Segnalazioni di Eventi e Incontri. Giovanni Lazzaretti.

31 Dicembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il prof. Giovanni Lazzaretti offre alla vostra attenzione queste segnalazioni di eventi e appuntamenti dei porssimi giorni. Buona lettura e condivisione.

§§§

1] GIOVEDI’ 2 GENNAIO 2025, 20.30, BUDRIO DI CORREGGIO (RE), GRUPPO KRALJCA MIRA, SERATA DI PREGHIERA
Presiede padre Ivano Cavazzuti.

AVVISO IMPORTANTE

Ciao a tutti,
come da locandina, il Gruppo di Preghiera Kraljca Mira
invita all’incontro di Preghiera che si terra’ Giovedì 2 Gennaio con la S. Messa alle
ore 20.30 nella Chiesa di S. Pietro Apostolo a Budrio di Correggio (Re).
Seguirà Adorazione al SS Sacramento con recita del Santo Rosario meditato,
Benedizione Eucaristica e Confessioni.
Presiede la serata Padre Ivano Cavazzuti OFM Cappuccini.

[2] VENERDI’ 3 GENNAIO 2025, 20.30, REGGIO EMILIA, RnS, PRIMO VENERDI’ DEL MESE
Proseguono i Primi Venerdì del mese, organizzati dal Rinnovamento nello Spirito Santo. PDF allegato.

TESTI, NOTE & CONTRIBUTI

[1] PRESEPE VIVENTE DI AGLIATE
A breve ci saranno le immagini del Presepe 2024, potete intanto guardare il 2023
http://www.presepeagliate.it/

[2] AUGURI DI NATALE CON TRISOMIA 21
Insoliti auguri dell’Arcivescovo Castellucci, con richiamo alla Trisomia 21 attraverso la “Madonna della Pappa” di Guido Mazzoni, fine del Quattrocento
https://www.chiesamodenanonantola.it/messaggio-augurale-dellarcivescovo-castellucci-per-il-s-natale-2024/

