Fatwa LGBT-Transfemminista contro chi Scrive. Minacce di Morte, dov’è l’Indignazione? Mario Adinolfi.
2 Dicembre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Mario Adinolfi, a cui va il nostro grazie, pubblicato su Facebook. Buona lettura e condivisione.
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FATWA LGBT-TRANFEMMINISTA CONTRO CHI SCRIVE
di Mario Adinolfi
Siamo arrivati a dicembre e il 2024 credo andrebbe intellettualmente ricordato come l’anno dell’esplosione della violenza contro gli scrittori che si oppongono all’ideologia gender. Ricordo che nel 1989 fece molto rumore a livello mondiale la fatwa emessa dagli ayatollah islamici contro lo scrittore Salman Rushdie, condanna a morte a cui si tentò di dare esecuzione colpendolo con 15 coltellate nel 2022. In Europa quest’anno sono diventate innumerevoli le minacce di morte contro scrittrici come Jk Rowling o intellettuali come Matt Walsh, schierati a difesa dell’identità femminile e contrari al transgenderismo che ne lacera le intrinseche caratteristiche. Sempre sul tema della donna e in particolare della maternità, in Italia abbiamo vissuto attacchi continui dell’associazionismo Lgbt contro scrittori che come il Pasolini degli Anni Settanta si oppongono all’aborto, con episodi continui di intimidazione (alcuni dei quali li ho personalmente subiti) e slogan che esplicitamente propongono la morte violenta di coloro che vengono attaccati.
Mentre per Salman Rushdie, però, l’indignazione fu mondiale e la difesa dello scrittore pressoché unanime, lo stesso non si può dire per gli intellettuali fatti oggetto degli slogan mortiferi da parte degli attivisti gender.
Il caso più clamoroso è forse quello di Transmania, libro scritto nella primavera del 2024 da Dora Moutot e Marguerite Stern, uscito in Francia sulla scia degli interventi proprio della Rowling in difesa dell’identità femminile (in Italia stesso lavoro è stato compiuto in questi anni da Susanna Tamaro, Costanza Miriano, Silvana De Mari).
Appena Transmania ha visto la luce la sua caratteristica dichiarata nel sottotitolo di essere una “indagine sugli abusi dell’ideologia transgender” ha scatenato una campagna di odio feroce durata per tutto il 2024.
In aprile il vicesindaco di Parigi, Emmanuel Grégoire, teneva una conferenza stampa per annunciare la rimozione di tutti i manifesti che pubblicizzavano il libro nella capitale francese. La drag queen Kam Hugh chiedeva l’incarcerazione delle scrittrici “perché la transfobia è un crimine”.
L’azienda che aveva venduto gli spazi pubblicitari per Transmania veniva costretta a scusarsi pubblicamente.
E in effetti anche io personalmente ho subito la decisione di Amazon di rifiutare le inserzioni pubblicitarie per il mio libro Contro l’aborto. Ormai è una prassi consolidata a livello internazionale.
Per Dora Moutot e Marguerite Stern, certo non due pericolose bigotte retrograde visto che la prima è una sessuologa assai nota e la seconda addirittura una ex attivista delle Femen, il massacro era solo all’inizio. Definite sprezzantemente “terf”, proprio come Jk Rowling, vedevano comparire sui muri di Parigi lo slogan: “Salva un trans, uccidi una terf”. Terf sta per “trans exclusionary radical feminist”, cioè femminista radicale contraria ai trans, che sta per: donna che pensa che essere donna sia una realtà biologica e che dunque un uomo non possa diventare donna. Nel mondo dell’attivismo lgbt l’accusa di essere una “terf” equivale oggi ad una fatwa, è una vera e propria condanna a morte. Peraltro esplicitamente ormai motivata e messa per iscritto.
Dal 6 maggio al 5 ottobre 2024 tutte le presentazioni pubbliche di Transmania sono state pesantemente e violentemente contestate dai collettivi lgbt che hanno tentato di non farle tenere. La presentazione a Bruxelles del 22 ottobre è stata annullata per motivi di ordine pubblico. Il 14 ottobre 2024 il sito della sinistra antagonista francese Paris Luttes ha pubblicato il testo intitolato “Trans ultra violence” in cui esplicitamente si invoca l’uccisione di Dora Moutot e Marguerite Stern. Attenzione, Paris Luttes non è una paginetta web di qualche squinternato, è tra i siti più aggiornati e seguiti dell’intera galassia del cosiddetto “antifascismo” francese. L’articolo in questione è lunghissimo e molto preciso nel descrivere le motivazioni che devono portare all’assassinio di Moutot e Stern.
Leggiamo insieme alcuni passaggi, firmati dal collettivo lgbt e transfemminista sul sito: “Desideriamo la morte di Moutot e Stern. Desideriamo e rivendichiamo l’uso della violenza politica, proviamo ogni giorno a farla avanzare verso di loro. Non saremo mai soddisfatte da una via riformista, noi siamo violente perché siamo donne e questa nostra condizione giustifica pienamente la violenza che saremo capaci di esercitare. Sono questi i mezzi con cui otterremo la fine del patriarcato. Gli sbirri difendono i transfobici e i fascisti, due campi che si uniscono. E non c’è altro mezzo contro la violenza trasfobica che la violenza, insurrezionale e trans. Dobbiamo colpire i transfobici di ogni genere: fa parte del nostro diritto alla transizione ormonale, alla modifica del nostro guardaroba, al cambio dei pronomi. La nostra transizione non sarà mai completa finché vivremo in un mondo transfobico, finché i transfobici non avranno paura di incontrarci per strada. Continueremo a perseguitare Moutot e Stern finché non avranno paura di uscire da casa loro. Crepino i transfobici e i fascisti”.
Il testo, che è lunghissimo con altri passaggi molto violenti, nonostante la denuncia di Moutot e Stern alle autorità francesi, non è mai stato rimosso dal sito ed è ancora attualmente leggibile in forma integrale. Mai nessuno lo ha trascritto e poche testate hanno espresso solidarietà alle due scrittrici francesi, certamente nessun giornale del mainstream italiano. Per la polemica di Saviano alla Buchmesse si è mobilitata l’intera nomenclatura degli scrittori europei, per Moutot e Stern manco una parola. Eppure secondo me questo è un caso che ricorda molto da vicino il caso Salman Rushdie. Passeranno degli anni ma ci accorgeremo che questa violenza così analiticamente invocata da Paris Luttes, che offe lo svolgimento degli slogan che abbiamo ascoltato in Italia contro chi non aderisce alla piattaforma lgbt osando scrivere libri o anche solo organizzando convegni come quello recentissimo all’Università di Milano, verrà messa in pratica se non si troverà rapidamente un antidoto a tutto questo veleno che è il tratto intellettualmente più evidente del 2024.
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Tag: ADINOLFI, fatwa, lgbt, trans
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