Clericalismo di Francesco, Peronismo e Disastro della Chiesa Argentina. Bernardino Montejano.
9 Gennaio 2025
Lascia il tuo commentoMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Bernardino Montejano, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla situazione della Chiesa in Argentina, e sul clericalismo del pontefice regnante. Buona lettura e condivisione.
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ANCORA CONTRO IL CLERICALISMO
Su “La Nación” (quotidiano di ieri, sabato 4 gennaio) abbiamo trovato una nota dal titolo: “Papa Francesco si è incontrato con Urtubey e hanno parlato di peronismo”.
Per inquadrare la questione cominceremo ricorrendo al Vangelo, con due citazioni, una molto conosciuta e l’altra poco.
Il primo è in occasione del pagamento delle tasse, il tributo a Cesare. Gli scribi e i sommi sacerdoti mandarono delle spie a chiedere al Signore: «Ci è lecito pagare il tributo a Cesare? ‘Disse loro: mostratemi un denaro, di chi porta l’immagine?’ Hanno detto: ‘di Cesare’; Diceva loro: Ebbene, rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Lc, 20, 22/25).
Il secondo, molto meno noto, è il rifiuto di fungere da giudice in materia temporale, quando uno del popolo gli disse: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità. Lui rispose: Cavolo! Chi mi ha nominato giudice o distributore tra voi? Dopo aver rifiutato di intervenire nella causa, arriva un monito morale: “Fate attenzione e guardatevi da ogni cupidigia, perché anche nell’abbondanza non sono i beni a garantire la vita” (Lc, 12, 13/15).
Un commento riguardo al primo, fondamentale per limitare il potere politico a quello temporale e garantire l’indipendenza dei religiosi dalle vicissitudini politiche, come espresso nel cuore del cristianesimo nei versi di Calderón de la Barca:
“Al re si devono dare i beni e la vita,
ma l’onore è eredità dell’anima,
e l’anima appartiene solo a Dio”.
Rispetto alla seconda, la richiesta non era insensata, perché nell’antichità era comune l’intervento dei saggi come mediatori in quanto uomini prudenti; Prendiamo come esempio quello di Beremiz, l’uomo che calcolava, che fu chiamato a giudicare un problema ereditario dagli eredi di un morto, mentre percorreva una strada, con il suo amico, cavalcando un solo cammello.
La questione era complessa. Il padre aveva testimoniato che metà dei suoi cammelli erano per il figlio maggiore, un terzo per il secondo e un terzo del terzo per l’ultimo. Il numero totale era di 35 cammelli.
Beremiz accettò l’incarico, ma disse al suo amico che era necessario aggiungere il cammello su cui cavalcavano alla collezione ereditaria. Il suo compagno era spaventato dal rischio di restare a piedi, ma Beremiz lo rassicurò, perché da matematico studioso avrebbe risolto bene il problema.
Offrì al più grande, che ne doveva avere 15 e mezzo, 16; al secondo, che ne aveva 11 e un terzo, ne offrì 12, e al terzo, che ne aveva ereditati poco più di 3, ne offrì 4. Tutti erano contenti e grati. Erano rimasti due cammelli, restituì il suo al suo amico e il resto era il suo compenso.
Questa è la prova che una scienza esatta può servire anche come mezzo per risolvere un problema giuridico. Grazie al matematico arabo che cito a memoria, perché non riesco a trovare il suo libro.
Torniamo all’inizio. Cristo ci dà l’esempio. I cristiani devono imitarlo, non copiarlo. Ecco perché il libro di Tommaso Kempis si chiama “Imitazione di Cristo”. Francesco è il primo che deve imitarlo come Vicario di Cristo.
E quando ricevette il connazionale Urtubey, avrebbe dovuto prendersi cura della sua salute spirituale, di quella della sua famiglia, della sua numerosa prole, frutto dei suoi due matrimoni, come avrebbe fatto Cristo che vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla salvezza, la conoscenza del VERO”.
Non è successo niente di tutto ciò. Impegnato nel peggiore clericalismo, ha incoraggiato il visitatore a impegnarsi affinché “ci sia un rinnovamento del peronismo come alternativa”.
Urtubey ha dichiarato: “Parliamo molto della situazione nel paese e di quella che oggi viene considerata una vera battaglia culturale… e di ciò che ciò genera in termini di come gli scontri diventano più acuti”.
Ha inoltre sottolineato di aver approfittato dell’incontro con Francesco per raccontargli il suo progetto di rinnovamento del peronismo, “che resta sospeso, come una sorta di necessità, come la costruzione di una democrazia più forte: siamo in un processo di personalismi sempre più accentuati che finiscono per nascondere molte altre cose”.
E ha concluso con un riferimento etico: «Il peronismo ha un dovere morale e questa è una delle cose con cui ho parlato con Sua Santità per costruire un’alternativa sostenibile».
Tutto tipico di quell’incredibile Unità di Base installata in Vaticano dal Pastore di Base, a cui sembra non interessare nulla del destino eterno delle sue pecore, ma piuttosto del nostro futuro politico. Più clericalismo, più ingerenza del potere spirituale nella sfera temporale, al di fuori delle sue competenze, è impossibile.
Durante l’udienza, questo cristiano di Salta, una delle regioni più religiose del Paese, con il suo pastore di punta, ha fatto qualche riferimento allo stato di liquidazione in cui si trova la Chiesa in Argentina? Qualche preoccupazione per il presente e il futuro della nostra Nazione che è nata cattolica e oggi non lo è più? Qualche rimpianto per i templi vuoti, che non si sono più ripresi dopo la pandemia; per i seminari vuoti, come quello di La Plata, gremito ai tempi dell’arcivescovo Héctor Aguer, oggi ridotto a cinque seminaristi?
Pensare che noi cattolici che soffriamo questa tremenda situazione siamo felici di apprendere che nel 2024 ci sono state due ordinazioni sacerdotali presso l’Istituto Cristo Rey, che dobbiamo aggiungere a quelle dell’Istituto del Verbo Incarnato a San Rafael, e ci rattrista quando apprendiamo che un Vescovo della Patagonia, privo di sacerdoti, preferisce questa situazione piuttosto che chiamare sacerdoti dell’IVE, adatti a vivere sotto le bombe a Gaza, nell’incertezza di Aleppo, nella guerra in Ucraina, nel freddo dell’Islanda, ma ritenuti incapaci di portare in missione il nostro Sud.
Che il nostro Dio, Uno e Trino, ci aiuti e che l’Argentina possa un giorno ritrovare la sua identità cattolica.
Buenos Aires, 5 gennaio 2025.
Bernardino Montejano
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Tag: clericalismo, disastro chiesa argentina, francesco, montejano, papa
Categoria: Generale