[3] UN TESTO DEL 2011, ANCORA BEN LEGGIBILE
Mi è arrivato un testo di Pierluigi Paoletti, estratto da un testo più lungo del 2011. Si legge ancora bene.”EVOLUZIONE DELL’ECONOMIA” DI PIERLUIGI PAOLETTI
LO STATO DELLE COSE: ANALISI DELLA PARS DESTRUENS
Vi è mai capitato di sentirvi inadeguati in questo sistema? Di dover ad esempio tenere comportamenti che
contrastano con il vostro essere? comportamenti a cui è difficilissimo opporsi perché c’è una forza
invisibile che ve lo impone? E quando magari trovate la forza per ribellarvi, automaticamente vi trovate ai
margini della società perché considerati una minoranza sgradita o persino reietti?
Spesso avete dato la colpa a voi stessi e ai vostri simili accusandoli di essere egoisti ed insensibili. Forse la
cosa è anche in parte vera, ma ignoravate che c’è un qualcosa che agisce di nascosto, che divide ed esaspera
certi comportamenti negativi dell’essere umano. Un qualcosa che rende le persone aggressive e lavora sulle
parti oscure del loro essere, rendendo sempre più difficili i rapporti sociali e dando ragione ad Hobbes che
vedeva l’uomo come un essere egoistico e incline alla sopraffazione per garantirsi la propria
sopravvivenza. Tutto ciò è espresso nella celebre frase “homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per l’uomo).
Quel qualcosa è l’incubo della perenne o prospettata scarsità di mezzi che permea sottilmente la nostra vita
e che condiziona pesantemente ogni azione durante tutta la nostra esistenza, che alimenta la nostra
atavica paura del futuro ed esaspera il senso di caducità della vita. Quante volte abbiamo sentito di
ricchezze, accumulate in diverse generazioni, andate in fumo in pochi mesi, di capovolgimenti di fortuna che
hanno cambiato radicalmente la vita di chi le ha subite direttamente o indirettamente?
La paura che possa capitare anche a noi condiziona le nostre scelte e spesso anche i rapporti con il prossimo.
Adesso rispondete in tutta sincerità: quale sarebbe la vostra reazione se qualcuno vi dicesse che la colpa di
quei tracolli non è totalmente di quelle persone, ma del sistema che è costruito appositamente affinché queste
cose accadano periodicamente? Ovviamente, quello che andremo a scoprire insieme nulla toglie alla
responsabilità individuale delle azioni, ma aiuta a comprendere come agenti esterni possano influire
profondamente nelle nostre vite e ci aiuterà ad affrontare questo difficile periodo storico di transizione con
cognizione di causa.
L’economia attuale è costruita come un grande imbuto o un piano inclinato, lungo il quale qualsiasi
ricchezza creata, inevitabilmente scivola fino a rotolare in un punto ben determinato.
Il sistema odierno si fonda sullo squilibrio che viene sapientemente creato e mantenuto con cura meticolosa
per essere sfruttato al momento giusto, per approvvigionarsi di materie prime e sfruttare manodopera a
basso costo, per avere sempre una produzione a costi inferiori, conseguendo così vantaggi incolmabili che
aumentano il divario rispetto ad altri attori del mercato.
Lo schema classico è produrre a poco e vendere a tanto, sfruttando gli squilibri; e questo si ripete
costantemente da millenni, ma sempre con differenti modalità per non essere facilmente individuato,
allargando la sfera di azione ogni volta che un mercato inevitabilmente si esaurisce o viene destrutturato
dai comportamenti che le persone adottano dopo aver preso coscienza di quali siano i modi per evitare le
trappole.
Un esempio di casa nostra è la pretestuosa arretratezza del Sud che è servita strumentalmente in un primo
periodo per avere manodopera e successivamente per “delocalizzare” produzioni ed ottenere sostanziosi aiuti
economici dallo Stato.
Finita la festa e trovati altri luoghi nel pianeta dove massimizzare il profitto, si abbandona tutto lasciando in
eredità a chi rimane solo inquinamento, distruzione, povertà, tanta sofferenza e malavita.
Solo così si spiega come sia possibile che ancora oggi il 30% della popolazione mondiale soffra di gravi
carenze alimentari e come la povertà cresca ogni anno anche nelle zone più ricche del pianeta, quando
invece si è in possesso di tecnologia e risorse sufficienti per dare benessere e alimentare con tranquillità
tutta la popolazione mondiale
La globalizzazione (per usare il termine più conosciuto, ma sarebbe più corretto definirla
mondializzazione) ha solo questo scopo, null’altro.
IL DEBITO INFINITO
Il debito infinito
Lo strumento usato per creare questi necessari squilibri è il debito infinito. Uno strumento che getta l’intera
umanità dentro l’incantesimo della scarsità per il solo fatto di partecipare al suo gioco, facendola
confrontare ogni giorno con le sue più profonde paure e fragilità, trasformando quello che potrebbe essere
un paradiso in un inferno e soprattutto riducendola in schiavitù; una schiavitù moderna senza sbarre o
costrizioni fisiche, ma forse per questo più dolorosa e difficilissima da smascherare e contrastare.
La moneta è l’attrice principale di questo dramma e noi le vittime designate. In particolare, la moneta che
oggi va sotto il nome di moneta-debito fiat, vale a dire quella configurazione che ne prevede l’emissione da
parte della banca centrale senza alcun limite rispetto alla disponibilità di beni reali, iscrivendo un debito a
carico del prenditore.
Attesa la natura di bene comune, la moneta, contrariamente a ciò che dovrebbe essere, ovvero uno strumento,
meglio: un servizio, a disposizione di tutti che agevola gli scambi, è considerata essa stessa una merce il cui
prezzo più evidente è il tasso di interesse. Una merce, lo sanno tutti, deve essere scarsa rispetto alla
domanda per avere un prezzo elevato, ed è proprio quello che accade alla moneta che è resa artificialmente
scarsa per alzare il suo prezzo, ovvero i tassi di interesse.
Quando la domanda di moneta scende, ed è perché il debito diventa insostenibile, anche il suo prezzo – il
tasso di interesse – ovviamente cala per renderla più appetibile, ma il risultato è sempre quella sensazione
di affanno e di scarsità che è necessaria per la sopraffare il ‘popolo bue’, mentre il creditore continua
incessantemente a succhiare energia vitale dall’intera umanità.
I tassi di interesse americani che hanno avuto il loro picco all’inizio degli anni ‘80, arrivando vicino al
20%, diminuiscono progressivamente fino quasi allo 0, quando la curva del debito mondiale nello stesso
periodo inizia a crescere esponenzialmente, aumentando di enne volte. Il risultato per il creditore non
cambia mentre il debitore ad un certo punto e senza rendersene conto, si trova strozzato dall’eccesso di debito.
Ricordiamoci che il debito chiede sempre qualcosa di più di quello che dà e se ci rendiamo conto che nessuno
mette in circolazione quanto sarebbe necessario per rifondere gli interessi, essendo tutto il denaro messo in
circolazione solo a fronte di un indebitamento pubblico o privato, ecco svelato il trucco semplicissimo, ma
estremamente efficace, che trasforma in un attimo la nostra vita nel peggiore degli incubi immaginabili senza
che ce ne accorgiamo.
Il meccanismo subdolo del debito
“La prima generazione crea; la seconda mantiene; la terza distrugge” detto popolare
Immaginate un grande ciclo economico, che dura in totale circa 70 anni. In questo ciclo ci sono tre fasi:
una prima fase di espansione, una seconda che forma un picco e poi la fase finale di contrazione che precede
la nascita di un nuovo ciclo con le stesse caratteristiche.
Nella prima fase, dove c’è una espansione economica, il debito è uno strumento utile perché è uno stimolo
