Corea del Nord, l’Incubo di ogni Cristiano, e non solo,  è di Finire nelle Carceri. Antonello Cannarozzo.

11 Dicembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Antonello Cannarozzo, che ringraziamo di tutto cuore, offre alla vostra attenzione questo articolo sulla situazione dei cristiani nella Corea del Nord. Buona lettura e diffusione.

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L’incubo di ogni cristiano, e non solo,  è di finire nelle carceri nordcoreane

 

Prosegue il viaggio tra i Paesi nei quali ancora domina l’ideologia comunista

dove i cristiani diventano sempre più un capro espiatorio e di contraddizione  come nel regno della famiglia Kim      

                                        

di Antonello Cannarozzo

 

Scrivere di religione in un Paese come la Corea del Nord dove vige per costituzione l’ateismo di Stato, sembra quasi un controsenso eppure, scorrendo i documenti ufficiali di varie organizzazioni per i diritti umani, apprendiamo che nella nazione più chiusa al mondo, c’è ancora della spiritualità, ovviamente super controllata dal partito che tutto vede e tutto sa.

La religione è stata accusata negli anni dal governo comunista come uno dei principali ostacoli alla edificazione del socialismo e così molte persone sono state costrette ad abbandonare la loro fede per conformarsi alla nuova tragica realtà esistente ormai nella loro nazione e salvarsi così anche la vita.

La presenza del cristianesimo nella penisola coreana risale al XVIII secolo, all’arrivo dei primi missionari cristiani nel 1785 e, come è accaduto in altre terre, per il suo messaggio “rivoluzionario” il Vangelo è stata subito vietato e, forse, per questo motivo, il numero dei cattolici nella Penisola è stato sempre ridotto alle 20 mila unità per quasi tutto l’800, ma quando il Paese, come il Giappone poco tempo prima, intraprese la sua politica della ‘Porta Aperta’ verso le nazioni occidentali, nel 1881, ci fu una improvvisa grande conversione in tutto il Paese; un tesoro di fede inestimabile, ma purtroppo, nonostante siano passati più di cento anni da quegli eventi, ancora nel 2013, per la “Open Doors”, organizzazione cristiana per i diritti umani, la Repubblica Popolare Democratica di Corea è per l’undicesimo anno consecutivo classificata al primo posto per le persecuzioni anti-cristiane in odio alla religione.

Da una indagine svolta dalla sociologa inglese Elisabeth Raum, l’unica che abbiamo trovata datata 2012, apprendiamo che il 64% dei cittadini si dichiara irreligioso, il 16% addirittura pratica lo sciamanesimo, il 13% il Ceondoismo, una nuova religione fondata nel secolo scorso che si propone di rivitalizzare la tradizione coreana contro l’occidentalizzazione dei costumi e per far ciò ha creato un sincretismo tra buddismo, taoismo, confucianesimo e anche un pizzico di Vangelo, seguono poi con cifre irrisorie il buddismo e il cristianesimo, quest’ultimo  con l’1,7% di cui si contano in tutto circa 40 mila fedeli.

 

La Famiglia Kim

 

Come in altre dittature comuniste, nonostante l’ateismo di Stato, la libertà religiosa in Nord Corea è garantita curiosamente in Costituzione, sancita nel 1972, sempre, ovviamente, con le restrizioni dello Stato. Leggendo altri documenti ufficiali, questa volta coreani, scopriamo che per il ministro della propaganda Lim Chang-ho la vera e unica religione è una sola; la lealtà alla famiglia Kim e al culto della loro personalità, affermando che: “I grandi compagni Kim Il-Sung e Kim Jong-Il sono il sole della nazione e la stella polare della riunificazione nazionale”, rifacendosi all’annosa questione delle due Coree separate dal 38°parallelo.

Il programma di indottrinamento all’ateismo nel Paese è formato, tra l’altro, dai “Dieci Princìpi per l’istituzione di un sistema ideologico unitario”, che plasmano la vita di ogni nordcoreano già dalla prima infanzia e pensare che alla sua fondazione, nel 1948, all’ articolo 14 della nascente Costituzione, si evidenziava come: “I cittadini della Repubblica Popolare Democratica di Corea devono avere libertà di credo religioso e di condurre le loro funzioni sacre“.

