontifici, e fu inaugurato il 4 agosto 1918, il giorno precedente la grande festa della Madonna della Neve.

Un posto privilegiato dove pregare per la pace.

Ormai “suonato” dai 4 giorni faticosi (e dal lungo periodo preparatorio) diffondo la notizia erronea che Papa Francesco abbia consacrato qui la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Errore, la consacrazione avvenne il 25 marzo 2022 in San Pietro(12).

Ore 16.30, si parte per la breve visita. Loggia, piccolo museo, scala del Bernini (padre), e sorpresa finale: ci si ritrova sui tetti di Santa Maria Maggiore, a vedere il campanile vicinissimo (campanile del 1375, il più alto di Roma), e a vedere un panorama di Roma insolito.

Tutto bellissimo, salvo l’orario: i 35 minuti della visita si concludono sui tetti e poi c’è da scendere.

E noi avevamo un appuntamento con l’amica Angela alle 17 in un certo bar (chiuso la Domenica, vedremo poi). Arriviamo in ritardissimo, lei ha l’auto parcheggiata “alla romana” e non se la sente di lasciarla così, finisce che ci salutiamo senza stare insieme.

Insomma, la giornata non finisce benissimo. Ma non c’è bisogno di un’altra confessione, sono incolpevole.

Un po’ di relax in un bar vicino all’albergo, valigie comode a piano terra, due passi verso la stazione, treno puntuale, arrivo quasi puntuale a Carpi, le auto non le hanno rubate, arriviamo a casa.

Sempre un momento duro passare dal non-inverno romano all’inverno padano.

Il 6 gennaio di festa è comodo: chiudo i conti del gruppo con largo anticipo rispetto al solito, arrivano i bonifici dai partecipanti, l’edizione n.17 si può dire archiviata.

No, non ancora. Mi arriva la contabile di un bonifico, ringrazio e mi arriva la risposta. «Grazie a Lei. Mia madre è sempre molto entusiasta di venire con Voi. Ringrazio».

Beh, considerato che quella madre ha assistito alla mia sbroccatura ed è rimasta “entusiasta”, posso dire che non è andata male.

 

ANDATE A ROMA. E COMUNQUE LUCRATE CON ABBONDANZA

Come dite? Non vi piace Papa Francesco? Cosa devo dire, ne ho scritto anche io, in particolare sulla Fiducia Supplicans(13).

Ma questa faccenda non la voglio usare come scusante per non lucrare indulgenze.

«Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno» direbbe San Pietro.

Siamo andati a Roma, abbiamo fatto 3 Porte Sante, una l’abbiamo fatta 3 volte, Anna Maria ha fatto anche San Giovanni in Laterano.

Poi mia moglie e io abbiamo lucrato anche a Bismantova: andati a Castelnovo ne’ Monti per faccende sanitarie, siamo andati al Santuario della Pietra a lucrare per Aldo & Lilliana. Aperto 24 ore su 24 se il sito non inganna.

Insomma, c’è un anno davanti da non sprecare, per sé e per le anime del Purgatorio. Un anno per lucrare con abbondanza.

Misericordia per tutti!

 

Buon Giubileo

Giovanni Lazzaretti

 

 

 

APPENDICE – QUEL FARABUTTO DEL CARDINALE SCIPIONE BORGHESE

Il cardinale Scipione Borghese non smise mai di dedicarsi alla sua vera passione: l’arte.

Sovvenzionatore di talenti come Caravaggio, Bernini, Guido Reni, Domenichino,… Scipione era anche un uomo privo di scrupoli nell’assicurarsi le opere d’arte.

Il Domenichino venne imprigionato per qualche giorno per essersi rifiutato di consegnare al cardinale il dipinto Caccia di Diana che gli era stato ordinato dal cardinale Pietro Aldobrandini. E la chiesa di San Francesco a Perugia si vide portare via la Deposizione di Raffaello.

***

A tavola, la sera del 3 gennaio, mi venne da commentare queste azioni da vero farabutto (narrate anche dalla nostra Lara) chiacchierando coi commensali che avevo vicino.

Farabutto, certo. Ma adesso la Galleria Borghese la godiamo anche noi.

Adesso non ci sono più i farabutti, le cose vengono fatte legalmente.

Il governo Letta, nel gennaio 2014, in un unico decreto IMU – Bankitalia (pacchetto completo, prendere o lasciare) portò le quote di Bankitalia da 156.000 euro a 7.500.000.000 euro, attingendo alle riserve di Bankitalia medesima.

Così i partecipanti privati si divideranno, da ora in poi, il 6% di 7.500.000.000 ossia 450 milioni di euro, soldi che nella situazione precedente sarebbero finiti allo Stato italiano.

Domanda: quale è la differenza tra il cardinale Scipione Borghese e i gestori di Bankitalia?

La differenza è che oggi tutto è legale e il colpevole non esiste.

C’è un oggettivo trasferimento di 450 milioni dallo Stato ai privati, ma non è colpa di nessuno.

Preferisco il cardinale Scipione Borghese, almeno lì si sa chi è il colpevole.

 

NOTE

[1] Spesso faccio i 5 piani a piedi: basta recitare uno spezzone di rosario e non te ne accorgi neanche.

[2] Solo Trenitalia, ça va sans dire. Un tradizionalista come me vede ancora Trenitalia come le “Ferrovie dello Stato”.

[3] Scelgo la Coroncina e non altre forme devozionali, perché il nostro amore per Roma nacque nel Giubileo del 2000, quando, per puro caso, riuscimmo a partecipare alla canonizzazione di Suor Faustina Kowalska.

[4] Chiesa di Giulio Andreotti e del suo funerali. Chiesa che custodisce la reliquia del Piede di Maria Maddalena. Nonché la tomba di Francesco Borromini.

[5] Atti degli Apostoli, capitolo 14, Paolo e Barnaba nella città di Listra.

[6] Messaggio telefonico di Carlotta Nobile a sua madre, Venerdì Santo del 2013. Da lasciare così, con le maiuscole e minuscole, e la valanga di punti interrogativi ed esclamativi. Spero che si colga l’esultanza dell’anima redenta.

[7] Sempre un po’ di patema in metropolitana. Io scippato il 30 luglio 2022 (visita-pellegrinaggio estiva per covid), mia moglie scippata di recente, 15 dicembre 2024. Ma è la metropolitana B, dà un po’ più di sicurezza.

[8] Non c’erano, per fare degli esempi, Viale Trastevere, Via della Conciliazione, Via Nazionale, eccetera.

[9] Padre Pietro Leoni, gesuita, zio di Antonio Costa presidente emerito del Circolo Maritain, venne inviato come missionario a Odessa durante la seconda guerra mondiale. Arrestato poi dai sovietici, fece 10 anni di gulag dal 1945 al 1955.

[10] Avevo lanciato la proposta di un impegno quotidiano: decina della pace + preghiera di San Giovanni Paolo II per la pace del 1991. Hanno aderito Enrico, Federica, Filiberto, Gianalberto, Giovanni, Lucrezia, Maria, Matteo, Paolo.

[11] Per chi non è iscritto niente di tragico. Ti iscrivono al volo su un registro cartaceo e devi solo attendere più tempo.

[12] Al cancello di casa mia ho appeso un cartello con il Cuore Immacolato di Maria e con questa frase «Venerdì 25 marzo 2022, giorno dell’Annunciazione, Papa Francesco ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Preghiamo il Cuore Immacolato di Maria perché doni giustizia e pace alla Russia, all’Ucraina, e a tutto il mondo.»

[13] Samizdat n.57, 26 dicembre 2023, “Un dolore acuto, ma prevedibile”.

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