alla crescita e al benessere oltre ad essere considerato un ottimo strumento di drenaggio di liquidità. In
questa fase, è facile ottenere denaro in prestito e chi si indebita riesce abbastanza facilmente a creare
benessere per sé e per gli altri.
Durante la seconda fase, ovvero quando l’economia raggiunge il naturale picco, si riesce ancora a creare
benessere dal debito, anche se in misura minore e con qualche difficoltà in più. In questa fase si vedono i
veri imprenditori e le qualità personali fanno la differenza.
La situazione cambia radicalmente nella terza e ultima fase del ciclo dove si vive la contrazione del ciclo
economico. In questa fase la quantità del debito risulta eccessiva e il valore generato dal debito non è
nemmeno sufficiente a ripagarlo.
Il cambiamento che vede il debito da strumento che crea benessere a elemento distruttivo che crea
sofferenza, viene tenuto nascosto ai più grazie al fatto che durante questo grande ciclo interagiscono varie
generazioni che difficilmente mantengono la memoria storica degli eventi.
Secondo Paul Kasriel, direttore delle ricerche economiche della Northern Trust un dollaro preso in prestito
negli anni ’50 produceva 4 dollari.
Nel 2000, il solito dollaro in prestito rendeva solo 20 centesimi.
Nel 2005, solo 10 centesimi. Oggi, un dollaro preso in prestito, grazie al grado elevatissimo di debito
globale raggiunto, ha un rendimento negativo, ovvero non riesce nemmeno a ripagare se stesso.
La ragione di ciò è che il debito, nel suo andamento nel lungo periodo, segue una curva esponenziale: mentre
rimane neutro e anzi stimola le attività economiche ed il benessere nella fase di espansione e durante il picco,
nell’ultima parte del ciclo economico, ovvero quando la crescita economica rallenta e poi si contrae, diventa
distruttivo e drena risorse sempre maggiori dall’economia reale per portarle nella speculazione finanziaria
f
ino all’inevitabile paralisi delle attività economiche e quindi al collasso del sistema.
Il ciclo attuale, iniziato nel dopoguerra, sarebbe dovuto terminare nei primi anni 2000, ma il ricorso smodato del
quantitative easing ha drogato il ciclo, ancora in essere nonostante la crisi del 2008 e la crisi pandemica del 2020. La
ragione è da ricercarsi nell’impossibilità di azzerare il debito per le difficoltà incontrate per scatenare un conflitto globale,
nonostante gli sforzi profusi.
Questo meccanismo spiega anche come uno strumento come quello del microcredito, che è valso a Yunus
il nobel per la pace nel 2006, nella seconda fase del ciclo economico, ovvero quella attuale dove il debito
cresce esponenzialmente, non solo sia inutile, ma addirittura dannoso e controproducente.
L’andamento del debito mondiale evidenzia come dagli anni ’80, il debito abbia iniziato la sua curva
esponenziale fino ai livelli attuali.
In quel periodo, infatti, per compensare l’aumento incontrollato del debito, iniziò la fase delle grandi
privatizzazioni per ridurre i debiti pubblici e delle grandi aperture ad altri mercati, la globalizzazione
economica e finanziaria, per continuare a lucrare, se possibile ancora di più, dalla situazione prima
dell’inevitabile e preordinato crollo necessario per riportare il livello del debito agli anni ’50-60 facendo
così ripartire di nuovo il ciclo economico e quello del debito infinito.
E’ importante sottolineare che fino a quando non si sarà azzerato, o quasi, l’eccesso di debito, il nuovo ciclo
economico di lungo periodo non potrà partire e con esso il perpetuarsi dell’eterno gioco del padrone e dello
schiavo.
Questo spiega anche perché in questo modo siamo sempre costretti a ricercare una crescita innaturale e
continua che porta inevitabilmente allo sfruttamento esasperato delle risorse del pianeta. Se ci si fermasse,
il castello di carte crollerebbe immediatamente ed ecco perché ci arrivano, da parte delle autorità, sia
politiche che economiche, continui appelli alla crescita e alla competitività.
La domanda a cui è necessario dare una risposta è quale sia la modalità utilizzata per ridurre drasticamente il
debito. La risposta è la guerra.
Mettere gli uni contro gli altri, ridurre la popolazione, distruggere infrastrutture, deindustrializzare,
alimentare la paura e la disperazione è stata la modalità scelta dalle forze che hanno governato il pianeta
per millenni per far ripartire il ciclo economico e mantenere gli esseri umani in schiavitù perenne.
A questo strumento sempre molto gettonato, oggi si stanno utilizzando su scala globale anche nuove modalità
che possono concorrere a raggiungere lo stesso scopo come le varie epidemie, le emergenze green dovute al
cambiamento climatico, le crisi di credito unite all’inflazione pilotata.
Microcredito:
ora i poveri si ribellanol-
Il lato oscuro della microfinanza
da ANDREW Jackson, 7° Presidente degli Stati Uniti d’America, 1829÷1837
“Il debito nazionale è una frode perpetrata verso gli USA dagli interessi dei banchieri
internazionali. La migliore soluzione per il debito nazionale e per la sicurezza sociale è che gli
USA smettano di consentire ad una società privata di stampare la moneta e di caricarci sopra
interessi. La banca centrale dovrebbe essere abolita come punto di partenza per liberare gli USA
da una falsa dipendenza. Sotto il profilo contabile, tecnico-economico e finanziario, quello che si
produce artificiosamente con la moneta è un debito creato dal nulla, gravato da interesse, mai più
realmente rimborsabile per genere e in permanente e iniquo accrescimento, che assume i connotati
di una antidemocratica spoliazione ai danni dei cittadini e dello Stato.
COMPETIZIONE E CRESCITA CONTINUA SONO INGREDIENTI INDISPENSABILI
PER IL DEBITO INFINITO
Per coloro che si affacciano a questa visione per la prima volta, il panorama, che si presenta quando
ci si toglie gli occhiali del sistema è desolante: la vita di ognuno è diventata una continua rincorsa per
reperire con sempre più fatica la nostra dose di interessi e questo comporta una rinuncia continua a pezzi
importanti del nostro essere. Niente più tempo libero, letture rigeneranti, affetti sempre più trascurati e
bambini che sono diventati un lusso che crescono con estranei e apparecchiature elettroniche, tv, giochi,
cuffiette ecc.; si vede l’altro come un nemico che è pronto a toglierti il denaro necessario per gli interessi e
la vita è diventata una continua ed esasperante lotta per la sopravvivenza.
Tutti si devono guardare le spalle da tutti, sempre e in tutti i campi e c’è sempre meno spazio per la cultura,
la poesia, l’arte, la fantasia e soprattutto per la fratellanza e l’Amore.
Insomma non è un’esagerazione se diciamo che ci hanno rubato l’anima!
La disgregazione economica
Purtroppo il quadro non è ancora completo perché a livello economico il processo di globalizzazione e del
debito portano a quella che si può definire la disgregazione economica.
Per comprendere meglio questo concetto usiamo una metafora.
Più o meno tutti noi abbiamo presente come funziona il nostro corpo: dalla bocca entrano le materie prime
che vengono trasformate dall’apparato digerente che trattiene e distribuisce tutto quello che è necessario al
corretto funzionamento dell’organismo, mentre le cose superflue, gli scarti di lavorazione, vengono espulsi
come rifiuti. Dai polmoni si convoglia l’ossigeno necessario al sangue che scorre per tutto il corpo
alimentando il motore, il cuore e quello che serve a far funzionare la centrale decisionale, il cervello, che
sceglie modi e usi delle articolazioni per adempiere agli scopi utili alla vita di questo corpo: correre,