Per gli attuali princìpi invece l’intera società deve credere esclusivamente nella famiglia Kim e chi professa una religione o è trovato in possesso di qualsiasi altro materiale religioso, senza permesso, viene definito “ostile” e di fatto bandito dalla vita pubblica, in pratica arrestato o internato in uno dei tanti campi di concentramento sparsi nel Paese, e meno male che la libertà religiosa era sancita un tempo nella stessa Costituzione.

Fatto questo preambolo, cerchiamo di capire cosa significa essere arrestati in Nord Corea e vivere nei campi di rieducazione.

Da “Korea Future”, una Ong che verifica i diritti umani nella Corea del Nord, viene segnalato tra le violazioni la perdita arbitraria della libertà con la negazione dei diritti ad un giusto processo, a cui seguono la tortura o altri trattamenti disumani e degradanti. Nel Libro bianco 2020 sulla libertà religiosa nel Paese dei Kim, la Ong ha documentato, almeno fino al 31 luglio 2020, ben 78.798 casi di violazioni dei diritti umani che hanno coinvolto circa 48.822 persone. Tra il 2007 e il 2020 sono stati segnalati almeno 1.411 casi specifici di violazioni della libertà religiosa da parte delle autorità. I reati contestati riguardavano la propaganda e le attività religiose con il possesso di materiale e la frequentazione di altri credenti. È chiaro che ogni articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani viene negato in qualsiasi modo al popolo nordcoreano di cui probabilmente non ne conosce neanche l’esistenza.

 

Ogni libertà è negata

 

Altra ‘perla’ religiosa del regime sono le due dottrine, punto di riferimento per la vita sociale: lo Juche, che si ispira all’applicazione del socialismo e del patriottismo: “una visione del mondo incentrata sul popolo e un’ideologia rivoluzionaria forgiata per conseguire l’indipendenza delle masse” e lo Songun nel quale l’esercito è posto al di sopra degli affari di Stato e dal quale non si può prescindere. Ecco spiegate tutte le manifestazioni, parate e quant’altro, quasi quotidiane che riguardano le forze armate.

In una situazione così, dove anche i sospiri vengono controllati dal partito onnisciente di Kim jong-un, ultimo erede di tale dinastia, non è certo impresa facile sapere come e dove vivono i cattolici, e, soprattutto, se esiste ancora una Chiesa.

Notizie dirette non se ne hanno, bisogna rifarsi alle testimonianze di chi riesce a fuggire e allo spionaggio della Corea del Sud che fornisce una serie di notizie importanti proprio su questo tema, purtroppo il resto è solo un profondo silenzio.

Una curiosità, già tre anni fa, papa Francesco aveva espresso il desiderio di visitare il Paese e da parte delle autorità nordcoreane si era dimostrato un certo interesse per un eventuale visita, poi tutto è ricaduto in una chiusura totale senza apparente motivo, almeno per noi occidentali e così, un viaggio papale non è più certamente dietro l’angolo, ma fintanto che il regime nordcoreano proseguirà con il disprezzo dei diritti umani inclusa la libertà religiosa, non vi potrà essere speranza, non solo per un dialogo per il con il Vaticano nonostante papa Francesco sia imprevedibile, ma anche con altre autorità spirituali.

Comunque, nonostante l’occhiuta dittatura, alcune notizie riescono ad uscire dal Paese attraverso coloro che, ancora assai rari, riescono a fuggire e portare a conoscenza del mondo le tragiche testimonianze.

Tra le tante storie emergono episodi drammatici, come coloro che cercano ingenuamente di fuggire dalla Nord Corea in Cina, dove ben presto il sogno di libertà si infrange, perchè vivono da clandestini in una vita d’ inferno, sempre con l’incubo di essere scoperti. La Cina, infatti, non accetta profughi dalla Nord Corea e li rispedisce indietro senza alcuna pietà, sapendo che per questi disgraziati si apriranno le porte del loro peggiore incubo: le carceri di Kim.

Tutto questo in violazione dei princìpi umanitari a livello internazionali di non-respingimento verso le nazioni pericolose per i rimpatriati, ma la Cina ha una sua politica di rimpatrio forzato che comporta anche “gravi violazioni dei diritti umani al momento del rientro in patria” se a questo si aggiunge poi che il controllo delle autorità nordcoreane si allarga anche oltre i loro confini, permettendo ai loro agenti segreti di operare in Cina e non solo, per trovare e rapire i dissidenti fuggiaschi nordcoreani che sono riparati all’estero, la situazione è un vero incubo.