camminare, afferrare, masticare ecc.. La malattia subentra quando uno dei componenti non adempie più
correttamente alla propria funzione e la morte arriva quando un organo fondamentale, cuore, polmoni,
fegato, cervello cessa di lavorare.
Adesso con uno sforzo di immaginazione e cerchiamo di associare il corpo al funzionamento di una nazione,
dove la bocca e l’apparato digerente sono l’agricoltura e l’industria che trasformano i prodotti necessari
alla nostra sopravvivenza, il cervello è dove avvengono le decisioni, il parlamento, che mettono in moto le
articolazioni ed i muscoli, la forza lavoro, le società dell’energia e dell’acqua sono il motore, il cuore, di
tutto questo grande organismo, mentre le società della nettezza urbana si occupano di smaltire i rifiuti
prodotti. Dimenticato qualcosa? Ah si il denaro.
In questo contesto è come il sangue che circolando in tutta la nazione permette a tutti i settori di assolvere al
proprio compito.
Per tornare al nostro esempio, un corpo, una nazione, che funziona correttamente chiude il cerchio delle sue
necessità, è in equilibrio e difficilmente andrà a cercare nuove cose all’esterno e se avrà qualche necessità
particolare, si ingegnerà per risolvere la questione con gli strumenti che ha a disposizione; detto in altri
termini, non sarà grasso, consuma quello che produce, non accumula riserve, e avrà poca propensione a
drogarsi (a indebitarsi).
Questa situazione, nel processo del debito infinito è inaccettabile, è un vero e proprio pugno nello stomaco
che impedisce di vivere e proliferare a multinazionali e speculatori ed allora, più o meno dal dopoguerra ad
oggi, è stato attuato il processo di disgregazione delle economie.
Praticamente, tramite la droga, il debito agganciato alla creazione monetaria, hanno fatto credere al cervello,
alla classe politica e alle cellule, che sono il corpo sociale, che tutto procedesse tranquillamente e per il meglio
mentre invece stavano piano, piano, sostituendo ad uno ad uno gli organi vitali e rendendo man mano
inservibili quelli originali. La conseguenza è il completo controllo di quell’organismo da parte di queste entità
esterne e la dipendenza totale di questo organismo:
• è quello che è avvenuto con il nostro fabbisogno alimentare sempre più dipendente dalle importazioni di
altri paesi, oltre il 50%, mentre la nostra agricoltura è letteralmente…”a terra”, a causa di una politica
interna e comunitaria a dir poco omicida e poco importa se le merci fanno migliaia di chilometri per
arrivare sulle nostre tavole, se consumano risorse energetiche eccessive, se sono piene zeppe di conservanti,
additivi e pesticidi nonché OGM che le fanno apparire fresche, appena colte anche se praticamente non
hanno vita e hanno perso ogni proprietà nutrizionale.
• è quello che è accaduto alla nostra industria dove moltissime aziende, dopo le privatizzazioni degli anni
’90, sono state acquistate, smembrate, rivendute e poi chiuse. Quelle poche rimaste non possono
competere con chi utilizza nuovi schiavi per produrre in paesi lontani ed invade i nostri mercati, è quello
che accade con le nostre micro, piccole e medie imprese strette nella morsa fiscale e del debito.
Scompaginando e rendendo l’economia sempre più caotica e veloce, mentre si elargiscono quantitativi di
debito sempre più elevati, l’intera nazione, ma a questo punto della storia si può parlare tranquillamente di
tutto il mondo industrializzato, ricorda molto un drogato che ha necessità sempre maggiori di stupefacenti, il
debito, per sentirsi un leone, mentre il suo corpo si deteriora a vista d’occhio.
Creando dipendenze, moda, falsi bisogni, status symbol, gossip, reality, pubblicità ecc. in pratica si riesce a
prendere il controllo di questo organismo e fargli assorbire dosi sempre più massicce di merci inutili e di
debito (droga).
Un esempio di quanto fragile possa essere un sistema del genere lo abbiamo quando scioperano gli
autotrasportatori, mandando in tilt tutto il sistema di distribuzione del paese, specialmente quello
agroalimentare, innescando psicosi e accaparramenti in particolar modo nelle grandi città.
Con i supermercati vuoti, senza benzina, l’allucinazione della scarsità è al massimo. Si parla di
allucinazione perché, magari a poca distanza, c’è abbondanza di beni alimentari, sicuramente di qualità
migliore, ma non rifornendo i supermercati non sono considerati.
Non è un caso se l’agricoltura, che è la spina dorsale di ogni economia – nei decenni passati infatti le grandi
potenze misuravano il loro peso internazionale dalla quantità di grano prodotto – è stata oggetto negli
ultimi 30 anni di un attacco che l’ha portata quasi ad estinguersi.
Un popolo che è dipendente per i suoi fabbisogni alimentari dall’estero è un popolo fragile e costantemente
sotto ricatto.
La stessa cosa è accaduta con la politica. Noi continuiamo a pensare che quando andiamo a votare
eleggiamo i nostri rappresentanti che guideranno il paese, ma invece ci sbagliamo perché oggi la politica è
stata svuotata di ogni potere che invece è stato travasato sapientemente e nel silenzio più assoluto, nelle mani
di organi sovranazionali, non eletti, che effettuano le reali decisioni. Si parla ovviamente di Banca Mondiale,
Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale della Sanità, Organizzazione Mondiale per il
Commercio, Banche Centrali, per non parlare del trattato di Lisbona che ha compiuto il travaso di potere
iniziato con quello di Maastricht.
Alla politica “nostrana” rimane solo la gestione dell’ordinaria amministrazione che ammonta sempre alla
non ridicola cifra di quasi 900 miliardi di euro all’anno, oltre la metà del PIL (che per il modo di essere
conteggiato possiamo definire Prodotto di Infelicità Lordo), ma gli sono precluse tutte le decisioni
importanti e determinanti per un paese, politica economica, monetaria, occupazionale ecc.
LA PARS CONSTRUENS: LE SOVRANITÀ PERDUTE
Questo ci porta a ragionare su quelle che sono le sovranità perdute e che nonostante siano richiamate nella
nostra costituzione ci sono state sottratte con l’inganno dai vari trattati internazionali e accordi, spesso
segreti.
1. la Sovranità Monetaria
2. la Sovranità Politica
3. la Sovranità Territoriale
4. la Sovranità Alimentare
5. la Sovranità della Salute
6. la Sovranità Educativa
7. la Sovranità Personale
La Sovranità Monetaria
È determinante per l’autonomia di uno stato. Il denaro come abbiamo visto è il fulcro dell’organismo
economico e deve essere riportato ad essere un mezzo che agevoli gli scambi e non uno strumento di
sopraffazione e schiavitù occulta. La creazione monetaria non deve essere più collegata all’indebitamento
degli stati e dei privati e tutto quello che riguarda il mezzo di scambio deve essere riportato nella sfera
decisionale della collettività; una collettività però consapevole, attenta e in grado di controllare
costantemente l’operato dei suoi rappresentanti.
La Sovranità Politica
È essenziale per gestire correttamente una comunità. Il politico deve essere colui che per le sue doti morali e
professionali, gestisce la cosa pubblica e tutela i beni comuni. Recuperare questa sovranità e la sua enorme
responsabilità, implica un lavoro di revisione molto profondo sul significato di fare politica oggi e
comporta anche una vera e propria rivoluzione anche e soprattutto nelle coscienze degli elettori, nonché
una conoscenza non superficiale di quali siano i meccanismi economici ed i riflessi che questi hanno nella
vita di un paese.
La Sovranità Territoriale
È un punto molto delicato e importante. In passato e grazie ad accordi a tutt’oggi ancora coperti da
segreto di stato, è stato possibile avere nella nostra penisola le oltre 100 basi militari americane e della
NATO.
Esiste però anche un’altra faccia altrettanto importante che riguarda la Sovranità Territoriale ed è
l’estrema cementificazione che fa scomparire ogni anno migliaia di ettari di terreno che sarebbero potuti
essere destinati all’agricoltura e al verde; oppure la gestione di beni indisponibili perché dell’intera
collettività come l’acqua.
Salvaguardare il territorio e le sue risorse è il primo indispensabile passo per ritornare in possesso di un’altra
Sovranità irrinunciabile.
La Sovranità Alimentare
Se noi siamo quello che mangiamo, oggi purtroppo non siamo certo lo specchio della salute. Molte delle
malattie e intolleranze, in fortissimo aumento in questi ultimi anni, è scientificamente provato che
dipendono da un’alimentazione sbagliata e derivata dalla lavorazione industriale di materie prime che sin
dall’origine non hanno più le qualità nutritive del passato. L’industrializzazione del settore, le colture
intensive, l’impoverimento e l’inquinamento dei terreni hanno portato i prodotti a perdere
progressivamente quell’energia di cui il nostro corpo ha bisogno continuamente. L’agricoltura di qualità è
un bene irrinunciabile per tutti i popoli della terra da cui discende direttamente la sovranità perduta della
salute.
La Sovranità della Salute
La prima cura è una corretta alimentazione fatta con cibo di qualità. Molti studiosi oggi attribuiscono
all’alimentazione una funzione importantissima per la cura e la prevenzione delle malattie.
Inutile ricordare come le multinazionali del farmaco siano anche i più grandi produttori di concimi
chimici e che guadagnano cifre stratosferiche dalle nostre sofferenze. La salute e la malattia sono anche lo
specchio del nostro benessere interiore e della nostra armonia con la natura, recuperare le sovranità che per
diritto divino ci appartengono migliorerà anche il nostro equilibrio psicofisico aiutato da una visione della
nostra esistenza sempre più completa e integrata.
La Sovranità Educativa
E’ uno dei punti nevralgici e alla base di questo sistema perché i giovani devono uscire dalla scuola pronti
a seguire le regole delle competizione con i voti, debiti e crediti, allenati al giudizio, all’ubbidienza, alle
regole e uscire pronti per essere inseriti nei vari ingranaggi.
Riprendere in mano l’educazione significa fare un investimento sul futuro della comunità. Aiutare i nostri
giovani a far emergere le loro qualità innate, a rafforzare i loro talenti nel pieno rispetto di se stessi e degli
altri è sicuramente il primo passo per la costruzione di una società più equa e vicina ai valori che stanno
emergendo dal lavoro di consapevolezza collettivo.
La Sovranità Personale
E’ forse l’aspetto più difficile da acquisire perché è il frutto di un processo di crescita interiore.
Ci troviamo quindi oggi in una condizione di estrema dipendenza e debolezza che porta intere popolazioni
ad essere alla mercè di enti sovranazionali e di strutture che non hanno al centro l’essere umano, ma la sua
sopraffazione ed il profitto. Un mondo sfruttato e inquinato fino all’inverosimile che ha perso il buon
senso e le sue radici a causa dell’irrazionalità del sistema che alcuni uomini hanno creato.
Probabilmente siamo prossimi al fondo del degrado che verrà toccato con la fine di questa crisi economica
che, dopo la sua fase distruttiva finale, porterà cambiamenti che ancora stentiamo ad immaginare, ma a
cui è necessario prepararsi ricostruendo quanto fino ad oggi è stato oggi distrutto. Per fare questo però è
necessario essere consapevoli dei meccanismi usati per renderci schiavi e soprattutto rendersi conto della
nostra forza e del nostro valore se solo iniziamo a collaborare insieme per il bene della comunità.
Sradicare le dipendenze
Nell’opera di ricostruzione è necessario ripartire innanzitutto da noi stessi, cercando di lavorare su tutte
quelle dipendenze, anche psicologiche, che si sono stratificate nel corso del tempo e che ci legano ancora in
modo profondo al sistema che inevitabilmente e velocemente sta raggiungendo il suo capolinea.
Oltre alle dipendenze materiali, comunque importanti, meritano particolare attenzione tutti quegli
atteggiamenti ingenerati dal sistema del debito infinito che condizionano pesantemente i nostri rapporti
con l’altro. Una sorta di ecologia della mente che ci prepara ad affrontare con un diverso spirito i rapporti
interpersonali. Ad esempio possiamo elencare alcuni atteggiamenti autolimitanti da evitare, come:
• le generalizzazioni ed i luoghi comuni, specialmente quelle che riguardano categorie di persone o etnie.
• avere o pensare che gli altri abbiano sempre un secondo fine in quello che fanno e nelle relazioni
• aspettare che siano gli altri ad iniziare a tenere determinati comportamenti virtuosi
• pensare ed esprimersi in termini di scarsità e essere paralizzati dalla paura del futuro
Ovviamente sono solo alcuni esempi che ciascuno può divertirsi ad ampliare e più ci riflettete
attentamente e più vi renderete conto quanto il sistema basato sulla scarsità artificiale, il sistema del debito
infinito, abbia inciso sulle nostre credenze e sui nostri comportamenti.
Approfondimenti- RIASSUNTO DELLA SITUAZIONE ODIERNA
I cittadini cominciano ad avvertire la distanza sempre più marcata tra cura del bene comune – solo ed
unico scopo di una democrazia rappresentativa aderente alla Costituzione e volta all’effettiva gestione
della “res pubblica” – rispetto alla struttura dei poteri.
In estrema sintesi, l’assetto odierno è così schematizzabile:
1. la moneta e il connesso credito, nati come beni comuni, sono totalmente asserviti a logiche
bancarie, fuori da qualsiasi controllo degli elettori. La produzione e la circolazione della moneta e
la disponibilità e allocazione del credito si basano esclusivamente sulla fede delle persone, la
f
iducia e la speranza. Inoltre non esiste nessuna Carta costituzionale che ne preveda la sovranità
in capo alle nazioni, perciò coloro che guidano le scelte in questo settore controllano una parte
preponderante della vita di cittadini e aziende, facendo però il proprio interesse;
2. le regole e i disciplinari per la produzione, distribuzione e somministrazione dei beni e di buona
parte dei servizi (a partire dagli alimenti per arrivare all’energia e ai servizi idrici, passando per
quasi tutto il resto), sono codificate da organismi che rispondono di fatto alle multinazionali, le
quali governano in modo gentile, ma fermo gli enti di normazione tecnica dei governi;
3. i protocolli clinici e farmacologici sono oramai indirizzati per strani quadri giuridici ad essere
appannaggio del’OMS, altro organismo di matrice prevalentemente privata per l’asservimento di
un altro bene comune, la salute, che non prevede nessun istituto democratico di guida,
sorveglianza o supervisione.
Ma come – direte voi – non ci sono la Costituzione, le leggi, il Parlamento, il Governo e le
authority? Questa domanda sottovaluta l’operare intrusivo di schemi, variamente articolati, basati
sull’azione delle lobby che puntano programmaticamente alla ‘Cattura del regolatore’, cioè ad
asservire i decisori che dovrebbero regolare le norme con giustizia equanime. Partendo da questi
elementi diviene chiara e ragionevole la disaffezione dell’elettorato verso le urne: in verità, rimane
ben poca cosa su cui esercitare realmente il libero arbitrio, salvo esprimersi per lo più in termini di