 

Fughe senza speranza

 

Parlando dei cristiani, abbiamo varie testimonianze di chi ha vissuto la cella con loro, denunciati perché scoperti ad avere in casa una Bibbia o, peggio, formavano un piccolo gruppo di preghiera, realtà spirituali che per il regime vanno subito eliminate, specie nel Paese in cui solo “il popolo è Dio e Kim Jong il suo profeta”.

Come fonte recente accreditate sulle malversazioni nella terra dei Kim, è il rapporto Persecuting Faith (Perseguitati per la fede) voluto dalle Nazioni Unite sulle violazioni della libertà religiosa e pubblicato il 27 ottobre 2021, in occasione della Giornata internazionale della libertà religiosa.

L’elenco assai ben documentato e circostanziato denuncia 456 casi documentati e accertati di violazione dei diritti umani commessi, nel 97 % dei casi, dai burocrati dello stato coreano.

Ancora, tra il 1997 e il 2018, in 167 casi ci sono persecuzioni inflitte a cristiani privati arbitrariamente, senza alcun processo, della libertà, del diritto e “sottoposti a tortura o trattamenti crudeli, inumani e degradanti” inoltre ben 18 condanne all’ergastolo e altri a cui è stato difficile in molti casi sapere la durata della pena.

Ilze Brands, assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha affermato che: “le informazioni a disposizione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) continuano a suggerire che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che nella Repubblica Popolare Democratica di Corea siano stati commessi crimini contro l’umanità e che questi possano essere tuttora in corso. Esortiamo il Governo della a impegnarsi nelle riforme sistemiche necessarie per porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani e a chiamare i responsabili a risponderne”.

Prove che verificano una vera e propria programmazione, con intenti persecutori delle comunità religiose; 72 casi di carcerazione senza un giusto processo e in 56 casi le vittime sono state arrestate e incarcerate per avere manifestato la propria fede con in possesso di Bibbie e crocifissi, le pene sono state inflitte pure a minori di 18 anni e anche, come vedremo, a dei bambini.

Cinque anni fa un’intera famiglia del distretto di Hoeryong, nel nord est del Paese, fu arrestata di notte e condannata all’ergastolo da scontare in un campo per detenuti politici, tra loro anche un piccolo di 2 anni, il quale, secondo la legge, quando un membro di una famiglia si rende colpevole nei confronti dello Stato è tutto il nucleo famigliare, compresi i parenti più prossimi, ad essere condannati.

Questo sistema permette di avere un servizio spionistico efficientissimo, già sperimentato un po’ in tutti i Paesi che hanno conosciuto il comunismo e dove ognuno spia l’altro, fosse anche un genitore o un fratello per salvarsi la vita. Dunque, anche il bambino, nonostante l’età, è responsabile e di fatto colpevole. Un assurdità totale, ma siamo nella Corea del Nord.

Dal rapporto accennato, sappiamo di almeno ventotto casi accertati, su una popolazione carceraria di alcune decine di migliaia di detenuti (secondo altre cifre si parla di circa 200.000 di cui ben 50.000 sono cristiani) la cui colpa più grave come cittadino nordcoreano è proprio la figura di Gesù perchè potrebbe insidiare, nel concetto di divinità, quella della famiglia Kim.

 

La forza della Fede

 

Le giornate dei detenuti sembrano così un vero e proprio tormento. Oltre una irrisoria razione di cibo e non ultimo avere alimenti avariati o peggio inquinati, le ore trascorrono in una cella quasi al buio, sempre se non sono condannati anche ai lavori forzati, o in stanze dove viene praticata la tortura per distruggere psicologicamente l’individuo usando una cattiveria assurda che, oltre a procurare ferite permanenti, attraverso, pugni e calci con l’utilizzo di oggetti contundenti, tutto questo è adoperato per rendere alla mercè dei propri aguzzini il detenuto come dover, ad esempio, saltare continuamente fino allo esaurimento. A questo quadro già desolante, si inserisce la privazione del sonno, per i quali non sono pochi coloro che alla fine muoiono per collasso.