bandiere, casacche e connesse tifoserie su quel che resta. Il che, ovviamente, significa ottundere le
intelligenze, che d’altronde non sono richieste dal potere. A ben vedere, le qualità personali più
ricercate sono altre. Non a caso, i plutocrati definiscono coloro che partecipano oggi alla politica
con un appellativo assai eloquente: “clown”!
Approfondimenti – L’ECONOMIA DI SOTTRAZIONE
Secondo una celebre affermazione di Thomas Carlyle, filosofo e saggista scozzese dell’800,
l’economia è una scienza triste. Il rapporto tra quanto desiderato e le effettive disponibilità di mezzi è
un problema che Stati, imprese e cittadini affrontano quotidianamente, con gradi di tristezza più o
meno elevati. La teoria dello sviluppo perpetuo e lineare si scontra con il dissidio, apparentemente
insanabile, tra le risorse disponibili e i bisogni crescenti della popolazione mondiale, il cui
soddisfacimento sta incidendo da oltre mezzo secolo sulla capacità di rigenerazione delle risorse
naturali. Gli studi in proposito sono approssimativi, ma appare opportuno esercitare il ‘principio
di precauzione’ o di un approccio euristico al tema. Non sarà poi un caso che più confessioni
religiose, interpreti di una coscienza diffusa, convergano sulla necessità di avere cura del Creato,
come accoratamente esortato in “Laudato si”- Cantico delle creature di San Francesco.
Dinanzi ai dilaganti effetti perniciosi di funzionalismo, neoliberismo, globalismo e
turbocapitalismo, sono emerse (talora con un certo seguito) correnti di pensiero alternative o in
opposizione a quelle del mainstream, tra cui l’economia civile, la bioeconomia, l’economia dei beni
relazionali, la sociobiologia, l’economia dei beni comuni e la teoria della decrescita. Partiamo da una
prima considerazione sulla decrescita, che qui in Italia ha avuto l’aggiunta di “felice” per mano di
Maurizio Pallante, in verità assente dalla proposta iniziale di Serge Latouche, il quale peraltro oggi
si definisce obiettore della crescita sregolata. L’idea originale muove dalla critica all’ideologia del
produttivismo e del consumismo, che costituiscono un pensiero unico pressochè a livello globale.
L’obiettivo è evidenziare le fallacie dell’imperante sistema di mercato capitalistico, fondato sul
paradigma estrattivo. Propone visioni di progresso (‘sviluppo’ è termine rigettato per il sotteso
fuorviante contenuto ideologico) che puntano in direzioni meno problematiche sia per la biosfera,
sia per la condizione umana, in media, tutt’altro che felice. Per Latouche l’economia capitalista
detta le regole, opera il controllo della tecnologia e spinge alla globalizzazione, razionalizza quasi
ogni dimensione del vivere umano, scomponendolo in unità calcolabili. Difatti, «… poiché la
tecnica è diventata l’ambiente dell’uomo moderno, è quest’ultimo che deve adattarsi a lei (e non
lei a lui); essa costituisce il suo quadro di vita.» (La Megamacchina. Ragione tecno-scientifica,
ragione economica e mito del progresso.1995, p. 124). Non si tratta di affermazioni del tutto
nuove, sebbene risultino oggi rafforzate nella loro sistematizzazione scientifica in quanto arricchite
dalle analisi e dalle evidenze statistiche degli ultimi cinquant’anni. Basta rileggere “L’Uomo a una
dimensione” (Herbert Marcuse, 1964), almeno un paio di lavori di Orwell, gli innumerevoli
romanzi di fantascienza. Tutti hanno preconizzato scenari distopici, che oggi alcuni storici,
leggendo i processi in atto, definiscono come Capitalesimo o Neofeudalesimo. Forse l’opera
cinematografica che meglio riesce a trasmettere il senso del mondo in cui viviamo è Matrix (1999); se
in quella raffigurazione metaforica traducessimo l’energia proveniente dai corpi incapsulati in
moneta, avremmo capito, con buona approssimazione al vero, come avviene l’estrazione di valore
dall’esistenza delle persone e dall’ambiente.
Approfondimenti – LA TRAGEDIA DEI BENI COMUNI,
LE COSCIENZE ALTERATE E LA MEGAMACCHINA
Ma veniamo al tema della ‘sregolatezza’ accennato con riferimento a quanto sostenuto da
Latouche, e non solo da lui. E’ proprio attraverso le regole che vengono attuati i programmi di
controllo sulla società. Il punto è però che la politica è sottratta alla cura del bene comune perchè
assoggettata ad obiettivi di PIL, spread e al vincolo di bilancio, funzionali alla ‘Megamacchina’.
Questi obiettivi sono palesemente incoerenti con il benessere dei cittadini e producono quella che
in dottrina viene definita la ‘Tragedia dei beni comuni’, che consente a pochi, anzi, a pochissimi, di
sottrarre illegittimamente risorse che sarebbero per natura collettive, e che, per effetto di tale
metodica spoliazione, assumono il carattere di ‘private’, cioè tolte. È nella sfera biopolitica, dunque,
che mancano norme adeguate a salvaguardare il benessere dei cittadini e della società. Che si
sarebbe potuto giungere a questo esito fu illustrato con estrema lucidità da Michael Heart e
Antonio Negri in “Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione” del 2000; più di recente, Franco
Fracassi descrive con una serie di inchieste e saggi la genesi delle dinamiche in corso di
avvaloramento, che giunge a condensare in “IV Reich” (2021).
In verità, nell’ultimo quarto di secolo sono stati pubblicati innumerevoli altri importanti lavori di
autori che, fuori dal coro, hanno affrontato questi temi, da Tony Judt, a David Graeber, a
Maurizio Pallante, a Ugo Mattei e a tanti altri, mossi dall’intento di valutare – da pensatori liberi – le implicazioni di tendenze sostenute dagli apparati tecnoburocratici che riguardano l’odierna
esistenza dei popoli e il futuro dell’umanità. Ovviamente, la narrazione veicolata dai mass media e
dall’accademia è ben altra, dal momento che un sufficiente grado di omologazione è indispensabile
per far sopravvivere la Megamacchina senza troppi problemi.
Da sempre sono i vincitori a scrivere la storia. Il risultato è che siamo a passati dalla dimensione
f
isiologica relativa a specifici eventi a quella patologica, che riguarda ormai la totalità dell’esistenza
quotidiana delle persone, intrisa di reality, serie televisive, social, Rete, fake news, e connesse
categorie disfunzionali rispetto ad una vita autentica. È l’artificio che ipnotizza e confonde le
categorie del vero. D’altronde, il popolo scelse Barabba e Giordano Bruno fu arso vivo,
diversamente da Galileo Galilei che abiurò. Siamo d’accordo: spesso il tempo è galantuomo e,
specie dopo la loro scomparsa, rende giustizia ai divergenti, ma la storia insegna: le persone
disposte a diventare santi, martiri o rivoluzionari, mettendo in gioco tutto o quasi per un credo o
un ideale, sono sempre state una sparuta minoranza.
Non solo: talvolta possono anche servire per spettacolarizzare pantomime funzionali all’idea
illusoria che esista ancora una libertà … Non a caso, una delle figure più ricercate dagli apparati
di potere è quella dello “spin doctor”, comunicatore di massa che sa come argomentare e ‘girare’
utilmente e convenientemente i fatti e le questioni, per dirottare in modo utile il percorso di
modificazione della percezione di idee politiche e morali. Si tratta del procedimento noto come
Finestra di Overton. Grazie all’applicazione di questa metodologia, sostenuta da un’informazione
addomesticata, il sistema riesce a manipolare le coscienze della maggioranza, già rese deboli da
capacità critiche oramai poco o per nulla sviluppate da un’istruzione scolastica (altro bene
comune asservito e traviato) coerente con gli obiettivi del sistema e, soprattutto, da una sempre più
pervasiva capacità di distorcere il basilare principio interno di realtà.