Per i cristiani, da testimonianze di chi è riuscito a fuggire da uno di questi campi di rieducazione, apprendiamo la storia di Ko Sun Hee che ha descritto, tra i tanti episodi, quando le guardie bloccavano la testa del detenuto tra le sbarre della cella, anche solo sospettato a pregare di nascosto, e colpirlo poi continuamente in faccia facendo di quest’ultima una maschera di sangue o ancora la storia di Shin Dong-hyuk, nato in un gulag e riuscito a evadere fortunosamente, ma che spinto dalla fame aveva fatto giustiziare la madre e il fratello. Un caso quasi analogo quello di Park Ju-yong, che ha trascorso i suoi primi 23 anni di vita in uno di questi campi, il famigerato Pukchang, e tutto perché un parente si è reso responsabile di crimine non bene identificato. Prima di fuggire, ha assistito a centinaia di esecuzioni pubbliche a cui i prigionieri dovevano partecipare se non volevano fare la stessa fine. “Ho assistito alla mia prima esecuzione pubblica quando ero già abbastanza cresciuto– denuncia Park – mi hanno obbligato a lanciare pietre contro un uomo condannato a morte per avere disobbedito, chissà come, al Leader supremo. Ci obbligavano a picchiarlo selvaggiamente e solo dopo gli sparavano un colpo alla testa” proseguendo nella sua deposizione aggiunge “Si tratta di crimini inimmaginabili anche se dopo un po’ di tempo ho cominciato a non farci più caso. Non provavo più alcun sentimento od emozione nel vedere la gente morire così. Ne avevo viste troppi”.

Porte Aperte è un Onlus che dal 1955 è impegnata nell’aiuto verso i cristiani che soffrono la carcerazione o altri tipi di persecuzione fornendo loro a soluzione di cause e soluzioni alla persecuzione, fornendo, quando è possibile, aiuti di emergenza, libri di formazione religiosa e quanto può servire ad alleviare le dolorose situazioni in cui vivono. Un altro capitolo non meno drammatico riguarda le donne. Si calcola che tra i cristiani che si trovano nei campi di lavoro più del 30% siano donne e un po’ come in tutto il mondo sono proprio loro le più indifese e a subire ogni tipo di oltraggio.

Ormai è prassi durante negli interrogatori usare la violenza sessuale e lo stupro che continua anche fuori dal carcere come forma di ricatto, non solo, sono anche particolarmente esposte alla tratta di esseri umani o a matrimoni forzati spesso con uomini cinesi.

Forse per questo motivo circa l’80% dei nordcoreani che scappano in Cina sono donne – comprese molte cristiane.

Potremmo continuare con altre decine di racconti, ma quello che ci ha colpito è stata la frase di un detenuto, il quale ha affermato che coloro che erano condannati a morte avevano certamente ricevuto un trattamento “migliore” di quello dei cristiani che non erano stati condannati alla pena capitale.

Immaginate come questi martire del XXI secolo hanno vissuto e vivono per la loro fede, d’altronde dove esiste un solo dio come l’Eterno Presidente, il Dio dei cristiani ovviamente è di troppo e il solo pregare o accennare a tanto porta direttamente nei campi di vero e proprio sterminio.

Concludo queste note sulla situazione dei cristiani nella terra dei Kim, con un invito a pregare per questi nostri confratelli più sfortunati e riprendo dall’ Onlus Porte Aperte una preghiera che ho trovato che pur nella sua semplicità è a mio avviso di una grande forza;

 

“Pregate per i credenti nascosti della Corea del Nord affinché Dio li fortifichi, provveda per i loro bisogni e li protegga.

Pregate per i credenti imprigionati che Dio possa consolarli e fortificarli, e che anche stando in prigione, possano ricevere la presenza e l’amore del Signore.

Pregate affinché i credenti nordcoreani possano risplendere di luce anche nei posti più oscuri della terra.

Pregate che Dio possa benedire il lavoro della rete nascosta di Porte Aperte in Cina, e che possa fornire saggezza e discernimento a coloro che danno aiuto vitale e sono vicini ai credenti nordcoreani”.

Ogni commento a queste frasi penso siano superflue e nessuno può dire, io non sapevo.

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