[4] ULTIME NOVITA’ DA MONETA POSITIVA
Collegamenti a video e annunci per il 2025 da Moneta Positiva.

Ultime novità da Moneta Positiva.
Video dell’intervento di Fabio Conditi a Rovigo del 13 dicembre 2024 “Agenda 2030 –
Promessa sostenibile o inganno globale?” da diffondere a più persone possibili perché
breve ma incisivo:
https://www.youtube.com/watch?v=1N1rbyx0CQA
Interviste di Fabio Conditi su 9MQ a:
Stefano Di Francesco su “Moneta Positiva: nuova visione dell’economia” del 05.12.2024
https://www.youtube.com/watch?v=2qpvCOTIlX0
Daniele Trabucco su “Oggi, con l’euro, di chi è la sovranità monetaria?” del 12.12.2024
https://www.youtube.com/watch?v=6r6ZtTJA9o0
Paolo Becchi su “Emergenze e controlli: dalla pandemia alla carestia” del 19.12.2024
https://www.youtube.com/watch?v=aSRsn41Y9ps
Prossimi appuntamenti con Fabio Conditi nel 2025 (seguirà locandina):
Vittorio Veneto (TV) 13 gennaio 2024 ore 20:30 “Economia del BenEssere”
Firenze (FI) 24 gennaio 2024 ore 21:00 “Moneta & Politica: chi decide le sorti del
pianeta?”
Corso in presenza di “Economia del BenEssere” a Ferrara in n.4 incontri il 23
gennaio, 20 febbraio, 13 marzo e 3 aprile 2025, alle ore 20.
Corso online “Economia del BenEssere” 3° edizione in n.12 lezioni tutti i mercoledì
dal 5 marzo 2025 ore 21, per informazioni scrivere una mail a
monetapositiva@gmail.com
Per iscriversi al gruppo Moneta Positiva Notizie utilizzare questo collegamento
https://groups.google.com/g/moneta-positiva-notizie
Associazione “Moneta Positiva”
https://monetapositiva.it/
Movimento culturale “Un Mondo Positivo”
https://unmondopositivo.it/

[5] TESTAMENTO SPIRITUALE DEL PRIORE DI TIBHRINE
Padre Christian De Chergé, priore dell’Abbazia di Tibhirine, ucciso con altri sei monaci trappisti in Algeria nel maggio 1996, aveva scritto un testamento spirituale col titolo “Quando si profila un ad-Dio”.

Testamento spirituale del Padre Christian de Chergé

Padre Christian De Chergé, priore dell’Abbazia di Tibhirine, ucciso con altri sei monaci trappisti in
Algeria nel maggio 1996, di cui la Chiesa ha riconosciuto il martirio, prima di morire aveva redatto un
testamento in cui esprime la chiara consapevolezza di poter essere coinvolto direttamente nelle violenze che
a quel tempo devastavano il Paese.

Quando si profila un ad-Dio

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che
sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia
comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio
e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe
essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come essere trovato
degno di una tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente
violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.
La mia vita non ha valore più di un’altra. Non ne ha neanche di meno. In ogni caso non
ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che
sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.
Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di
sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di
perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.
Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo,
infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse
indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe pagare a un prezzo troppo alto ciò
che verrebbe chiamata, forse, la “grazia del martirio”, doverla a un Algerino, chiunque sia,
soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.
So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e
conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo. E’ troppo facile
mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi
estremismi.
L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un anima. L’ho
proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza,
ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia
madre, la mia primissima Chiesa proprio in Algeria, e, già allora, nel rispetto dei credenti
musulmani.
La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente
trattato da ingenuo, o da idealista: “Dica, adesso, quello che ne pensa!”. Ma queste
persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante. Ecco,
potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con
lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto
della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di
stabilire la comunione, giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che
sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo “grazie” in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici
di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai
miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per
te voglio questo “grazie”, e questo “a-Dio” nel cui volto ti contemplo. E che ci sia dato di
ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inch’Allah.
Algeri, 1° dicembre 1993
Tibihrine, 1° gennaio 1994

Grazie per l’attenzione
Buon Giubileo
Giovanni Lazzaretti

§§§

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